QUADERNO 12 «Sermones» A1
1 Titolato così da don Pietro.
Ringraziamento del raccolto Discorso eucaristico. Casalgrande, 21-VII-‘402
Raccolti ai piedi del suo trono d’amore noi siamo qui tutti stasera insieme uniti, o fratelli, per tributare al Dio delle misericordie l’omaggio della nostra fede, l’adorazione e la riconoscenza dei nostri cuori. Anche quest’anno il Signore ha esaudito la nostra preghiera, ha benedetto il lavoro, ci ha dato il nostro pane quotidiano. La sua Provvidenza ha vegliato benigna e niente ha lasciato mancare ai figli diletti. Il Padre nostro che è nei cieli è un padre pieno di sollecitudine e di tenerezza al cui sguardo nulla sfugge e che non rimane indifferente per nessun membro della sua famiglia. Da lui i gigli del campo hanno i loro brillanti indumenti, e i passeri dell’aria il cibo3 che li nutre4. Se ora nelle nostre case è assicurato il biondo frumento che sosterrà la nostra vita lo dobbiamo a Lui che misericordioso ha fatto sviluppare il piccolo chicco sperduto nella terra e lo ha condotto e conservato fin a che non ha portato il suo frutto. A Dio perciò s’innalzi l’inno della nostra riconoscenza, della gratitudine più profonda. Cantiamo colla Chiesa. Veramente è cosa degna giusta e salutare rendere sempre grazie a te o Signore santo, Padre onnipotente, eterno Iddio. Il ringraziamento o Signore più che un dovere per noi è un bisogno del cuore. Ma qua davanti al Tabernacolo il nostro pensiero si innalzi a un altro frumento, a un altro pane. A quel pane vero e divino che Dio ha dato alle anime nostre perché non venissero meno. Gli antichi ebrei nel deserto ebbero dal Cielo la manna5 perché potessero giungere fino alla terra promessa. A noi dal Cielo è stato mandato un pane, che ci dà la vita, che ci dà la forza, che ci dà la dolcezza più soave nel lungo percorso del deserto di questa vita e che si trasformerà nel premio immenso quando saremo giunti alla nostra terra promessa. Io sono il pane di vita, ha detto Gesù, chi mangia di questo pane vivrà in eterno6. Il Divino Maestro era venuto su questa terra per liberarci dalla morte, per innestare la sua vita divina sul tronco spezzato di Adamo. Sulla Croce fiorì la vita; ma era necessario che tutte le anime potessero gustare e avere una comunicazione sovrabbondante di tale vita, che tutte gustassero la consolazione suprema di avere Iddio con noi e in noi. E Gesù con una ammirabile invenzione d’amore rimase sotto le speci del pane e del vino
2 Dal giorno della sua ordinazione sacerdotale (9 giugno 1940) a quello in cui giunse a Correggio in qualità di vicario della parrocchia di San Quirino (7 ottobre 1940), don Pietro trascorse la maggior parte del suo tempo a Casalgrande, nella parrocchia di San Bartolomeo di cui lo zio don Aldo Margini era arciprete. 3 Don Pietro sostituisce con questa parola quella precedente: grano. 4 Cfr Mt 6,26-28. 5 Cfr Es 16,16-18. 6 Cfr Gv 6,35. per essere vita della nostra vita, per poter venire nel nostro cuore ed ivi regnare nella pienezza della sua grazia e dell’amore. Pane di vita ed unico Pane di vita. Ricordate la parabola più bella del Vangelo7. Il giovane prodigo va lontano dalla casa paterna. Giovane di vent’anni aveva chiesto al mondo tutti i piaceri e tutti li aveva goduti. Sì, aveva domandato al mondo tutte le sue ghiande ma queste non lo potevano saziare. La sua miseria fu grande. Aveva vent’anni ma non sapeva più volere, più lavorare, più amare. Allora rientrò in sé e disse: Quanti in casa di mio padre abbondano di pane mentre io qui muoio di fame8. Fratelli il giovane prodigo è di tutti i secoli e di tutte le età. Quanti si sono allontanati da questa casa del Padre e non hanno più voluto mangiare di questo pane che saziava le più intime fibre dell’anima loro. Ma lontano dal Tabernacolo di Dio sono morti di fame, hanno sciupato la loro vita. Si sono disseccati perché non hanno voluto gustare del loro pane. Ma noi no; nella piccola bianca Ostia che brilla nell’Ostensorio riconosciamo la fonte della nostra vita, nel nostro animo risuona profonda la eco delle parole del Vescovo Sant’Agostino: Voi che amate la vita venite, mangiate ed avrete la vita. Vita divina, vita esuberante di forza. Quanto bisogno noi abbiamo di sostegno e di forza. Nei nostri dolori, nella triste debolezza della nostra virtù noi certamente cadremmo. Chi potrebbe a fronte alta dire di potere da solo vincere le lotte della vita, riportare trionfo sul peccato, sul demonio, sulla carne che potentemente ci attira al male? No; non è possibile essere forti senza nutrirsi di questo che è il pane dei forti. L’anima vuole il suo Dio. Ed è con Dio nel cuore che si compiono i miracoli di fortezza, di purezza e di amore9. Ve lo dicono i Martiri che prima di affrontare le tigri e i leoni ricevono Gesù nella Santa Comunione. Ve lo dicono quelle umili donne che prima di far da madre ai figli di nessuno, da sorelle ai poveri appestati e ai poveri lebbrosi, si accostano a Gesù. Ve lo dicono i missionari che prima di abbandonare le gioie della famiglia e il bel cielo della patria per recarsi a passare la vita sotto climi funesti ed in mezzo a popoli barbari e crudeli si nutrono di Gesù. Una volta che si è mangiato la purezza – dice San Vincenzo de’ Paoli – si è puri; una volta che si è mangiato la carità si è caritatevoli; una volta che si è mangiato la fortezza si è forti. Quando gli Israeliti dovevano recarsi a combattere i nemici della loro patria portavano con loro al campo l’Arca di Dio. Era il pegno della loro vittoria, del loro trionfo. Quando i combattenti vedevano avanzarsi l’Arca dell’alleanza, gettavano un altissimo grido di gioia: “Iddio è con noi. Il Dio delle schiere combatte al nostro fianco”. Pieni allora di coraggio e di fiducia si slanciavano all’attacco e vincevano10. Anche noi abbiamo molti nemici
7 In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole si trova la seguente citazione: Bottini p. 38 ss. 8 Cfr Lc 15,11-19. 9 In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole si trova la seguente citazione: Bottini p. 30. 10 Cfr a titolo esemplificativo il Libro di Giosuè. dell’anima nostra da combattere, per conservare la grazia di Dio, per vivere e professare integralmente il cristianesimo. Ma guai a noi se ci dimentichiamo di portare con noi il Dio dei forti, se non riceviamo spesso quel Pane per cui i più deboli divengono i più forti. Ci condanneremmo alla sconfitta più amara. Alla Comunione frequente corrisponde una vita cristiana magnifica, ad una comunione rara corrisponde una vita cristiana debole ed immiserita. Pane di vita, pane di fortezza, pane di gioia. Egli ci ha dato un pane dal Cielo, un pane che ha in sé ogni gioia ed ogni diletto – canteremo tra poco nella Santa Benedizione. E veramente Gesù è la gioia e l’unica gioia del nostro spirito. Avere Dio con noi, restare vicino al Signore è un dono immensurabile. Le gioie del mondo lasciano sempre un vuoto nel cuore, una amarezza infinita, un disgusto grande. Avere Gesù nel cuore è invece avere la tranquillità, la serenità, la pace. L’avaro pone la sua felicità nell’ammassare ricchezze a ricchezze11. Ma nella Comunione noi possediamo il tesoro più prezioso, Dio stesso. L’orgoglioso gioisce in mezzo agli onori, le dignità sono per lui un fumo incantatore che inebria. Colla Comunione noi raggiungiamo il supremo onore: essere uniti a Dio con la più elevata delle grazie. Il mondano si pasce delle gioie della terra che non sono che stordimento. Noi nella Comunione abbiamo delle gioie divine. L’amico è felice col suo amico. E alla Santa Mensa noi troviamo l’amico unico e vero, il cui Cuore è infinitamente generoso; un amico che non solo ci confida i suoi segreti ma che si dà tutto intero a noi. Sì, pane di gioia: perché è solo vicino a Dio che ci può essere la felicità. Lontano da Dio vi è solo il buio e la tristezza. La gioia non è nel peccato, né la felicità nei piaceri del peccato. Il peccato è essenzialmente odio, ribellione; non vi può essere pace. Ci raccontano coloro ecc… (vedi Poliantea A, p. 212). L’unica oasi ove potremo invece riposarci e ristorarci sempre è qui nella Casa di Dio, all’ombra del Santo Tabernacolo. Qui gusteremo la felicità vera che non passerà mai perché si eternerà in Dio.
11 In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole si trova la seguente citazione: Bolland p. 196. 12 Il rimando è al Quaderno 11.
Panegirico di San Bartolomeo Casalgrande, 24-VIII-‘40
Lodato sia il Signore che dona alla Chiesa e a noi i suoi santi come esemplari, benefattori, intercessori13. La creazione del mondo è sempre nella sua magnificenza testimonio della sapiente onnipotenza di Dio. La creazione della Chiesa è testimonio della sapiente bontà di Gesù Cristo. Ma come nell’universo pur tutto e in tutte le sue parti ammirevole, sovrastano in imponenza, bellezza e luce i maggiori astri, così nella Chiesa pur santificatrice di tutte le anime, pure madre dei santi, brillano di più fulgida luce coloro che furono posti dal Maestro divino a fondamento della sua mirabile costruzione, i suoi amici prediletti i suoi dodici, gli Apostoli santi. Basta nominare un Apostolo perché ogni fronte s’inchini in atto di riverenza. Che cosa vale tutta la gloria degli uomini illustri per le imprese umane davanti a quella degli eroi della fede? Dobbiamo quindi allietarci o fratelli nel celebrare quest’oggi la festa di San Bartolomeo; dobbiamo allietarci come della più cara festa; quella del grande patrono che abbiamo presso il Signore. La nostra deve essere come una festa di famiglia, come un tributo e impegno di onore e di riconoscenza. Secondo la Tradizione San Bartolomeo nacque a Cana villaggio della Galilea. Piccolo villaggio ma famoso in tutto il mondo perché quivi il Signore fece il suo primo miracolo cambiando l’acqua in vino14. Bartolomeo chiamato alla sequela divina fu veramente un’acqua semplice e chiara, un Israelita in cui non vi era inganno15, cambiato dal tocco divino nell’Apostolo ardente e generoso che ben può essere simboleggiato dal vino generoso offerto dal Signore ai convitati alle nozze. Fiero d’essere tra i prescelti del grande Maestro, San Bartolomeo si strinse a lui con il più fedele attaccamento e non più lo abbandonò. E noi lo vediamo negli anni della vita pubblica del Signore con gli altri Apostoli fervido ascoltatore delle parole di vita. Non i disagi, le fatiche innumerevoli delle continue peregrinazioni tra i monti e le riarse pianure della Palestina, non il distacco dalla persone più care, non le continue persecuzioni e le più tristi calunnie dei nemici del Maestro, trattennero mai o rattiepidirono Bartolomeo nella sua dedizione assoluta, nella sua fede semplice ed ardente. Seguì il Signore, ne vide gli stupendi miracoli riconobbe tremando ed amando il Figlio di Dio16. E da
13 In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole si trova la seguente citazione: Minoretti II p. 150; [cfr DALMAZIO MINORETTI, Omelie discorsi panegirici, Vol II, SEI]. 14 Cfr Gv 2,1-11. 15 Cfr Gv 1,47. 16 In nota, a fondo pagina, don Pietro annota: Tutta la vita del Santo – cfr un articolo del Nuovo Cittadino di Genova scritto dal Sac. V. Rossi. Gesù ricevette come ricompensa e promessa d’amore i doni di potere e di grandezza che lo costituivano tra le colonne maggiori della Chiesa di Dio. Un povero pescatore della Galilea era proclamato principe del Regno dei Cieli perché aveva creduto, perché aveva amato. Venne la Pentecoste. Bartolomeo uscì dal Cenacolo pieno di Spirito Santo, infiammato e desideroso di portare quel fuoco divino al mondo che giaceva nelle più fosche tenebre di odio e di morte. Reso veramente luce del mondo e sale della terra Bartolomeo non ebbe da qui innanzi alcun pensiero della sua mente, alcun palpito del suo cuore che non fosse indirizzato alla salvezza dei fratelli brancolanti tra gli errori. Tutto aveva ricevuto da Cristo, tutto e tutti voleva portare a Cristo. Fin nell’India lontana lo spinse uno zelo così ardente. Le rive del Gange udirono le sue parole infiammate e immenso il popolo scendeva nelle acque del fiume, veramente ora detto sacro, per ricevere dall’Apostolo Santo le acque di vita e di salvezza. Veramente come aveva predetto il Profeta la Buona Novella era giunta fino agli estremi confini della terra poiché la carità che ardeva nel cuore di Bartolomeo non poteva essere fermata da nessun ostacolo, né da pericoli di viaggi, né da altezza di montagne, né dalle barbarie di genti. Dall’India passò poi il nostro Santo a Licamoà e poi in Armenia. Qui il suo lavoro di bene e di evangelizzazione fu aspramente osteggiato dai sacerdoti pagani della religione di Zoroastro. Feroci adoratori di idoli non potevano tollerare che predicasse la loro distruzione e il culto dell’unico Dio vero e santo. Quand’ecco la fama dei grandi prodigi operati dall’Apostolo giunse alla corte di Polimio il re di quel paese. Questo principe aveva una figliuola che si diceva invasata dal demonio. Frequentemente essa cadeva in smanie furiose e da se stessa si lacerava le carni; a tutti faceva ribrezzo e pietà nel medesimo tempo. Il re fece chiamare San Bartolomeo per fare conoscenza con lui e per interrogarlo se mai potesse in qualche modo operare sulla sua figliuola quei prodigi di bene che si dicevano da lui operati altrove. San Bartolomeo recasi alla corte pronto a predicare liberamente il Vangelo di Cristo davanti al re come davanti al popolo: ed a mostrare anche a lui la potenza illimitata del nome di Gesù. Egli è appena giunto alla corte che la figlia del re è presa dalla furia. Il santo Apostolo con tutta semplicità ma con voce autorevole comanda al demonio nel nome di Cristo di abbandonare quella fanciulla: ed ecco al suono della voce taumaturga operasi il miracolo. La fanciulla è libera; ridiventata felice e serena. Il giogo del demonio è sempre pesante e triste in ogni grado e in ogni forma. La gioia si ritrova solo quando l’anima lo rigetta da sé. Commossi dallo stupendo miracolo il re e la corte vogliono conoscere la fede cristiana e