Corso di catechesi
1 Lezione del Corso Catechisti
14 ottobre 1970
Che cosa è la catechesi
San Paolo: Cristo non mi ha mandato a battezzare ma ad evangelizzare (1Cor 1,17). Rifletteva l’ordine di Gesù: “Andate […], insegnate”1.
La Chiesa fedele alla sua missione: “La parola del Signore cresceva, e si moltiplicava il numero dei discepoli” (At 6,7). È dunque per obbedire a questo ordine.
È necessario avere una visione chiara. Non una concezione vicina alla geometria: distinzioni, nozioni, formule. Ma una visione vitale, una presentazione del mistero della salvezza e del nostro inserimento in tale mistero. Il Cristianesimo è prima di tutto un fatto, un avvenimento storico da viversi comunitariamente più che una dottrina da credere. Adesione comunque personale al piano salvifico di Dio.
È l\'annuncio del Regno di Dio in vista della conversione come fece Gesù e ogni Apostolo, e deve anche adesso costituire l’inizio di ogni evangelizzazione. Messaggio di salvezza, «Kerigma», cambiare modo di pensare per affidarsi a Dio entrando attivamente nel suo piano di salvezza.
Che cosa è questo annuncio.
Il Padre «fonte di amore» crea l\'uomo e lo destina al dialogo e alla comunione con Sé, e per questo gli si rivela e gli fa conoscere la sua bontà; e dopo il peccato non lo abbandona ma gli offre per mezzo del Figlio la Buona Novella della salvezza e della piena realizzazione della sua vocazione a figlio ad opera del Figlio incarnato. Egli, Dio-Uomo, Parola di Dio fatta carne parla all\'uomo le Parole di Dio ed è in Se stesso e in tutta la sua opera la massima rivelazione di Dio e dell’uomo. “La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato” (Gv 7,16); “Vi ho fatto conoscere tutto quello che ho udito dal Padre mio” (Gv 15,15).
Ora, questa Parola rivelatrice va trasmessa, annunciata e comunicata a tutti gli uomini, perché è salvezza per tutti.
Un primo annuncio è che Cristo è risorto; un secondo annuncio - ed è propriamente la catechesi - è per approfondire, annunciare, spiegare tutto ciò che è contenuto nel messaggio della salvezza; e poi un terzo annuncio che attualizza, rende presente la salvezza.
Dunque non solo annuncio di fatti di salvezza, ma partecipando all\'azione salvifica nella Liturgia, in ogni comunicazione e spiegazione della Parola di Dio rivelata, ancora il Padre discorre con i suoi figli, ancora Cristo dice le parole di Dio e annuncia il Vangelo, perché Egli ha comunicato alla Chiesa, negli Apostoli, la sua missione; e la Chiesa continua a trasmettere ed a far progredire nella sua comprensione e nella sua vita ciò che ha ricevuto dagli Apostoli, “tutto ciò che essa è, tutto ciò che essa crede” (Dei Verbum2).
In tal modo “Dio, il quale ha parlato in passato, non cessa di parlare con la Sposa del suo diletto Figlio e lo Spirito Santo, per mezzo del quale la viva voce dell\'Evangelo risuona nella Chiesa e per mezzo di essa nel mondo, introduce i credenti a tutta intera la verità ed in essi fa risiedere la Parola di Cristo in tutta la sua ricchezza” (Dei Verbum, 8).
Questo, che vale massimamente per il ministero della Parola compiuto dai successori del Collegio formato da Pietro e dagli Apostoli, vale anche in suo grado e misura per chiunque altro nella Chiesa è in Cristo annunciatore della Parola di Dio.
Tutto il popolo di Dio infatti, come Cristo suo Capo, ha il triplice carattere profetico, sacerdotale, regale; è perciò Popolo messianico, universale, unico (Lumen Gentium 9; 13); eminentemente missionario e apostolico perché partecipe della stessa «missione» che Cristo ha dal Padre; ed è carismatico perché mosso e reso adatto all’azione ed in esso guidato dallo Spirito Santo con speciali e distinti doni e grazie.
Di qui la profonda unità di missione e di ministeri nella Chiesa, perché tutti concorrono nell\'ordine e grado voluto da Cristo all\'unico fine della salvezza e della comunione con Dio. La Chiesa infatti “è in Cristo come un sacramento ossia segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell\'unità di tutto il genere umano” (Lumen Gentium, 1) perché è l\'universale sacramento della salvezza che svela ed insieme realizza il mistero dell’amore di Dio verso l’uomo.
Cristo stesso in persona e mediante il suo Spirito è presente ed operante nella sua Chiesa ed in tutte le sue membra per la «consacrazione» sacramentale che abilita e agisce dal profondo, e per il mandato apostolico che guida dall’esterno. Queste due forme distinte ma non disgiunte operano sinergicamente, poiché non vi sono sacramenti nella Chiesa fuori dall’apostolicità e l’apostolicità è trasmessa sacramentalmente. Di qui la sacramentalità e l’apostolicità della catechesi e di ogni ministero della Parola di Dio.
