032 - Bibbia - Cardinal Congar

251. Bibbia

1. Tutto quello che è stato scritto prima di noi, lo è stato per nostro ammaestramento perché, mediante la perseveranza e la consolazione che ci danno le Sacre Scritture, noi possediamo la speranza (Rm 15,4).

Restif de la Bretonne1 ogni sera leggendo la Bibbia in famiglia diceva: “Raccogliamoci, lo Spirito Santo sta per parlare”. Che cosa possiamo trovare: non pensieri filosofici profondi, non cognizioni scientifiche sul passato, non cose dell’avvenire, ma l’interpretazione delle cose, come tutto è in profonda relazione con Dio, che niente sfuggirà alla sua potenza, come alla fine tutto ricondurrà alla sua Sovranità, cioè al suo disegno di grazie e di bontà.

Una interpretazione della vita degli uomini e della storia umana dal punto di vista di Dio.

Si impara il disegno di Dio che è quello di comunicarsi all’uomo, di stringere alleanza con lui, di estendere fino a lui quella comunione di vita che costituisce il mistero intimo di Dio, poiché in Dio una medesima ed unica vita viene partecipata ad una Pluralità di Persone. L’uomo è fatto a immagine di Dio (Genesi2) e nell’ultima pagina (Apocalisse) le nozze dell’Agnello, mistero di un’unica vita partecipata a molti3.

Unione annunciata e preparata nell’Antico Testamento (Abramo, Mosé), attuata da Gesù. E aspettiamo la consumazione (fede richiede speranza). Impegnare e rischiare la vita sulla parola di un uomo che ha promesso la vita eterna e la risurrezione.

Quindi Bibbia = rivelazione progressiva del piano di Dio sull’uomo e sul mondo. Non se ne comprendono le parti che quando si è compreso l’insieme (altrimenti ci si smarrisce come in una foresta). Di qui il conforto: non siamo soli, c’è chi pensa a noi, chi è in ricerca di noi; amico. La sua Parola. La Messa ci dona l’uno e l’altro pane di vita, per la vita eterna.

2. Nell’Antico Testamento: da un piccolo seme alla rivelazione di tutto quello che il seme promette. Realizzazione di un disegno volto a Cristo come centro e alla nostra comunione con Dio nel Cristo, come al suo fine. Promessa e germe, principio e annuncio che non ha il suo senso che nella consumazione. È esattamente quello che i Padri intendevano per sacramento o mistero.

Da una genesi a una apocalisse. Il senso reale dell’agnello pasquale mosaico è il Cristo nel suo mistero pasquale poiché questo è il significato presente allo Spirito Santo fin dall’Esodo.

Soltanto nell’Apocalisse si percepisce tutto il senso della Genesi nelle nozze dell’Agnello, tutto ciò a cui si era mirato con la frase: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”4. La Tradizione - dice Blondel - non comprenderà l’Α che all’Ω.

3. Per avere con la Bibbia un rapporto profondo, tutto interiore, bisogna avere un particolare atteggiamento dell’anima: cercare Dio, una risposta personale di Dio nella sua Parola. Cercare Dio con l’ansia più viva di trovarlo, di ubbidirgli, di essergli fedele. Bisogna avere in sé la stessa attitudine richiesta dalla preghiera, il desiderio di capire la volontà di Dio.

Cercare Dio non è andare qua e là. Esiste un solo luogo in cui si può trovare Dio: nella sua volontà, nelle sue richieste, in quella disposizione interiore di comunicazione con la sua volontà che il «Padre Nostro» esprime in modo perfetto. Se si cerca Dio così, se gli si ubbidisce. Egli è il maestro, non noi. Affermiamo questo con molta sincerità nella nostra preghiera, ma per riuscire a viverlo davvero è necessario che la nostra vita conosca un perfezionamento attraverso la sofferenza, la croce, la sconfitta perché mentre possediamo un successo sicuro, finché siamo noi a guidare noi stessi, esaltiamo la nostra persona. “Vi sono certe parti del nostro povero cuore che sembrano non esistere ancora e nelle quali bisogna che entri la sofferenza perché esse vivano” (Bloy). La disposizione dell’obbedienza a Dio non esisterà veramente che quando saremo passati attraverso una determinata croce. “La fede consiste in un approfondimento nell’esistenza” (Kierkegaard). Ci vuole lo studio ma non basta la grammatica. La Bibbia resterebbe come un oggetto esterno che analizzo e seziono.

Invece “la Parola di Dio è come una spada acuta che penetra fino alle giunture e al midollo”5, essa mi turba, mi tormenta, non mi lascia tranquillo; essa accende in me una luce, un fuoco divoratore, una fiamma di cui si sente il calore e la vita. In questo modo la Parola di Dio è come un soggetto vivente, una persona, un qualche cosa che si afferra a me con la forza di un essere vivo.

