220 - Penitenza

220. Penitenza

1) Parola-chiave. Parola-ordine anche per i nostri tempi.

È conversione interiore: metanoia.

È penitenza esteriore: epistrophè.

Venuto a conoscenza della santità di Dio, l’uomo cambia mentalità, rinuncia al passato colpevole e accetta con amore un nuovo stato di amicizia.

2) Nell’Antico Testamento è una presa di coscienza delle colpe commesse individuali o collettive. Si accettano i castighi. Si implora il perdono con riti, sacrifici, confessione collettiva.

Pericolo di formalismo.

Natan e Davide. Amos: no alle pratiche rituali, ricerca di Dio. Osea: carattere interiore di penitenza.

Isaia: fare volontà di Dio e così la salvezza.

Geremia: necessità di un cuore nuovo, un ritorno.

Esilio: autentica vita penitenziale. Il Battista.

I. a) Israele fa penitenza per placare l’ira divina.

1Sam 7,6; 1Re 21,20; 21,27; Ger 4,8.

Gn 1,1-2; 3,4-10.

b) In occasione di gravi calamità: 1Sam 31,11; 2Sam 2,12; 2Sam 3,35; Bar 1,2-5.

c) Nell’imminenza di particolari pericoli: Gdt 4,9-12; Est 3,15; 4,1-16; Sal 34,13.

d) Per ottenere benefici dal Signore: 1Sam 14,24; 2Sam 12,16; Esd 8,21.

II. Penitenza come atteggiamento interiore di conversione.

a) Distacco dal peccato e ricerca di Dio.

1Sam 7,3: “Convertite sinceramente il vostro cuore”;

Gl 2,12-13; Ger 36,6; Bar 1,17-22; Gn 3,8; Zc 8,19-20.

b) Non formalità esteriori ma con la preghiera, la giustizia, l’elemosina, l’amore al prossimo.

Is 58,3-9; Is 1,11-17; Tb 12,8-9; Zc 7,9.

III. Penitenza come atto personale di ascesi per ottenere la conversione del cuore, l’umiltà davanti a Dio, il dono della preghiera, la comprensione più intima delle cose divine, per ricercare il “suo” volto e prepararsi all’incontro con lui nell’amore.

Penitenza per Dio, non per se stessi.

Lv 16,30; Esd 8,21; Dn 10,12: “… per comprendere le cose di Dio”; Es 34,28; Zc 7,5.

IV. Penitenza come segno di perfezione e santità.

Gdt 8,4-6; Dn 10,3; Anna in Lc 2,37.

V. Penitenza nella comunità e per la comunità.

Aspetto sociale, valore comunitario. Le liturgie penitenziali non sono soltanto una presa di coscienza collettiva del peccato ma costituiscono in realtà la condizione dell’appartenenza al popolo di Dio; Lv 23,29.

I giusti offrono penitenza per i peccati della comunità. Mosè: Dt 9,18-19; il Servo di Jahvè: Is 53.

3) Nel Nuovo Testamento dimensioni nuove, infinitamente più vaste e profonde.

a) Cristo modello supremo del vero penitente.

La sua vita è sostanziata di Penitenza.

Sente la necessità di soffrire all’inizio della sua missione.

Il deserto lo vede in solitudine orante e penitente (Lc 4,1).

Penitenza fino alla privazione delle cose più utili e necessarie: “Le volpi ecc…” (Mt 8,20).

Penitenza che lo sosterrà nella sua opera: “Questa razza di demoni ecc…” (Mt 17,21; Mc 9,29).

b) Predica la Penitenza: “Pentitevi” (Mc 1,15).

Guai a chi non la fa: Mt 12,41 (“Gli abitanti di Ninive insorgeranno ecc…”).

“Fate dunque frutti degni di penitenza” (Mt 3,8).

“Guai a te, Corazin” (Mt 11,21-24; Lc 10,13).

c) Le figure di penitenti che si sono incontrati con Lui:

Pietro (Lc 22,61; Mt 26,75) pianse amaramente.

