251. Salmo 70
10 aprile 1985
È un gemito e un atto di fiducia. Una tristezza che vuol difendersi. Chi ha fede non è solo. La solitudine fa paura per l’oggi e per il domani. Dio è la sicurezza. Perché Dio non è a sé, è per chi in Lui confida. Dio difende. Dio salva. La speranza è gioia perché si basa sulla sua promessa. “In te mi rifugio, o Signore”1.
Egli è giusto perciò ha l’orecchio teso alla voce delle sue creature, è difesa. L’uomo ha bisogno di Dio, si deve sentire creatura. La sua grandezza è nell’essere il Signore la sua speranza.
Dio lo ha fatto a coronamento della sua opera, della sua onnipotenza (Gen 1,27-28). Lo ha fatto simile a Lui. Se resta così, valorizza le sue doti, adempie la sua missione. Altrimenti cade nella illusione della autosufficienza: non guarda più in alto. Il suo sbaglio diventa terribile: diventa «solo» e cade nella disperazione.
Diceva San Paolo agli Ateniesi: “Ve lo annunzio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutto ciò che contiene, che è signore del cielo e della terra […] si lascia servire come se avesse bisogno di qualche cosa, essendo Lui che dà a tutti la vita e il respiro a ogni cosa” (At 17,24 sq.).
“Dal grembo ecc…”2. Il rapporto è vitale e assoluto. Non si può ignorare o ridurre . La sua dignità trova proprio qui il suo fondamento. Dice la Gaudium et Spes (21): “La Chiesa sa e sostiene che il riconoscere e il confessare Dio non si oppone affatto alla dignità dell’uomo, dato che tale dignità trova proprio in Dio il suo fondamento e la sua perfezione: l’uomo […] è da Dio Creatore costituito intelligente e libero nella società, ma soprattutto è chiamato alla comunione con Dio stesso in qualità di figlio e alla partecipazione alla felicità di Dio stesso. Qualora manchi il fondamento divino e la speranza della vita eterna, la dignità umana viene assai gravemente lesa, come spesso si deve oggi constatare, e gli enigmi della vita e della morte, della colpa e del dolore rimangono senza soluzione al punto che non di rado gli uomini sprofondano nella disperazione”.
“Della tua lode è piena la mia bocca”3. È la grande rivelazione: Dio si china sull’uomo e lo ritiene degno del suo amore. Dio cerca e ama l’uomo. Dirà san Giovanni nella sua prima lettera: “Dio è amore. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1Gv 4,8-10).
Per riaverci Dio ha voluto l’Incarnazione, l’immolazione di Gesù sulla Croce, ha voluto i mezzi estremi per darci la vita che non ha termine. “Spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo. […]. Umiliò se stesso facendosi obbediente” (Fil 2,7-8).
“Non respingermi”4. Si è sicuri; nessuna debolezza è abbandonata. Perché Gesù ha preso tutto dell’uomo, eccetto il peccato (Eb 4,15) e tutto ciò che gli è connesso. Ha preso su di sé la Croce. E a Pietro che aveva sguainato la spada dice: “Non berrò il calice che il Padre mi ha dato?”5 Perché il nostro dolore avesse un valore, lo ha unito al suo; e perché noi riuscissimo a portarlo, ha bevuto tutto fino in fondo. Vere languores nostros ecc...6. Dolore che diventa purificazione, scuola di vita, che assume la portata redentrice.
Isaia lo aveva profetizzato: caricato dei nostri dolori sembrava un uomo punito da Dio. Egli è stato trafitto per i nostri peccati, schiacciato per le nostre iniquità7.
“I miei nemici parlano di me ecc...”8.
“Arrossiscono e rimangono confusi”9. Sì, perché in Cristo è la vera elevazione di ogni uomo e il modello al quale conformarsi. Cristo, immagine del Dio invisibile e primogenito di ogni creatura10, è la risposta a tutti gli interrogativi su l’uomo. Cristo Verbo Incarnato è l’uomo nuovo in cui la dignità della persona è al suo vertice; Cristo, nel suo mistero di solidarietà con l’uomo, porta a perfezione la comunità umana; Cristo nel suo mistero pasquale purifica ed eleva l’attività umana.
È una visione di trionfo che vince ogni sconforto. Tutto l’uomo è redento da Gesù.