finalmente lavacro di vita scende il battesimo sul loro capo. Oh! quanto grande doveva essere la gioia di San Bartolomeo nel versare quell’acqua che donava al suo amato Maestro tante anime, tante menti alla sua luce, tanti cuori al suo amore. Nel regno di Armenia ormai una messe magnifica biondeggiava. Ma i cattivi all’oscuro vegliavano. Le tenebre non potevano, non volevano permettere che la luce si diffondesse di più. I sacerdoti degli idoli ciechi di odio e di vendetta si rivolsero al fratello del re, un uomo vizioso e crudele che era stato posto dal re stesso a governare una provincia. Costui facilmente si lasciò raggirare dalle mene dei sacerdoti idolatri; ed infatti attese che l’Apostolo del Signore entrasse nel suo territorio, lo fece arrestare e lo condannò a morte. E a quale orribile morte! La più crudele, la più barbara che mente più diabolica che umana abbia potuto inventare. Confitto ad una Croce San Bartolomeo viene spietatamente, lentamente scorticato vivo. Le carni spasimano tutte nel feroce tormento, ma il volto del santo è sereno, è radioso. L’Apostolo è felice di suggellare la sua missione, la sua fede e il suo amore pieno e totale al Figlio di Dio con tutto il suo sangue con tutta la sua possibilità di sofferenza. Un colpo di spada tronca la vita all’eroe. Ma Dio non muore: e il sangue dell’Apostolo invitto fu il sangue in cui sorse splendida e vittoriosa la Chiesa di Cristo. Davanti a tanto eroismo del nostro santo patrono il nostro animo non può non essere pieno di ammirazione. Ma il frutto della festa di quest’oggi non vorrei che fosse, o fratelli, solo un’ammirazione riverente ma anche una imitazione fattiva; questa sera porteremo nel nostro cuore due moniti o ricordi: un ricordo di fede e un ricordo d’amore. San Bartolomeo fu l’araldo della fede. Abbiamo visto come tutta la sua vita non fu spesa che ad annunciare, a diffondere a far brillare la fede17. Amiamo anche noi la nostra fede, quella fede che i patriarchi e i profeti ricevettero da Dio, che Gesù nostro Redentore predicò, che è affidata al magistero infallibile della Chiesa18; quella fede che sola dà la soluzione di tutte le questione che riguardano il tempo e l’eternità; che sola garantisce la virtù, la giustizia, l’amore a Dio e al prossimo; quella fede che se ha terribili minacce per gli empi ha soavi ed infallibili promesse per i buoni. Preghiamo che questa fede si conservi non solo nei nostri cuori, ma nelle nostre famiglie, nei nostri paesi, nella nostra patria. Studiamola questa nostra fede ond’ella cresca in noi, e noi ne possiamo gustare tutte le bellezze, conoscerne ed eseguirne tutti i precetti; studiamola per garantirci ed immunizzarci dagli errori che troppi ignoranti della fede stessa vanno spargendo ovunque. La nostra vita ha ed avrà sempre delle miserie, dei dolori, ma la maggior sventura che potrebbe incoglierci sarebbe quella della perdita della nostra fede. Con essa e per essa, anche se disgraziatamente mancheremo peccando, sapremo trovare la via del ritorno a Dio, alla grazia. Senza essa la nostra perdita sarebbe irreparabile. Ma l’Apostolo San Bartolomeo non ha solo professato ed amato la fede; ma per la fede ha subito tante e tante fatiche, innumerevoli sofferenze e finalmente la morte. L’atto della nostra fede sarebbe una cosa morta se non fosse accompagnato dalle opere. Non basta la fede, ma per salvarsi ci vuole la fede vissuta. E ogni giorno vivere la propria fede costa sacrificio, costa
17 Sottolineature operate da don Pietro. 18 In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole si trova la seguente citazione: Minoretti I, p. 35; [cfr DALMAZIO MINORETTI, Omelie discorsi panegirici, Vol I, SEI]. rinuncia. La via del Paradiso è stretta e i precetti del Vangelo sono forti e vigorosi. Il Salvatore delle anime è entrato nella propria gloria per mezzo della Croce ed ha imposto la stessa legge a quanti militano sotto il suo vessillo. La legge cristiana è fatica perché è necessario strapparsi ogni momento a ciò che ci piace e combattere ogni giorno i nostri cattivi desideri. La carne ha desideri contrari a quelli dello spirito19. Bisogna temere ciò che ci attira, perdonare ciò che ci irrita, respingere ciò che ci viene incontro. La fede non può essere conciliata col mondo. Si applaude da molti ai principi teorici della fede; ma quando tali principi vengono applicati ai casi particolari, ai casi individuali e viene detto che non è lecito arricchirsi con quei determinati mezzi, che certi passatempi o divertimenti che sembrano innocenti sono molto pericolosi, che bisogna perdonare a quel determinato odioso offensore, che tutte quante le feste vanno santificate nel nome del Signore; ah! allora la nostra fede è praticamente rinnegata, gettata a terra, buttata da una parte come non fosse la verità sacrosanta che Cristo ha portato dal Cielo sulla terra. No; bisogna essere coerenti, se ci gloriamo della fede, se crediamo essere l’unico conforto e l’unica salvezza, conformiamo la vita e tutti gli atti della nostra vita a questa regola suprema e santa. Ma Bartolomeo non ha solo amato la fede, non ha solo amato il Signore, ma in Dio ha amato di carità grande i suoi fratelli. È stato per salvare l’anima loro che ha tanto sofferto, è stato per portare a loro la Redenzione di Cristo che ha intrapreso viaggi lunghissimi e ha dato la vita. San Bartolomeo ha impiegata tutta la sua vita nel fare del bene a coloro che erano intorno a lui. Ebbene possiamo chiederci se anche per noi, o fratelli, la vita passa nel far del bene e solo del bene intorno a noi; se amiamo il nostro prossimo, se lo sappiamo compatire nei suoi difetti e nelle sue miserie. Se nella nostra vita sociale e famigliare applichiamo il comando tutto speciale di Gesù di amarci come Lui ci ha amato20. La società ha il suo cemento nell’amore, mentre l’egoismo divide ed uccide. Quant’è bella invece la carità che sa lenire tante sventure, che rendere21 la vita di quanti ci circondano più bella. Ed è una gioia inesprimibile, profonda quella di colui che a costo anche d’un suo sacrificio ha fatto brillare il sorriso dove sgorgavano le lacrime, che ha saputo dare alla famiglia in cui vive la pace e la serenità quotidiana. Sarà perduto, irremissibilmente perduto quel giorno in cui non avremo sparso intorno a noi della bontà. Oh! la bontà è un balsamo che risana tutte le piaghe, un’armonia che ristabilisce ovunque l’ordine. Giammai una pena, per quanto dolorosa essa sia, ha resistito agli atti di bontà. La bontà è quella forza divina che ci spinge ad essere utili, a darci a tutti per far loro del bene. La bontà è l’effusione di quanto v’è di bene nel nostro cuore e nel nostro animo, nel cuore e nell’animo degli altri. Raccontano che nell’America del Nord vi è una pianta interessante chiamata la candela della notte. I suoi fiori assorbono durante il giorno la
19 Cfr Gal 5,17. 20 Cfr Gv 15,12. 21 “sa rendere” o “rende”. luce del sole e l’accumulano nell’interno delle proprie fibre. Durante la notte la fanno poi irradiare attorno a sé. Ecco la vita cristiana, ecco come deve essere la nostra vita. Tutta la luce, tutte le grazie, tutta la bontà che abbiamo ricevuto dal Signore diffondiamola intorno a noi. Avremo adempiuto il precetto datoci da Gesù quando disse: “E il secondo comandamento è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso”22. Ed ora, o grande Apostolo, o nostro celeste patrono San Bartolomeo, dall’alto dei Cieli benedici i tuoi figli. Noi siamo il tuo popolo e da te intercessore presso il trono dell’Altissimo attendiamo tutte le grazie e i favori. Ma una benedizione tutta speciale noi ti chiediamo: benedici i nostri soldati23. Benedicili24 sugli aspri ghiacciai dei monti, come nelle pianure infuocate dell’Africa, tra le insidie del mare, sulle ali dei venti, nel silenzio e nell’ombra. Dona loro la coscienza completa del dovere eroico, purifica i loro cuori, sostieni l’anima loro. E fa ancora, o gran Santo, che noi tutti siamo all’altezza dell’ora solenne con la fede, con la severità dei costumi. Ed ancora un’ultima benedizione. E sia larga e sia copiosa sul capo del venerando Pastore di questa Parrocchia. Sono trent’anni25 quest’oggi che è in mezzo ai tuoi figli, ha prodigato i tesori della sua bontà, delle sue energie. La sua ricompensa, preludio di quella eterna, sia quella di poter vedere un aumento sempre maggiore di fede e di virtù nel suo diletto popolo di Casalgrande.
22 Cfr Mt 22,39. 23 Il riferimento è al fatto che due mesi prima l’Italia era entrata nella seconda guerra mondiale. 24 In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole si trova la seguente citazione: Sorriso 1919. 25 Lo zio, don Aldo Margini, divenne Prevosto di Casalgrande il 24 agosto 1910, festa di San Bartolomeo apostolo.
Natività di Maria Santissima Villalunga, 8 Settembre 1940
Sin dagli antichi tempi vicini alla creazione del mondo allorché i nostri primi padri smarriti e tremanti ascoltavano sotto l’ombre maestose dell’Eden la terribile condanna per cui erano puniti all’esilio, al lavoro, alla morte per la loro folle disobbedienza, una predizione misteriosa, in cui la bontà del Creatore traspariva in mezzo alla collera di un Dio sdegnato26, venne a sollevare gli animi abbattuti di quelle due fragili creature che avevano come Lucifero peccato d’orgoglio. Una figliola di Eva, una donna doveva schiacciare sotto i suoi piedi27 e rigenerare per sempre una colpevole schiatta28; questa donna era Maria. Attesa dai secoli, vagheggiata dai patriarchi, preannunciata dai profeti, sublime dono di Dio all’umanità: nasce Maria. Tutto il mondo era immerso nelle tenebre di ira e di morte ed ecco apparire l’aurora di salvezza: ecco Maria. O sommo beneficio – esclama San Giovanni Damasceno – o inenarrabile favore, o munificenza immensa del nostro Dio: tutta la natura esulti e dia in trasporti di gioia alla nascita di Maria; di lei che senza alcuna macchia deve generare il creatore del mondo29. Ecco la sola creatura veramente immacolata ed innocente, la creatura più bella che sia uscita dalle mani del Creatore, di gran lunga superiore nei pregi, nelle grazie nella santità ai più sublimi Serafini, l’aurora nunzia del Sole di giustizia, il pensiero più caro dell’Eterno, la figlia, la madre, la sposa di Dio, eletta ab aeterno, il miracolo più stupendo dell’onnipotenza divina. Prostriamoci alla culla della celeste bambina e assieme alle schiere degli Angeli che onorano la loro Regina protestiamo anche noi l’omaggio pieno e totale dei nostri cuori. Se un figliuolo nel giorno natalizio della madre diletta si affretta ad offrirle auguri e voti, da quali sentimenti non devono essere animati i nostri cuori nel giorno che Dio diede a noi tale Madre. Esultiamo perché è nata la Madre di Dio; rallegriamoci perché è nata la Madre nostra. È stata Ella che ha portato alla terra la benedizione, alla terra che era seminata dalle spine della colpa; è stata Maria che ha cancellato il carattere della morte e col sangue di Dio ha scolpito il segno misterioso della vita e dell’immortalità. Il Signore è grande, immensa la sua possanza. La sua mano onnipotente ha creato il cielo, ha fatto sfolgorare milioni di splendidi astri; tutte le bellezze di questa terra sono opera sua. Grande opera veramente; ma anche piccola
26 In nota, sul margine sinistro, a lato: Giardino di Maria, 1865. 27 Cfr Gen 3. 28 Discendenza. 29 Cfr SAN GIOVANNI DAMASCENO, Homilia in Nativitatem B.V.M. opera; perché un suo cenno potrebbe trarre dal nulla mille mondi più belli di questo. Sì, Dio è onnipotente; eppure Maria è così eccelsa, è così sublime che Dio non potrebbe fare una creatura più grande della Vergine sua Madre, vero capolavoro dell’Altissimo, tabernacolo di Dio vivente. Oh! esclama un Santo Dottore, Dio ha adunato tutte le acque insieme e le ha chiamate Mare; ha poi adunato tutte le grandezze, tutte le grazie, tutti i privilegi e le ha chiamate Maria30. Quale splendido giorno è stato dunque per il mondo quello in cui questa ammirabile creatura venne in questa valle di lacrime. O veramente benedetta Colei che viene nel nome del Signore, sia glorificata nei secoli ed in eterno. Ella ha santificato la terra con la sua venuta; benedetta la Regina nostra, Regina degli Angeli e Sovrana degli uomini. Per questo grande gioia inonda il nostro cuore e ci torna spontaneo l’inno che ci mette sulle labbra la Chiesa: La tua nascita o Vergine Madre di Dio ha annunziato il gaudio a tutto il mondo perché da te è nato il Sole di giustizia, Cristo Signore nostro31. Ma se di tutta la Chiesa è grande la gioia di questo giorno, deve essere una gioia particolarmente nostra, perché in particolare modo la Vergine è nostra protettrice. Che un giorno sì santo e sì bello non passi inutilmente per le anime nostre32. La Chiesa nell’istituire la sua festa intende specialmente di santificarci. Ed è per questo che le sue feste non sono una semplice commemorazione o ricordo, ma una rinnovazione o una rappresentazione. Per ciò dobbiamo nascere anche noi colla Vergine, nascere alla grazia, alla virtù. Qui sta la vera celebrazione di questa festa. Nascere dal peccato alla grazia, dal vizio alla virtù, crescere in questa vita nel bene: questa è vera nascita con cui si onora davvero la Natività di Maria. E questo Ella desidera e domanda da noi in questa festa. Il ricordo della Vergine ci segna in tutti i giorni della nostra vita. Amiamo di grande affetto la Madonna. Colui che cresce nella devozione alla Madre di Dio cresce in ogni sorta di bene. Il suo tempo non può essere meglio impiegato, la sua eternità non può essere assicurata in modo più certo (Faber33), perché Maria è la nostra Madre dolcissima, la mediatrice tra Dio e noi, la nostra avvocata presso il tribunale della divina giustizia. Nella devozione a Maria, l’anima ha il sollievo alle sue pene, la forza alla sua debolezza, la guida e il consiglio nei suoi dubbi. Respice stellam, voca Mariam34. Alza gli occhi alla stella che deve illuminare il tuo cammino, alza il tuo sguardo e invoca Maria.
