149 - Linee direttrici per educazione dei giovani

149. Linee direttrici per

una educazione dei giovani

Nel messaggio ai giovani: “È per voi soprattutto che la Chiesa ha acceso con il suo Concilio una luce, che rischiara l’avvenire, il vostro avvenire”1.

Importanza del problema dei giovani.

Come bisogna cercare di risolverlo.

1) Sentirsi educatori. Prima di tutto avere un metodo. È un’opera di educazione complessa e difficile. Vi sono leggi psicologiche e sociali. Vi è la scelta di mezzi adatti alla gioventù di oggi nell’ambiente particolarissimo in cui vive.

Effetti nocivi dell’improvvisazione e del dilettantismo. Empirismo che rovina. Frammentarietà e mancanza di coordinazione con chi ha preceduto e seguirà.

È l’arte delle arti e non si improvvisa. Non hanno tempo, non hanno voglia. Non basta un avvicinare così bonariamente con una battuta o una sigaretta, non basta voler divenire uno di loro. Un educatore è sempre un educatore. In una esperienza comune e in una comunione.

Il giovane cerca valori incarnati in una persona vivente e operante: presenza, parola, dialogo.

“Educare è mettere in moto un processo interiore in cui la proposta del vero e del bene, i suggerimenti dell’educatore, e più il suo esempio, si confrontano e si compongono con l’esperienza del giovane”. Non experimentare in corpore vili2.

2) Formazione di idee. La discussione è un metodo, non è il tutto; attraverso la discussione far arrivare ad una acquisizione piena, lucida, magnifica della verità. Senza entusiasmo di verità non si forma. Difetti al riguardo.

Il giovane per se stesso è critico negativo. Non portare opinioni come fossero dogmi.

3) Una spiritualità autentica e adatta. Spiritualità dei laici non monastica, secondo le linee del Concilio (Lumen Gentium, 31 ecc...).

Far sentire la loro vocazione e il loro posto nella Chiesa. Una spiritualità che cresca e maturi passando attraverso la concretezza della vita. Consapevolezza del proprio sacerdozio profetico e regale.

(Discorso del Papa nel Luglio 1966 agli Assistenti ecclesiastici3).

Una spiritualità di esperienza evangelica, senza compromessi e senza esitazioni. I giovani non amano le mezze-cose; o tutto o niente.

Dirittura morale (purezza), sacrificio senza ipocrisie. Non concedere tutto (“Poverini!”).

4) Senso comunitario della Chiesa.

La Chiesa è comunità, è popolo, è famiglia. Chiarezza di idee, ma non basta; farla esperimentare nella Parrocchia e nella Diocesi, nei gruppi. “Nessuno vive per sé e nessuno muore per sé” (Rm 14,7).

Amicizia. Valore della formazione di gruppo.

Posto di responsabilità.

5) Formazione missionaria.

La Chiesa è missionaria.

Apertura, disponibilità di servizio, capacità di dialogo.

Senso del dono ricevuto da Dio, riconoscere che abbiamo un tesoro e donarlo. Umiltà ma consapevolezza.

Riconoscere ciò che Dio ha seminato negli altri; e stimarlo e acquisirlo. Amore è rispetto degli altri. Senso della libertà ma non relativismo della verità e della morale.

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