199 - Morte

199. Morte

Solo la parola di Dio ci può rivelare il vero senso della vita che sgorga da questo mistero.

E ora noi l’abbiamo udita. Essa solleva dai nostri occhi umani ogni velo di stoltezza, perché possiamo vedere che quella che chiamiamo morte è solo una parvenza, mentre in realtà per le anime dei giusti è una vita “nelle mani di Dio”1, in una pace senza turbamento.

“La loro speranza piena di immortalità”2 non è quindi andata delusa.

La parola di Dio ci dà inoltre la certezza che rigenerati dallo Spirito nel Battesimo, siamo diventati non solo figli di Dio, ma eredi suoi, coeredi con Cristo, se compartecipi della sua condizione di morte e di resurrezione accettiamo “di soffrire con lui per essere anche noi con lui glorificati”3.

La parola di Dio ci dice ancora che il senso profondo della vita è quello dell’attesa del Figlio dell’uomo che verrà in un’ora prestabilita ma ignota a noi; forse nella prima, forse nella seconda, forse nella terza età.

Ciò che importa è che ci trovi operosi nel nostro dovere, fedeli al nostro posto, impegnati alacremente a liberare noi stessi e i fratelli e tutta la creazione da ogni oppressione, nella speranza di “nuovi cieli e nuova terra in cui abiti la giustizia”4. (Card. Colombo, Esequie del Card. Dell’Acqua5).

La morte del cristiano deve essere vista in stretto rapporto con il suo Battesimo che ne ha fatto un membro del Corpo di Cristo, un iniziato alla morte del Crocefisso, un chiamato alla vita del Kyrios6.

Morendo, egli si sente sostenuto dal Vincitore della vita e dall’assemblea di coloro che risorgeranno. Conoscere e annunciare il mistero pasquale diventa allora un’esigenza prima delle esequie cristiane, poiché da esso traggono completo significato. La fede nel mistero pasquale conduce facilmente al rendimento di grazie a Dio e a bandire ogni lacrima per la ritrovata consolazione nella Parola divina, come insegna san Paolo. (Falsini)

Alla fine della strada non c’è la strada, ma la fine del pellegrinaggio. Alla fine della morte non c’è la morte, ma la vita (J. Folliet7).

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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

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