28/03/1979 - 251 - Salmo 22

28/03/1979

251. Salmo 22

28 marzo 1979

È un Salmo tanto soave. Ci parla della realtà più consolante. Dio non è lontano da noi, non è il duro legislatore; è piuttosto il pastore che custodisce amorevolmente il suo gregge, lo guida ai pascoli buoni, lo difende, non si teme alcun male; ha sicurezza, il nutrimento, la pace1. È per tutto il popolo, è per ogni anima. È lui stesso che guida, è lui stesso che si fa ospite, apparecchia la mensa e serve a tavola2, con tutti i riguardi (olio3), davanti a tutti, anche i nemici4.

È a completa disposizione, a tempo pieno per il suo gregge. Egli vuole bene.

Questa è la grande realtà. Questa è la mirabile rivelazione. Dio è amore, sarà la meraviglia che ci dirà Gesù, Dio-uomo, che si metterà proprio in questa immagine: “Io sono il buon pastore”5. Il Messia-salvezza, così era stato descritto Dio dai profeti. “Il mio gregge […]. Io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura […], le passerò in rassegna e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine. Le ritirerò dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d’Israele, nelle valli e in tutte le praterie della regione. Le condurrò in ottime pasture e il loro ovile sarà sui monti alti d’Israele […]. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e le farò riposare. Andrò in cerca della pecora smarrita […], fascerò quella ferita e curerò quella malata…” (Ez 346).

“Radunerò io stesso il resto delle pecore da tutte le regioni dove le ho lasciate scacciare e le farò tornare ai loro pascoli; saranno feconde e si moltiplicheranno” (Ger 237).

Gesù dice che è lui il vero pastore, l’unico, il legittimo8.

Qui è il riassunto di tutto il mistero di Cristo. Dà la vita. Agnello e pastore nello stesso tempo. L’Agnello ha redento le pecore9. Gesù dà la vita. Il suo mistero pasquale è descritto drammaticamente. Dà la vita per amore. E nell’amore è tutta la relazione con le sue pecore. Lui conosce le sue pecore e le pecore conoscono lui10. Vi è un’intima comunicazione di pensieri e di affetti. Ed è tanto intima che è dello stesso tipo di quella esistente tra il Figlio e Il Padre. Egli farà conoscere il Padre e completerà la sua rivelazione donando la sua vita; farà vedere così come il Padre ci ama. Nessuno gli toglie la vita ma ce la offre da se stesso11.

È il Servo di cui parla Isaia12 che rivela il Padre e dona se stesso per gli uomini. Egli si addossò i nostri peccati e si caricò dei nostri dolori13.

Egli è la porta per cui l’uomo, cacciato dall’amicizia con Dio, attua la comunione d’amore. Non c’è alcun nome sulla terra nel quale possiamo essere salvi (At 4,12).

Egli è venuto a dare la vita. “Egli portò i nostri peccati sul legno della croce, perché, non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti”14.

È Gesù Risorto presente nella sua Chiesa in modo dinamico che ci dona i mezzi di vita, la sua parola, i segni sacramentali e pasquali per cui ci fa vivere e accrescere la vita con l’abbondanza dei suoi doni.

È il Pastore che ci precede nel cammino e ci invita a seguirlo fino alla risurrezione: “Prenda la sua croce e mi segua”15; “Perché il mio giogo è leggero”16. Lui ce lo rende leggero. “Nessuno viene al Padre se non per me. Io e il Padre siamo una cosa sola”17 (v. 30). La protezione è totale: “Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano”18 (v. 28).

Egli si è presentato in veste umana ma è Dio stesso. È il Signore. Non temere né per la Chiesa, né per noi. Alle volte quando infuriano le tempeste, quando le forze del male sembrano giganti sta la tentazione di avere paura, una grande paura. “Mi fa riposare”19. Non solo dobbiamo stare sereni, ma riposare. Nei nostri crucci intimi sotto il peso del dolore e della prova dobbiamo sentire forte la sua voce. È Lui con noi e ci ama e ci difende. Non si può andare, ma c’è Lui; “Tienimi vicino a te”, dice Giobbe.

Abbiamo bisogno della sua tenerezza di ogni giorno e di ogni ora. La confidenza, ecco di che cosa abbiamo bisogno. Gesù è un vero amico.

Dobbiamo imparare la preghiera di confidenza. Abbiamo tantissime cose da dirgli, abbiamo i problemi che nessuno può capire se non Lui, abbiamo le nostre angosce profonde.

Particolarmente ci è necessario ascoltare le sue confidenze: “Le mie pecore ascoltano la mia voce”20. È nella sua parola la nostra gioia e la nostra forza. E il dimenticarci di noi stessi e fare nostre le sue ansie.

“Ed ho altre pecore che non sono del mio ovile”21. Il mistero pasquale è dono di amore, è prenderci ed essere con Lui per la redenzione. I suoi misteri devono diventare i nostri. La magnifica realtà di questa comunione, di questo profondo legame del Corpo Mistico. Siamo uniti a Lui così strettamente da non potere neppure immaginare: siamo uniti ai fratelli, li portiamo sempre con noi uniti per la salvezza, uniti nell’amore. Questo pensiero di essere nello stesso gregge dove tutto è insieme, in un unico recinto.

A chi dobbiamo la nostra vitalità nel bene e la nostra perseveranza. A Lui che ci ha condotto in pascoli di erbe fresche; poi, a quali dei miei fratelli? Forse può essere colui del quale meno penso che con i suoi sacrifici mi ha procurato tanto sostegno; può essere stata una preghiera di bimbo; può essere stata una offerta di ammalato.

Il Signore ha fatto di noi un gregge. In che modo lui guida il gregge. Per mano dei fanciulli e degli ignoranti può guidare i dotti e i sapienti.

Vi era un’umile ragazza a Nazaret e lui l’ha posta al centro della sua opera e a madre di tutti gli uomini, a regina dell’universo. Alle volte salva i genitori per mezzo dei figli. I vergini devono dare per gli impudichi, ecc… La riconoscenza.

“Il Dio della pace che ha fatto tornare dai morti il Pastore grande delle pecore in virtù del sangue di un’alleanza eterna, il Signore nostro Gesù, vi renda perfetti in ogni bene” (Eb 13,20-21).

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