215. Gesù Crocifisso
1. E non è solo su quelle due travi incrociate che il Redentore dispiegato all’estremo tende le braccia: è sull\'universo intero di cui forma ormai il nucleo, il centro, la ragione d\'essere, il cuore, il perno. È il mondo intero che Egli attrae a Sé ad ogni respiro, radica nel più profondo della sua sostanza con le ramificazioni dei suoi piedi e delle sue mani e che restituisce al Padre in quel soffio ch’è una parola.
2. Un Dio che ha assunto tutto l\'orrore della nostra umanità. Guarda, vecchio Giobbe! Tu lo chiamavi il nome della giustizia. Ed ecco che ha risposto alla tua citazione.
Gli chiedevi di comparire da uguale a uguale. Ecco fatto: che ne dici? Si è spogliato a sufficienza della divinità? Invano cercheresti qualcosa di più nudo e di più disarmato.
3. La Croce è Dio all’opera. Essa non è solamente il suo strumento ma la sua forma attiva, la sua operazione estrattiva e unificatrice, la sua estensione tra i quattro punti cardinali.
4. Nel momento in cui Egli dichiara di aver sete1, nel momento in cui il carnefice porge alle sue labbra lo straccio intriso di un vino immondo2, c’è almeno ai suoi piedi il «vaso onorabile», «vaso insigne di vera devozione» che si apre come un calice per raccogliere il doppio getto di sangue e di acqua che il fianco squarciato del Crocifisso si prepara ad espandere, e la cui effusione nutrirà la coppa alla quale tutti i preti fino alla fine del mondo non cesseranno di accostare le labbra penitenti ed inebriate.
5. La lancia di Longino è andata più lontano del cuore di Cristo. Ha aperto Dio, è passata fino al centro stesso della Trinità. “L’Agnello - dice l’Apocalisse - che è stato immolato fin dall\'origine del mondo”3, questa origine che nel Verbo si confonde con l’eternità. “Picchiate e vi sarà aperto”4 dice Gesù Cristo. Ebbene, è fatto: abbiamo picchiato e ci è stato aperto.
6. Al suo posto è la Chiesa che viene costretta, interrogata, obbligata! Ed essa non risponderà che con la Croce, non risponderà che facendosi essa stessa croce, non risponderà che evidenziando su se stessa la gloriosa proclamazione di San Paolo: Imparate da me quel che sono la larghezza e l\'altezza e la profondità5.
7. “Io non sono venuto a portare la pace, ma la spada”6. Tutta la vita dei Santi, tutta la storia dei Patriarchi è colma dei lamenti dell\'argilla recalcitrante alle dita crudeli che hanno iniziato a riplasmarla; e come gemeva amorevolmente santa Teresa: “Ah! Signore, se tu tratti così i tuoi amici, non c\'è da stupirsi che tu ne abbia così pochi!”. E che dice Giobbe? “Maledetto il giorno in cui sono nato”7; Elia: “Non sono migliore dei miei padri”8. Giona per sfuggire alla sua vocazione si getta in mare9. A san Paolo: “Tutto ciò che bisogna soffrire per il mio nome”10. E dopo l\'esperienza: “È terribile cadere tra le mani del Dio Vivente!” (Eb 10,31).
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