18/03/1981 - 251 - Salmo 54

18/03/1981

251. Salmo 54

18 marzo 1981

È una lamentazione. È oppresso da un ambiente ostile; i nemici non gli lasciano tregua. È tanto stanco che vorrebbe fuggire lontano, avere le ali di una colomba e poter andare in pace in un luogo deserto. Tanto più che è tradito anche da un amico suo intimo e familiare. Non vi è nulla che amareggi tanto l’anima quanto il tradimento di chi era vicino in dolci colloqui, tanto vicino da partecipare insieme al culto divino.

Invece il traditore ha osato levare la mano contro gli amici, ha violato il patto sacro dell’amicizia ed ha agito con perfida ipocrisia. “Più untuosa del burro è la sua bocca”1; parole fluenti come olio, ma sotto tiene la spada sguainata per colpire senza pietà. Unico rifugio è la protezione dell’Altissimo che nella sua giusta Provvidenza interviene e salva. Resta fissa e ferma la fede: “Ma io, Signore, in te confido”2.

Il Salmo pone il grande problema della fraternità e della amicizia, dell’amore che deve regnare con tutti gli uomini, dell’amore specialissimo che deve essere tra noi cristiani, ai quali Gesù ha detto: “Da questo conosceranno ecc...”3 e “Amatevi come io vi ho amati”4. Come è possibile esservi fedeli, quando siamo così impastati di egoismo e mille pretesti ci presenta la vita per dividerci? Lo vediamo ogni giorno come è facile e sembra alle volte inevitabile questa divisione anche proprio con quelli che hanno la nostra stessa fede e il nostro ideale.

Gesù ci è venuto incontro e per questo ha voluto rimanere sempre tra noi come segno di unità e vincolo di carità. È l’Eucarestia che ci unisce, è dall’Eucarestia che viene la forza unificante. La Messa è il luogo privilegiato del nostro incontro con Dio in Gesù Cristo e con i nostri fratelli. Partecipandovi consapevolmente, il cristiano si trova letteralmente immerso in Cristo e così strettamente unito a Lui da ricevere in sé nel modo più completo e perfetto il suo spirito, la sua vita, l’amore per tutti, il desiderio di comunione con i fratelli, il frutto totale della redenzione, cioè la comunione di vita con la Santissima Trinità.

Il fatto stesso di riunirci nel suo nome è legame di fraternità in Lui, perché “dove sono due riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro”5. “Cristo è sempre presente nell’assemblea dei fedeli riuniti in suo nome” (De sacra communione6). Diventiamo tempio santo di Dio (assemblea) in cui Cristo si fa presente e opera con il suo Santo Spirito; quindi comunichiamo con Lui, siamo avvolti e impregnati dalla sua grazia santificante e purificatrice, perché Gesù viene sempre a questo scopo: comunicare l’abbondanza della vita divina: “Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10,10) e per unirci alla sua carità.

La comunicazione della parola è un altro mezzo di intima comunione. Dice la Dei Verbum (2): “Piacque a Dio, nella sua bontà e sapienza, rivelare se stesso e manifestare il mistero della sua volontà, mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo Verbo fatto carne, nello Spirito Santo hanno accesso al Padre e sono resi partecipi della divina natura. Con questa rivelazione, infatti, Dio invisibile, nel suo grande amore per gli uomini, parla a loro come amici e si intrattiene con essi per invitarli e ammetterli alla comunione con Sé”.

E la sua parola ci illumina insieme, ci fa vedere i nostri torti, ci spinge perché abbandoniamo le nostre cattiverie, ci fa possedere lo spirito di Gesù, ci fa vivere in Lui e per Lui che ha così amato tutti gli uomini.

Un grado di comunione con Cristo si realizza mediante l’unione con il sacerdote celebrante. “Nel sacrificio eucaristico Cristo è presente nella persona del ministro perché colui che offre per mezzo del ministero dei sacerdoti è il medesimo che allora offrì sulla croce”7. Uniti tutti insieme al sacerdote siamo in modo nuovo e caratteristico a contatto con Cristo, dialoghiamo con lui; ci vuole così un unico corpo e un unico spirito.

Il sacramento dell’Eucarestia, il più grande, il più santo e il più bello, contiene Cristo. La sua presenza si dice «reale» quasi che le altre non fossero reali, ma per eccellenza, perché è anche corporale e sostanziale e in forza di essa Cristo tutto intero si fa presente nell’atto stesso del suo sacrificio redentore perché “ogni volta che il sacrificio della croce, con il quale Cristo nostro Agnello Pasquale è stato immolato, viene celebrato sull’altare, si rinnova l’opera della nostra redenzione” (Lumen Gentium, 3).

È presente con il suo corpo reale per l’unità e l’amore del Corpo Mistico. In proporzione della nostra fede e carità siamo uniti e accresciamo la carità tra di noi.

Nella Comunione sacramentale tocchiamo il vertice: “Nella frazione del pane eucaristico, partecipando noi realmente al Corpo del Signore, veniamo elevati alla comunione di vita con Lui e tra di noi” (Lumen Gentium, 7). L’alleanza, cioè il disegno di Dio di condurre gli uomini a un’intima comunione con Sé e tra di loro, viene così perfettamente realizzata nel sacrificio convito eucaristico: “Prendete e bevete”8.

Gesù si presenta come il servo sofferente e dà alla sua morte il significato di sacrificio espiatorio. Egli diviene così il mediatore dell’alleanza. “Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, dalla reclusione coloro che abitano nelle tenebre” (Is 42,6-7).

Il cuore degli uomini sarà cambiato e lo Spirito di Dio sarà donato (Ger 31,31). In virtù della Messa la Chiesa universale si presenta come un popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo; la Chiesa è radicata nella Trinità, vive e respira nella Trinità e per la Trinità.

La Messa segna il vertice e la consumazione del disegno di Dio che tutti gli uomini entrino nel numero dei suoi figli e vivano con Lui il mistero della lode della sua gloria. “Benedetto Iddio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo” in Ef 19.

Realizzare il Corpo Mistico, sequela di Cristo, unica via per giungere alla comunione di vita con il Padre; assorbimento dei suoi sentimenti, imitazione di Cristo, rivestirsi di Lui. Crescita in Cristo fino alla maturità10; figli di Dio, quindi comportarci da figli di Dio: “Perché tutti siano una cosa sola”11. Eucarestia significa attuare l’unità della Chiesa. La Messa è la celebrazione comunitaria per eccellenza, è il luogo in cui tutti i figli di Dio si sentono famiglia di Dio, si manifestano al mondo come un cuore solo e un’anima sola e alimentano la loro fraternità partecipando coralmente all’unico pane e all’unico calice.

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