251. Salmo 4
3 maggio 1978
Canto di ringraziamento. Al mio gridare ha risposto il Dio di mia giustizia, nell\'angustia hai fatto largo per me1. Quando uno prega che sicurezza ha di essere esaudito? Vi è tutta una letteratura.
Eppure il Signore è stato molto chiaro e insistente.
Mt 7: “Cercate e troverete”2; Gv 14: “Qualunque cosa chiederete”3; “Chiedete e vi sarà dato”4, il Padre mio ve la darà5.
1. È che la preghiera è un dono di Dio. L\'uomo che prega realizza in sé quel dono e si lascia trasformare dallo Spirito. Elevatio mentis in Deum6. Bisogna andare in un piano molto più profondo, per comprenderla appieno e precisamente sul piano teologico e storico-salvifico.
È un aprirsi sotto l\'azione della grazia e un partecipare e vivere sempre più intensamente nella fede e nell\'amore il rapporto che il battesimo ha stabilito tra noi e le tre Persone divine riattualizzando le meraviglie che il Signore ha compiuto per noi nella storia salvifica.
In ogni battezzato il punto di partenza è stato già posto come dono gratuito. In singulas personas tingimur7, battezzare vuol dire immergere dentro; in singulas personas: siamo battezzati nel nome, cioè entriamo in un rapporto personale con il Padre, il Figlio e lo Spirito. Sviluppare questo rapporto che è irraggiungibile dalle nostre forze vuol dire fare l\'esperienza della preghiera. Dio per primo ha aperto il rapporto, il dialogo che è dono suo. Così subito appare come la preghiera cristiana non è prima elevatio, è discesa di Dio a noi. Dio si è volontariamente legato alla nostra storia nei suoi vari momenti, il momento della chiamata, della alleanza, dell\'Incarnazione e nella continuazione dell\'economia cristiana attuale; tutto questo Dio ha fatto per farci entrare nella sua comunione (Padre, Figlio, Spirito Santo). Questo vuol dire che per entrare nelle meraviglie di Dio bisogna partire dalla Parola di Dio. La Parola è tutto: è creazione. Ogni creatura incarna la Parola. La Parola è promessa di salvezza, è benedizione (Abramo). La Parola è giudizio, castigo, anche perdono, rivelazione d\'amore. Tutto è messaggio. Tutto poggia su una struttura dialogica. È Parola di Uno rivolta a un altro. Questo ordo salutis8 culmina nella Parola che si fa carne. Verbum caro9. Quella Parola che il Padre diceva a se stesso, il Verbo, nell\'Incarnazione il Padre la dice al mondo. Il Verbo incarnato traduce l\'intimo di Dio, il mistero di Dio in termini umani e perciò ci invita, ci fa sentire la Parola del Padre misericordioso a entrare in comunione. Poi Gesù conclusa la sua storia quaggiù ci dà lo Spirito Santo per guidarci nell\'intimità col Padre per partecipare alla koinonia10.
Il Cristo rappresenta la parola definitiva e totale che il Padre ha detto a noi, ma in Lui troviamo anche la Parola che egli ha detto al Padre. Parola di espiazione (“Padre perdona loro”11); di intercessione (“Prego per essi”12). C\'è il «sì» della sua obbedienza totale al Padre. Per questo è il Mediatore unico. Lui è l\'unica entrata13. Non si può andare al Padre se non per il Figlio14.
In Lui e per Lui tutti siamo figli. Da Lui viene il dono dello Spirito Santo che ci fa gridare “Abbà”15.
In Lui si concentra la preghiera autentica espressione a Dio.
Se c\'è un mondo che prega (moschee e sinagoghe) è in ritardo nel grande evento della preghiera di Cristo. La sua umanità è il luogo vero di ogni preghiera che sale a Dio. Nella Chiesa animata dal suo Spirito si dilata la preghiera di Gesù.
Il Padre ci ascolta in Cristo; allora siamo sicuri di arrivare al cuore del Padre. Nell\'Eucaristia e nella Liturgia delle Ore, nelle nostre povere parole ci sono le sue parole, l\'inesprimibile sospiro dello Spirito Santo. La nostra preghiera cristiana è inconcepibile se non guarda il modello di Cristo orante, se non poggia alla parola di Cristo. Ecco il fondamento, quello che Dio ha operato in noi.
2. Il «primo» nostro atteggiamento (Rm 8,26), ignoriamo come dobbiamo pregare ma è Spirito che aiuta l\'incapacità.
Siamo incapaci a metterci in rapporto con Dio se lo Spirito non grida: Abbà. Siamo incapaci e siamo anche indegni (pubblicano16). Il sentimento cristiano profondo è l\'umiltà, la docilità allo Spirito Santo. “Beati i poveri”17. Solo il puro di cuore può entrare subito in comunione con Dio. Per questo occorre non solo l\'esteriore, ma il silenzio interiore.
Il «secondo» atteggiamento è il senso memoriale che caratterizza tutta la preghiera rivelata. Dio ha fatto per noi qualche cosa di grande e si tratta di scoprirlo. Il Sal 65: Venite et narrabo quanta fecit Deus animae meae18. Ecco la preghiera memoriale. Ciò che Dio ha Fatto per noi. Da questo rivivere i magnalia Dei19 nasce la preghiera di lode, di ringraziamento, di adorazione. Dall\'atteggiamento memoriale nasce il ringraziamento, l\'Eucarestia che è il culmine della preghiera cristiana. Ogni domenica celebriamo la vittoria di Cristo, dopo che Gesù ha assicurato la vittoria.
«Terzo» atteggiamento: è quello della contemplazione, ma anche dell\'impegno concreto. La nostra preghiera non è altro che la sua Parola accolta ed eseguita: “Pregate ed otterrete”20. Allora comprendiamo come Dio nell\'esaudirci non è subordinato a noi, ma a se stesso. In ogni preghiere il nostro Amen non fa che esprimere questa certezza. Perciò la preghiera ha sempre davanti agli occhi Dio su cui si può contare. Ma il cristiano non prega da solo, mai. La preghiera è per sua natura con gli altri e per gli altri: tutta la vita di Cristo è in questa luce.
La preghiera vera chiama in causa Dio negli avvenimenti della nostra vita e del mondo intero. La preghiera è la più grande forza rivoluzionaria perché è capace di chiamare in causa la potenza di Dio nella storia, coinvolgendo la vita personale, sociale e politica. Neanche le cose materiali rimangono fuori dalla preghiera. Allora essere creature non vuol dire altro che essere «detti» da Dio. Nella scienza, nell\'arte, noi diciamo le cose a Dio “fatti voce di ogni creatura” (Canone IV).
Si tratta di crescere nel rapporto reale con le Persone divine: Dio per noi abbraccia tutta la storia del mondo. Così si allarga la nostra preghiera nel Cristo morto e risorto.
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