Essa è rivolta a me personalmente, è una parola che mi viene detta attualmente. Una parola «sostanziale» (san Giovanni della Croce6). Ad esempio per san Paolo: “La mia grazia ti basta”7, e realizzava effettivamente ciò che diceva. Per Abramo: “Cammina alla mia presenza e sii perfetto”8, che non è solo un’espressione ma un fatto interiore che ha reso Abramo effettivamente capace di camminare alla presenza di Dio e gli ha dato una vera gioia nell’attuazione di questo suo dovere.

4. La Bibbia non può fare a meno della Chiesa.

La Bibbia suppone che sia stata costituita una scelta, facendo una scelta fra gli scritti esistenti e che soltanto alcuni siano stati ritenuti ispirati da Dio. Il popolo di Dio, prima di Gesù, aveva riconosciuto alcuni scritti come ispirati da Dio. È venuta costituendosi una lista normativa. La Chiesa ha fatto suo tale Canone e poi ha dovuto scegliere tra i numerosi scritti cristiani. E l’incertezza non è durata a lungo.

Questo riconoscimento è stato effettuato dall’istinto guidato da Dio, dal popolo di Dio, dal corpo dei fedeli uniti ai pastori.

I primi interventi di autorità sono romani (Muratoriano e Gelasiano9). Il riconoscimento è stato fatto nella Chiesa tutta animata dallo Spirito di Dio, lo stesso che aveva parlato per mezzo dei profeti e ispirato gli Apostoli. Ma in questa Chiesa un’autorità di Magistero è assistita da Dio per definire, quindi per portare una legge normativa. Ecco dunque la risposta a chi ha fatto la scelta. Fuori della Chiesa non esiste Bibbia, non si può non fare differenza tra l’«Ascensione di Mosè»10 e la Genesi. La Bibbia come Bibbia non esiste che nella Chiesa.

5. La Bibbia ha bisogno della Chiesa per essere compresa autenticamente come Parola di Dio. La Bibbia non può essere compresa che nella comunione con il corpo vivente della Chiesa, nell’unione con tutta la catena degli uomini animati da Dio, nella continuità e partecipazione di tutto ciò che Dio ha donato per farsi conoscere. Per conoscere il Padre bisogna passare attraverso il Figlio. Non c’è che un mezzo per conoscere Gesù: passare attraverso la testimonianza apostolica. Solo il Corpo di Cristo nella sua totalità comprende la Parola di Dio. La sola potenza di fedeltà e di comprensione adeguata al dono di Dio, è tutta la Chiesa animata dallo Spirito di Cristo.

Ora se considero la Chiesa nel senso di gerarchia, essi come corpo sono assistiti dallo Spirito Santo per custodire il deposito attraverso la sua storia e il suo sviluppo. Non giudica il deposito ricevuto dagli Apostoli, vi è sottomessa. Giudica le interpretazioni che gli uomini ne fanno. Non giudica la Scrittura, non le è al di sopra.

Ma, animata dallo Spirito di Dio, giudica la lettura che i fedeli fanno. Ha in sé il medesimo Spirito di coloro che hanno composto la Scrittura; non è estranea alla Scrittura. Sono come figli dello stesso padre e della stessa madre.

6. La Chiesa non può fare a meno della Bibbia. Un tempo vi era la Chiesa senza che vi fosse la Bibbia. Perché Dio l’ha voluta?

Perché abbiamo un elemento di confronto, un modello a cui ci si può riferire per verificare che la parola sia in tutto conforme al deposito delle origini. Vi potrebbe essere il dubbio. Il deposito però non è tutto nella Bibbia ma anche nella Tradizione. Ciò che è stato donato alla Chiesa non è solo un testo, ma anche la realtà stessa delle istituzioni cristiane.

Per esempio riguardo l’Eucarestia, la Chiesa non ha ricevuto solo alcuni versetti (20 o 30), ma anche la realtà stessa dell’Eucarestia e della sua celebrazione, dal Cenacolo e dagli Apostoli fino alla nostra messa. La Chiesa vivendo il mistero eucaristico la cui realtà non ha mai cessato di essere presente ed attiva in essa, con tutta la sua profonda vitalità, può penetrare molto più di quanto possa essere giustificato da uno studio esegetico. La Scrittura e le tradizioni non scritte formano insieme il deposito della Rivelazione, cioè quello che è trasmesso perché la Chiesa ne viva. In questo deposito la Bibbia è parte eminente, ma non è possibile una autentica e piena comprensione se non la riceve da e in questa Tradizione.

(Da Congar, “Le vie del Dio vivo”11).

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