30 Cfr PIETRO DE CELLES, PL 202, 714. Tale espressione viene ripresa da San Luigi Grignion de Montfort nel Trattato della vera devozione a Maria, Parte I, Cap. 2, (22). 31 Cfr Natività della Beata Vergine Maria, Lodi mattutine, Antifona al Benedictus. 32 In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole si trova un rimando non comprensibile. 33 Frederick William Faber (1814-1863) presbitero anglicano, teologo e poeta inglese. Abbracciò il cattolicesimo. 34 Cfr SAN BERNARDO, In Laudibus Virginis Matris, 2. 17.
Festa di Santa Maria della Rosa (15-9-’42)
Quest’oggi ci vogliamo stringere attorno alla Vergine per celebrare una delle sue feste. Vogliamo onorarla sotto il titolo bello e significativo di Santa Maria della Rosa. Tra le opere della creazione i fiori rappresentano la parte più graziosa e più delicata; e tra i fiori uno dei cari e dei più belli è la rosa. E la Chiesa ha applicato il bel nome di Rosa a Maria essendo Ella il più bel fiore della creazione, la creatura più santa e più bella che sia mai apparsa su questa povera terra. Maria è la rosa mistica che è piaciuta al Signore, Maria è la rosa il cui profumo di virtù e di grazia si è sparso sulla terra e in Cielo. E quest’oggi noi contempliamo questa rosa sotto due suoi particolari aspetti: una rosa di amore e una rosa di dolore. La Navità35 segna lo sbocciare della rosa, i Sette dolori ne segnano la spine che profondamente l’hanno trafitta. Nella cara creaturina tutta immacolata apparsa nel mondo noi salutiamo la nostra Regina, la madre del Signore, l’aurora del giorno della salute36. E poi contempliamo quel miracolo di innocenza e di bontà passare di dolore in dolore, di afflizione in afflizione, finché tutta la sua anima non fu come trapassata da una spada di martirio. Non fu questa la frase che appunto usò37 Simeone là nel Tempio?38 Vi ricordate quando quel venerando vecchio prendendo tra le braccia il bambino Gesù, rivolgendo uno sguardo di tenera compassione a Maria, le profetizzò di quanto dolore non sarebbe stato per Lei quel figlio divino?(I)39 Ai piedi della Croce ci fu l’avveramento pieno della profezia. Vide il suo nato morire desolato, ci dice lo Stabat Mater. Chi potrà descrivere o chi potrà solo tentare di immaginare l’angoscia terribile del Cuore di Maria? Il suo Gesù così barbaramente tormentato, morire abbandonato da tutti fra gli spasimi più lancinanti! Oh! con ragione noi la chiamiamo la Regina dei Martiri. Si degni la Santa Vergine di unirci al suo dolore, di unirci al suo amore. Troppe volte soffriamo senza un conforto. Ci sarà invece di grande dolcezza pensare ai dolori della Vergine. Eia, Mater, fons ecc...40. Troppe volte abbiamo una concezione della vita molto leggera e mondana. La vorrebbe vedere la nostra vita come un soave riposo, che niente mai ci disturba.
35 Natività, cioè la festa della Natività di Maria. 36 Dal latino, salvezza. 37 Nello scritto, prima di «Simeone» compare l’aggettivo «vecchio», poi cancellato. L’uso sostantivato che don Pietro ne fa successivamente dimostra una rilettura del testo. 38 Cfr Lc 2,35. 39 A margine, dopo questo rimando, don Pietro annota: Enumerazione degli altri dolori. 40 Cfr Stabat Mater. Il vedere che la creatura più bella del creato ha sofferto tanto nella sua vita ci darà una concezione più giusta della nostra esistenza. Esistenza che deve passare in un dovere spesse volte duro e pesante portando il fardello che Dio ha voluto dare a ciascuno di noi. Vicino alla Croce di Gesù con Maria portando il peso della nostra afflizione. Per Maria noi vinceremo la battaglia della vita e arriveremo trionfanti nel Cielo. Quando saremo per partire da questa vita, o Gesù, fa’ che per la Madre io arrivi alla palma della vittoria. Quando il corpo morirà, fa’ che all’anima sia data la gloria del Paradiso41.
41 Cfr Ibidem: “Quando corpus moriétur, fac ut ánimae donétur paradísi glória”.
Triduo per l’apertura dell’anno scolastico Contarelli42, 1945
Ia sera. La Pietà. Il viaggiatore che sale un’erta montagna si ferma per prendere fiato ecc... Così voi dovete salire un monte su cui splendono due cime: la bontà e la scienza. Come già il Signore a Samuele così a voi fa udire la sua voce. Dio vi ha chiamato perché vi ha voluto in questo istituto di educazione vicino a lui: nella vostra casa avete Gesù. È proprio Gesù che qui vi ha voluto. Normalmente il Signore per fare conoscere la sua volontà si serve dei mezzi naturali, soprattutto dei nostri superiori. Gli Angeli per i quali ci annuncia la sua volontà sono proprio essi. I vostri genitori o parenti unicamente per il vostro bene vi hanno messo in questo collegio. Essi sono gli interpreti di Gesù ed è dunque Gesù che qui vi vuole. Voi a questa chiamata dovete come il piccolo Samuele rispondere con grande prontezza e con gioia. Samuele tre volte fu svegliato e tre volte volentieri si alzò dal letto, abbandonò il sonno e accorse prontamente43. Così voi con gioia dovete seguire la voce di Gesù, con gioia dovete vivere la vostra vita di collegio. A Gesù non piacciono le bimbe che danno malvolentieri, che danno brontolando, che si abbandonano alla malinconia. Fate il vostro dovere e fatelo lietamente e il Signore non mancherà di ricompensarvi. Il piccolo Samuele perché ascoltò la voce di Dio divenne un grande profeta; la vostra anima diverrà grande se pur voi ascolterete ciò che vi detta il Signore. Tre cose vuole particolarmente da voi il Signore: un tenero amore verso di Lui, è il dovere della pietà; un’applicazione seria alle vostre occupazioni, il dovere dello studio o del lavoro; una seria obbedienza ai vostri superiori, è il dovere della disciplina. Questa sera vedremo il primo di questi doveri. Voi dovete amare il Signore. E lo dovete amare perché lui vi ha amato per primo. Tra milioni di creature possibili vi ha dato l’esistenza, vi dà il benessere fisico, vi conserva ogni momento Del resto basta che guardiate il Crocefisso per sentirvi battere il cuore nei palpiti della riconoscenza più profonda. Gesù è stato piagato per me, Gesù è stato insultato per me, Gesù è stato crocefisso per me, Gesù è morto per me. È proprio questo pensiero di amore, del vostro amore a Gesù, che deve
42 Il riferimento è al Collegio femminile “Caterina Contarelli” di cui don Pietro divenne cappellano e confessore sia delle ospiti che delle religiose loro educatrici, le suore del “Cenacolo Domenicano”. L’Istituto accoglieva bambine e ragazzine orfani o le cui famiglie versavano in difficoltà. 43 Cfr 1Sam 3,1-10. essere alla base di tutte le vostre devozioni, di tutte le vostre preghiere. La preghiera deve essere un atto di amore. È perché volete bene a Gesù che dovete venire qui a pregare cioè a conversare con Gesù, ad adorarlo, ed offrirgli il vostro cuore, i vostri propositi, le vostre aspirazioni, i vostri piccoli o grandi dolori, le contraddizioni che potete quotidianamente incontrare. Questo è pregare. Mentre non è pregare il recitare meccanicamente dei «Pater noster» o delle «Ave Maria». Dico meccanicamente cioè solo con le labbra e non con il cuore. Se voi pregherete solo con le labbra allora le preghiere vi sembreranno vuote, pesanti, sempre troppo lunghe. Allora verrete sempre malvolentieri a pregare e perderete tanto e tanto tempo. Al principio di questo anno scolastico voi dovete fare proprio il proposito che tutte le vostre preghiere saranno conversazioni col Signore. Verrete in Cappella per parlare con Gesù, per dirgli le vostre cose, i vostri bisogni, per trovare un amico con cui confidarsi. Perciò dovete venire con gioia e quando vi mancasse la preghiera sentireste un grande vuoto. Diceva giustamente un grande animo, il prof. Ferrini44: “Io non saprei concepire la vita senza preghiera; uno svegliarsi al mattino senza incontrare il sorriso di Dio, un reclinare la sera il capo, ma non sul petto di Cristo. Una tale vita dovrebbe somigliare a notte tenebrosa, piena di avvilimento e di sconforto…” (30445). Troppo spesso poi si pensa alla preghiera solo come un domandare. La preghiera è anche domanda, ma non tutta domanda. Non siate come quelle persone che pregano solo quando hanno bisogno, e domandano e domandano alla volte forse anche delle cose dannose, e se non sono subito servite, abbandonano tutto e non si ricordano più del Signore. Le preghiere più importanti che voi avete sono l’assistenza alla Santa Messa e il Rosario. La Messa cioè la rinnovazione del sacrificio di Gesù. Gesù che ritorna sui nostri altari per ottenere a noi poveri peccatori il perdono e la vita offrendosi ancora una volta al Padre divino. Assistete alla Messa con molto spirito di fede. Immaginatevi di vedere Gesù salire il Calvario. Offrite ed unite ora da voialtre il vostro sacrificio, il vostro quotidiano sacrificio, i vostri fioretti, le vostre piccole mortificazioni. Riceveranno un grande valore e una grande forza e un soave conforto verrà alle vostre anime. Poi il Rosario: è il vostro omaggio e il vostro tributo d’affetto alla Mamma celeste. Se per tutti è di importanza capitale la devozione alla Madonna, questo lo è particolarmente per voi perché giovinette e perciò bisognose di tenera comprensione, di un affetto materno squisitamente soave. Dite perciò il vostro Rosario con molta fede e con molto amore; la Vergine stenderà misericordiosa il suo manto e vi benedirà. E poi nel Rosario per mezzo della meditazione dei misteri avete una scuola di tutte le virtù. Abituatevi a pensare all’episodio della vita di Gesù che viene enunciato e a ricavarne il frutto. Ad esempio, nei Misteri Gaudiosi quando nel primo
44 Beato Contardo Ferrini. 45 Il rimando è al Quaderno 8, in cui al numero 304 don Pietro riporta un’ampia citazione di Contardo Ferrini riguardante il valore della preghiera. mistero viene contemplata l’Annunciazione voi dovete ricavare come frutto l’umiltà, ecc... ecc... (vedi D., 9-10-‘3246). Giovanni Pascoli il grande poeta ebbe una vita penosissima. Rimase orfano fin dall’infanzia, il padre gli fu ucciso a tradimento, e la madre ne morì poco dopo di crepacuore. Rimase alla testa di una famiglia numerosa da mantenere lui che era un giovinetto. E tribolò tanti anni. Un giorno che preso da malinconia era in procinto di prendere una folle risoluzione, ne fu trattenuto dal ricordo della madre che lo avvolse in un onda di soave tenerezza. Gli parve di udire come quando era piccolo: “Giovannino dì le tue orazioni. Le dicevi con me piano piano con la voce sempre più bassa. La tua mano nella mia mano… Ridille, e vedrai che ti passa!”47. Tutta l’ombra di tristezza allora scomparve e il giovane riprese sereno il proprio lavoro. E divenne un grande poeta. Proprio così, o bambine. Imparate a pregare bene e troverete il più soave conforto che vi porterà a fare bene il vostro dovere e raggiungere onorevolmente il vostro posto nella vita. E quando sarete tristi allora ricordate il consiglio della mamma del Pascoli: “Ridille (le orazioni) e vedrai che ti passa”.
