078 - La Croce di Gesù - Chardon

078. La Croce di Gesù

1. Pensiero di Padre Chardon nel libro: “La Croce di Gesù…”1.

La vita cristiana implica la croce sotto il duplice aspetto di vita teologale e di vita cristiana. La grazia deriva in noi da quella di Cristo e ne segue la logica, e la grazia del Cristo ha in lui per natura un’inclinazione alla Croce. Il secondo è della vita teologale pura e semplice, in virtù delle esigenze purificanti e mortificanti delle «missioni divine».

Trattiamo solo del primo aspetto. “La grazia di Gesù costituisce la sussistenza del suo corpo mistico e crea così tra il Cristo e i cristiani un’unità quasi personale che spiega le croci”2.

La nostra grazia è del Cristo: una grazia il cui soggetto connaturale e omogeneo non è l’umanità come tale, ma l’umanità del Salvatore ipostaticamente congiunta a Dio. A Lui solo conviene questa grazia come una proprietà alla natura. Ora benché questa grazia resti nel Cristo e sia vano concepirla scorrente da Lui a noi, come ciò che è sovrabbondante in una coppa d’acqua, tuttavia ad immagine e per virtù effettiva di questa grazia noi siamo ricreati nella grazia, come ad esempio se un genio avesse il potere di suscitare in una intelligenza rozza una scienza simile alla sua di cui sarebbe principio.

Ancora, in virtù della infinità della grazia di Cristo, basata sulla duplice esigenza della sua personalità divina e del suo compito di salvatore universale, tutto il Cristianesimo è già nel Cristo. Il Cristo e i cristiani non costituiscono in un certo senso più del Cristo solo.

Infatti i cristiani, che sono membra, corpo e pleroma del Cristo, non fanno che manifestare in molteplici stati e in azioni diverse ciò che è in perfezione e semplicità nel Cristo; in modo simile il mondo non è che una esplicazione multipla e varia di ciò che in Dio è semplice e perfetto. Adamo non genera ora per virtù propria, ma per quella della specie; Cristo invece possiede tutta la perfezione e la grazia, tutta l’attualità della specie «grazia». La generazione è un’assimilazione al Cristo, la comunità sarà partecipazione alla vita di uno solo. La vita di Cristo si trova realizzata in esseri diversi aventi tutti la loro esistenza sostanziale e la loro personalità, ma essa conserva la sua unità.

La «sussistenza mistica» spiega le croci perché la grazia di Cristo porta in sé una spinta verso la Croce, essendo grazia del Salvatore. All’anima è donata una disposizione al piano della Trinità che comportava la Croce.

(Da Congar, Le vie3, p. 117 sq.)

2. La vocazione della Croce. Imitare Cristo come Lui vuole che lo imitiamo. Croce, carità. La carità cristiana non è semplice filantropia, organizzazione di beneficenza, ma deve conformarsi alle condizioni essenziali della vita con il Cristo. La carità di Cristo è una carità della Croce , che lo conduce alla Croce: majorem dilectionem4 (Gv 15,13); la regalità sua riceve dalla Croce la sua più grande efficacia: là egli si manifesta (Gv 18,37) e si è manifestato re (Mt 27,37; Mc 15,26; Lc 23,38; Gv 19,19), là egli attira i cuori (Gv 12,32). Sulla Croce, quando è nudo e muore, Cristo ci arricchisce e ci fa vivere. Follia della Croce (san Paolo5).

La forza di Dio si mostra efficace nella povertà dei mezzi umani. Cum infirmor, tunc potens sum6 (2Cor 12,10).

Mt 16,24; Col 3,2-5; Fil 3,10-11.

Is 58,5-8; 2Cor 5,15; Col 1,24; Rm 8,9 sq.

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