20/02/1980 - 251 - Salmo 30

20/02/1980

251. Salmo 30

20 Febbraio 1980

I nostri peccati sono alla base di molti nostri dispiaceri. Per cui spesso siamo nell’affanno. Oltre a tutte le numerose afflizioni che ci vengono dalle cose e dalle persone. Ed è facile sentirsi soli e come schiacciati nella nostra miseria e nella nostra povertà.

Bisogna con il salmista ripetere la nostra fiducia in Colui che non delude mai, che non respinge mai, che è sempre misericordioso anche con chi si sente pieno di peccati. La sua Provvidenza - lo sappiamo - dispone o permette gli avvenimenti attorno a noi, ed è sempre piena di amore. Dice Giobbe: “Felice l\'uomo, che è corretto da Dio: perciò tu non sdegnare la correzione dell\'Onnipotente, perché egli fa la piaga e la fascia, ferisce e la sua mano risana” (Gb 5,17-18).

“Porgi a me l’orecchio”1. È proprio solo a Dio che dobbiamo dire. Dice ancora Giobbe agli amici che volevano consolarlo: “Ne ho udite già molte di simili cose. Siete tutti consolatori molesti. Non avran termine le parole campate in aria?” (Gb 16,2-3). No, di certi nostri dolori non vale parlare con gli uomini, perché non possono o non vogliono comprenderci, perché le loro parole non riescono a portare sollievo. È difficile anche la piena verità condizionati come siamo dall’orgoglio e dai nostri complessi.

Bisogna imparare allora ad aprirci a Dio la cui parola è vita. “Tu solo hai parole di vita eterna” (Gv 6,68); “Non di solo pane ecc...”; “Tutto ciò che è stato creato da Dio è buono, e nulla è da scartarsi, quando lo si prende con rendimento di grazie, perché esso viene santificato dalla parola di Dio e dalla preghiera” (1Tim 4,4-5); “Chi ascolta la mia parola alla vita eterna” (Gv 5,24).

“Sii per me la rupe”2, la sicurezza piena. Versare la nostra afflizione nel cuore di Dio è restare nella pace. “Scioglimi dal laccio ecc…”3. Ritornano le parole di Gesù al paralitico: “Confida, figlio, ti sono rimessi i tuoi peccati” (Mt 9,2). Dalla vittoria sul peccato viene non solo la liberazione, ma l’anima si pone sicura nell’amore di Dio: “Mi affido alle tue mani ecc...”4. Nessuna cosa dona tanta pienezza quanto questo amore, nessuna cosa dona più potenza e forza. L’amore di Dio è dunque il sostegno e il vero riposo.

La paura non ci conosce più e nemmeno la solitudine.

“Esulterò di gioia ecc...”5. In questo amore confidente, in ogni momento della vita in quest’amore vi è la gioia di Dio, come dice San Paolo il “Dio di ogni consolazione” (2Cor 1,3).

Una grande santa (Caterina da Genova) diceva: “O amore, che dolce compagnia, e fedele guida è la tua! Di te non si può parlare mai tanto bene che basti, neanche se ci sforziamo a pensarlo. O amore, tutto quello che per te si fa, si fa con facilità, con allegrezza e molto volentieri. Benché siano molte le fatiche, la tua dolcezza tempera ogni affanno. Che tormento è agire senza l’amore. Chi potrebbe mai crederlo? L’amore ad ogni cibo dà il suo dolce sapore: se è cattivo, lo rende buono; se buono, lo rende migliore”. Sì, perché fuori di Dio non resta all’uomo che pena ed angoscia.

L’orgoglio dell’uomo, che vuol fare la felicità e il paradiso senza Dio, si infrange miseramente: “Sono nell’affanno ecc…”6.

Nel suo amore Dio trasforma la nostra vita e dà un senso a tutto quello che operiamo. Dio vuole che siamo pieni di questo amore, che cioè siamo santi e lo vuole in ogni giorno, in ogni ora, in ogni momento. Nessun istante del giorno è escluso da questa volontà di misericordia. Di qui la tristezza inesorabile di una esistenza senza Dio, la brutta mediocrità di chi fa della sua religione una formalità. Di qui la debolezza spaventosa di fronte al male e alla tentazione: “Sono diventato un rifiuto ecc...”. Ha bene da proporsi una dignità umana, una linea di condotta. Senza l’amore di Dio l’uomo è travolto dalle sue passioni. E quando uno diventa preda delle passioni non può più fermarsi e finisce dove non vorrebbe. Quanta miseria allora, quanto avvilimento, quale disastrose conseguenze per sé e per gli altri, per l’individuo e per la società.

“Ma io confido ecc…”7. Il segreto sta tutto qui: pensare a Dio e a quanto ci ama. Conoscerlo con tutte le capacità e la pienezza della nostra ragione, conoscerlo nell’apertura piena alla sua parola che ci illumina, ci rende sicuri, e ci apre gli orizzonti della misericordia anche quando ci sentiamo caduti nel peccato.

“Io sono il Signore tuo Dio” (Salmo 808). Le parole del Deuteronomio 32: “Lo educò e ne ebbe cura, lo allevò, lo custodì come pupilla del suo occhio. Come un’aquila che veglia la sua nidiata, che vola sopra i suoi nati. Egli spiegò le ali e lo prese, lo sollevò sulle sue ali”9.

Ecco la logica conseguenza: “…ch’io non resti confuso”10. La sua Provvidenza naturale e soprannaturale, il suo Cuore – la grande sorgente di vita e di bontà – , la sua generosità sempre premurosa, sempre delicata, sempre magnifica, sempre nuova, sempre miracolosamente paziente.

Il Cuore di Dio si è svelato nel Cuore di Cristo. Per noi il Cuore del Redentore è sempre spalancato da quando sulla Croce è morto per noi e dal colpo di lancia è stato aperto11. È nata la Chiesa, e lì è il nostro rifugio e il nostro conforto, la vera tenda dove ci mette al sicuro. Il Cuore di Gesù è per tutti un tesoro pieno di ricchezza infinita, un oceano di bontà, una fortezza inespugnabile, è un luogo di riposo, è una scuola dove si impara a voler bene a tutti, il libro vero della scienza, è il Paradiso anticipato. “Benedetto il Signore”12.

Nelle rivelazioni di santa Margherita si legge: “Nella festa di san Giovanni, Gesù mi concesse la incomparabile grazia di farmi riposare sul suo petto col Discepolo prediletto e mi diede il suo Cuore, la sua Croce e il suo Amore: il suo Cuore come il mio asilo, il mio aiuto, il mio Cielo di riposo nelle tempeste di questo mare burrascoso; la sua Croce come il mio trono di gloria; e il suo Amore per purificarmi, consumarmi e trasformarmi tutta in Lui”13. Ecco come hanno fatto i santi.

“Amate il Signore”14. Essere forti nella certezza di creature che confidano nel loro Creatore, di figli prodighi davanti al loro Padre, di essere «sue pecore» e Lui il nostro pastore: “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Io sono il buon Pastore. Il buon Pastore offre la vita per le sue pecore; conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me” (Gv 1015).

Egli è la guida, egli è l’amico, è tutto. La speranza vera di ogni uomo che viene in questo mondo.

“Manteniamo […] la professione della nostra speranza” (Eb 10,23). “Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia”(Rm 15,13).

Per cui, il grande messaggio (1Gv 4,16-17): “Noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio in lui. Per questo l’amore ha raggiunto in noi la sua perfezione, perché abbiamo fiducia nel giorno del giudizio; perché come è lui, così siamo anche noi, in questo mondo”.

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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

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