15/03/1981 - 251 - Salmo 52 Ritiro Quaresima Adulti

15/03/1981

251. Salmo 52

Ritiro1, 15 marzo 1981

Il Salmo descrive la rovina del mondo che si è allontanato da Dio. È il mondo di tanti secoli fa, è il mondo di oggi. È l’accecamento, è la rovina di tutti i valori; è la stolta pretesa di autonomia che ha condotto alle posizioni più insensate. Vi è una pagina famosa di san Paolo che descrive la situazione del mondo pagano, (Rm 1,18 sq.). L’abbandono di Dio è terribile. Senza Dio l’uomo non riesce neanche ad elevarsi, a tenere i valori della sua umanità.

È per noi? Siamo esenti? Anche in noi agiscono le passioni, e possono provocare le più amare sorprese. Agiscono tanto sottilmente che alle volte facciamo fatica ad accorgercene. Le passioni non sono più quelle di ieri, hanno forme diverse, presentano attrattive diverse, ma non meno pericolose.

In questa Quaresima ci siamo proposti di guardare a Gesù come al nostro modello. Vorrei che in questa riflessione adorassimo l’anima Santa di Gesù nel dominio assoluto su tutte le sue facoltà. Tutto in lui obbediva alla volontà, che era personalmente unita al Verbo; tutto obbediva, era diretto nelle sue azioni dallo Spirito Santo. Nella sua anima non vi era nulla di disordinato e di tumultuoso.

In noi quanta confusione: ora una gioia non controllata, ora una tristezza sciocca e immotivata, ora un’inclinazione violenta che ci fa ricercare il piacere sensibile, ora una repulsione esagerata.

La superbia vuole dominare, l’ambizione vuole dominare e prende ipocritamente il pretesto di bene, l’avarizia vuole possedere e si camuffa con delle ragioni speciose, la lussuria vuole scatenarsi, l’invidia ci fa essere afflitti per il bene che viene agli altri. Sono brame insaziabili, inquietudini, turbamenti, sollecitudini innumerevoli. I flutti.

Niente di questo nell’anima di Gesù. Una calma perfetta, una pace profonda, una inalterabile serenità.

Ammiriamo, adoriamo. Gesù, però, questo tesoro non lo ottiene solo per sé, lo vuole comunicare a noi suoi amici. San Paolo enumera i frutti dello Spirito (Gal 52).

Episodio della tempesta sedata3. Non sradicare, ma dominare, governare, diventare padroni di noi stessi, diventare padroni dei nostri mezzi per servirsene fino all’eroismo.

Abbiamo tre doveri:

1) Conoscere le nostre forze; non semplicemente enumerare i frutti: atti buoni o atti cattivi. Esame che resta superficiale. Scendere nella profondità dell’anima e trovare la fonte dei nostri disordini. L’azione sulla nostra vita è enorme, latente ma continua: una forza che spesso a nostra insaputa mette in noi ogni cosa sossopra, potenza tanto più energica quanto più nascosta, tanto più pericolosa quanto più insinuante.

Conoscere questa presenza, il numero, il carattere, le manifestazioni. Evitare dunque una conoscenza monca o superficiale, altrimenti ci troveremo di fronte a nemici formidabili, specialmente la passione predominante.

2) Combattere. Porre la scure alla radice perché, purificati dalle passioni, possiamo possedere un cuore tranquillo (Imitazione4). Purificazione per la tranquillità. La pace è frutto dell’ordine. Bisogna fare equilibrio. Mortificazione. La vita interiore si alimenta soprattutto di preghiera, e per pregare bene occorre distaccarsi il cuore. Pregare è ascoltare e il troppo rumore non controllato impedisce. Lotta contro le distrazioni. E del resto, se non si vince l’inizio, le conseguenze possono essere gravissime.

3) Governare. Renderle5 strumenti di virtù e di perfezione. Comunicano alla nostra attività maggior energia e maggior slancio. Ci aiutano a vincere la mediocrità. Farsele ausiliari, leve di forza insuperabile. Esempio di san Paolo. Esempio di sant’Agostino, san Francesco, sant’Ignazio, san Francesco di Sales.

Questi nemici interni li portiamo in noi, non li possiamo fuggire. Con tali nemici la vittoria non è mai completa; altro le passioni dei ventenni, altro dei quarantenni. Però putata repullulant, effugata redeunt, reaccenduntur extincta et sopita excitantur6 (San Bernardo).

Solo la sua grazia può aiutarci a vincere e a indirizzare bene. Se abbiamo avuto sconfitte è perché non abbiamo confidato in questo soccorso, ci siamo fidati di noi stessi.

Quando saremo fiacchi, saremo forti con il Signore7.

Non avremo a temere. Affrettati ad intervenire.

Arrivare alla pace interiore. Adoriamo Dio, sede immutabile, centro, fonte inesauribile della pace. Non contento di gustarla e gioirne ci chiama tutti a farne parte. Infatti la pace è l’aspirazione di tutti, lo scopo delle fatiche, la ricompensa sperata la cui visione sostiene il coraggio nelle lotte e prove.

Tutti tendiamo alla pace del cielo: “Sì, dice lo Spirito, riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono” (Ap 14,13). Ma anche su questa terra Dio in Gesù vuol farci parte della sua pace: “Come una madre consola un figlio, così io vi consolerò; in Gerusalemme sarete consolati. Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore, le vostre ossa saranno rigogliose come erba fresca” (Is 66,13-14). “Io vi do la mia pace”8.

La pace interiore è un grande bene, è bene stabile e duraturo, è partecipazione alla tranquillità divina, resta al di sopra di tutte le ansie terrene. “La pace di Dio che supera ogni intelligenza” (Fil 4,7). Bene da tutti agognato. ma che tocca a pochissimi. È segno della presenza di Dio in noi. Nei beni esteriori Dio dà a tutti, ma questo Dio lo dà solo agli amici, ed è il bene superiore a tutti.

La pace è il frutto dell’ordine della santità: “Il Regno di Dio è pace e gioia nello Spirito Santo”9. E in questa pace lo Spirito Santo agisce mirabilmente (in un’anima agitata non agisce, o poco), si realizza il silenzio per cui la sua parola si può udire. Lo Spirito Santo agisce da padrone.

Guardiamo allora di desiderare questa pace e di non tollerare niente contro di essa, per “dirigere i nostri piedi sulla via della pace”10.

Chiederla spesso; eliminare gli ostacoli che l’impediscono; pensare fedelmente a Dio quando saremo tentati.

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