“Continuerò in ogni tua lode”11. Gesù, dice il Concilio Vaticano (Ad Gentes, 13), inviato per la salvezza di tutti colma tutte le attese.
Con l’Incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni l’uomo. È l’ideale perfettamente realizzato della vocazione e della storia dell’uomo. Siamo stati creati in Lui, Verbo di Dio, ed è sempre in Lui, vero uomo, che toccheremo non solo la perfetta morale, ma l’assimilazione reale e vitale a Dio, la grazia santificante. “Il Padre e io verremo da lui e faremo abitazione in lui”12.
“La mia bocca racconterà la tua giustizia”13. Si tratta allora di corrispondere. Bisogna amare e fare il cammino dell’amore, la testimonianza dell’amore. All’amore si corrisponde con l’amore. Alla sua giustizia, alla sua salvezza. Quale ciascuno è, tale è il suo amore. Dice sant’Agostino: “Ami la terra? Sarai terra. Ami Dio? Che dirò? Sarai dunque Dio? Non oserei dirlo da me stesso, ma ascoltiamo le Scritture: «Ho detto: voi siete dei, siete tutti figli dell’Altissimo» (Sal 8214)”15.
Non basta vivere da persone oneste. Bisogna essere permeati e trasfigurati dall’amore. Nell’amore essere orientati verso Dio, aderire a Lui, consacrati e donati al suo servizio. E non accontentarsi di ciò che è strettamente dovuto. E realizzare la lode “durante tutto il giorno”16. Perché l’amore è geloso e fedele. Non tollera alcun patteggiamento, nessun compromesso con il mondo. Come dice san Giacomo (4,4-5) con parole forti: “Gente infedele (adultera)! Non sapete che amare il mondo è odiare Dio? Chi adunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio. O forse pensate che la Scrittura dichiari invano: fino alla gelosia ci ama lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi?”.
E San Giovanni (1Gv 2,15): “Non amate il mondo e ciò che è del mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui”.
“Dalla giovinezza mi istruisci, o Dio”17. La vocazione all’amore. Il battezzato è incorporato, assimilato a Cristo. Sono come Cristo figli di Dio, devono vivere come Lui, con i suoi stessi pensieri, le sue scelte, le sue azioni. Strutturalmente gli devono essere conformi perché la grazia li ha divinizzati. Amare come Dio ama. “Camminate nell’amore, proprio come Cristo vi ha amati” (Ef 5,2). E ognuno deve raggiungere la perfezione nella Chiesa che è il corpo e la pienezza del Cristo.
“Potrò annunciare la tua potenza”18. La Chiesa ha la sua ragione di essere per crescere e sviluppare la carità. Nella carità si edifica il corpo di Cristo, in esso la Chiesa edifica tutti nella verità. “Professando la verità nella carità, noi cresceremo in tutto verso Lui, che è il Capo, per mezzo del quale tutto il corpo […] realizza la sua crescita organica per la propria edificazione nella carità” (cfr Ef 4,15-16).
La storia della Chiesa è una storia dell’amore. L’annuncio ci è venuto da Cristo, ripetuto dalla Beata Vergine, e ci presenta il modello perfetto dell’amore di obbedienza e di adesione alla volontà di Dio nella famiglia di Nazaret. Gli Apostoli dopo la prova.
“Tu mi hai fatto vedere”19; porteranno l’amore nel mondo universale: “Andate e portate l’annuncio”20, quale? Che Dio ha amato e ha dato il suo Figlio21. Spezzeranno il pane; la meraviglia e la fonte dell’amore nell’Eucarestia. E indicheranno nel Cuore di Cristo squarciato sulla Croce la ragione della grande speranza. Porteranno il grande annuncio sul quale si basa tutta la fede: è risorto.
“Gridino di gioia i tuoi fedeli”22. Perché Cristo ha portato a tutti la giustificazione. E il discorso di Paolo ad Antiochia: “Vi sia dunque noto, o fratelli, che per opera di lui vi viene annunziata la remissione dei peccati e che per Lui chiunque crede riceve giustificazione” (At 13,38-39). La vita del cristiano è perciò segnata dalla gioia che dilata il cuore e fa sopportare tutte le prove. La fede pasquale; lasciarsi penetrare e avvolgere dalla gioia del Signore.
Il Signore è veramente risorto23. Gioite, ve lo ripeto: gioite. “Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora: rallegratevi! La vostra affabilità sia nota a tutti” (Fil 4,4-5).
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