251. Salmo 57
22 aprile 1981
Il Salmo è una requisitoria terribile contro coloro che approfittano della loro posizione e del loro potere per commettere soprusi e ingiustizie. Questa gente perversa non sa che cosa è la rettitudine; pensano al male e lo fanno con violenza1. La loro lingua si assomiglia per il veleno a quella del serpente e sono insensibili a ogni richiamo come quelle vipere sorde ad ogni fischio dell’incantatore2.
Di qui esce la preghiera, perché il male sia vinto, a Dio giusto giudice, infinito nella scienza e nella potenza. Ed è ancora profezia: perché sicuramente il male sarà sconfitto; quei denti che sembrano forti come quelli di un leone verranno spezzati3; la potenza che sembrava indistruttibile si scioglierà e si disperderà come acqua, inaridirà come erba pestata4. Come la lumaca ritira le sue corna, così si ritireranno, spariranno come un aborto5; come la pentola posta su una fiamma si scalda in breve tempo, così in un tempo breve ugualmente saranno travolti dall’uragano.
È la fiducia in una giustizia superiore e indefettibile; è il ribadire un sostanziale ottimismo. L’ingiustizia e le persecuzioni sembrano trionfare? Non avvilirsi, non sgomentirsi, non disorientarsi. C’è Dio, e Dio sa mettere a posto tutto. Dio non si lascia corrompere, Dio è contro ogni ingiustizia. Dio ama i piccoli, i deboli, i perseguitati. Gesù ci rivelerà ancora di più. Gesù proclamerà beati i poveri, quelli che soffrono, i malati, quelli che hanno fame e sete di giustizia, i perseguitati, i costruttori di pace6. Bisogna che spesso riascoltiamo le beatitudini; deve essere la nostra costante meditazione. Tante volte ci sentiamo soffocare dal peso di tante cose sporche, inquietanti, terribili, un\'ingiustizia sfacciata e tremenda, corruzioni, assassinii, vizi sfacciati e frenetici.
Nostro Signore chiama beati quelli che sono perseguitati per causa della giustizia, il patire, perché il bene è contraddetto, perché il fare il nostro dovere suscita reazioni persecutorie; perché si cerca di essere cristiani diritti, perché non si viene a compromessi. La tentazione del conformismo è terribile e porsi sempre controcorrente è duro.
Alcuni per sfuggire alle loro responsabilità si appellano alle parole di Gesù: “Beati i pacifici”7. Ma Gesù ha parlato di “operatori di pace”, di focolai di pace, della sua pace che è amore, che è verità, che è giustizia. Una pace che perciò non sta con il peccato e tutto ciò che proviene dal peccato: la menzogna, la violenza aperta o nascosta, l\'ingiustizia. Amore di pace, che non si può confondere con l\'aver paura, con la debolezza, con un ottimismo ingenuo.
E sul piano sociale non è da confondersi con la difesa a oltranza di una tradizione perché tradizione, ordine costituito; e ad accettare e a difendere un sistema quando questo copre tanti soprusi; a rinunciare alla battaglia per una società migliore. La ricerca della pace non è silenzio, non è acquiescenza, non è passività. È azione positiva e dirompente che trova la sua vitalità in un ideale ben chiaro.
Essere operatori di pace è assai più difficile che essere violenti. Usare la pazienza, essere perseveranti è una virtù che posseggono solo i forti. I deboli sono impazienti e hanno fretta e si arrabbiano e sono inquieti e non sanno aspettare I tempi. Vorrebbero gli altri perfetti perché fa loro comodo.
“I pacifici saranno chiamati figli di Dio”8, perché essere tali vuol dire raggiungere una perfetta comunione con Dio, e in ciò consiste la vita eterna. Ecco perché non si turbano. Attraverso le prove sanno che raggiungono quella piena maturità di vita fatta su imitazione di Gesù. Gesù ha accettato ogni genere di prove. Anche il cristiano suo discepolo sa che la persecuzione e la contraddizione sono nella linea di chi segue Gesù: “Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi”9. Non rinuncia mai al suo dovere per inchinarsi al padrone e alla tirannia del mondo, alla meraviglia della gente, alla risolino beffardo, ai titoli di offesa. Sa che la volontà di Dio si deve sempre preferire, e che non si può negare la verità a nessun titolo.
Il cristiano non ha paura, perché nelle persecuzioni raggiunge la sua gloria e la sua grande gioia: “Beati voi quando vi insulteranno e, mentendo, diranno ogni male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli”10.
Del resto, le prove di Cristo sono continuamente le prove della Chiesa di cui noi facciamo parte. Le profezie delle sofferenze di Cristo si possono applicare alla Chiesa. Le vicende della persona di Cristo sono le vicende del Corpo Mistico della Chiesa.
La Chiesa si identifica a tal punto con Cristo da permettere uno scambio di linguaggio tra la storia della Chiesa e storia di Cristo. “Saulo, Saulo ecc…”11. Non cedere, non avvilirsi, non deprimersi. Non rispondere al male con il male. La giustizia, nel senso biblico, deve restare e accrescersi in mezzo all’altrui cattiveria.
La fortezza, la pazienza, il perdono. La fortezza che esige confidenza in Dio; l’unico timore è per la nostra debolezza, il credere di essere forti noi.
La pazienza che esige una serenità e una speranza da rinnovare ogni giorno. Il perdono, perché senza di esso non si dà carità. Senza perdono non si riesce a vincere, perché chi non perdona cede davanti a se stesso, e allora non sarà in grado di vincere di fronte agli altri. Perché è più difficile vincere se stessi che vincere gli altri.
Chi morisse con astio, anche se per la fede, non sarebbe un martire e non potrebbe avere né il dono né la grazia del martirio. È la mitezza che allora si conquista. È quel dominio di sé che vale qualunque tesoro. In un mondo in cui è ingigantito il mito della crescita, della affermazione spettacolare, noi riaffermiamo il senso vero della vita cristiana che è il senso della donazione, del servizio della sofferenza, della fatica umile e nascosta, di un tessuto di piccole virtù, ma che fanno dell’uomo il capolavoro dello Spirito Santo, il vero costruttore del Regno di Dio, colui che distrugge il regno di Satana, perché è proprio rifare la vita di Cristo Signore.
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