La peccatrice (Lc 7,38).

Zaccheo (Lc 19,8).

Buon ladrone (Lc 23,43).

Penitenza animata dalla fede: senza fede non è penitenza cristiana.

d) Penitenza vera conversione del cuore.

“Quando pregate… Quando digiunate, non prendete aria malinconica”.

Intimo, radicale cambiamento; rinnovamento di tutto l’uomo. Sentire, giudicare, agire in Lui.

Soffrire della propria miseria: “Mi alzerò, andrò” (Lc 15,18).

“Verso di me peccatore”; pubblicano (Lc 18,13-14).

Per raggiungere la salvezza: “Se il tuo occhio ecc…” (Mt 5,29).

La penitenza cristiana è incredibilmente serena (Mt 6,17).

Lui innocente. L’invito del Battista diviene indeclinabile proclamato da Lui: “Chi vuol venire dietro di me ecc…” (Mt 16,24).

e) Gli Apostoli consacrati «predicatori» della penitenza.

La comunità vive la penitenza con ardore. Digiuni, preghiere, opere di carità. In partenza di missione (At 13,2-3), ordinazioni (At 14,22), in colletta (Rm 15,22; 1Cor 16,1-4).

Penitenza per i Giudei mezzo unico di salvezza; il Battesimo e la grazia dello Spirito (At 3,14. 17. 19; At 2,38; Rm 2,4-5).

Dio dà la penitenza anche ai Gentili affinchè abbiano la vita (At 11,18; At 26,15-20).

Esempio e insegnamento di Paolo.

Esempio: 2Cor 6,4-6; 2Cor 11,27; 1Cor 9,27.

Insegnamento: Conduce a salvezza (2Cor 7,10).

Tutti devono abbracciarla (At 17,30; 26,20; 3,19).

Vita nuova, crocefiggendo il vecchio uomo nella partecipazione ai patimenti di Cristo, trasformato in tal modo in immagine della sua morte (Rm 6,3-8; 8,17).

La penitenza:

a) permette di vivere da redenti, da glorificati non più soggetti alla carne (Gal 5,16-25);

b) apre il cuore all’amore di Cristo (2Cor 5,15; Rm 14,8),

completa la salvezza del Redentore (Col 1,24),

l’ideale di vita per il cristiano come prolungamento e naturale espressione della conversione battesimale (2Cor 4,10).

Nell’Apocalisse: “Pentiti e torna” (cfr Ap 2,5-16).

“Fate penitenza […]. Salvatevi” (At 2,38. 40).

4) La Penitenza nell’insegnamento della Chiesa.

a) Vaticano II. Rileva che la penitenza ovunque e in ogni tempo occupa un primo piano (Nostra Aetate, 2. 3).

b) Universalità e importanza (Lumen Gentium, 8).

A tutte le nazioni: convertitevi.

Molla del rinnovamento ecclesiale (idem),

per purificarsi, per continuare il cammino (Unitatis redintegratio, 4),

è l’anima della consecratio mundi (Lumen Gentium, 9).

c) Vera penitenza è conversione dello spirito (Gaudium et Spes, 10).

d) È ascesi fisica: deve parteciparvi tutto il nostro essere; e siamo fragili: solo l’ascesi può difenderci dalla tirannia dei sensi. La mortificazione libera, irrobustisce, consacra come tempio.

e) Le forme: accettare in spirito penitente ogni cosa per offrirla a Dio in spirituale sacrificio. Fedeltà permanente ai doveri del proprio stato, paziente sopportazione delle prove della vita e della profonda insicurezza che la pervade (Lumen Gentium, 34. 41).

Ricevendo con fede dalle mani di Dio le infermità, le malattie, la povertà, le sventure, le persecuzioni per amore della giustizia sempre in unione a Cristo sofferente (Lumen Gentium, 41). Penitenza voluta liberamente, come espressione d’amore verso Dio, di tensione alla santità.

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