251. Salmo 34
5 marzo 1980
Descrive potentemente la lotta tra il bene e il male, la lotta di sempre, che si concretizza in particolari aspetti storici e in situazioni individuali e concrete.
Ogni anima è il teatro di questa lotta, ogni anima è chiamata a partecipare personalmente a questa battaglia, è chiamata a pagare di suo. Non si dà neutralità. O si è per il bene o si è per il male: “Chi non è con me - ha detto Gesù - è contro di me”1.
Ogni tentennamento rischia di diventare un tradimento e bisogna stare molto attenti e prudenti.
Il Salmo si applica preferenzialmente a Gesù, il grande lottatore, colui che è venuto per sconfiggere Satana, per vincere il peccato e la morte.
La sua presenza è per questo: per la nostra salvezza. Fin dall’inizio della sua vita pubblica scacciò i demoni: “Gesù gli parlò severamente, e il demonio uscì da lui e da quel momento il ragazzo fu guarito” (Mt 17,18). Quante volte è raccontato come da Gesù, o in suo nome, avviene la liberazione degli uomini dai demoni. I demoni devono confessare la divinità di Gesù e la loro sconfitta2.
Gesù ne descrive l’azione: “Quando lo spirito immondo esce dall’uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: «Ritornerò nella mia casa, da cui sono uscito». Venuto, la trova spazzata e adorna. Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell’uomo diventa peggiore della prima” (Lc 11,24-28).
Nel deserto vi era stato un duello personale con Satana e questi era stato duramente sconfitto3. Ma la definitiva sconfitta Gesù la ottiene nel suo mistero pasquale. Qui, dal Padre è stato proclamato «il Signore»; a lui, il vincitore, ogni cosa è stata consegnata, tutto è sotto il suo dominio: “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato. Chiedi a me, ti darò in possesso le genti e in dominio i confini della terra. Le spezzerai con scettro di ferro, come vasi di argilla le frantumerai” (Sal 24). E Gesù continua a vincere nella sua Chiesa che è il suo corpo.
Il cristiano è un uomo pasquale, cioè partecipa realmente alla vita di Gesù risorto. Sepolto con lui al momento del Battesimo, è risorto con lui. Come dice Col 2,12: “Con Lui infatti siete stati sepolti insieme nel Battesimo, in Lui anche siete stati insieme risuscitarti per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. Con Lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti per i vostri peccati e per l’incirconcisione della vostra carne, perdonandoci tutti i peccati, annullando il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano sfavorevoli. Egli lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce; avendo privato della loro forza i Principati e le Potestà, ne ha fatto pubblico spettacolo dietro al corteo trionfale di Cristo”5.
Io esulterò di gioia6. La vita del cristiano è vita di risorto, è vita splendida di sicurezza e di gioia, una salvezza piena.
Meditiamo questo altro testo di Paolo (Ef 2,5): “Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatto rivivere in Cristo: per grazia, infatti, siete stati salvati. Con Lui ci ha anche risuscitarti e ci ha fatto sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la straordinaria ricchezza della sua grazia, mediante la sua bontà verso di noi in Cristo Gesù”.
Tutta la condotta del cristiano, tutto il suo agire è in questa luce di risurrezione.
“Sorgevano falsi testimoni”7. Ma, ancora, ci avverte la Scrittura: “Nessuno vi inganni con vani ragionamenti [...]. Non abbiate niente in comune con loro. Se un tempo eravate tenebre, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce: il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate ciò che è gradito al Signore e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente, poiché di quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino il parlarne. […]. Svegliati, o tu che dormi, destati dei morti e Cristo ti illuminerà”8. “Risuscitati con Cristo cercate le cose dell’alto, là dove si trova Cristo alla destra di Dio” (Col 3,1).
“Ti loderò nella grande assemblea”9. Sorge così potente la speranza del cristiano; egli attende con impazienza la trasformazione del suo corpo di miseria in corpo di gloria: “Sappiamo bene, infatti, che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Poiché nella speranza noi siamo stati salvati” (Rm 8,22-24).
