251. Salmo 20
14 marzo 1979
Il cristiano partecipa a tutta la vicenda di Cristo. Deve rivivere in pienezza il suo mistero. Come vive la Passione e la Croce deve pur vivere la Resurrezione. Deve gioire pienamente il suo trionfo e della sua vittoria. È legge logica di amore nella partecipazione. Dio ha glorificato il suo Figlio. È l\'annuncio gaudioso degli Apostoli dal giorno della Pentecoste: “Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso” (At 2,36). È l\'inno della gioia e della potenza che fiorisce in tutte le lettere di Paolo e in tutta la letteratura del Nuovo Testamento. Il Vangelo predicato dagli Apostoli è il vangelo della Resurrezione È qui oggetto fondamentale di tutto il messaggio. Cristo è morto perché ha amato gli uomini. Essi erano caduti nelle tenebre. Lui è venuto a cercarli. Lui è la luce e la vita: “Io sono la luce del mondo. Chi cammina dietro a mr non cammina nelle tenebre”1.
E ha trionfato della morte e del peccato, e “la pietra scartata dai costruttori è diventata testata d’angolo” (At 4,11). Se fosse stato prigioniero della morte non l\'avrebbe vinta, non si sarebbe verificata la Redenzione.
“La corona d\'oro” è posta sul suo capo2. È il vittorioso per sé ed è glorificato dal Padre che gli dà ogni potere e lo fa Signore: “Siedi alla mia destra”3. È il vittorioso anche per noi perché ci rende partecipi della sua vittoria.
Gli Apostoli dapprima non avevamo compreso; né quando Gesù parlava del segno di Giona (Mt 12,40) né quando parlava del tempio (Gv 2,19), cioè l\'annuncio riguardava in primo luogo Gesù stesso e poi tutti noi uniti a Lui. La sua gloria diventa la nostra gloria. Una situazione voluta da Lui totalmente nuova. Con Gesù tutto è risolto, tutto è passato a una condizione nuova, a una vita nuova.
È risorto l\'uomo; ha trovato il modo d’incontrarsi con Dio: egli muore e risorge nel Battesimo. Anche il mondo, “perché – come dice sant’Ambrogio – in Lui è risorto il mondo, in Lui è risorto il cielo, in Lui è risorta la terra. Perché ci sarà un cielo nuovo e una nuova terra”4. Cioè la Risurrezione di Cristo irradia la sua potenza di liberazione e di rinnovamento su tutta l\'umanità e su tutto il cosmo; significa che essa è una nuova creazione, torna a creare l\'uomo e il mondo.
È un principio di vita nuova, è la potenza della resurrezione (Fil 3,10). Questa potenza, per cui Gesù risorgendo ha realizzato lo splendore della sua grandezza. Come dice san Paolo (Rm 1,4): il “Figlio suo, nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la resurrezione dai morti, Gesù Cristo, nostro Signore”; “Signore e Cristo”(At 2,36); “Capo e Salvatore” (At 5,31); “Giudice e Signore dei vivi e dei morti”(At 10,42); “Signore della gloria”(1Cor 2,8). “La sua forza, che Egli manifestò in Cristo quando lo resuscitò dai morti e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni Principato e Autorità, di ogni Potenza e Dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi” (Ef 1,19-22).
La Risurrezione ha manifestato chi era veramente colui che ha che era apparso povero e umile, che nella Passione era stato sfigurato anche nella sua umanità adempiendo la profezia: “Io sono un verme e non un uomo”5. La sua vita tutta va vista nella luce della Risurrezione, specialmente va vista la sua morte. Lui ha voluto morire per compiere la volontà del padre e la salvezza di noi uomini. Egli ci ha veramente liberati dai nemici6: Satana, il Peccato, la Morte. La vittoria diverrà definitiva con la sua venuta gloriosa. L\'uomo riceve una vita divina, la grazia, che è una partecipazione della vita stessa di Dio e viene posto in lui il germe della risurrezione gloriosa: “Io sono la risurrezione e la vita ecc…”7.
La gloria dei figli di Dio (Rm 8,21) sarà condivisa dell\'universo liberato dalla schiavitù della corruzione. Fino a quel giorno non è tolto il dramma dell\'esistenza; resta la lotta nel mondo, restano l\'odio e l\'ingiustizia che tante volte avranno la meglio sulla verità e sulla giustizia. E noi saremo sempre animati dalla certezza che il nostro Re ci sostiene e ci guida, che non è lontano, che è a noi vicino, che Cristo ha avuto il trionfo perché ha amato; apprenderemo che solo alla scuola della carità, che vivendo di vero amore, parteciperemo veramente a questo trionfo, cioè alla Redenzione degli uomini. Solo così comprenderemo che il cristiano deve avere costantemente una visione ottimista, un entusiasmo autentico.
Il male ha una forza spaventosa ma “il Signore li consumerà nella sua ira”8. L\'inno che dobbiamo cantare alla sua potenza è particolarmente la nostra partecipazione al memoriale del suo mistero pasquale. La Messa è la rinnovata sua presenza.
In essa noi viviamo tutto il mistero della salvezza. È il rinnovato suo dono. È nella Messa dove l’acclamazione al nostro Re e alla sua vittoria deve farsi più viva, operante. Non è una formalità; la partecipazione ad essere piena. Lì lo ascolteremo, lì racconta la mirabile storia del suo amore per noi, lì mediante suo Spirito ci dà l\'intelligenza della sua parola: “A voi è stato dato conoscere i misteri del Regno9”. È lì che ci conforta e ci incoraggia, se il nostro ascolto sarà intelligente, ammirato e commosso, corrispondendo con amore a una rivelazione di amore. È lì dove il Signore ci unirà a Sé nell\'adorazione e nella lode del Padre. È lì dove potremo con lui degnamente ringraziare in una tonalità di ringraziamento che va dalla considerazione delle grazie date e che ancora si danno a tutta l\'umanità e alla Chiesa, alle nostra comunità, a noi individualmente, dalla magnam gloriam tuam10, alle nostre piccole cose dove si manifesta la sua Provvidenza.
È sempre nella Messa dove ci possiamo offrire nella riparazione, offrire la nostra volontà di lavoro e di impegno, tutte le nostre fatiche, gioie e sofferenze.
È nella Messa, grande momento di comunione, dove ci dobbiamo sentire uniti intimamente ai fratelli. La Messa è la grande lode al nostro Re, e dove con Lui celebriamo la lode al Padre. Nell’oscurità che si addensa vedremo nella Messa il punto luminoso. La colonna di fuoco dell’Esodo11 che guida il popolo di Dio attraverso il deserto fino alla Terra Promessa. E non ci scandalizziamo mai che per arrivare alla vittoria dobbiamo passare attraverso certe dolorose sconfitte.
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