121 - L' azione di grazie

121. L’azione di grazie

Già presente nel Canone Romano, essa viene chiaramente espressa nelle tre nuove anafore1.

Appartiene al contenuto reale del loro valore teologico. Tutta l’anafora è concepita in realtà come azione di grazie, ma questa si esprime in modo più evidente nel Prefazio della II e della IV Preghiera Eucaristica, che sono fissi e di nuova composizione.

Il prefazio della II Preghiera Eucaristica è particolarmente suggestivo per la brevità e densità che lo caratterizza; esso riassume la storia della salvezza, delineandola in tre temi generali: la Creazione, l’Incarnazione, la Redenzione.

Tutto è visto nella luce della Parola, “il tuo Verbo nel quale tutto hai creato”2 e il grande disegno divino è visto appunto come il procedere della Parola divina nella sua opera rivelatrice e salvatrice; l’Incarnazione è intesa nella forza dello Spirito al quale viene associata Maria mentre la Redenzione è atto di accettazione della volontà salvifica del Padre3.

È la Parola incarnata che da se stessa riannoda il dialogo interrotto dalla colpa ma che associa a sé l’umanità come popolo santo riacquistato. Il gesto delle mani stese sulla croce non è solo una reminiscenza storica ma contiene un preciso significato teologico: Cristo abbraccia l’universo dominato dalla morte, lo unisce alla sua obbedienza al Padre, distrugge la morte e manifesta la resurrezione4.

È l’epifania della gloria divina, della vita che la Parola salvatrice ridona all’umanità. D’intenso significato è anche la concisione con la quale morte e resurrezione vengono unite in un solo atto liberatore e vittorioso.

Nella IV anafora il Prefazio è strettamente collegato con tutta l’anafora che è precisamente concepita come una grande benedizione e azione di grazie per tutta la storia della salvezza.

Il Prefazio inizia contemplando Dio nella sua vita intima come l’unico, il vero, il vivente5; ma è un Dio che pur abitando una luce inaccessibile è buono e fonte di vita ed esce dalla gloria della sua luce divina perché tutta la sua creazione partecipi alla sua luce6.

Ci troviamo di fronte ad una splendida sintesi della teologia e dell’economia: attraverso la sua azione creatrice, la sua opera salvatrice, noi conosciamo la luce del suo nome e della sua vita. Tutta la creazione è vista in una teologia complessiva della realtà visibile e invisibile: gli angeli diventano qui celebranti della liturgia cosmica e la nostra Eucarestia è inserita nel quadro della liturgia celeste7. Ancora una volta la Parola che era glorificazione di se stessa dona la sua voce a tutta la creazione perché tutto si trasformi in eucarestia, in dossologia, in teologia.

L’azione di grazie della IV Preghiera Eucaristica continua dopo il «Santo» con molta ampiezza. Non è una semplice enumerazione di fatti della storia della salvezza, ma una vera benedizione estremamente densa di parole evocatrici di più ampi temi: l’uomo creato a immagine di Dio, messo al mondo perché vi regni e sia in esso servo di Dio; il peccato, il soccorso di Dio per gli uomini che lo cercano (e qui c’è una bella allusione alla religione universale che prepara l’uomo alla rivelazione); l’alleanza, la speranza messianica, il compimento dei tempi, l’Incarnazione, il ministero del Servo di Jahvè, la passione e la resurrezione, la missione dello Spirito che compie ogni santificazione.

La storia della salvezza trova giustamente il suo culmine nella Pentecoste ed è a questo punto che si introduce come realizzazione attuale di tutto il mistero di salvezza l’Epiclesi, cioè l’intervento attuale dello Spirito nella celebrazione dell’Eucarestia.

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