169 - Liturgia della lode

169. Liturgia della lode

I Salmi di lode

“Il sommo Sacerdote Gesù Cristo, prendendo la natura umana, ha introdotto in questo esilio terreno quell’inno che viene eternamente cantato nelle sedi celesti. Egli unisce a Sé tutta l’umanità e se l’associa nell’elevare questo divino canto di lode” (Sacrosanctum Concilium, 83).

Scopo dell’Ufficio è la santificazione del giorno.

Capire i Salmi.

“Nell’unica lode della Trinità Santissima rispondiamo all’intima vocazione della Chiesa e pregustando partecipiamo alla liturgia celeste” (Lumen Gentium, 51).

Dobbiamo imparare la lode. Poiché il Signore rivela progressivamente Se stesso e i suoi attributi ontici e soprattutto dinamici in quanto interviene e agisce nella concreta storia della salvezza del suo Popolo e del mondo, la conseguenza è l’invito universale a tributare la lode dovuta al Signore per i suoi magnalia, le prodigiose azioni di salvezza, in specie la Pasqua.

Lode che è insieme adorazione e ringraziamento. Il cristiano dà lode al Padre mediante il Figlio nella continua presenza operante dello Spirito Santo. La vita stessa sarà una lode di gloria del Padre espressa sia nella Liturgia comunitaria, sia nella vita vissuta di ogni giorno.

Anzitutto nella Liturgia della Chiesa il Signore Risorto associa la Comunità nella sua ininterrotta lode sacerdotale al Padre. Per questo la Liturgia è realmente il luogo previlegiato della vita cristiana e dunque della lode poiché ivi la vita di Gesù Cristo Signore Risorto diventa la vita del suo popolo, la quale finalmente si manifesta (è fonte la Liturgia di vita missionaria). Il popolo vi si disporrà nella conversione e nella fede. Questo è anche l’esempio della comunità apostolica (Sacrosanctum Concilium, 6).

La Comunità chiama tutti a lodare il Padre nella Liturgia (Lumen Gentium, 10. 50): si tratta di uno spirito e di un’attitudine che non sono sforzo umano, ma dono dello Spirito. Per l’operazione dello Spirito il cristiano adora, ringrazia e loda il Signore ininterrottamente. Questo ha un’incidenza decisiva nella sua vita morale, ascetica, spirituale, apostolica, e anche sulla sua vita comunitaria e sociale, in vista di una vita perfetta di fede verso Dio e di carità verso il prossimo (Lumen Gentium, 12). La vera lode a Dio è anche e soprattutto preghiera e offerta totali (Lumen Gentium, 10).

Il modello della Liturgia terrena è quella celeste. Dalla sua Resurrezione Gesù Cristo Unico Sacerdote e Mediatore eleva al Padre insieme a tutto il mondo celeste, angeli e santi. Descrizione dell’Apocalisse.

Ma ora tutti gli elementi materiali della creazione possono e debbono essere usati per la lode (Sacrosanctum Concilium, 61). L’uomo che è anima e corpo fa da mediatore. Spiritualità coniugale, procreazione: glorificano Dio e progrediscono in perfezione (Gaudium et Spes, 50).

Educarci con i salmi della lode.

a) In ognuno di essi vi è un vivo senso di serenità elevante, di gioia commossa. La felicità di parlare con Dio.

L’invito è festoso e magnifico: “Cantate”, “Salmodiate”, “Lodate”, “Benedite”, “Rallegratevi”, “Esultate”, “Acclamate”, “Annunziate”, “Applaudite”, “Inneggiate”, “Cantate un cantico nuovo”.

b) Tutti sono invitati (Sal 118,1-41): tutte le creature spirituali, gli angeli tutti, anche i lontani, “tutte le genti” (Sal 1172), le creature inanimate.

Grandioso è l’invito rivolto al mare, ai fiumi: “Rumoreggi il mare, plaudano i fiumi, insieme ai monti acclamino” (Sal 98,7-83).

Alle volte è una forma descrittiva come di contemplazione ammirata: “I cieli narrano la gloria di Dio” (Sal 194); “Tutto quanto respira nell’universo lodi Dio” (Sal 1505).

c) Ci educano, perché sono su una base disinteressata;

perché sono slanci di colloquio immediato;

perché ci pongono al centro dell’universo per interpretarne il palpito.

Ci fanno capire bene le motivazioni della preghiera: “Benedici, anima mia. Lui che perdona, che risana, che salva, che t’incorona, che sazia” (Sal 103,2-56); “Cantate al Signore che edifica, guarisce, fascia, enumera, sostiene, umilia, provvede, fa germogliare, dà, si compiace, mette, manda, getta, annuncia” (Sal 1477).