IIa sera. Lo studio. Dio aveva creato l’uomo ricco di doni preternaturali e soprannaturali. L’aveva creato di poco inferiore agli Angeli48. Se non avesse peccato sarebbe vissuto felice e beato nel tranquillo soggiorno del Paradiso terrestre per prepararsi a passare senza la morte nel Paradiso celeste. Nella felicità del Paradiso terrestre era compresa la gioia grande per l’anima dell’uomo: la scienza. L’uomo avrebbe appreso con grande facilità e prontezza tante e tante cognizioni e questo sarebbe stato un immenso piacere. Venne il peccato, si ruppe l’incanto; l’uomo dovette apprendere con fatica e con stento. Ecco ora perché lo studiare costa tanto. Rientra nel castigo di Dio: col sudore del tuo volto tu ti guadagnerai il pane49. Questa condanna inflitta al primo uomo Adamo colpisce tutti gli uomini, e tutti giunti a una certa età devono guadagnarsi il tozzo di pane con le quotidiane fatiche, col lavoro manuale e col lavoro del pensiero. La legge del lavoro grava su tutti e tutti vi si devono assoggettare. Voi siete giovinette ma anche per voi ha valore questa legge. Vi siete obbligate ad occuparvi nel vostro dovere quotidiano. Come i genitori lavorano nelle vostre case per darvi da mangiare, così voi qui dovete seriamente occuparvi nello studio per prepararvi domani nella vita una onorevole occupazione. Dico siete obbligate perché dopo il vostro dovere delle pratiche di pietà avete questo dovere di cui siete responsabili
46 Richiamo al foglio “La Domenica” – settimanale per famiglie – del 9 ottobre 1932 che a pag. 4 riporta uno schema in cui ad ogni mistero del Rosario è abbinato il “frutto del mistero” e l’ “intenzione di offerta”. 47 In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole si trova lo stesso rimando: D. id. sup. IV (pag. 18 [n.d.r.]). 48 Cfr Sal 8,6. 49 Cfr Gen 3,19. davanti a Nostro Signore. Ed ecco perché al principio di questo anno bisogna che riflettiate per non esporvi al rischio di dovere perdere inutilmente tanto tempo. Tempo sciupato di cui si dovrebbe rendere poi un tremendo conto a Dio; tempo sciupato che infiacchirebbe e impedirebbe qualsiasi costruzione di bene. Riflessione che vi deve portare a un proposito. Lo studio vostro deve essere fatto con amore, deve essere fatto con intensità, deve essere fatto con continuità. Prima di tutto con amore: ogni cosa fatta per forza riesce mal fatta. Invece voi dovete fare il vostro dovere lietamente perché innanzitutto è la volontà del Signore e – dicevamo ieri – al Signore non si può obbedire malvolentieri o brontolando. Poi con questo rendete contenti i vostri che tanti sacrifici fanno per voi. L’unico mezzo, per ricambiare un pochino quel tanto che fanno, lo avete nello studio con cui dimostrate di comprendere la vostra posizione. Poi con lo studio rendete anche più contente voi stesse. Nell’animo del pigro e del fiacco non alberga mai la serena gioia che è nel cuore del laborioso. Come ci si sente tranquilli e soddisfatti la sera quando reclinando il capo al sonno si ha la buona coscienza di avere fatto tutto quello che si doveva fare. Il vostro studio deve poi essere fatto con intensità. Ho conosciuto della gente che stava delle ore sopra un libro e sembrava che leggessero ma non concludevano nulla perché non si applicavano. Uno dei maggiori torti degli scolari moderni è proprio quello della poca applicazione. Vogliono imparare e sapere senza fatica e senza tribolare. Ecco perché si moltiplicano tanto le ripetizioni. Non c’è piccolo scolaretto che oltre la scuola abbia ogni giorno la sua ripetizione, facendo spendere un mucchio di denari ai parenti. Eppure è una legge questa ben rigorosa: in tanto c’è sforzo, in tanto c’è apprendimento. La mente umana non è un sacco che si può riempire in un modo qualsiasi. Quindi se è giusto che vi farete aiutare, però lo sforzo dovete farlo voi e i vostri compiti devono essere un risultato delle vostre attività, non della opera degli altri. Se può sembrare comodo il farsi fare il compito però poi il profitto è nullo. Il vostro studio infine deve essere fatto con continuità. Uno dei difetti più comuni nei ragazzi è proprio quello di applicarsi con ardore una settimana e poi lasciare tutto per un mese. No, siate ordinate e costanti! Prendete il vostro metodo, consigliatevi colle vostre superiori per prendere il migliore e con quello procedete poi tutto l’anno. Con minor sforzo farete di più. Ricordate il proverbio: Tieni la tua casa in ordine e l’ordine ti sarà di grande aiuto. Si racconta50 di San Giuseppe da Leonessa che dovesse subire una operazione dolorosissima ed allora non c’erano i mezzi che ci sono adesso per addormentare l’ammalato e non farlo sottostare a tanto male. Allora, uno sveglio doveva subire anche le operazioni più lunghe. Perciò i chirurghi
50 In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole si trova il seguente rimando: Opere Spirituali, Sant’Alfonso, pg. 264. volevano legare il santo con delle funi perché stesse fermo anche in mezzo ai più grandi dolori. Ma egli non volle. Prese nelle sue mani il crocefisso e disse: “Ma che funi? Ecco quello che mi tiene legato. Gesù che ha sofferto tanto per me mi aiuterà a sopportare quella cosa per il suo amore”. E senza batter ciglio sopportò la dolorosissima operazione. Certo per voi bambine non si tratta né di cose dolorose né tanto meno di operazione. È innegabile però che lo studio fatto con serietà comporta del sacrifico. Chi vi terrà ferme al vostro posto non devono essere le riprensioni e i castighi ma deve essere l’amore al Signore. Per amore del Signore dovete compiere serenamente il vostro dovere e ve ne troverete contente perché i frutti della scienza sono dolci anche se le radici sono amare.
IIIa sera. Disciplina. Questa sera dobbiamo metterci davanti al nostro sguardo la famiglia di Nazaret. L’Evangelista San Luca, dopo aver raccontato come Gesù bambino fosse smarrito da Maria e da Giuseppe e come poi fosse ritrovato tra i dottori nel Tempio, dice che Gesù ritornò a Nazaret ed era a loro obbediente51. E di tutta la vita di Gesù fino ai trent’anni non dice più nulla. Dunque Gesù fino a trent’anni non fece altro che vivere umilmente la vita di famiglia ed obbedire. È il più grande esempio che Iddio ci ha dato. Forse proprio perché il grande segreto della vita consiste nell’obbedire ai propri superiori e compiere semplicemente il proprio dovere. Se gli uomini amassero di più l’obbedire che il voler comandare non succederebbero tanti disastri. Se Gesù, dei trentatré52 anni che è vissuto, ne ha passati trenta nell’obbedienza non abbiamo pur noi mai fretta a comandare, ma viviamo contenti nell’obbedienza. A voi poi è di particolare necessità questa virtù! Nessuna vita di collegio può mai sussistere senza un profondo senso di disciplina e di obbedienza. Vita di collegio vuol dire ordine. Vita di collegio vuol dire famiglia. Ma nessun ordine e nessuna famiglia può guidarsi bene se non c’è chi comanda e chi obbedisce. Particolare bisogno di obbedienza l’avete voi, inesperte della vita. Nei superiori, esperienza sicura, guida dotta, comprensione, appoggio, luce. La vostra obbedienza deve essere soprannaturale, cieca, pronta. Soprannaturale: quando si obbedisce, si obbedisce a Dio e non a una persona umana. Santa Caterina. Cieca: se si discute si perde la pace, la tranquillità e soprattutto il merito. Pronta: San Gerardo Maiella. Non basta ubbidire bisogna aver anche confidenza con i superiori. Sono e devono essere considerati come amici. La pena dei superiori nell’avere sudditi ribelli. Gioia di una vita nell’obbedienza.
51 Cfr Lc 2,41-51. 52 Don Pietro indica numericamente gli anni vissuti da Gesù e quelli passati in obbedienza. Si è preferito tradurli in lettere.
53V Dopo l’Epifania: Il buon grano e la zizzania
La vostra anima è il campo. Il Signore con le sue aspirazioni e le sue grazie, i vostri superiori colle loro esortazioni seminano nel vostro cuore il bene. Chi è chi vi semina le cattive erbe? Il demonio colle sue tentazioni. Altri seminatori di male sono coloro che parlano male, che con poche parole distruggono l’innocenza di un cuore. Si suppone che in un collegio non c’è ne siano, ma se sai ci fossero resistenza attiva e casomai denuncia ai superiori. Non è fare la spia! Spiegare il perché. E poi tutte vigilare sulla propria lingua, perché non esca mai niente che possa in qualunque modo essere di cattivo esempio e di danno alle compagne.
54I Avvento
Oggi ricomincia l’anno nella liturgia della Chiesa. E la Chiesa ci presenta il quadro del Giudizio Universale perché alla luce dell’Eternità noi possiamo fare i propositi per il nuovo anno e mettere meglio la nostra vita. (Poi primo schema dal Colombo pag. 3 adattato55). Conclusione: La Chiesa ci dice oggi colle parole dell’Apostolo San Paolo: “Hora est iam vos de somno surgere; nunc enim propior est nostra salus”56. Svegliarci al bene; svegliarci ad una vita attiva in ogni settore del proprio dovere. Sorgere dalla nostra pigrizia, dalla nostra fiacchezza, dalle nostre cattive abitudini. Gesù ci è vicino più di quanto crediamo. E Lui è la vita, e Lui è la salvezza.
53 Sul margine sinistro compare la seguente data: 11 Novembre 1945. 54 Sul margine sinistro compare la seguente data: 2 Dicembre 1945. 55 Il riferimento, forse, è al libro presente nella biblioteca di don Pietro: GIOVANNI COLOMBO, Pensieri sui vangeli e sulle feste del Signore e dei santi, Vita e Pensiero, 1940, vol. 1. 56 “È ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina” (Rm 13,11).
Catechismo in San Quirino57 (27-1-1946) Prove dell’esistenza di Dio
Al solo nome di Dio il nostro cuore ha un palpito di tenerezza che ci dice tutto e dimostra che non solo noi crediamo in Dio ma ancora che veramente lo amiamo. Non è dunque perché la nostra fede sia vacillante che noi questa sera parleremo di alcune prove della esistenza di Dio, ma perché più chiara e più luminosa sia la scienza della nostra fede, sia tanto chiara e luminosa da illuminare anche coloro (e purtroppo ve ne sono) che vogliono ostentare e si sforzano di ostentare certe loro ragioni contro l’esistenza di Dio. Metafisicamente la prima prova è quella detta della causalità ecc… (Vedi Perardi 172)
57 Chiesa parrocchiale dedicata ai Santi Quirino e Michele arcangelo, ubicata nel centro di Correggio.
Mese di Maggio – In San Giuseppe58 – 1946
30 Aprile59 - Discorso di introduzione. È bello contemplare il rigoglio splendido della natura, in questa primavera di pace. Anche le rovine spaventose della guerra si rivestono di erba verde e di fiori; è la natura che materna copre gli orrori degli uomini e indica loro di perdonare e di amare, salendo attraverso le bellezze del creato a Dio fonte di amore e a Maria madre del bel amore. È con un bisogno grande di pace e di amore che noi sentiamo l’invito a venire ai piedi della Madonna Santissima. Se a Maria innalzano i loro effluvi i fiori, e i loro canti gli uccelli, se tutta la natura le canta il suo inno, non manchi lo slancio del cuore nostro gonfio di riconoscenza e di fede. Santa Caterina di Siena in un enfasi di giubilo contemplativo lodava e pregava la dolce Madre di Dio con questi mirabili accenti: “O Maria, Maria, tempio della Trinità! O Maria portatrice del fuoco. O Maria portatrice di misericordia, o Maria donatrice di pace”60. Vorrei che questa vergine domenicana di cui oggi celebriamo la festa desse a me la sua infuocata parola, vorrei che desse a noi tanta soavità di devozione, che questo mese in cui ci troveremo inginocchiati ai piedi di Maria restasse indelebile nel nostro cuore operando in profondità di virtù nella nostra vita. Animiamoci ad onorare Maria, animiamoci ad essere suoi veri devoti. La misura del nostro amore a Maria ce l’ha data Dio stesso. La storia, dalla creazione in poi, non ha forse come centro Gesù in Maria? Appena peccarono i primi padri… (cfr Il divoto pag. 1061). Uniamoci a tutti i santi che
58 Chiesa di San Giuseppe Calasanzio, denominata dai correggesi anche “Madonna delle Grazie” a motivo dell’immagine allora custodita e venerata con grande affetto. Alla Madonna delle Grazie si rivolse nel 1945 la popolazione di Correggio dopo il primo disastroso bombardamento della stazione ferroviaria. Insieme al parroco mons. Giuseppe Bonacini tutti i parrocchiani si impegnarono per dieci anni, con voto solenne, a pregare con una novena precedente la festa della Natività della Beata Vergine se Correggio non fosse stata più bombardata. La città venne risparmiata e il voto adempiuto. 59 In nota a fianco, lungo tutto il margine sinistro, don Pietro annota: “Nel Cantico dei Cantici l’incontro dell’anima con il Diletto è descritto in un quadro magnifico di natura primaverile. Flores apparuerunt in terra nostra (Ct 2,12). Siamo in primavera, i fiori sono apparsi. È la voce del Diletto che ci chiama ad onorare Maria. È il Signore stesso che ci invita ad ammirare il fiore più bello della creazione”. 60 Cfr SANTA CATERINA DA SIENA, Tempio della Trinità; preghiera dettata dalla santa nel giorno del suo 32° compleanno, un anno prima della morte. 61 GIUSEPPE GOGGIOLO, Il divoto di Maria nel Mese di Maggio, Tipografia San Giuseppe già Ciardi, Firenze 1900. nel corso dei secoli hanno onorato questa divina Madre (e poi vedi Ferrari, Alle fonti, pag. 66362). Lungo questo mese andremo considerando le grandi virtù della Vergine. Perciò primo proposito: l’imitazione. Non c’è devozione senza imitazione. L’amore trova uguali o rende uguali. Conformare la nostra vita ecc... Secondo proposito: fervore nella nostra preghiera; le rose del nostro rosario che ogni sera le offriremo non deve63 essere sfiorite o sgualcite ma devono essere fresche e profumate. Terzo proposito: fedeltà, ogni sera. La sera in cui noi mancassimo il nostro riposo non sarà così sereno e soave come sotto la protezione della Madonna. Sì veniamo a questo altare di Maria: le nostre croci più leggere, tacciono le passioni. È la nostra Madonna delle Grazie. A lei dovemmo l’essere scampati dai disastri della guerra. Lei invochiamo che salvi Correggio dal male, che salvi la fede del nostro popolo ecc... ecc... Ogni sera ognuno di noi verrà a deporre il suo fiore sull’altare. Sarà o il fiore rosso dell’amore di Dio, o il fiore viola della mortificazione, o il fiore bianco dell’anima che lottando si è mantenuta santa; sarà un fiore insomma che significhi il nostro sforzo di renderci migliori, quel qualcosa di personale, di nostro che sarà la cosa più gradita in mano nostra che possiamo offrire. Così ogni sera quando entreremo da quella porta ognuno di noi si ricorderà che non deve venire a mani vuote ma deve recare il suo fiore per comporre quel magnifico mazzo variopinto di ogni tono di virtù, che resterà ai piedi della Vergine.