I catechisti agiscono in persona di Cristo, mossi e guidati dallo spirito di Cristo. Per questo la catechesi è una funzione pienamente ecclesiale, dai Vescovi, ai sacerdoti, ai laici, funzione del sacerdozio profetico di Cristo di cui tutti in pari modo e grado partecipano (Lumen Gentium, 10) ed opera del Popolo Santo di Dio gerarchico, cioè non indifferenziato ma comunicato e societario (Lumen Gentium, 8), viene da ciascun esercitata secondo il suo ufficio e compito e nel suo specifico ministero in comunione con tutta la Chiesa e nella guida di coloro che hanno un carisma sicuro di verità.
Di qui non solo una grande dignità di chi catechizza (Gal 6,6) ma l’imprescindibile necessità di non considerare la catechesi isolatamente ma sempre e solo in tutta l\'azione ed attività pastorale della Chiesa in cui il ministero della Parola sta al primo posto.
Importanza che dal Vaticano II viene descritta in quattro prospettive, che ne mettono in risalto l\'interiore ricchezza capace di tutti gli sviluppi.
1) Il Padre rivela in Cristo il grande mistero del suo amore in Se stesso e verso noi e della nostra salvezza e vocazione alla comunione con Lui, e per mezzo dello Spirito Santo ci sollecita alla risposta di fede che instaura il dialogo salvifico con Dio. La storia è rivelatrice e realizzatrice di salvezza, prima verso Cristo Redentore che ne è il centro, poi verso Cristo risorto che ne è il fine e la porta alla pienezza (Dei Verbum3).
2) Il Padre realizza la sua iniziativa d’amore salvifico mediante il Figlio fatto uomo che dona lo Spirito Santo ai credenti e li raduna nella Chiesa suo Popolo e suo Regno, suo Corpo, comunione d\'amore dell\'umanità in Dio e con Dio. Quest\'iniziativa e realizzazione delle Persone divine si prolunga nei secoli e si attualizza per ogni età e popolo nella Liturgia in cui Cristo e la Chiesa sono compresenti davanti al Padre nello Spirito, perché la Chiesa diventi sempre più comunione con Dio e tra i fratelli (Sacrosanctum Concilium, 5-7).
Tutta la realtà divina e cosmico-umana è presentata in linea personalistica, atta ad instaurare quella vita insieme che da Dio, di cui è propria, è stata comunicata alla Chiesa (Sacrosanctum Concilium e Lumen Gentium).
3) Nell’Ad Gentes il Padre nel rivelare e compiere la sua opera effonde il suo amore verso di noi dandoci il suo proprio Figlio e, attraverso il Figlio, donandoci il loro comune amore, lo Spirito Santo4. Questa comunicazione d\'amore è effusione di vita intima di Dio che viene partecipata alla Chiesa perché essa stessa in loro e con loro continui la divina opera della salvezza e di comunione fra tutti gli uomini.
Tutta la storia della salvezza è vitale «azione missionaria» ed ha una spiccata dimensione trinitaria-ecclesiale. Qui la realtà divina e cosmico-umana è presentata in linea «esistenziale», dinamica, operativa, atta ad imprimere alla Chiesa quell\'impulso missionario che ne deve caratterizzare l\'azione fino alla piena attuazione del piano di Dio.
4) Gaudium et Spes. L\'azione dialogico-salvifica e di vocazione alla comunione, rivelata e realizzata dal Padre mediante il Figlio nello Spirito Santo effondendo verso noi il loro intimo amore, è un\'opera di profonda «incarnazione» del Figlio che diventa l\'Uomo nuovo, l\'Uomo perfetto, il solidale di tutti gli uomini e dell’universo, “chiave, centro e fine di tutta la storia umana”(Gaudium et Spes, 1-4; 10; 18; 22; 32).
La Chiesa deve prolungare e portare alla pienezza dell\'umanità questa «incarnazione» così che Cristo sia concretamente nel più ampio contesto antropologico-cosmico il principio e il fine di tutto (Gaudium et Spes, 38-39; 40-45). Qui tutta la realtà viene presentata come “incentrata in Cristo” (cfr Ef 1,3-14) in una dimensione di incarnazione fortemente marcata che dà alla Chiesa la capacità di santificare tutto e di portare tutto a Dio, eccetto il peccato.
Evidentemente queste quattro prospettive si integrano a vicenda formando un tutt\'uno.
a) La catechesi deve essere decisamente dialogica se Dio stesso ci parla per primo, e perciò personalistica poiché è iniziativa e interazione di persone; esistenziale ed in tensione missionaria in quanto è effusione d’amore e si iscrive nella vita concreta dei singoli e della umanità; di incarnazione avendo in Cristo Dio-Uomo sempre presente ed operante nella Chiesa nel Mistero Pasquale il suo centro, la sua forza, il suo perché, il suo fine, il suo tutto.
b) In queste grandi traiettorie e prospettive si individuano i protagonisti del mistero della salvezza che vanno sempre ben presentati in primo piano: Dio e l\'uomo, Cristo e la Chiesa, l\'umanità e l’universo. In Cristo si ha la chiave e la sintesi di tutti i misteri rivelati. In Lui si rivelano ed approfondiscono il mistero di Dio-Amore, Uno-Trino; il mistero dell\'Incarnazione operato in Maria così che, comprendendo il posto e l’azione di lei nel mistero di Cristo e della Chiesa, si penetra più a fondo nell\'Incarnazione stessa; il mistero del peccato e della redenzione nell’obbedienza amorosa di Cristo; il mistero della Chiesa e della sua ampia ed intensa sacramentalità; il mistero dell\'uomo e del cosmo.
