148. La gioia
(da Rivista di Vita Spirituale, 1957, 2)
1. La gioia e il dolore si inseguono nella nostra vita.
Ci chiediamo il perché del dolore.
Non ci chiediamo il perché della gioia perché la confondiamo con la vita stessa.
La vita è per la gioia o per il dolore?
Il principio unificatore non lo possiamo trovare in noi stessi, perché non ce li diamo noi e superano le nostre capacità realizzatrici. Nei limiti dell’esperienza semplicemente umana sono in opposizione: gioia è pienezza; dolore diminuzione di vita.
Ma se la vita si attacca all’Immutabile sicché sia Lui che la muova, la diriga, se vi è un nesso tra l’Assoluto e il relativo, allora la vita acquista valore e senso unitario.
2. Per il cristiano non esiste il problema del dolore. La gioia è raggiungibile.
Il tempo è preludio di eternità.
La vita è l’essere figlio di Dio.
Il dolore ha un destino di gloria.
La gioia perde la qualità di essere effimera, qualità che la tramuta in sofferenza. Diventa l’immagine della gioia perfetta, immutabile.
Il cristiano nella sua vita terrena diventa un cercatore di gioia; e nella sua vita più intima della mente e del cuore attinge alla sorgente della gioia che è Dio.
Restano gli episodi, ma tendono all’unità.
Il dolore di Cristo unifica tutti i dolori.
La gioia di Dio tutte le gioie.
3. La gioia era presso Dio e la gioia era Dio stesso.
“O Luce etterna che sola in te sidi,
sola t’intendi, e da te intelletta
e intendente te ami ed arridi!”
(Canto 331).
© 2022 Movimento Familiaris Consortio | Via Franchetti, 2 42020 Borzano (RE) | info@familiarisconsortio.org |Privacy Policy | COOKIE POLICY | SITEMAP | CREDITS