118. Esercizi
Tempo privilegiato per l’ascolto della parola di Dio in vista della conversione e della donazione sempre più piena di sé a Dio per mezzo di Cristo; nella Chiesa.
Esperienza forte di Dio; non ordinaria ma particolarmente impegnata nel colloquio con Dio. Colloquio con Dio senza mediazioni, neppure la mediazione della comunità, nel raccoglimento e nel silenzio. Questa è una nota specificante degli esercizi che li distingue da altre esperienze di conversione; negli esercizi l’anima si incontra «sola» con Dio, secondo un’antichissima tradizione convalidata dall’Antico e Nuovo Testamento, e da tutta la storia della Chiesa.
Necessità di questa impostazione nel nostro tempo, nel quale la riscoperta del valore comunitario dell’esperienza religiosa sembrerebbe avere escluso unilateralmente il valore del silenzio e della esperienza del deserto.
Sono invece due momenti ugualmente essenziali per l’itinerario spirituale: quello della solitudine momentanea in vista di una donazione più piena alla comunità (come Mosè1, Elia2, Gesù3) e quello comunitario (come gli Ebrei nel deserto, come gli apostoli nel Cenacolo4).
Gli esercizi spirituali sono un’esperienza di silenzio. L’abbandono dell’esperienza del silenzio è più una paura e un fuggire da sé, che un progresso nell’esperienza spirituale.
Il sacerdote, una guida che non parla molto, ma che aiuta e suggerisce l’ascolto della parola di Dio, nel colloquio dell’anima «sola» con Dio. Posizione diaconale di fronte alla Parola e all’esercitante; fatto lui stesso ascoltatore della parola e saggio interprete dei moti dello Spirito Santo.
Condizioni dell’ascolto: l’umiltà, la disponibilità, il silenzio, il superamento delle proprie visioni.
(Settimana del Clero, 1972, n. 33)
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