13/03/1985 - 251 - Salmo 67

13/03/1985

251. Salmo 67

13 marzo 1985

È la descrizione di un grande trionfo. Dio regna.

Chi è con Dio vince sempre e ha ragione dei nemici più forti e più agguerriti1. La magnifica virtù della speranza deve riempire tutta la nostra vita. Il Salmo descrive la vittoria dopo una dura battaglia. È simbolo di una battaglia perenne cui è chiamato a compiere tutto il popolo di Dio e ogni singola anima.

Gesù Risorto ci porta la vittoria: bisogna stare uniti a Lui che ci ha chiamato ad essere il suo prolungamento. Vittoria su Satana e su tutte le forze coalizzate del male. “Il mio regno non è di questo mondo”2. Capiamo bene che il trionfo non ha nulla di questo mondo né nella sostanza, né nello stile. Il suo è trionfo dell’amore su l’odio e sulla cattiveria.

Trionfo della Santa Chiesa nelle sue secolari e perenni battaglie. Trionfo di ogni anima nelle sue intime lotte, nelle sue angosce, nelle sue problematiche. La più terribile: il mistero della morte. Solo Gesù ci illumina, solo Lui ci dà una certezza, ci dà una garanzia, ci dà la vita che non ci è tolta ma solo cambiata. Da vita del tempo diventa vita di eternità: Qui mortem nostram moriendo dextruxit et vita resurgendo reparavit3. Ha voluto morire per darci la vita, è risorto per darci il trionfo.

Per questo si è dato tutto alla umanità nella Incarnazione, e nell’Eucarestia-Comunione si dà tutto – il corpo e il sangue – a ciascuno, a te, a me.

È il pane che dà la vita4. “Chi mangia di questo pane vivrà in eterno5 […]. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo resusciterò nell’ultimo giorno6”.

Vivere in questo mondo è come nell’Esodo: si va verso la Terra Promessa. Il cammino è duro: è un deserto, nemici sono tanti, insidiosi e potenti. Ma con noi è il Signore.

E il Salmo comincia proprio con le parole che pronunciò Mosè (Nm 10,35) alla partenza dell’Arca: “Sorgi, Dio, e i suoi nemici si disperdano e fuggano da te coloro che ti odiano”. Lui esce con noi. La terra trema, i cieli stillano7. La sua resurrezione. Avviene nel monte di Sion; gli altri monti non portano salvezza anche se imponenti e alti. È la festa di Pasqua; il gaudio e la speranza di ogni anima e quelle di tutto il popolo di Dio. La potenza, dice il Salmo, che adopera per noi8.

L’annuncio della risurrezione di Gesù è ancora l’annuncio della nostra splendida vittoria in Lui. Non è solo l’immortalità dell’anima, è la vita perenne di tutto l’uomo. “Il nostro Dio è un Dio che salva”9. E continua san Paolo: “I morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità. […]. La morte è stata ingoiata per la vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è o morte il tuo pungiglione? […]. Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo!”10. “Cristo è risuscitato primizia di coloro che sono morti. Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione” (1Cor 1511).

La morte fisica non è abolita, ma ha cambiato di significato. Non significa la distruzione, è un passaggio verso Dio, è un’entrata nella vita vera. Perché Cristo ha vinto il peccato.

“Comanda, o Dio, la tua potenza”12. I peccati sono i nostri veri nemici. Il mondo precipita perché è carico di peccati. La vera liberazione è quella dal male. “Liberarci dal male”13. “Lasciatevi riconciliare con Dio” (San Paolo14). Noi dobbiamo vivere da resuscitati una vita trasfigurata dalla grazia.

La morte è in funzione della vita. “Dio ci ha sottratto al potere delle tenebre”, cioè ci ha fatto vincere Satana, “e ci ha trasferiti nel regno del Figlio suo diletto”15, nel regno messianico. Per Gesù, per la sua opera abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati16. Perché Lui è stato obbediente fino alla morte Dio lo ha esaltato17. E in Lui è ancora la nostra esaltante vittoria.

La morte del cristiano, che è stato unito a Cristo, partecipe del suo potere redentivo, della sua grandezza. I cristiani muoiono nel Signore perché sono sue membra; con il Battesimo sono diventati coeredi.

La loro speranza piena di immortalità non è delusa. Quello che è necessario allora è vivere nell’attesa; non moriamo come gente condannata ma come coloro che aspettano di essere risuscitati. Viene nel nostro cuore, come dice il Salmo: “Cantate a Dio, appianate la strada18”, “Egli cavalca nei cieli”19; “Riconoscete a Dio la sua potenza”20, la potenza che adoperi con noi. Quella potenza che ha resuscitato Cristo risusciterà pure noi. Cristo è risuscitato ed “è salito in alto”21.

Allora un cristiano suo membro vive per morire, vive per trionfare con Cristo. Perché la vita non vale in se stessa: “Per noi morire è un guadagno”22.

“Alla fine della strada non c’è la strada ma la fine del pellegrinaggio. Alla fine della morte non c’è la morte, ma la vita”23.

Il cristiano che muore con Cristo esperimenta sì l’abbandono, l’amarezza, l’impotenza, ma esperimenta che Cristo è in Lui. E la morte deve rassegnarsi a perdere. Diventa strumento di vita: a lei è affidato il compito di trasmettere il dono di Dio. Non è più un assoluto ma un invito all’assoluto: è un ponte. “Noi siamo passati dalla morte alla vita” (1Gv 3,14).

Vivere il rapporto con Cristo e mettere la vita nostra nella Messa. Vi dobbiamo mettere tutti gli istanti. Perché nella Messa non deve essere solo Gesù ad essere offerto.

La morte affrontata con consapevolezza e accettata nell’amore diventa un vero sacrificio di amore. Non è più un destino inesorabile dal quale siamo schiacciati, ma è un’offerta a Dio come suprema testimonianza d’amore.

Gesù è venuto a morire per trasformare la nostra morte. L’essenza del messaggio cristiano sta nella risurrezione.

Gli Apostoli hanno dato al mondo questo annuncio di vittoria: “Sì è veramente risuscitato, noi ne siamo i testimoni”24. Ripete il Salmo: “Cantate a Dio, o regni della terra, inneggiate al Signore”25. Gesù è morto ed è il vivente. La morte non è più il destino finale dell’uomo. La speranza dei profeti è diventata realtà. Gesù entrato nella pienezza della vita con Dio per sempre. La vita eterna in cui introduce tutti i quelli che credono in Lui. Lui sarà il premio e Lui sarà la gioia.

Diceva santa Teresa del Bambin Gesù: “Il tuo Volto è la mia patria”26. Il Paradiso è essere nella gloria del suo amore.

Il Salmo 67 è inno di trionfo, il nostro. La morte non ci fa più paura perché siamo in Gesù e partecipiamo alla sua Morte e alla sua Resurrezione.

Ci sono due cose che l’uomo non riesce a fissare a lungo con gli occhi: il sole e la morte. Mentre però si può guardare il sole riparando gli occhi con lenti oscure, alla morte si può solo guardare attraverso il prisma della Passione, Morte e Risurrezione di Cristo.

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