132 - Fede

132. Fede

1. Salve, o grande notte della Fede, infallibile città astronomica. La notte e non la nebbia è la patria di un cattolico1.

2. Quando sento nella Chiesa il Credo, esulto d’un entusiasmo interiore, mi sembra di assistere alla creazione del mondo. So quel che è costata ciascuna di quelle formule, ognuna di quelle forme impresse alla verità eterna; so a prezzo di quali convulsioni, di quali strazi del cielo e della terra, di quali torrenti di sangue, di quali sforzi, di quali parti dell’intelligenza e di quali effusioni della Grazia esse sono venute alla luce.

E vedo questi grandi continenti del dogma emergere e disegnarsi l’uno dopo l’altro di fronte a me; vedo l’umanità in travaglio che riesce, infine, a strappare dal proprio cuore la scelta definitiva. È come una cattedrale che sia a un tempo immobile e in cammino con tutti i suoi pilastri, dall’atrio fino al coro2.

3. Il cristiano è qualcuno che sa ciò che fa e dove va, in mezzo a gente che, peggio delle bestie brute, non conosce più la differenza tra il bene e il male, tra il sì e il no. Egli è come un dio in mezzo a un popolo di malati e di alcolizzati, tale non di per se stesso, ma perché si è messo in ordine con tutta la natura sottomettendosi a colui cui deve sottomettersi.

Lui solo ha, tra gli schiavi, la libertà.

4. Agere et pati fortia christianum est3.

La fede è l’atto con cui l’uomo si abbandona tutt’intero e liberamente a Dio, acconsentendo alla sua parola; è un’adesione personale e attiva (Lumen Gentium, 7), una risposta personale ad una Parola personale. La Rivelazione infatti è la Parola che Dio rivolge agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi per invitarli ed ammetterli alla comunione con Sé. È l’accettazione non solo d’una verità intellettualmente considerata ma di un dono divino che si rivolge a tutto l’uomo per trasformarlo e renderlo amico di Dio. È la risposta ad una vocazione, è un incontro d’amore, un’adesione totale a Dio, un atto di fiducia nell’amore di Dio che si dona e che merita un credito illimitato.

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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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    Umberto Roversi

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