103c. Il peccato
22 marzo 1982
1. Educare i piccoli al senso del peccato. Il senso del peccato è come l’altra faccia del senso di Dio. Come il piccolo sente Dio, così sente il male, cioè il senso del peccato.
Anche lui è nato con il peccato originale: in lui c’è perciò il germe del male e che se ne renda conscio e lo sappia combattere è compito dei genitori. E qui il loro compito è delicatissimo: dare al bimbo una forte difesa contro una tendenza che è in lui e che può svilupparsi violentemente, favorita dall’ambiente e dai compagni.
Credere che il bimbo sia angelico e ingenuo in termini assoluti è uno sbaglio. Il bimbo per la sua età e le sue uscite è certo incantevole, ma ha delle debolezze e delle aggressività che vanno corrette. La virtù della prudenza dovrà essere al sommo grado e si procederà man mano per non mettere delle malizie e non creare dei complessi. Un’azione lenta, progressiva, delicata. Nessun anticipo dannoso, nessuna insistenza. Tutto deve svolgersi con normalità, cioè di nozioni che devono essere impartite come insegnare a distinguere i colori. La serenità deve essere una norma assoluta.
Che cosa si intende per il senso del peccato? Egli già sente in sé un orientamento, un senso che lo previene quando si trova di fronte a una azione cattiva, un’innata capacità quando è in opposizione alla legge morale, quando è disordine, quando è cattivo. Si tratta di un dono di Dio, di una guida naturale da rendere esplicita e sicura mediante un’assistenza dolce e illuminatrice.
Questo senso è analogo a quello che il bimbo ha nella prontezza a difendersi dai pericoli materiali che potrebbero insidiare la sua vita fisica. In questi casi si parla di istinto di conservazione. Ma nel bambino tale senso si fa attualmente e puntualmente vivace e chiaro a mano a mano che la coscienza si fa luce nel mondo della vita spirituale come guida e giudice degli atti morali. Per quanto tenue, la voce della coscienza è già presente ed è bisognosa di essere illuminata e educata nei debiti modi per il suo giusto orientamento. Il rispetto, la bellezza e la freschezza di quel dono di Dio devono essere protette, sviluppate talora corrette. In pratica occorrerà chiarire, quando se ne vede la possibilità recettiva, in che consista il male e la colpa.
Un primo errore sarebbe quello di portare in lui confusione tra sbaglio e colpa. Che il bimbo sbagli per inavvertenza, per sbadatezza è nella più evidente normalità, e non sarà quello il caso di richiamarlo come se veramente avesse fatto male.
Si dirà fatta male quell’azione che suppone disobbedienza, svogliatezza, insincerità, ecc... Il presentare troppo spesso i suoi mancamenti, non facendo attenzione a escludere quelli involontari propri dell’età, porterebbe ad una insensibilità verso ciò che è davvero male. È chiaro che i bimbi non hanno ancora la capacità – diremmo teologica – di commettere il peccato. Però già si orientano nel senso del bene e nel senso del male, e quindi bisogna dare delle idee molto chiare.
Inoltre cominciano a fare le loro esperienze in proposito e già provano la soddisfazione di un bene compiuto e il disappunto (vergogna o dispiacere) del male che potessero aver commesso.
Far loro capire con sempre grande esattezza di non identificare ciò che piace con il bene.
Anticipare la possibilità di deviazioni, delle premature abitudini che possono provocare conseguenze dannose in seguito.
Per esempio l’insincerità: come è difficile, come è difficile estirparla quando è stata contratta, sedimentata fin dagli anni più verdi!
Questo senso del peccato è da risvegliare dato l’ambiente e la scuola in cui vengono a trovarsi. Bisognerà aiutarlo al suo giudizio a valicare le modalità che gli sono consuete. Egli è portato a pensare che il male sia ciò che i grandi disapprovano, che reca dolore a papà e mamma, che viene per lo più vietato dalla voce comune.
Queste posizioni mentali di giudizio possono essere punti di partenza non di arrivo. Bisognerà procedere oltre e chiedere perché la bugia viene disapprovata, oppure perché una parola offensiva a un compagno merita un rimprovero. Verrà la grande lezione: è male ciò che è contrario alla volontà di Dio. Egli ci ama e vuole che siamo buoni, che siamo figli degni di Lui. E quando non fa la volontà di Dio per fare i propri capricci dice di no a Dio e fa il male. Naturalmente a questo insegnamento fondamentale farà seguito una dettagliata spiegazione da ratearsi convenientemente nel tempo; si faranno conoscere i valori di Dio ancor prima che essi vengano appresi nel catechismo.