1 Maggio − Kyrie eleison − Timore di Dio
In queste sere mariane mediteremo sulle litanie della Vergine. Non certo senza l’influenza dello Spirito Santo è sorta nella Chiesa questa forma di preghiera. Preghiera nella sua semplicità di squisito sentimento e di forza. Questa sera mediteremo la prima invocazione: Kyrie eleison − O Signore abbi pietà di noi. L’uomo di fronte a Dio è sempre questo che deve ripetere. È il niente di fronte al Tutto, è il peccato di fronte alla Santità, è l’uomo ribelle alla legge di fronte al suo Giudice. Il timore di Dio: noi troppo poco consideriamo la grandezza infinita di Dio, le sue immense perfezioni. Per questo non abbiamo la vera sapienza poiché la Sacra Scrittura ci dice: “Il principio della sapienza è il timore di Dio”64. Nei tempi moderni un facile e vuoto sentimentalismo che si vuole camuffare sotto il nome di amore non vuole pensare alla Maestà di Dio e alla sua Giustizia e ai suoi castighi. Le signorine che della vita di Santa
62 Cfr RAFFAELE MARIA FERRARI, Alle fonti della vita: istruzione in forma di letture sulla vita cristiana, Cateriniana, 1933. 63 Devono. 64 Cfr Pr 1,7; Sir 1,12. Teresa del Bambin Gesù non capiscono nulla credono a un amore vaporoso e vuoto. Si parla di amore, ma il vero amore vi è solo quando si conosce chi si ama, quando lo si apprezza nel giusto valore. Il vero amore è fondato sul timore. Perché molte persone che sembrano tanto spirituali cadono in gravissimi peccati? Perché non si sono basate sul timore di Dio. Timore di Dio vuol dire temere di offenderlo per amore, temere di offenderlo per non lasciare cadere la sua grazia e meritare così i suoi castighi. Temere Dio vuol dire avere timore del giudizio che Dio farà di noi. Di noi che abbiamo ricevuto tanti milioni di grazie e che non vi abbiamo corrisposto. Di noi i prediletti che lo abbiamo oltraggiato, di noi cibati del suo corpo che ci siamo saziati delle ghiande65, di noi dissetati del suo sangue che ci siamo abbeverati a tutte le fonti avvelenate del mondo66. Dobbiamo pensare spesso al Giudizio di Dio: il giudizio creerà il timore, il timore ci preserverà dal peccato. Se un forte armato − dice il Vangelo − ecc…67. Questo armato è il timore. Ci otterrà molte grazie68. Dio resiste ai superbi − chi non ha timore di Dio è certamente superbo − e dà grazia a chi è umile69. Ci dona la tranquillità in punto di morte. Se sempre si è temuto, allora si sarà sereni; se mai si è temuto allora si temerà ma non del salutare timore, ma di quel timore che è il proprio egoismo che dispera di fronte al baratro. Vediamo Dio adunque nel70 luce soave dell’amore ma non dimentichiamo la sua infinita Maestà. Se non impariamo a temerlo nella sua infinita grandezza non conosceremo quanto noi siamo niente, quanto noi abbiamo bisogno di Dio, quanto siamo poveri e peccatori di fronte alla sua infinita Santità. Il pubblicano fu giustificato nel Tempio solo per il timore di Dio e per il riconoscimento della propria miseria di fronte a lui71. Così si ripete per la nostra giustificazione. Se non avremo il timore, al giudizio di Dio neppure l’intercessione della Vergine ci salverà ecc…72.
65 Cfr Lc 15,16. 66 Cfr Ger 2,13. 67 Cfr Lc 11,21: “Quando un uomo forte, ben armato, fa la guardia al suo palazzo, ciò che possiede è al sicuro”. 68 In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole si trova la seguente annotazione: Cfr Colombo III - 350, che rimanda a GIOVANNI COLOMBO, Pensieri sui vangeli e sulle feste del Signore e dei santi, vol. III, Vita e Pensiero, Milano 1940. Nel paragrafo intitolato «Eccellenza del timore di Dio», si dice che questo dono “ci preserva dal peccato […] ci ottiene molte grazie […] ci dona la tranquillità in morte […]”. 69 1Pt 5,5. 70 Nella. 71 Cfr Lc 18,13. 72 Segue la nota: vedi Colombo 351. Nel volume citato, al paragrafo «Necessità del timore di Dio» si dice: “Chi invocheranno? Chi li potrà aiutare? Forse la Madonna ch’è mamma, ch’è rifugio dei peccatori?”. Segue la conclusione: “No: la Madonna sarà la impugnatrice più valida, allora […]. Poiché la Madonna non farà allora che ratificare la condanna pronunciata dal suo divin Figlio”. 2 Maggio − Christe eleison − Gesù il Salvatore
Gesù è il mediatore tra noi e Dio ed ogni nostra salvezza ci viene da lui. Solo lui può redimerci. Descrizione dell’umanità senza il Cristo. a) Ignoranza dei problemi centrali dell’esistenza. b) Corruzione morale derivata dalla superbia della mente (San Paolo - Ai Romani73). c) Odio tra uomo e uomo e odio di classe. Gesù è amore. Gesù è vita. Solo ritornando a Gesù l’umanità troverà la via della salvezza, troverà la vita, troverà il suo amore (Quad. A - 10174). Coloro che parlano di fratellanza prescindendo dal Cristo, non parlano se non di egoismo più o meno brutale, e di odio di classe. O Cristo, rimani con noi nonostante il nostro sudiciume, nonostante le nostre viltà, nonostante il nostro tradimento. Abbiamo supremamente bisogno di te e solo di te. La nostra società si dibatte in una tormentosa convulsione solo perché si è dimenticata di te e non ha più voluto seguire i tuoi insegnamenti divini. Rimani con noi, ti diciamo con i discepoli di Emmaus75; senza di te non possiamo nulla, ci resta unicamente la disperazione. Tu sei la Via, la Verità e la Vita.
3 Maggio − Christe audi nos − La preghiera
Chiesto il perdono a Dio e al suo Cristo ci sentiamo incoraggiati a esprimere i nostri sentimenti: ascoltaci o Cristo. È la preghiera. Quella preghiera che nella vita ha il compito di richiamarci al divino, di richiamarci ogni qual volta tentiamo di spostare il centro della nostra vita. La deficienza del mondo moderno è proprio mancanza di preghiera. Si è così materializzato che non si sa più pregare, che non si gusta più la preghiera. Osservate in Chiesa soprattutto i nostri giovani e le nostre ragazze in particolare alle Messe domenicali. Vengono come a una cerimonia qualsiasi, stanno continuamente distratti, chiacchierano su tutto, osservano l’uno o l’altra, la moda, le coppie ecc..., ma non pregano. Non sanno più parlare con Dio. Bisogna pregare di più. Perché i dolori troppe volte portano alla disperazione? Perché non si prega. Perché tanto nervosismo nelle case, e tante incomprensioni? Perché non si prega76.
73 Cfr Rm 1,24. 74 Cfr attuale Quaderno 15, § Amicizia e fratellanza con Gesù. 75 Cfr Lc 24,29. 76 In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole il seguente appunto: Preghiera non solo vocale. Preghiera non solo di domanda. La preghiera viene distinta in mentale e vocale. La prima si chiama anche meditazione. Pregiudizi contro questa; sua facilità (vedi Castegnaro IV, 1 sg77). La Madonna modello di preghiera. San Luca: conservava tutte le parole nel suo cuore78. Raccoglimento di Nazaret. Imitazione nel turbinio nella nostra vita moderna.
4 Maggio − Christe exaudi nos − Il modo di pregare
Cristo esaudiscici. È l’insistenza nella preghiera. Ieri parlavamo che non bisogna solo limitarsi alla preghiera di domanda, però noi abbiamo indefinite necessità e abbiamo perciò bisogno di chiedere tanto. «Pregate ed otterrete, picchiate e vi sarà aperto»79. La preghiera arma infallibile. L’apostolato troppo naturalizzato. Si agisce molto, si fanno troppe adunanze e si ottiene poco frutto. Perché bisogna pregare di più. Pregare per la Chiesa, per il Papa, per la Parrocchia, per il Parroco e i sacerdoti, per le Associazioni di A.C. Il tesoro di Dio è aperto; approfittarne. Santa Monica, di cui oggi viene dalla Chiesa celebrata la festa, pregò e pianse per 18 anni. E ottenne che suo figlio scostumato ed eretico divenne sacerdote e Vescovo, Santo, Dottore, uno dei più grandi della Chiesa. E la nostra preghiera deve essere: fiduciosa, perseverante, fatta con l’anima in grazia. Reliqua (Castegnaro IV, 26).
6 Maggio − Pater de caelis Deus ecc... − Paternità di Dio, per la creazione
La cosa che ci colpisce soprattutto in questa invocazione è l’accostamento delle due parole Dio e Padre. Dio ci è Padre. Rivelazione fatta da Gesù. Prima si concepiva Dio come Signore, Padrone da servire e avanti a cui tremare e basta. Gesù ci insegnò la preghiera: “Padre nostro che sei nei cieli”80. Per due titoli Dio ci è Padre: per creazione e per adozione. Per creazione: Dio è nostro creatore, noi apparteniamo a lui, siamo opera delle sue mani. Siamo tutto un dono di Dio. Un’opera d’un artista sussiste indipendentemente da lui, poiché aveva l’essere prima che l’artista la trasformasse; noi invece dipendiamo nel nostro essere continuamente da Dio. Creazione continua. Se siamo creature abbiamo la coscienza della nostra dipendenza da Dio.
77 BORTOLO CASTEGNARO, Il catechismo degli adulti – L’orazione e la giustizia cristiana, vol. IV, Galla Giovanni. 78 Lc 2,51. 79 Lc 11,9. 80 Cfr Mt 6,9-13. Usare di noi e delle nostre cose nel senso di questa dipendenza. Orribilità del peccato che usa dei doni di Dio, supremo benefattore per offenderlo. Esemplificare per i principali sensi. Creature di Dio, noi singolarmente e noi tutti insieme come società. Ecco perché condannata la teoria dello Stato laico o agnostico che ignora Dio. Del resto non si può essere indifferenti e volere ignorare la dipendenza collettiva da Dio. Chi non è con me è contro di me81. Giustamente i cattolici vogliono che nella nuova Costituzione si cominci nel nome di Dio come atto di fede nazionale e auspicio dei divini favori. «Noi vogliamo Dio nella scuola, nei tribunali, negli ospedali, dappertutto. O Vergine Maria ecc…».
7 Maggio − Fili redemptor mundi Deus − Paternità di Dio per adozione
Come ieri sera accostavamo i termini Dio e Padre stasera accostiamo Figlio e Redentore. La nostra Redenzione fu operata dal Verbo di Dio. L’umanità impossibilitata a rialzarsi. Dio viene in suo soccorso. Meditare su questo amore infinito del Verbo di Dio. Il nostro cuore deve riscaldarsi e vivere di tale amore82. Grandezza della Redenzione . Innalzati per adozione fino al livello dello stesso Redentore, suoi fratelli, figli perciò del Padre divino, ammessi al consorzio delle Tre divine Persone. Perciò nostra immensa dignità. Un’anima in grazia è come divinizzata. Santo orgoglio che deve avere, non abbassarsi alle cose indegne, non abbassarsi al peccato. Differenza profonda tra un anima in grazia e una in peccato. Il mondo considera il peccato una debolezza perdonabile. In realtà è il perdere una dignità immensa83; Dio in noi o essere in possesso del demonio. Chiedere alla Vergine Santissima, la piena di grazia, l’amore alla grazia che ci rende tanto alti e nobili. Ed essere disposti per conservare la grazia anche ai necessari sacrifici. La Vergine ha corrisposto alla grazia. Se la chiamiamo la Vergine delle Vergini e la Regina degli Angeli, la chiamiamo pure la Regina dei Martiri. La Madonna ha accettato il dolore, Lei che non aveva bisogno della mortificazione perché era immune dalla triste nostra eredità del peccato. A maggior forza noi dobbiamo amare la mortificazione come un preservativo del peccato, come la migliore custodia della grazia che ci rende partecipi della vita divina.
81 Mt 12,30. 82 In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole si trovano due appunti. Il primo è una citazione: Videte qualem caritatem ecc…; [“Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamato figli di Dio, e lo siamo realmente” (1Gv 3,1)]. L’altro è un rimando bibliografico: vedi Marmion Cristo vita ecc… pag. 9; [cfr COLUMBA MARMION, Cristo vita dell’anima, Vita e Pensiero]. 83 In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole il seguente rimando: Esaù e le lenticchie; [cfr Gen 25,29-34]. 8 Maggio − Spiritus Sancte Deus etc... − Lo Spirito Santo nella nostra vita soprannaturale
Il profeta Isaia profetizzò del Messia: Su di lui si riposerà lo Spirito del Signore84. Fin dal primo momento dell’Incarnazione l’anima umana di Gesù fu come consacrata dallo Spirito Santo che visibilmente discese su di Lui all’inizio della vita pubblica85. Ieri dicevamo come la grazia ci rende figli di Dio e fratelli di Gesù Cristo; ecco perché lo Spirito di Gesù è ancora lo Spirito che risiede nelle nostre anime e dirige la nostra vita soprannaturale. Questa vita ha la sua sorgente nell’amore ed è compiuta nell’amore; perciò pur essendo opera di tutta la Santissima Trinità viene per appropriazione attribuita allo Spirito Santo. Noi siamo i templi dello Spirito Santo (San Paolo: lo Spirito Santo è diffuso nei nostri cuori e in Lui chiamiamo Dio, Padre86). Lo Spirito Santo consacra con un’unzione infinita di grazia l’anima nostra e la fa tendere alla santità87. Noi dobbiamo avere profonda devozione allo Spirito Santo. Episodio di San Paolo ad Efeso. Neque si ecc88. Incentrare la nostra vita di pietà nell’ascoltare in noi la voce dello Spirito Santo. Troppa dissipazione, troppa leggerezza ci impedisce di ascoltare la sua voce soave e santa. Spesso contrariamo l’opera sua in noi89. Altro è cadere per la debolezza di un momento e altro è sistematicamente soffocare in noi le ispirazioni sante che vengono dallo Spirito di luce e di amore. Ci fidiamo troppo delle nostre cose umane, della nostra esperienza, abbiamo l’eresia della azione, che la natura possa aver potere nel campo della grazia. Bisogna lasciarci guidare soprannaturalmente e basarci nel nostro lavoro esclusivamente sulla grazia. Chi dice di non poter riuscire perché non ha la forza, che ha provato molte volte inutilmente, ricordi come la nostra opera nella vita spirituale consiste più che altro nel dire di «sì», nell’acconsentire all’opera della grazia, più che un nostro lavoro, una nostra industria. Dobbiamo semplicemente cooperare all’azione dello Spirito Santo in noi. Poi dobbiamo invocare spesso lo Spirito Santo. Dovrebbe essere questa invocazione delle litanie una delle nostre giaculatorie preferite. Nelle tentazioni, nei dubbi, gridare con fede allo
84 Cfr Is 11,2. 85 Cfr Mc 1,10. 86 Cfr Gal 4,6. 87 In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole il seguente rimando: O dulcis hospes animae; [cfr Sequenza Veni Sancte Spiritus]. 88 Cfr At 19,1-7. Alcuni discepoli di Efeso non hanno “nemmeno sentito dire che ci sia stato uno Spirito Santo” (“sed neque si Spiritus Sanctus est audivimus”), Paolo li battezza e su di loro scende subito lo Spirito. 89 In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole il seguente rimando: Vedi Marmion Cristo vita dell’anima pag. 178, che rinvia a COLUMBA MARMION, Cristo vita dell’anima, Vita e Pensiero, pag 177-181. Qui, in particolare, con riferimento allo Spirito Santo: “Prima di tutto noi dobbiamo invocarlo spesso […]. Noi dobbiamo anche ringraziarlo, rendergli umili azioni di grazie […]. Vegliamo poi a non contrariare la sua azione in noi”. Spirito di pace e di luce. Alcuni ricorrono esclusivamente ai Santi. Ottima cosa ricorrere ai Santi; ricordarsi però che loro sono degli intercessori, perciò invocare lo Spirito Santo e porre a convalida delle nostre preghiere la loro intercessione da noi richiesta. Sono le grandi devozioni che sostengono la vita cristiana. Invochiamo Maria Santissima, la Sposa dello Spirito Santo, che ci dia una vera devozione.