Di fronte a questa suprema certezza che cosa sono tutte le trame e le voci, i clamori dei figli delle tenebre? Lo sappiamo: ora siamo in esilio, e si ripetono le parole dei profeti agli esiliati di Babilonia. Il coraggio, la perseveranza nelle tribolazioni, il superare l’avvilimento, il non sbigottirsi di fronte all’imperversare del male, a un trionfo di cose cattive, sono punti fermi.
“Sui fiumi di Babilonia, là sedevamo piangendo [...]. «Cantateci i canti di Sion». Come cantare i canti del Signore in terra straniera?” (Sal 13610). Ma ognuno di noi sa che c’è una strada sicura al Padre e alla Patria beata, come dice Eb 10,19-22: “Avendo, dunque, fratelli piena fiducia di entrare nel santuario per mezzo del sangue di Gesù, per questa via nuova e vivente che Egli ha inaugurato per noi attraverso il velo, cioè la sua carne; avendo noi un sacerdote grande sopra la casa di Dio, accostiamoci con cuore sincero”.
Certo, “dimorare in questo corpo è vivere in esilio lontano dal Signore” (2Cor 5,6). E dovremo ricordarci sempre che, se siamo in questo mondo, non dobbiamo essere di questo mondo: “Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. […]. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch’io li ho mandati del mondo; per loro io consacro me stesso, perché anche essi siano consacrati nella verità” (Gv 17,15-19).
Accettare, allora, le condizioni dell’esilio: la lotta, l’umiliazione, la solitudine. “Poiché dunque Cristo soffrì nella carne, anche voi armatevi degli stessi sentimenti; chi ha sofferto nel suo corpo ha rotto definitivamente col peccato, per non servire più alle passioni terrene ma alla volontà di Dio, nel tempo che gli rimane in questa vita mortale” (1Pt 4,1-2). Ma Dio è fedele e la sua promessa non viene meno: “Per questo Dio non disdegna di chiamarsi loro Dio: ha preparato infatti per loro una città” (Eb 11,16).
“Grande è il Signore che vuole la pace”11. Liberati dalla schiavitù del male e degli uomini servi del male mediante il sangue dell’Agnello pasquale, “togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova, poiché siete azzimi. E infatti Cristo, nostra Pasqua, è stato immolato” (1Cor 5,7). “Ecco l’Agnello di Dio” (Gv 1,29).
Sono in esodo, passano il Mar Rosso, vanno accompagnati e sostenuti dai segni di cui i prodigi di quell’esodo erano figurazione (manna, roccia, ecc...), verso la terra promessa, verso la patria celeste. Sono nutriti dal “pane vivo disceso dal cielo” (Gv 6,30), e dissetati dall’acqua che viene dal suo costato: “Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno” (Gv 7,37). Se feriti, guariranno, se guarderanno a Lui innalzato sulla Croce: “Come Mosé ecc...” (Gv 3,14). Seguendo Lui, luce del mondo - “Io sono la luce del mondo; chi segue me, non cammina nelle tenebre ma avrà la luce della vita” (Gv 8,12) -, giungeranno fino al Padre.
Lasciamoci trasportare dalla visione dell’apocalisse. Riscattati dal sangue dell’Agnello, riscattati dal mondo in cui regna Satana per formare un popolo di sacerdoti.
“Grande è il Signore che vuole ecc...”12. Il mistero della Redenzione è un mistero di amore. Gesù ha dato la sua vita per amore al Padre e per amore agli uomini ma non vuole che i suoi restino a vedere; li vuole associati, anche loro redentori, anche loro in disponibilità a offrirsi.
In modo ammirabile è stata unita a Gesù Maria Santissima nell’Incarnazione e nella salvezza. Maria ha dato il suo sì in una donazione totale. E anche ora in Cielo è tutta per noi e per la salvezza.
A Fatima ancora una volta ci è venuta a ricordare quello che ha fatto Gesù, il dovere di una nostra autentica conversione e di una preoccupazione delle sorti del mondo e della salvezza di tanti nostri fratelli. Ci è venuta a ricordare come l’amore deve trionfare in noi: dobbiamo rattristarci per le offese che vengono date al Signore, e adoperarci con la preghiera e la penitenza per la salvezza di tanti, perché sono molte le anime che vanno all’inferno. “Sacrificatevi per i peccatori e dite molte volte, specialmente facendo qualche sacrificio: Gesù mio è per tuo amore, per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati”13.
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