Il Concilio raccomanda ai Vescovi di proporre “l\'intero Mistero di Cristo, ossia quelle verità che non si possono ignorare senza ignorare Cristo stesso: cioè la Chiesa, le cose umane e terrene, la persona umana, la sua dignità, libertà, vita fisica, la famiglia, la società civile, le professioni, il lavoro, il riposo, le arti e le tecniche, la povertà e il benessere e tutti i problemi umani che hanno in Cristo i principi di una buona soluzione; si ignora Cristo “incarnato” nel nostro contesto umano, se signora tutto questo” (Christus Dominus, 12).
II. Poiché la catechesi mette in contatto con la Parola, l’azione e la vita delle Persone divine, essa deve avere ogni concretezza, muoversi entro questi spazi, deve impostarsi, dimensionarsi sulla Parola, l’azione, la vita divina. La Parola di Dio ci viene trasmessa dalla Chiesa nella sua tradizione ed è presente quale ispirata nella Scrittura; l\'azione di Dio si perpetua con la Chiesa nella sua Liturgia che ha il suo centro nel Mistero Pasquale eucaristico; la vita di Dio è vissuta dalla Chiesa in comunione d’amore nelle sue comunità. Perciò:
1) La catechesi deve essere biblica.
Bisogna familiarizzare con il divino Libro, bisogna insegnare la Parola di Dio.
I catechisti devono avere un continuo contatto con la Scrittura.
In concreto, perché la catechesi sia biblica, bisogna far capire che la Scrittura è veramente parola di Dio, che Dio stesso ci narra la storia della salvezza e che Gesù, suprema Parola, Verbo di Dio, ci parla e agisce nei Vangeli. Di tutta la Scrittura bisogna far capire la «sacramentalità», l’interiore dinamica di rivelazione per eventi e parole; far intendere come e perché ed in quali diversi modi Dio si sia servito di uomini per parlare agli uomini con vera parola umana.
Bisogna presentare l\'Antico Testamento nella sua qualità di segno che preannuncia e prepara Cristo e far vedere che Cristo forma l’unità dei due Testamenti, essendo la pienezza della Rivelazione, intima Parola di Dio e segno massimo di Lui e del suo Regno. Bisogna capire e far capire che la Parola di Dio va recepita entro la divina viva tradizione di cui Dio è garante (Dei Verbum, 7) e che si trova nella sua pienezza nella Chiesa, che cresce e si sviluppa con essa, e che la Chiesa è posta da Dio con il suo vivo magistero ad interprete autentica e, quando occorre, infallibile della Parola di Dio.
2) La catechesi deve essere liturgica, perché la Liturgia attualizza ed esprime il mistero di Cristo e della Chiesa in modo concreto ed è perciò una ricca fonte di catechesi attiva.
Far capire: la plenaria sacramentalità della Liturgia che ha il suo centro e la sua sorgente nell’Eucarestia e che l’azione liturgica richiede una partecipazione consapevole, piena, fruttuosa, comunitaria, perché Dio ci chiama ad agire in risposta e collaborazione alla sua azione.
Bisogna, in rapporto al sacramento del sacrificio di Cristo e agli altri sacramenti e sacramentali, mettere in evidenza in essi la presenza operante del Cristo nel suo Mistero Pasquale – l\'anno liturgico –, ma specialmente far capire e sentire che tutto è condensato nella celebrazione della domenica, “festa primordiale e festa settimanale”5. E poi dà modo di presentare nel loro pieno inserimento nel mistero di Cristo soprattutto Maria, che ha con Cristo collaborato alla nostra salvezza, e i Santi nei quali Dio manifesta la sua presenza e il suo volto. Essi sono modelli di maturità umana e cristiana e di conformazione a Cristo, termini a cui mira tutta l’azione catechistica.
3) La catechesi deve essere ecclesiale, cioè comunitaria; deve non solo essere opera di tutta la Chiesa ed esprimersi tale nell\'opera dei singoli catechisti, ma essi debbono preoccuparsi di dare il senso della Chiesa, di curare il senso di appartenenza al Popolo Santo di Dio.
Perciò:
a) dare il senso dell\'unità del Popolo Santo di Dio, proprio nella sua universalità, e dell\'appartenenza alla Diocesi;
b) il senso della Parrocchia, appartenenza;
c) il senso della fraternità in Cristo verso i fratelli separati; il senso di fraternità e apertura missionaria verso tutti i non cristiani ed i non credenti chiamati anch\'essi al Popolo di Dio.
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