9 Maggio − Sancta Trinitas etc... − La Santissima Trinità e la retta intenzione
Quando gli Angeli cantarono nella grotta di Betlem sintetizzarono il programma del nuovo Messia in un binomio «Gloria a Dio» e «Pace agli uomini», prima la gloria a Dio e di qui la pace agli uomini. Noi siamo creati per la gloria di Dio. Dio nel crearci non poteva avere alcun scopo degno di sé che la sua gloria. Ecco perché la Chiesa ci insegna costantemente a indirizzare tutte le nostre azioni a Dio cominciandole in suo nome e precisamente nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo. Il fine della nostre vita e di ogni singola azione è la Triade augusta. È una delle grandi ragioni per cui siamo invitati al segno di Croce: dare tutti i nostri pensieri, tutti gli affetti del nostro cuore, tutte le nostre opere al Padre che ci ha creato, al Figlio che si è immolato per noi sulla Croce, allo Spirito Santo che ci santifica. Ci pensiamo a questa profonda finalità del segno di Croce o è una cosa semplicemente meccanicizzata? Oh! il grande significato del nostro segno di Croce al mattino: A te o sacrosanta Trinità tutto il giorno con le sue fatiche, con le sue gioie, con i suoi dolori. Più leggera la fatica, più intima la gioia, più leggero il dolore: è l’effetto immediato. La retta intenzione è quella che ci fa grandi davanti a Dio. Molti cristiani pur avendo una vita discretamente buona acquistano non molti meriti perché non agiscono per Iddio. Compiono le loro opere: o perché vi si trovano bene, o per vanagloria, o per mire affettive più o meno egoistiche. Ma è un punto tanto sottolineato da Gesù nel Vangelo: Non fate le vostre opere buone per essere veduti dagli uomini o per piacere ad essi, perché avreste già ricevuto la vostra mercede, ma la tua mano destra non sappia quello che fa la tua sinistra90. Non si può immaginare quanto la superbia penetri nelle azioni anche di anime che parrebbero spirituali. Bisogna lavorare per Iddio e solo per Lui. Nelle preci che il sacerdote recitare91 nell’agonia di un moribondo tra l’altro vi è un pensiero che ci deve fare molto riflettere. Dice: Licet tamen peccaverit, tamen ecc…92. Facciamo che il sacerdote non dica per noi una bugia; sarebbe tremenda cosa per la nostra anima.
90 Cfr Mt 6. 91 Deve recitare. 92 “Licet enim peccaverit, tamen Patrem, et Filium, et Spiritum Sanctum non negavit, sed credidit − Infatti benché abbia peccato, tuttavia non ha negato il Padre, il Figlio e lo Spirito Se invece la nostra vita sarà stata in lode e in gloria della Santissima Trinità, le debolezze della nostra esistenza non ci impediranno di entrare nel gaudio eterno.
10 Maggio − Sancta Maria, ora pro nobis − Santità di Maria Santissima e chiamata alla santità per tutti
Quando l’Arcangelo San Gabriele93 portò l’annuncio della maternità divina a Maria ne annunciò la immensa santità: Ave o piena di grazia94. La santità è segnata dalla grazia che alberga in un cuore; la santità massima è data dalla pienezza di grazia. Questa grazia i santi non hanno saputo con quali titoli chiamarla95. San Bernardo l’ha stimata infinita, San Bernardino incredibile, San Bonaventura la chiamò immensa. Grazia immensa fin dal primo istante in cui fu creata quella anima benedetta, l’opera più grande e di sé più degna che l’Onnipotente facesse in questo mondo (Sant’Alfonso)96 e grazia che crebbe continuamente perché come dice Sant’Alfonso la divina grazia in Maria non discese a stille come negli altri santi, ma a guisa di pioggia. La grazia che ebbe la Beata Vergine avanzò la grazia non solo di ciascun santo in particolare, ma di tutti i santi ed angeli unitamente. Insomma ebbe una pienezza di grazia conforme alla sua dignità immensa di Madre di Dio97. Oh! veramente restiamo incantati davanti allo splendore della santità di Maria. Quanto grande e bella è la Madonna! Anche noi siamo chiamati alla santità secondo i misericordiosi disegni di Dio a nostro riguardo. «Dio ci ha eletti in Cristo fin prima della creazione del mondo perché fossimo santi ed irreprensibili davanti a lui». Così San Paolo nella sua lettera ai cristiani di
Santo, ma ha creduto” (cfr RITUALE ROMANUM DE SACRAMENTO EXTREMAE UNCTIONIS, Ordo commendationis animae). 93 Nel testo, erroneamente: San Raffaele. 94 Cfr Lc 1,28. 95 In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole il seguente rimando: Vedi Divoto di Maria pag. 26; [cfr GIUSEPPE GOGGIOLO, Il divoto di Maria nel Mese di Maggio, Tipografia San Giuseppe già Ciardi, Firenze 1900]. 96 In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole il seguente rimando: Glorie di Maria II – p. 30 ss.; [cfr ALFONSO MARIA DE’ LIGUORI, Le glorie di Maria, vol. II, Pia Società di San Paolo, Roma 1939, pp. 30-31: “È certo che l’anima di Maria fu l’anima più bella che Dio creasse; anzi, dopo l’incarnazione del Verbo, questa fu l’opera più grande e di per sé più degna che l’Onnipotente facesse in questo mondo: Opera che Dio solo supera, così la chiamava San Pier Damiani. Quindi avvenne che la divina grazia in Maria non già discese a stille come negli altri santi, ma come pioggia sul vello (cfr Sal 71,6) come predisse Davide […]. La grazia che ebbe la Beata Vergine avanzò la grazia non solo di ciascun santo in particolare, ma di tutti i santi ed angeli unitamente”]. 97 In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole il seguente rimando: cfr S. Alfonso II p. 114. [Si veda: ALFONSO MARIA DE’ LIGUORI, op. cit., pag. 114: “Afferma San Bernardino che la Santa Vergine per essere Madre di Dio bisognò che fosse innalzata ad una certa egualità colle persone divine per una quasi infinità di grazie […]. Perciò asserisce San Tommaso che Maria essendo fatta Madre di Dio, per ragione di questa unione così stretta con un bene infinito ricevè una certa infinita dignità, che il Padre Suarez chiama infinita nel suo genere. Poiché la dignità di divina madre è la massima dignità che può conferirsi ad una pura creatura”]. Efeso98. Tutti dobbiamo tendere al costante miglioramento di noi stessi, tutti dobbiamo tendere alla perfezione nella misura conforme al nostro stato e alla nostra condizione. Un cristiano che si accontenta di quel poco di bontà che ha potuto racimolare non è degno del regno di Dio, secondo l’espressione evangelica99, e presto tornerà tanto indietro da cadere in gravi mancanza mancanze. Non ci ha dato un comando esatto il Signore quando ci ha detto: Siate perfetti come il Padre vostro che è nei cieli?100 E San Paolo quando ha parafrasato dicendo: “Crescete fino all’altezza della statura di Cristo”101? Chi è cristiano e possiede in sé la vita che è la grazia deve cercare di aumentare questo dono di Dio, deve anelare a divenire migliore ogni giorno. Si ha invece l’impressione che certi cristiani si cristallizzino in una determinata forma di vita senza cercare seriamente ed efficacemente un miglioramento di se stessi. Vengono così a conciliare una forma alle volte direi abbondante di devozione con dei difetti e delle abitudini contrastanti con la fede cristiana. Viene lanciata talora ai cristiani questa accusa: voi che andate in Chiesa siete dei falsi. È una calunnia e una grossolana calunnia. Però dobbiamo chiederci se mai nessuno di noi presta occasione a questa accusa. Se fossimo migliori nella nostra vita di ogni giorno − meno egoisti, meno mormoratori, più caritatevoli ecc... – quanto maggior bene fiorirebbe nella nostra società. Un poeta indiano102 ha detto: Se voi cristiani viveste come Cristo, tutta l’India sarebbe con voi. Il nostro non è un paese di missione, ci si avvia ad esserlo; ma quante anime lontane sarebbero del Signore se noi facessimo risplendere la luce della nostra vita completamente cristiana. Davanti alla cara effige della Beata Vergine delle Grazie preghiamo questa sera perché si formi in noi una saldezza di propositi e un ardore di bene che trasformino tutta la nostra vita.
11 Maggio 1946 − Sancta Dei Genitrix − Grandezza della Maternità divina e umiltà di Maria
Grande e immensa dignità della Vergine. Per comprenderla bisognerebbe comprendere l’altezza e la grandezza di Dio. Dionisio Cartusiano asserisce che dopo l’unione ipostatica non ve ne è più intima con Iddio che quella della sua Madre103.
98 Cfr Ef 1,3-4. 99 Cfr Lc 19,12-27. 100 Cfr Mt 5,48. 101 Cfr Ef 4,13. 102 Rabindranath Tagore (1861-1941), poeta, scrittore e filosofo indiano. 103 In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole il seguente rimando: Sant’Alfonso II p. 113; [cfr ALFONSO MARIA DE’ LIGUORI, Le glorie di Maria, vol. II, Pia Società di San Paolo, Roma 1939, p. 113]. Suarez dice è la più alta dignità perché è nell’ordine dell’unione con una persona divina colla quale va necessariamente congiunta. Ma osservate il racconto dell’Annunciazione. A Maria viene annunciata la più grande dignità ed ella si umilia in un modo prodigioso: Ecco la schiava del Signore104. Ella stessa nel Magnificat sottolineerà questo abbassamento: humilitatem ancillae suae105. È proprio vero. Dio dà le sue grazie a chi è umile e tanto più uno si abbassa tanto più Egli lo colma di grazie. Ed invece resiste e castiga i superbi. Come tutto il bene dell’umanità è venuto dalla umiliazione profonda della Madonna − humilitate concepit106 −, così tutti i mali − Adamo e Lucifero − sono venuti dalla superbia. Perché tutti i mali degli anni scorsi se non perché degli uomini atteggiatesi a semidei volevano dominare tutti? Perché tante discordie, tanti contrasti, tante miserie nelle famiglie se non per la superbia? Umiltà è il riconoscere che tutto quello che è in noi di buono è dono di Dio. L’intelletto, la volontà, i pregi fisici, tutti sono doni di Dio. Più che insuperbirci dobbiamo temere di non farne quell’uso che vuole il Signore e quindi di esporci al suo castigo. Dice San Bernardo che noi dobbiamo assomigliarci non alle vette dei monti ma piuttosto alle valli; giacché non è sulle vette che si ferma l’acqua ma piuttosto nelle valli107. Saremo valli se saremo umili. Domanda di umiltà alla Vergine Santissima per il nostro bene e per la nostra pace.
12 Maggio Domenica – Discorso in San Quirino all’ora di adorazione nell’occasione dell’entrata in Diocesi del nuovo Vescovo Mons. Socche
Gesù nel mirabile discorso dell’Ultima Cena ha una preghiera dolcissima per i suoi amici: “Io non prego per il mondo, ma per essi che mi hai dato perché sono tuoi. Padre Santo conservali in mio nome perché siano una sola cosa come noi (Gv 17,9)… perché siano una sola cosa come io sono in Te e Tu sei in me (id. 19). Questa preghiera di Gesù rimane nei secoli. Ed oggi noi sentiamo la bellezza dell’unità di noi che crediamo in Lui. Siamo uniti ai piedi di Lui per pregare per il nuovo Pastore che Lui ci ha dato e che lo rappresenterà tra di noi. E il primo sentimento è quello di gratitudine. Il nuovo Vescovo è il dono di Gesù che vuole tutta la sua Chiesa reggiana unita attorno all’autorità. Il secondo sentimento quello dell’unità. Sentirsi figli della nostra Chiesa, avere la fierezza della verità.
104 Lc 1,38. 105 Lc 1,48. 106 “Virginitate plàcuit,humilitate concepit − Per la verginità Maria piacque a Dio, ma per l\'umiltà concepì il Verbo” (SAN BERNARDO, Homiliae super «Missus est»). 107 “Ubi sunt decursus aquarum? Profecto in vallibus: inter medium montium pertransibunt aquae. Quis enim non videat etiam torrentes montium ardua declinare, et mediam ad humilitatem semper divertere vallem?” (SAN BERNARDO, Sermo in Natali Sancti Benedicti abbatis). Proporsi di essere sempre con il Vescovo in qualunque iniziativa. Difendere sempre la gerarchia ecclesiastica da qualunque attacco e da qualunque calunnia. Ascoltare sempre la voce dell’autorità. Purtroppo oggi si crede ad ogni ciarlatano e non si crede a chi si dovrebbe credere e che ci parla in nome di Dio. Far notare come Gesù ha posto la nostra unità sulla base della sua divina unità col Padre108 – unione di natura – la grazia dà a noi una (natura) vita soprannaturale nella nostra natura umana. Terzo proposito quello di preghiera. Pregare per il Nuovo Vescovo perché il Signore lo illumini e lo santifichi. Si sente spesso anche da buoni criticare l’operato dei superiori ecclesiastici e dei sacerdoti. Bisognerebbe chiedere a costoro quante volte hanno pregato perché il Signore illumini di particolare luce coloro che hanno tanta responsabilità. Signore stasera ti rivolgiamo la preghiera degli antichi cristiani: “Come i grani di frumento sparsi per i campi hanno formato la massa unica del pane trasformato in tuo corpo109, fa’ che noi tutti della diocesi reggiana siamo uniti attorno al nostro Vescovo che rappresenta Te, e fa’ che noi tutti siamo trasformati in Te per la vita eterna”.
