01/02/1982 - 251 - Salmo 59

01/02/1982

251. Salmo 59

1 febbraio 1982

È tutto un inno di fiducia pur nell’amarezza di una sconfitta e nell’incognita di una lotta tremenda. Una sciagura che ha intontito chi l’ha sperimentata: un vino da vertigine1; una sciagura che rende ubriachi. La paura ha avuto il sopravvento, non si è resistito e si è cercato scampo nella fuga2.

Tutto finito? No. Vi è la sua parola e la sua promessa. Dio è magnifico nella sua provvidenza e nei suoi interventi. Dio non mancherà: lo sente il suo oracolo. È sicura la vittoria: “Esulto e divido”3. Vi sono già le spartizioni: Sichem, con tutto il suo territorio, sarà diviso, Succot, Galaad e il territorio di Manasse4.

Efraim sarà una grande difesa di guerra come l’elmo al guerriero, e la tribù di Giuda rappresenterà lo scettro del dominio5. I territori nemici saranno completamente soggiogati. Moab diventerà come una bacinella da lavarsi i piedi6, sarà cioè in un servizio totale come è la condizione degli schiavi addetti ai più umili servizi. Edom7, che ha scatenato la guerra, diventerà totale possesso, come un campo su cui si getta simbolicamente il sandalo per indicare il cambiamento di proprietà. E i filistei, verso il mare, diventeranno motivo di vero giubilo perché saranno vinti8. Vittoria allora su tutta la linea.

È tale la speranza che sembra già un fatto compiuto. La fiducia non è nell’esercito o negli uomini, “perché vana è la salvezza dell’uomo”9. “In Dio faremo prodezze”10. La sua potenza, la sua misericordia, la sua giustizia.

È la mirabile azione di privilegiato amore che aveva il popolo eletto, l’antico Israele. L’individuo può ottenere accesso a Dio solo se unito al suo popolo: la salvezza è per Israele.

È venuta la pienezza dei tempi all’“Israele secondo la carne” (1Cor 10,18), subentra l’Israele secondo lo spirito al quale sono passate (trasferite) le promesse fatte ai padri. Nos verus Israel sumus: lætamur in te, Domine, hostem spernentes et malum, Christi defensi sanguine (A Mattutino domenica11). Ecco la Chiesa. Come Israele era il popolo che Dio pasceva, così sarà pure della Chiesa. È il gregge che è guidato da Cristo il Buon Pastore, il Messia. Come Israele è paragonato a una vigna (ricordate il capitolo 5 di Isaia: “La vigna del Signore degli eserciti è la casa d’Israele”; 5,7), così Gesù stesso paragonerà la Chiesa a una vigna nella quale sono mandati gli operai. “Andate anche voi nella mia vigna”12. Sono i profeti e gli Apostoli. Anzi, parla di se stesso come della vite vera alla quale noi siamo uniti, e solo così riceviamo la vita13.

La città santa Gerusalemme, Sion, ecco è trasformata; Gerusalemme, Gerusalemme14. La nuova è la Chiesa. Dirà san Paolo: “La Gerusalemme attuale di fatto è schiava insieme ai suoi figli. Invece la Gerusalemme di lassù è libera ed è la nostra madre” (Gal 4,25-26).

San Giovanni nell’Apocalisse parlerà della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, da presso Dio. La canterà con entusiasmo. “Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: «Ecco la dimora di Dio con gli uomini. Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno il suo popolo ed egli sarà il Dio-con-loro»”15. Ed ancora: “Un angelo mi parlò: «Vieni ti mostrerò la fidanzata, la sposa dell’Agnello». L’angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scendeva dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio” (Ap 2116).

La Chiesa si presenta come comunità di salvezza. Gesù, dirà san Paolo, è stato “costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, la quale è il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose” (Ef 1,22-23). Forma una sola cosa con Cristo. Ed è il mezzo di riconciliazione con Dio. Questo nuovo popolo, Israele, che san Pietro dirà: “la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di Lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce; voi, che un tempo eravate non-popolo, ora invece siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia” (1Pt 2,9 sq.).

Il Concilio Vaticano chiama la Chiesa “sacramento, cioè segno e strumento”17 che insieme manifesta e opera la salvezza. La Chiesa non ha la sua origine, la sua essenza dal basso ma dall’alto per la grazia. I suoi membri ricevono da Lei e devono dare ciò che a loro essa richiede. La Chiesa non è santa o peccatrice per la santità o il peccato dei suoi membri, ma questi sono santi per la grazia che ricevono dalla Chiesa o sono peccatori perché rigettano la grazia che offre la Chiesa.

Di qui la straordinaria sicurezza del vivere nella Chiesa e con la Chiesa; la certezza dell’unità della fede preservata da qualsiasi errore, perché il Magistero ha ricevuto il mandato di interpretare autenticamente la sua Parola scritta.

Il Credo perciò non è un elaborato della scienza, della filosofia, quindi neppure della teologia. Perciò nella Chiesa non sono i teologi che possono decidere sul significato del contenuto dei Libri rivelati. La Dei Verbum dice che la spiegazione della Sacra Scrittura è “sotto la vigilanza del Sacro Magistero”18 e la Lumen Gentium che la fede del popolo di Dio è posta sotto la direzione del Magistero (12). Non c’è fede che nella fede globale della Chiesa; il Magistero dei Papi e dei Vescovi è la garanzia della sicurezza, della serenità, della gioia.

Di qui la nostra obbedienza. Obbedendo, noi obbediamo a Gesù. Un’obbedienza che si vuole attuare nella sincerità, nella lealtà, nella confidenza gioiosa. Niente servilismo. I carismi dei singoli e il ministero dell’autorità sono insieme, in una sola fede, in un solo amore, in una sola speranza, diretti verso Cristo al quale tutti con amore obbediscono: il ministero, guidando; i fedeli, lasciandosi guidare. Amiamo dunque questa Chiesa, ed evitiamo dal considerarla come qualcosa di distinto da noi. Non saremo allora accusatori e non penseremo che siamo noi a portare e a salvare la Chiesa, ma che è la Chiesa a portare e a salvare noi peccatori.

L’umanità compirà le sue conquiste contro i suoi nemici, contro l’odio, la fame, la miseria, nella misura in cui accetterà il dono di Dio che è la Chiesa, perché è in Lei che vi è la presenza privilegiata di Cristo, che in essa porta a compimento ciò che ha cominciato. In essa e attraverso essa ci dona la sua Parola, la sua Vita, il suo Spirito.

Condividi su
MOVIMENTO FAMILIARIS CONSORTIO
Via Franchetti, 2
42020 Borzano
Reggio Emilia
Tel: + 39 347 3272616
Email: info@familiarisconsortio.org
Website: familiarisconsortio.org
  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

© 2022 Movimento Familiaris Consortio | Via Franchetti, 2 42020 Borzano (RE) | info@familiarisconsortio.org |Privacy Policy | COOKIE POLICY | SITEMAPCREDITS