Salmo 28
30 gennaio 1980
È l’inno alla potenza di Dio creatore che si manifesta nell’imperversare di un uragano tremendo. È una contemplazione stupita: posti davanti alle manifestazioni grandiose della natura ci sentiamo piccoli e con facilità comprendiamo qualche cosa di più di Lui, che con una sola parola ha tratto dal nulla l’universo.
“Date al Signore ecc...”1. Proprio nel sentimento della nostra povertà creaturale, nel sentimento del nostro niente desideriamo chiamare gli angeli perché aiutino la nostra preghiera, perché associati alla loro lode possiamo dire di più e di meglio. Anche la Chiesa ci invita spesso nella Liturgia a unirci ai cori degli angeli proprio quando la preghiera vuole innalzarsi ai più alti vertici. Essi portano a Dio la nostra preghiera. Con loro formiamo un’unica Chiesa. Sono i nostri modelli. Ciò che portano loro è più gradito a Dio.
“Il Signore tuona ecc...”2. La gloria di Dio si manifesta sul mare in grande burrasca, si manifesta sui monti del Libano e del Sirion, “schianta i cedri”3, e le montagne sobbalzano come animali impauriti. Si manifesta nella steppa e le foreste restano spoglie. Tutta la natura proclama: “O Dio, tu sei grande e la tua potenza è infinita”.
Con lo stesso sentimento, nel Tempio si canta questa gloria a Lui, Maestà grande e terribile. A Lui, che accoglie il suo popolo che lo adora e pone la sua totale confidenza nel suo aiuto misericordioso.
La riflessione nostra non può non essere su il nostro sentimento di adorazione e di rispetto, su il senso di Dio quale egli è veramente. Tra noi e Dio non c’è la differenza tra più e meno.
Dio è in un’altra dimensione, ci trascende infinitamente. Il senso dell’adorazione ci deve assolutamente occupare: “È grande il Signore e degno di ogni lode. Grande è il Signore nostro re. Venite, adoriamo. Adoriamo il Signore, il Dio che ci ha creati. Venite, popoli, adoriamo il Signore, il Dio unico e vero. Adoriamo il Signore: sua è la terra e ogni creatura”4. Noi dobbiamo educarci al senso di adorazione profonda, al rispetto e all’amore, alla presenza di Dio. Le nostre parole certamente non riescono ad esprimerlo. Ci immergiamo in Lui, ma la nostra immaginazione non serve e la nostra intelligenza si smarrisce. Dio è infinito: “Io sono colui che sono” (Es 35), è per eccellenza quello che è. E che cosa è l’essere finito in confronto con l’Infinito? Di qui l’infinito rispetto e la totale umiltà che si devono occupare.
Davanti all’Essere degli esseri, al Re dei re, al primo principio e all’ultimo fine di ogni creatura dobbiamo sentirci nella vera realtà della nostra condizione. Contemplare le grandezze di Dio è cominciare a entrare nella verità. Contempleremo il suo essere e ascolteremo ciò che disse a Santa Caterina da Siena: “Io sono colui che sono, tu sei colei che non sei”6. Sentiremo le parole di Isaia: “Ecco le nazioni sono come una goccia da un secchio, contano come il pulviscolo sulla bilancia; ecco le isole pesano come un granello di polvere. Il Libano non basterebbe per accendere il rogo, né le sue bestie per l\'olocausto. Tutte le nazioni sono come un nulla davanti a Lui, come niente e vanità sono da Lui ritenute. A chi potreste paragonarlo e quale immagine mettergli a confronto?” (Is 40,15 sq.). Contempliamo la sua eternità: quando da sempre era in Se stesso, da Se stesso, per Se stesso pienamente perfetto. Non vi erano i cieli, la terra non esisteva. Lui era nella sua gloria.
Noi non riusciamo a cogliere bene che cosa voglia dire «eterno». Lui non ha principio, non avrà fine; Egli è l’immutabile, non vi è in Lui alcuna successione o cambiamento né di tempo né di altro. L’eternità di Dio in ogni istante è del tutto intera: è al presente ciò che è sempre stato. L’eternità è un momento eterno senza principio, senza successione, senza diminuzione, senza fine. “Prima che nascessero i monti e la terra e il mondo fossero generati, da sempre e per sempre tu sei, o Dio” (Sal 89,27).
Tutto passa e tutto finisce: “I miei giorni sono come ombra che declina, e io come erba inaridisco. Ma tu, Signore, rimani in eterno” (Sal 1018). Ammireremo la sua santità, l’infinito amore che Lui ha per il bene e la assoluta ripulsa che Egli ha per il male. Non vi può essere opposizione più grande. La luce si oppone alle tenebre, il nulla si oppone all’essere, ma molto di più Dio è contrario al peccato.
Se mediteremo un po’ sulla santità sua, non cesseremo mai di purificarci, non cesseremo dal bisogno della purificazione per poterci avvicinare a Lui e ripetere adorando: “Santo, ecc...”9.
Quando Gesù si è caricato dei nostri peccati, ha dovuto morire e il Padre non lo ha risparmiato. Contemplerò la sua onnipotenza10: “I cieli della terra sono pieni della tua gloria11. Tu solo il Signore, Tu solo l’Altissimo”12. Sentiamo la nostra estrema povertà, e come gli apparteniamo e come tutto dirige e tutto guida. Come nulla avviene a caso, come tutta la malizia degli uomini finisce nel nulla e come Lui è il padrone della storia e come tutto guida verso il fine di gloria che si è proposto.
La nostra adorazione a Lui, la nostra fiducia. Con Ester (Est 4,17b-d): “Signore, Signore re, sovrano dell\'universo, tutte le cose sono sottoposte al tuo potere e nessuno può opporsi a Te nella tua volontà di salvare Israele. Tu hai fatto il cielo e la terra e tutte le meraviglie che si trovano sotto il firmamento. Tu sei il Signore di tutte le cose e nessuno può resistere a Te, Signore. Tu conosci tutto”.
Contemplerò, soprattutto, come Dio così grande si china su di noi e ci ama e accetta il nostro amore. Un essere eterno, infinito, ci ama: “Ti ho amato di un amore eterno, per questo ti conservo ancora pietà” (Ger 31,3). Un amore che perdona, un amore che dimentica, un amore che ci cerca. Si è degnato di chiamarci suoi figli, ha voluto farci veramente suoi figli, ed eredi della sua gloria.
E noi non lo ameremo? Non saremo a Lui riconoscenti, non porremo tutta la nostra vita, tutti gli atti della nostra vita per la sua gloria? Non vorremo che tutte le creature lo amino? Non ci porremo a servizio suo perché tutti lo rispettino, lo adorino, gli porgano la loro adorazione? “Nel suo tempio tutti gli dicono: Gloria”13. Rendiamo allora familiare la contemplazione della sua bontà e di tutte le sue infinite perfezioni.
Ripetiamo un’antica preghiera:
Santità infinita di Dio, purificami.
Sapienza infinita di Dio, illuminami.
Immensità infinita di Dio, possiedimi.
Provvidenza infinita di Dio, dirigimi.
Potenza infinita di Dio, sostienimi.
Bontà infinita di Dio, sopportami.
Misericordia infinita di Dio, abbi pietà di me.
Giustizia di Dio, perdonami.
Eternità di Dio, preparami, chiamami, accoglimi.
Dio, infinito in tutte le perfezioni, primo principio, ultimo fine, sii tutto in tutti e per sempre.
Amen
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