13 Maggio − Sancta Virgo Virginum − La Verginità
La Madonna la più grande delle Vergini. Virginitate placuit110. Profezia di Isaia111. Grandezza del prodigio, verginità e maternità. Chinare la fronte dinnanzi a questo miracolo di Dio. A Dio niente è impossibile112. A Lui che ha creato i cieli e ha sparso le meraviglie in tutto l’universo. Molte anime hanno voluto seguire le orme della Vergine. Le anime privilegiate. Non tutti capiscono questa parola113. Però se non tutti comprendono, tutti devono ammirare. Se la Chiesa ha avuto tanti martiri e tanti trionfi li ha avuti perché vi sono state tante anime vergini, tanti sacerdoti illibati e santi. Invece troppo si sente nel mondo la derisione e talora il disprezzo per quelli che abbandonano anche degli affetti buoni per seguire Gesù e solo Gesù. Quasi fossero dei minorati – e invece sono degli eroi. Il mondo è permeato da una corrente di sensualità e di superficialità che impressiona. Non è apprezzato che quello che è umano; gli ideali toccano solo pochissimi. Guardate la nostra gioventù che non pensa più all’idealità di bene; solo ci si incentra in una visione falsa. Non si concepisce più un giovane senza una fidanzata e viceversa. Bambini che hanno a stento l’uso di ragione che non
108 Cfr Gv 17,21. 109 Cfr Didachè. 110 Cfr nota 107. 111 Cfr Is 7,14: “Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio”. 112 Cfr Lc 1,37. 113 Cfr Mt 19,12. parlano d’altro e che si sentirebbero degli spostati se a quindici anni non hanno la fidanzata. Al tempo di Sant’Ambrogio si temeva da taluni che finisse il mondo perché tanti andavano nei conventi. Differenza dal nostro tempo. San Giovanni nell’Apocalisse vide nel Cielo i Vergini in un posto speciale di gloria: Sequuntur Agnum quocumque114. Sì, i Vergini sono i più grandi. Preghiamo la Madonna perché fiorisca tra di noi e che molte siano le anime che lo seguono incuranti di se stesse, disposte ad ogni sacrificio.
14 Maggio − Mater Christi − L’attesa di Maria nei secoli e la nostra speranza del cielo ove vedremo Maria
Quando ricordiamo Maria come Madre del Messia, del Cristo, non possiamo non immaginarci quanto Ella fu attesa come l’aurora che doveva precedere il Sole di giustizia. Fin dall’origini dell’umanità Ella fu promessa come l’unica e sola speranza. “E verrà una donna…”115. Il pensiero di questa Donna da allora fu l’ansia dei secoli. “Verrà”: ma quando verrà? Tutte le generazioni l’attendevano. I Patriarchi e i Profeti sono vissuti nell’attesa di lei, nel desiderio di poter vedere il suo volto. Isaia parla di questo stelo che sorge dalla radice di Isai116 e sul quale sboccerà il fiore, il Messia117. Se i giusti dell’Antico Testamento vivevano nell’attesa di vedere Maria, non differentemente dobbiamo vivere noi: dobbiamo nutrire il desiderio ardente di poter un giorno contemplare il volto della Vergine nel cielo. Se grande fu la gioia del vecchio Simeone nel riconoscere in Maria la Madre del Redentore, molto superiore sarà la nostra gioia nel vedere in Paradiso la nostra Mamma diletta. Noi pensiamo poco al Paradiso: e questo è un grande sbaglio perché il pensiero del Paradiso sarebbe per noi una leva potente di bene. Il Paradiso è la visione di Dio. Vedremo le sue perfezioni infinite118. Il Paradiso è amore di Dio. Lo ameremo non con un amore debole come quaggiù ma con un amore ardente ed eterno119. Il Paradiso è gioia di Dio. Una gioia senza confini, piena e completa. Perciò animarci a pensare spesso al Paradiso. A soffrire serenamente in vista del Paradiso, e a tutto sopportare per acquistarlo. Ogni nostro dolore verrà trasformato in un nuovo motivo di letizia, ogni nostra lacrima trasformata in un serto di gloria. Et absterget Deus omnem
114 “Hi qui sequuntur Agnum, quocumque abierit – Coloro che seguono l’Agnello dovunque vada” (Ap 14,4). 115 Cfr Gen 3,15. 116 Iesse (a volte trascritto come Jesse o Yesse o, in maniera più conforme all\'ebraico, Isai). 117 Cfr Is 11,1. 118 In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole il seguente rimando: Vedi Cristo vita dell’anima pag. 338; [cfr COLUMBA MARMION, Cristo vita dell’anima, Vita e Pensiero]. 119 In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole il seguente rimando: Branchereau I – 132; [cfr LOUIS BRANCHEREAU, Meditazioni per i chierici e per i sacerdoti, vol I, Queriniana]. lacrimam ecc...120. Preghiamo la Vergine Santissima a sostenerci e a confortarci nella lunga penosa via per poterla ammirare e contemplare nell’abbraccio filiale della celeste Sion.
15 Maggio − Mater divinae gratiae − Maria corredentrice e mediatrice universale delle grazie. Il valore della nostra sofferenza
Nel disegno di Dio, la Santa Vergine è associata al mistero della redenzione, come a quello dell’Incarnazione: ella è la corredentrice del mondo (Guillaume pag 80). Gesù acquistò per noi la grazia incarnandosi e morendo per noi, Maria cooperando liberamente alla Incarnazione e al sacrifico di Gesù. Maria non fu uno strumento passivo per comunicare al Verbo la natura umana, ma Dio le fece conoscere il suo disegno e chiese il suo consenso. Maria accettando con tutta conoscenza e libertà si associò a Gesù in quello che Lui doveva soffrire per noi. Gesù e Maria sono inseparabili sia nel meritarci la grazia e perciò anche nel distribuirla. Perché non si può associare la Vergine alla Redenzione, ed escluderla dai beni che ne derivano (id. 81). Soprattutto per due motivi noi possiamo chiamare Maria corredentrice: per il suo consenso alla volontà di Dio e per la sua partecipazione alla sofferenza di Gesù per la Redenzione. Anche noi saremo santi e redimeremo le nostre anime facendole partecipare alla Redenzione di Gesù se faremo la volontà di Dio a nostro riguardo e se sapremo apprezzare il valore della sofferenza. Fare la volontà di Dio cercando di essere buoni nel posto dove ci vuole il Signore. Alcuni spesso sognano che sarebbero santi se fossero in determinati posti (conventi, missioni, famiglia migliore ecc…) e non fanno che sognare rimanendo molto cattivi lì dove devono stare. È inganno del demonio. Combatterlo pensando che Dio ci vuole santi precisamente in quel determinato posto, proprio in mezzo a quelle difficoltà che dobbiamo saper vincere. Apprezzare la sofferenza nel suo vero significato soprattutto di elevazione. Tendiamo a cristallizzarci quaggiù e a crearci un nido di comodità e a dimenticarci così di Dio e della vita eterna. Ecco la sofferenza che ci richiama alla realtà. Perciò la sofferenza ci viene proprio per la bontà di Dio che vuole richiamarci a una maggiore altezza di vita e non vuole che conduciamo una vita incolore di bene e di grandi idealità. Solo chi soffre, sa. Se la nostra gioventù che non pensa che a una vanità e a una leggerezza di vita si potesse condurre al letto di chi soffre e di piange121 capirebbe la realtà di quella che è la vita. Perciò non brontolare mai se come tutti abbiamo le nostre croci perché sono quelle che ci conducono a Gesù.
120 Cfr Ap 21,4: “E Dio asciugherà ogni lacrima”.. 121 Di chi piange. Non chiameremmo Maria Santissima Regina degli Angeli se Ella tanto non avesse sofferto.
16 Maggio − Mater purissima − La purezza
Purezza ineffabile della Vergine. La prima di quel coro che segue in Cielo l’Agnello ovunque Egli vada (Apocalisse122). Un’anima pura conosce Dio: Beati mundo corde ecc...123. Un’anima pura ama Dio. Se non si è puri si perde la fede. La crisi della gioventù deriva sempre da qui. Perché una gioventù tanto nervosa, tanto poco studiosa, tanto poco compresa dei suoi doveri famigliari e sociali… è perché in molti casi manca di purezza. Un’anima pura è una anima bella, che sente e vive i più grandi ideali. Vita angelica. Preghiera alla Vergine Santissima per una maggiore purezza della nostra gioventù.
17 Maggio − Mater castissima − Penitenza e purezza
Se come abbiamo considerato ieri la purezza è una virtù tanto bella e santa, è un fiore molto delicato, è un magnifico cristallo che si appanna per un soffio. Per conservarla occorre vigilanza e mortificazione. Il senso della penitenza è fondamentale nel cristianesimo. Dopo il disordine del peccato originale si fa fatica a compiere il bene, siamo inchinati al male. Vigilanza sui divertimenti specie il cinematografo. Lotta contro i balli e i giornali e le riviste pornografiche. Doveri dei genitori in merito, e loro grande responsabilità.
18 Maggio − Mater inviolata − Il peccato mortale
La Madonna inviolata perché nella sua anima è mai entrato il peccato. La vera violazione della nostra anima è il peccato mortale. Che cosa è il peccato mortale? (Circa lo schema di P. Vagliè). Terminare con l’esempio di San Giovanni Crisostomo; vedi Divoto di Maria pg. 83124.
20 Maggio − Mater intemerata − Il peccato veniale
122 Ap 14,4. 123 “Beati mundo corde, quoniam ipsi Deum videbunt – Beati i puri di cuore perché vedranno Dio” (Mt 5,8). 124 GIUSEPPE GOGGIOLO, Il divoto di Maria nel Mese di Maggio, Tipografia San Giuseppe già Ciardi, Firenze 1900. Con questa invocazione la Chiesa vuole ribadire la perpetua virginità della Vergine Santissima contro quegli eretici che l’hanno negata (Elvidio, definizione del Concilio di Costantinopoli). Noi di fronte allo splendore virginale della Madonna ci fermeremo a considerare come sia necessario che l’anima nostra sia immune da qualsiasi macchia anche dalla più lieve. L’altra sera consideravamo il peccato mortale, oggi fermiamoci a considerare il veniale. Il peccato veniale si è solito dirlo piccolo, ma lo si dice tale in paragone del mortale come si dice piccolo un lago di fronte al mare, una collina di fronte a una montagna125. In realtà è maggiore di tutti i mali che riguardano noi uomini perché offende (se pur lievemente) Dio ed è perciò un atto di volontà in certo modo infinitamente cattivo. È positivo quindi che per nessun bene al mondo noi possiamo essere autorizzati a commettere un peccato veniale. Dio punisce il peccato veniale severamente tanto in questa vita (vedi esempi della Sacra Scrittura: Davide, Mosè), quanto nell’altra in Purgatorio. Nessun anima potrà essere ammessa alla gloria se non è perfettamente purificata da ogni macchia. Il mondo stima il peccato veniale una scrupolosità, una miseria. In realtà il peccato veniale è una mancanza di fedeltà alla grazia, una ripugnanza all’amore di Dio, un disgusto alla sua santità e alla sua bellezza. Dio merita da noi un servizio costante e fedele, ed ecco il peccato veniale che rende servi fiacchi e negligenti. Il Beato Enrico Susone dice che se una persona sapesse quanto dovrà pagare caro ogni peccato veniale morirebbe piuttosto di commetterne anche uno solo. Il peccato veniale poi commesso con frequenza conduce sia direttamente che indirettamente al peccato mortale. Qui spernit modica paulatim decidit126. Prima perché rende più scarsi gli aiuti di Dio che vedendosi mal corrisposto a poco alla volta si allontana dall’anima (non che sommando peccati veniali si arrivi al mortale). Incipiam te evomere ex ore meo127. Poi l’anima si indebolisce e sente meno il rimorso e intanto le passioni crescono sempre maggiormente. Anche nell’ordine naturale da un piccolo male trascurato ne nasce un grande male: fessura nella nave; piccola favilla; piccola febbre; piccola crepa in un muro. Nota visione di Santa Teresa che se avesse acconsentito a certe piccole vanità sarebbe andata all’inferno128. Conseguenza: non far pace con i nostri difetti. Difetti anche non gravi disdicono tanto soprattutto in persone di Chiesa.
125 In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole il seguente rimando: Vedi Divoto di Maria pag. 96 et quo sq.; [cfr GIUSEPPE GOGGIOLO, Op. cit.). 126 “Chi disprezza le piccole cose cadrà a poco a poco” (Sir 19,1). 127 “Sto per vomitarti dalla mia bocca” (Ap 3,16). 128 Cfr SANTA TERESA D’AVILA, Il libro della mia vita, II, 2-6. Scandalo che ne deriva: fanno la Comunione tutti i giorni e sono impazienti, mormorano sempre se pur di cose non gravi, sono superbe e vanagloriose. Agire contro, con atti contrari. Troppa nostra gente si accontenta dell’aurea mediocrità. Tendere all’alto!
