209. Paradiso
1. L’unione beatifica, questo gran sacramento del bacio tra Dio e la sua Chiesa, di cui il Matrimonio è l’immagine santa e feconda1.
2. “Qual povera cosa è la terra quando guardo il cielo!”. Come contropartita, proporrei questa giaculatoria: Quam splendet mihi caelum, dum terram aspicio!2
3. Mio Dio, tu sai che ho un immenso desiderio di vederti, e che ne ho una terribile paura! Quis sustinebit? dice il Salmo3.
4. Alcuni teologi si raffigurano l’anima come spoglia di tutto ciò che la unisce alla circostanza esteriore temporale, ivi compresa la memoria. E che se ne fanno dell’affermazione dell’Apocalisse che le nostre opere ci seguono4? Dov’è il rimorso se non c’è memoria intensa e precisa? Dov’è lo strumento della nostra purgazione? O la «corona» della nostra santità?
Saremo forse ridotti alla cecità con la scomparsa della nostra opacità? Non è affatto questo che ci manifesta il racconto del cattivo ricco che conserva nell’altro mondo sensibilità, memoria, discorsi, desiderio, sete, interesse ai suoi5.
5. “Ecco scenderò su di lei come un fiume di pace” (Isaia6). Un mare irresistibile che sale, colma e sommerge tutto.
6. Abbiamo esaurito, nella persona del nostro capo, tutto ciò di cui la morte era capace contro di noi. “Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è il tuo pungiglione? (1Cor 15,55)”7.
7. La dote di ogni anima differirà dall’altra, come la volontà di cui essa è l’espressione, come l’intenzione che le ha dato la luce, e come quella che le ha dato la gloria.
8. La morte come un benefico alchimista tramuta in valore fisso e indistruttibile tutto ciò che c’era in noi di buono ma di passeggero.
9. Che cosa faranno i Santi in Paradiso? Saranno occupati a respirare Dio, e Dio sarà occupato a respirarli.
A respirare la loro anima ed a farla passare nell’intimo di Se stesso, ed essi, a loro volta, a respirare il suo Spirito ed a farlo passare nell’intimo di loro stessi. Il Padre vive i suoi figli ed i suoi figli vivono il loro Padre “affinchè tutti siano uno, come siamo uno mio Padre e me”8. Ego, ego vivo!9
10. Mentre la nostra esistenza quaggiù è simile ad un linguaggio barbaro e rozzo, la nostra vita in Dio sarà come un verso della più squisita perfezione.
“Esci, figlia mia, e che io senta la tua voce perché è dolce” (Cantico10); “Alzati, mia gloria, salterio e citara” (Sal 56,911).
11. Della nuova Gerusalemme, Maria ha stabilito con Dio i piani nel cielo e ne ha gettato le fondamenta; Ella era presente quand’Egli fondava la creazione sul nulla, quand’Egli creava la luce, quando animava con la sua legge gli immensi spazi circolari, quando equilibrava gli abissi.
12. Nel cielo, nella visione di Dio, mi illuminerò tutto! Attingerò tutto al volto di Dio! Alla luce di Dio accenderò non solo la luce, la mia luce, ma la solidità integrale del corpo e dell’anima di cui ho troppo a lungo balbettato quaggiù il rudimento.
13. Questo corpo umano di Gesù al quale dobbiamo la nostra redenzione, questo pezzo d’argilla pagata legalmente trenta denari, il Figlio dell’Uomo se l’è portato con Sé alla destra del Padre. E “dove sono io, voglio che voi pure siate con me”12.
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