07/03/1979 - 251 - Salmo 19

07/03/1979

251. Salmo 19

7 marzo 1979

Un salmo di augurio. Ma perché l\'augurio non si fermi ha un\'espressione verbale, diventa preghiera. Perché ogni bene viene da Dio, dalla sua bontà, potenza e misericordia. Dall\'uomo non può venire in realtà nulla, perché è creatura cioè un essere che dipende necessariamente in tutto.

Il salmo si riferisce a un Re, ma è lo stesso per tutti. Segna un nostro aspetto esistenziale di solidarietà con gli altri. La nostra giornata è tutta segnata da auguri: “Buon giorno” e “Buona sera”; “Arrivederci”. E purtroppo li abbiamo formalizzati; li diciamo ma non li pensiamo e non li desideriamo.

Il cristiano per un\'azione ineffabile dello spirito Santo non è solo, è unito agli altri nell\'unità del Corpo Mistico. Unito a Cristo, è unito ai fratelli dal vincolo meraviglioso nella grazia. Un flusso di vita passa dal Capo alle membra, la vita soprannaturale crea legami fortissimi, un esercizio effettivo di comunicazione vitale, unità di vita, di amore, comunione di frutti. Ricordiamo il grande insegnamento di san Paolo: “Come infatti il corpo, pur essendo uno, ha molte membra e tutte le membra, pur essendo molte, sono un corpo solo, così anche Cristo” (1Cor 12,12).

Come nell\'Eucaristia il Corpo di Cristo è tutto intero in ogni particella di ostia, così vi è tutta la Chiesa dietro il volto particolare di ogni cristiano. Non si vive né si muore ciascuno per sé, ma gli uni per gli altri. O magari gli uni al posto degli altri: “Poiché come in un solo corpo abbiamo molte membra e queste membra non hanno tutte la medesima funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri. Abbiamo doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi“ (Rm 12,4-6). E dice ancora l\'apostolo: “Io vi esorto, o fratelli, per la misericordia di Dio a offrire le vostre persone come ostia vivente, santa, gradevole a Dio; è questo il culto spirituale a voi richiesto “ (Rm 12,1).

Ciascun cristiano formando un tutto unico con Cristo deve partecipare al culto di Dio, all’adorazione e all\'amore che Cristo dà al Padre e che i fratelli uniti offrono. E il sacrificio è gradito. Come dice san Pietro (1Pt 2,4-5): “Stringendovi a Lui, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo”.

Nel mortificarsi, nel pregare, nel fare le opere buone, ognuno deve fare la sua oblazione totale per il bene di tutto il corpo, per la salvezza e per la santità di tutti. Responsabilmente e fedelmente.

Bisogna vivere nell’attuazione dell’augurio. Ciascuno deve essere per gli altri, offrendosi per soddisfare e riparare i peccati degli altri, invocando la misericordia divina, unendosi a Cristo nell’Orto degli Ulivi. Anche se costa tanto.

Cristo, dice Paolo, Dio lo fece peccato per noi, affinchè noi diventassimo giustizia1. Cristo diventò per noi maledizione affinchè noi diventassimo benedizione in Lui. Gesù ha subito la nostra morte e subendola l’ha distrutta, essendo diventato uno di noi. Così il cristiano sente l’incarico tremendo, che gli è stato affidato, di cooperare efficacemente alla salvezza di tutti. Tutti in un certo senso ci sono consegnati. Dobbiamo pensare a tutti.

Il problema dell’evangelizzazione, della salvezza dei cattivi cristiani, dei cristiani sbandati, dei cristiani delle altre confessioni, dei pagani, dei delinquenti, insomma di tutti. Sono nostri. Ed è per loro il nostro augurio, preghiera. È per loro la nostra supplica. Può essere molto potente. Perchè se nessuno vive per sé e nessuno muore per sé, nessuno è solo perchè apparteniamo a Lui. Lui vive in noi, opera in noi. Lui dà dignità e merito alle nostre azioni. Lui prega in noi e con noi, si è come trasferito in noi con tutto quello che è Lui. E la sua preghiera è onnipotente: “Padre io so che sempre tu mi esaudisci”2. Ecco perciò la ragione della nostra confidenza, della nostra offerta; è piccola, ma totale: diventa sua.

La presentazione deve essere quotidiana, deve essere perenne. Non si può pensare agli altri solo in episodi isolati. Siamo sempre nella Comunione dei Santi. I tralci hanno un continuo flusso e comunione vitale.

Dobbiamo crescere il nostro merito, il nostro potenziale per compiere sempre di più. Il santo Curato: “Io farò il resto”. Ogni membro della Chiesa può fare molto, anche il bambino: con il suo dolore e con la sua preghiera. In altri termini quello che diceva l’Apostolo: Impendam et superimpendar pro animabus vestris. Il problema della salvezza delle anime è il problema più angoscioso, più urgente.

È il problema che la Madonna a Lourdes e a La Salette e a Fatima ha sottolineato con tanta forza. Non è apparsa principalmente per guarire dei corpi, ma per salvare, per invitare alla salvezza. È venuta per rendere sensibile il grande problema: “Pregate perchè sono molte le anime che vanno all’Inferno”3. Soddisfare al loro posto. La configurazione a Cristo non porta solo a considerare questo un’opera buona. Perchè facciamo parte di Cristo dobbiamo salvare. Un cristiano deve agire come membro di Cristo. Ecco il codice di ogni santità. Pregare è aderire al piano di salvezza, è inserirsi vitalmente in questo piano. È assumersi e prendere il mondo su di sé, così come egli è. È non separare l’uomo da Dio. Non vi può essere nella nostra vita nulla di profano. Tutto deve essere Fede e tutto deve essere strumento di salvezza per tutti. Il cristiano è chiamato a vivere intensamente e lealmente una totale apertura a Dio e al mondo. La preghiera è l’apostolato, e l’apostolato è preghiera.

Quindi possiamo dire che vi sono due sorta di preghiera: la prima quando il nostro tempo lo doniamo in esclusiva a Dio eliminando qualsiasi attenzione ad altre cose, e la seconda è quando vivendo di fede tutto compiamo nel nome di Dio. Però tutto è ricerca di Dio e della sua gloria e del bene dei fratelli.

Se meditiamo sul Vangelo vediamo chiarissimo l’esempio di Gesù: la sua preghiera non è mai staccata dalla sua vita e dalla sua missione. “Il mio cibo è fare la volontà di chi mi ha mandato e portare a compimento l’opera Sua” (Gv 4,34).

Recitando il salmo pensiamo che tutta la nostra esistenza deve essere un esercizio di fede, speranza e carità. Amore a Dio e ai fratelli.

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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

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