Rilievi semplici ed evidenti: “Dio vuole che tu lo preghi, che ami papà e mamma, che ami i tuoi compagni, che tu non faccia loro del male”.
Si darà importanza che la volontà di Dio è amore. Non allontanarsene mai. Non temere di insistere e di attirare l’attenzione, e l’esame di coscienza deve essere il cuore del momento riflessivo di ogni giorno.
Mettere sempre più in valore la bellezza e la santità della volontà di Dio. Pian piano distinguere il male fatto perché lo si voleva fare e quello per inavvertenza. Questo per togliergli il pericolo di ansie e di complessi e di nevrosi. Certi discorsi sono da evitarsi in modo assoluto: il diavolo tentatore che si aggira tra i bambini, l’inferno sempre spalancato; si creerebbero delle paure, mentre si devono educare alla gioia di figli di Dio.
È bene far fare loro piccoli esami di coscienza? Sì, a condizione che siano occasionali, che siano un invito ad ascoltare la voce di Dio in modo che si risolvano nella gioia, anche se si sarà dovuto chiedere perdono a Dio. È facile al bimbo dilatare le dimensioni di una colpa sì da sentirsene oppresso. È quello che occorre evitare pur facendo comprendere che quel male va cancellato chiedendone il perdono a Dio. Si tratta quindi di misura e delicatezza nel nostro intervento, sia nelle parole, sia nel tono della voce, nello sguardo.
Lo scopo non è di intristire ma di dargli la possibilità di crescere nell’amore di Dio. Ciò implica tutto uno sviluppo di avvicinamento della mente e del cuore al Signore, a Gesù, alla Madonna, all’Angelo custode; avvicinamento che si attuerà in una atmosfera di affettuosa contemplazione. Facendo leva sugli affetti di lui soprattutto nei confronti dell’Amico Gesù e trasportandoli per quanto è possibile in un alone soprannaturale si avrà modo di ottenere un comportamento che sia degno di quella amicizia e di quegli affetti: “Quelli che amano il Signore seguiranno costantemente la sua via” (cfr Sir 2,15)
Se il bimbo imparerà un po’ alla volta a conoscere gli esempi di Gesù, lo imiterà; se comprenderà che Gesù è amico, risponderà a questa amicizia e si formerà una base sicura per un lavoro preformativo della coscienza, per un comportamento che sia consentaneo a un ordine morale in embrione.
Due obiettivi: fare tenere presente Gesù quale vero e grande amico destando una corrente sempre più viva di ammirazione e di affettuosa amicizia; richiamarne gli esempi nella pratica delle piccole e grandi virtù.
Gesù diviene il grande personaggio nei confronti del quale troverà necessario dare un giusto comportamento ai suoi atti. Per far piacere a Lui sarà obbediente, sincero, generoso, paziente. Per evitarne la disapprovazione si farà forza per reprimere un capriccio, trattenere uno sgarbo, pronunciare una parola sconveniente.
Sarebbe perciò una magra influenza quella che venisse esercitata adducendo giustificazioni come queste: “Come sei brutto quando dici bugie”, “Come sei cattivo… Ora sì che ti meriti un castigo”, “Che brutta figura hai fatto”.
Gesù ama tanto il piccolo e lui lo deve riamare; Gesù ha tanto piacere se fa il bene, dolore se fa il male. Bene e male che di continuo sono riscontrati nella linea discriminatoria dell’esempio di Gesù.
Si parli soprattutto di Lui con parole soavi, rendendone la figura amabile, imitabile; infanzia di Nazaret. Vi sarà poi la scoperta in seguito del regalo grande di Gesù, che ci ha fatto come Lui figli di Dio. In questo clima tutte le cose prenderanno le loro proporzioni e si eviterà la prassi fatta di divieti e di richiami.
Nel bimbo non c’è malizia.
Non dimenticare la preghiera a Gesù perché tenga lontano da colpe. Domandiamo di non commettere peccati. Preghiera a Colui che ama l’innocenza; previene i tempi, servirà a tenere vivo il senso della colpa e un salutare timore, e un incoraggiamento a bene operare e ad affrontare i sacrifici.
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