Oltre che Dio in se stesso e nelle sue manifestazioni, motivo frequente è l’opera della creazione: “Quando contemplo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che vi hai collocate” (Sal 8,4).

Un terzo genere di motivazioni il comportamento di Dio con gli uomini, entrando in un tema sociologico: “Lui, che rende giustizia agli oppressi, dà il pane agli affamati, scioglie i prigionieri, apre gli occhi ai ciechi, raddrizza i curvati, ama i giusti, protegge i forestieri, sostenta vedove e pupilli e sventa le mene dei malvagi” (Sal 146,7-98).

Infine, il grande motivo della storia di Israele: “Egli è sempre memore del suo patto, del patto stretto con Abramo. E moltiplicò grandemente il suo popolo e lo rese più forte dei suoi oppressori. Liberò i suoi eletti in esultanza” (Sal 1059).

Salmi 8, 19, 29, 33, 100, 103, 104, 111, 113, 114, 117, 135, 136, 145, 146, 147, 148, 149, 150.

Lodi a Dio come Signore della storia per le meraviglie operate nel suo popolo. Dio si è rivelato nella sua grazia e nella sua potenza, una garanzia perpetua della sua alleanza, una promessa di salvezza futura.

Ad esempio, il Salmo 113, vv. 1-4 le meraviglie dell’Esodo:

v. 1 Israele oppresso (Es 1);

v. 2 Dio lo sceglie come proprio popolo, consacrato al suo culto;

v. 3 Miracoli delle acque: Mar Rosso (Es 14), Giordano (Gs 3. 4);

v. 4 Miracoli del Sinai (Es 19,18-19; 20,18-21; Gdc 5,4-5);

vv. 5-8 Senso di queste meraviglie:

v. 5 e 6 Interrogazione lirica per provocare la riflessione;

v. 7 e 8 La potenza di Dio (miracoli delle sorgenti, Es 17,1-7; Nm 20,1-11).

Così è nato Israele come popolo, grazie a questi prodigi. La sua liberazione, la sua stessa esistenza.

La preghiera di Gesù. Gesù vuole morire nel tempo di Pasqua (si nasconde prima, poi appare, impone; Mc 14), perché vuole la nuova alleanza.

Il Salmo faceva parte dell’Hallel. Gesù lo ha detto. Egli è il nuovo Mosè, capo del nuovo Esodo, guida verso la vita (Trasfigurazione).

Adora e loda il Padre che salva il suo popolo.

Esempio sul salvatore degli umili. Salmo 11210.

Apriva l’Hallel; recitato da Gesù:

vv. 1-3 invito alla lode: che i servi lo lodino sempre e dappertutto;

vv. 4-6 i motivi della lode: è signore dei popoli, è eccelso, vede tutto e agisce;

vv. 7-9: Eleva gli umili, i poveri, i disprezzati.

Nella sua grandezza esaudisce i piccoli, i poveri (1Sam 2,1-10), fino a Maria. Ama sceglierli come strumenti dei suoi disegni perché la loro debolezza fa risaltare la sua potenza e la sua gloria (1Cor 1,27-29; 2Cor 12,9-10).

La nostra preghiera: adorazione del misterioso disegno di grazia, gratitudine, umile fiducia del povero.

Gesù povero fa sua questa preghiera.

Il Magnificat.

I Salmi di supplica

1) Suscitano in noi sentimenti di contrizione e di pentimento, di fiducia e di supplica. I momenti penitenziali tanto del tempo liturgico che della devozione personale trovano qui la loro migliore traduzione. Colpa e tristezza, eventi ricorrenti nella vita d’ogni uomo, non devono intaccare l’edificio della fede; devono guidare all’umiltà, vero specchio della condizione umana.

Ci devono illuminare e purificare: “Signore, giunga a te il mio lamento […]. Il mio cuore s’è inaridito come erba nell’arsura” (Sal 10211).

L’amarezza si trasforma in dialogo con l’Altissimo, il dialogo in fiducia e la fiducia nella certezza della redenzione.

2) Suppliche collettive per una calamità, per guerre, per sconfitta ecc… (Sal 60, 80, 83);

distruzione del tempio (Sal 74, 79, 89);

carestie, siccità (Sal 85, 126, 137).

Invocazione del nome di Dio (Sal 80,1), supplica (Sal 44,24), descrizione della sciagura (Sal 83): motivi che debbono indurre Dio; la speranza.

Salmo 44, 74, 77, 79, 80, 83, 85, 90.

3) Suppliche individuali; stesso schema.

Salmo 5, 6, 7, 13, 22, 25, 26, 31, 35, 38, 39.

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