21 Maggio − Mater amabilis − La bontà
La Vergine Santissima è indubbiamente la creatura più amabile. Amabile nella sua grandezza, amabile nella sua virtù, amabile nella sua soave bontà. Chi ameremo se non amiamo Lei tanto degna di amore e di ogni lode? Lei Madre nostra e rifugio dei peccatori? Lei alla quale tanto noi tutti dobbiamo? Lei ci ha protetto nei pericoli, Lei ci ha confortato nelle nostre angustie, Lei ci ha indirizzato nei dubbi. Oh! amiamola sì, di un amore tenerissimo e filiale; restiamo sempre avvinti dal suo incomparabile incanto. In Lei la bellezza della rosa, in Lei il candore del giglio, in Lei la luce purissima che Dio vi ha diffuso con immensa sovrabbondanza. E siccome un figlio deve assomigliarsi alla Madre cerchiamo ancor noi di imitarla rendendoci amabili a Dio e al prossimo. Degni dell’amore di Dio adornando l’anima nostra di virtù e di merito. Amabili al nostro prossimo soprattutto con la bontà. Abbiamo tutti tanto bisogno di meditare sulla bontà. Quotidianamente è la virtù che ci è necessaria più di tutte. La bontà è il fiore più bello che può sbocciare nella nostra vita di ogni giorno. Un cuore senza bontà è un cuore disseccato ad ogni affetto nobile, è un cuore dominato dal tremendo freddo dell’egoismo. La bontà è un raggio di Dio. Se Dio è carità (San Giovanni129), chi ama ed è buono con gli altri, costui è quello che è più vicino a Dio. Essere buoni non per calcoli umani o per sentimento o sentimentalismo pietista ma perché Iddio ci ha dato il precetto della carità, perché nel prossimo noi dobbiamo vedere Gesù. Il Signore ha detto: la lampada deve porsi sopra il moggio perché illumini tutti coloro che sono nella casa130. Chi è buono diffonde proprio una soave luce in tutta la casa o l’ambiente dove vive, una luce di serenità che fa bene ed aiuta incomparabilmente a superare gli scogli della vita. Trovarci vicino a chi è buono vuol dire avere una mano valida che sostiene, vuol dire trovare conforto, vuol dire trovare compatimento. Chi è buono è paziente. Caritas patiens est131. Sa che gli uomini non sono perfetti, che sono deboli nelle loro virtù e nei loro propositi. Perciò sorride e pazienta. Oh! se tutti fossero buoni così nelle nostre case. Troppe volte invece le famiglie che dovrebbero avere il tepore della dolcezza non sono che covi in cui predomina un crudo egoismo che si manifesta in continui
129 Cfr 1Gv 4,8. 130 Cfr Mt 5,15. 131 Cfr 1 Cor 13,4. litigi, in parole offensive, in sgarbi, in risentimenti continui. Non cose gravi se volete, ma un insieme di piccole cose che formano un fascio di spine che rende la vita tanto più pesante. Perché Iddio ha benedetto e voluto il focolare domestico se non perché l’uomo trovasse l’appoggio alla stanchezza che viene a tutti dalle tante pene della vita? Con la troppo comoda e sciocca scusa dei nervi e del nervoso si rende invece agli altri più difficile la vita di ogni giorno. Si vorrebbero vedere gli altri perfetti, si vorrebbero che fossero santi, sempre pronti a tacere, a darci ragione e ad accontentarci in tutto, li vorremmo insomma senza difetti mentre noi ne siamo carichi. Per andare d’accordo ognuno deve cedere molto o almeno qualche cosa. Il più bel eroismo è il non mai pretendere che gli altri siano degli eroi. Edifichiamo così nel bene ogni nostra giornata. La giornata vissuta nella bontà è grande davanti a Dio e agli uomini.
22 Maggio − Mater Admirabilis − Il tempo
L’ammirazione è un sentimento che si desta di fronte a quello che sorpassa la misura ordinaria della grandezza e della bellezza132. La Santa Vergine sorpassa tutte le opere più belle e più grandi di Nostro Signore. Tutte le opere divine sono ammirabili: la creazione della natura, le meraviglie della grazia nell’anima dei santi. Gesù l’Ammirabile per eccellenza: et vocabitur nomen eius Admirabilis133. Chi gli si avvicina di più è la Madonna. Tanto singolare la sua grandezza che la Chiesa le presta un particolare culto: il culto al più stupendo miracolo di Dio. La Vergine è tanto ammirabile perché ha fatto fruttificare meravigliosamente le grandi grazie che Dio le ha dato. Che cosa è che rende pur noi ammirabili se non il far fruttificare tutti i doni di Dio? Noi dobbiamo prendere con riconoscenza e con amore tutto quello che il Signore ha posto in noi. Prenderlo, amarlo, valorizzarlo. Sono doni di intelligenza: servircene per conoscere di più Lui. Una più vasta conoscenza delle cose ci deve servire per vedere i riflessi della sua sapienza e della sua bontà. Sono doni di cuore: amarlo sopra ogni cosa. Non sciuparli in sensibilità più o meno morbose, ma effondere in bene tutte le effusioni dell’affetto. Ma vorrei che stasera meditassimo un altro particolare dono di Dio di cui pienamente usufruendo ci renderemo in realtà ammirabili: voglio dire il tempo. La Sacra Scrittura in un grande elogio che fa dei giusti dice che i loro giorni sono pieni: et dies pleni inveniuntur in eis134. La pienezza di ogni giorno ecco la caratteristica dei santi.
132 In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole il seguente rimando: Guillaume pag. 152. 133 “…e il suo nome sarà: Consigliere ammirabile” (Is 9,5). 134 “Ideo convertetur populus meus hic et dies pleni inveniuntur in eis” (Sal 73,10): versetto controverso per la corruzione del testo masoretico. Nel testo della C.E.I. è così tradotto: “Perciò il loro popolo li segue e beve la loro acqua in abbondanza”. Quanto è prezioso il tempo: vale Dio e tutta l’eternità. Usandone infatti bene noi possiamo giungere al possesso e al godimento di Dio per tutta l’eternità. Una delle esortazioni che troviamo frequentemente nei Vangeli è proprio quella di usare bene del tempo. Camminate − dice il Signore − finché avete la luce135. Parabola dei servi136, delle vergini137, del fattore infedele138 ecc… Tempo è possibilità di bene, è possibilità di grande bene. Le giornate vuote, le giornate oziose sono perciò la negazione del vero spirito cristiano. Le giornate laboriose di un lavoro teso solo a un fine materiale in uno spasimo di una ricchezza fine a se stessa sono ugualmente non cristiane. L’«ora et labora» dei monaci benedettini ecco l’ideale. Approfittare di ogni particella di tempo per compiere un’opera buona che sarà di uguale gloria a Dio sia che sia una preghiera, sia che sia il lavoro, il dovere quotidiano compiuto nel nome e nella luce di Dio. Il tempo è breve. Che cos’è infatti anche la vita più lunga a confronto con l’eternità. In cielo avremo per sempre quel grado di gloria che quaggiù ci siamo meritato. Avremo uno splendore e una gioia in diretta proporzione al nostro lavoro di quaggiù. Santa Maria Maddalena de’ Pazzi vide la gloria di San Luigi in cielo, vide che splendore aveva il santo per le sue sofferenze e le sue umiliazioni di quaggiù. Lavorare con lena e con forza. Il tempo è incerto. Solo l’attimo è nostro: non di più. Il Signore ci dice di stare sempre pronti: non si sa quando Egli potrà venire a prenderci139. Oggi? Domani? Posdomani? Fra anni? Non lo sappiamo. Non dobbiamo tardare neppure un’ora a convertirci perché non sappiamo se poi l’avremo. Quanti si credevano di poter spendere qualche anno della loro gioventù nel divertimento facile e peccaminoso140 pensando di aver modo poi di far del bene. Ora sono nell’inferno e nei tormenti. Quanti hanno rimandato la loro confessione a una solennità o a una occasione più o meno lontana, e la morte è sopraggiunta, giustiziera terribile e improvvisa. Credevano di poter aver tempo di convertirsi a Dio e non l’hanno avuto. Stare sempre pronti e stare sempre vigilanti, con la fiaccola della fede in mano.
135 Cfr Gv 12,35. 136 Cfr Mt 24,45-51. 137 Cfr Mt 25,1-13. 138 Cfr Lc 16,1-8. 139 Cfr Mt 24,44. 140 In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole il seguente rimando: La morte di Balzac. [Honorè de Balzac (1799-1850) approdò alla fede solo al termine di una vita sregolata e fallimentare; cfr VICTOR HUGO, La mort de Balzac: “Era questa stessa camera in cui ero venuto a trovarlo un mese prima. Era allegro, pieno di speranza, senza nemmeno dubitare di poter guarire, e mostrava il suo gonfiore ridendo […]. Mi diceva anche: “Ho la casa del signor De Beaujon, meno il giardino, ma con un giardino d’ingresso sulla chiesetta all’angolo della strada. Là sulla mia scala ho una porta da cui si entra in chiesa. Un giro di chiave e sono a messa. Tengo di più a questo terrazzino che al giardino” (n.tr.it)]. Il fico maledetto da Gesù141. Applicazione.
23 Maggio − Mater Boni Consilii − Il dono del Consiglio
Decreto di Leone XIII del 22 Aprile del 1903142. Sunto: Maria Santissima istruita dalle massime della Divina Sapienza comunicò parole di vita agli Apostoli, ai discepoli, alle pie donne. Prerogativa riconosciutale da Gesù quando in San Giovanni le affidò tutti i fedeli143. Giustamente dunque il popolo cristiano onora Maria col titolo di Madre del buon Consiglio. Il Santo Padre ordina l’inserzione nelle litanie del titolo anche per onorare l’immagine venerata nel santuario di Genazzano cittadina vicina a Roma. Quivi il 25 Aprile del 1476 fu miracolosamente trasportata da Scutari (in Albania invasa allora dai Turchi) una bella immagine della Vergine col Bambino Gesù in braccio. Di qui la devozione a Nostra Signora del Buon Consiglio si diffuse in Italia e per il mondo. Grande aiuto contro l’Islamismo invadente. Invocata sotto questo titolo la Vergine ci otterrà ciò che tale titolo significa e promette ossia quella grazia dello Spirito Santo che illumina le anime, ossia il dono del Consiglio. È un dono che ci dirige in tutte le circostanze affinché noi sicuramente giungiamo al fine eterno. È una luce che aiuta la nostra ragione. Facilmente la nostra ragione si confonde o può essere ingannata dall’amor proprio. Il dono del Consiglio corrisponde all’invocazione dell’anima: Signore che volete che io faccia? (San Paolo sulla via di Damasco)144. Troppo facilmente le anime vogliono solo dipendere da se stesse e agiscono senza consultare Iddio. San Giacomo ha scritto: Omne donum perfectum desursum est145. Invocare e invocare molto questo dono dallo Spirito Santo ponendo l’intercessione della Vergine sua sposa. Noi ne abbiamo estremo bisogno. Il dono del Consiglio ci guarisce da tutti i nostri difetti nell’agire: a) la precipitazione e le sue dannose conseguenze; b) la lentezza a comprendere ciò che è doveroso; c) soprattutto la prudenza della carne. Siamo facile a stravolgere il senso del Vangelo, a voler mettere insieme ciò che è incompatibile. È dunque voler conciliare ciò che ci fa comodo alla nostra carne cattiva con lo spirito puro del Vangelo. È l’opportunismo nella
141 Cfr Mc 11,12-14. 142 Leone XIII, il 22 aprile 1903, con un Decreto introdusse nelle Litanie Lauretane l’invocazione “Mater Boni Consilii”. 143 Cfr Gv 19,26. In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole il seguente rimando: Lo schema è del Guillaume (pag. 165 sq.) – circiter. 144 In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole il seguente rimando: Cristo vita dell’anima pag 172; [cfr COLUMBA MARMION, Cristo vita dell’anima, Vita e Pensiero]. 145 “Ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall’alto” (Gc 1,17). Religione: fenomeno che reca un danno incalcolabile alla Santa Chiesa di Dio. Se volete chiamatelo anche ipocrisia, falsità, cioè salvare certe apparenze esterne e certe formalità che accontentano il sentimento senza dare la cura principale alle sode e profonde virtù intime dell’animo. Ho raccontato il miracolo di Genazzano e non per sola edificazione l’ho narrato. La Beata Vergine del Buon Consiglio ha in quei tempi tanto aiutato i cristiani a combattere e a vincere il nemico terribile del Vangelo il Maomettanesimo. Rappresentava allora il pericolo più grave per la cristianità. Il capo della flotta pontificia a Lepanto era Marco Antonio Colonna un cittadino di Genazzano. Un pericolo non meno grave e insidioso minaccia la cristianità. In un discorso di data recente il Santo Padre ha fatto rilevare tale pericolo con parole che devono farci sentire tutta la nostra grandissima responsabilità146. Ha detto che il male organizzato in dottrine perverse, dottrine che hanno avuto la loro origine nel secolo scorso e tentano ora l’assalto non più a un punto particolare della fede, ma a tutta quanta con un assalto generale e decisivo. Parole che ci devono fare riflettere e devono risvegliare coloro che si cullano in sogni e in chimere. Il materialismo tenta di soffocare con i suoi infami tentacoli ogni spiritualità. L’insidia è gravissima. La Vergine del Buon Consiglio sarà in questi duri tempi ancora la nostra salvezza. Bisogna che confidiamo in Lei, bisogna che la preghiamo molto. Preghiamola che illumini e consigli bene tanti cristiani che non sanno affinché nelle prossime elezioni147 eleggano degli uomini che facciano una Costituzione conforme in pieno ai principi cristiani.
24 Maggio − Mater Creatoris − Dalla natura a Dio
È una specificazione della invocazione precedente: Santa Madre di Dio. Il Creatore è Dio. La Vergine è Madre del Verbo Creatore. Le azioni ad extra sono comuni a tutta la Santissima Trinità perché è la natura divina che opera. Qui per attribuzione la creazione viene assegnata al Verbo in quanto il Verbo è causa esemplare di ogni cosa creata. Omnia per ipsum facta sunt, ex quo omnia, per quem omnia, in quo omnia148. Dio tutto creò per mezzo del Verbo. «Considerato nella sua natura umana si può dire che Gesù fu la causa della creazione. È opinione teologica autorizzata che l’Incarnazione avrebbe avuto luogo anche se l’uomo non fosse caduto». (Guillaume p. 176)
146 Cfr PIO XII, Discorso ai partecipanti al convegno indetto dalla presidenza centrale della gioventù italiana di Azione Cattolica, 20 aprile 1946. 147 Il riferimento è alle elezioni che si sarebbero tenute il 2 giugno 1946 per eleggere l’Assemblea Costituente cui sarebbe stato affidato il compito di redigere la nuova carta costituzionale. 148 Cfr Gv 1,3. Se il Verbo è la causa esemplare di tutte le cose create, noi nelle cose troviamo un riflesso di Dio. «Ciascun essere è una distinta rivelazione di Dio, è un nuovo aspetto delle sue eterne e adorabili perfezioni» (R. Ferrari, p. 91149). Ecco la ragione teologica del nostro ritrovare Dio nella natura, del salir dalla natura a Dio: da ciò che è bello, da ciò che è grande, da ciò che è buono all’infinita bellezza, grandezza, bontà. Esempio dei santi che di ogni piccola cosa facevano una scala per salire fin lassù. Importanza per la nostra vita spirituale e salutari effetti. Siamo troppo distratti e indifferenti e passiamo in mezzo alle meraviglie del creato assenti e non vediamo il divino che ci circonda. Il panteismo dice che ogni cosa è una parte di Dio. Errore. Ma come ogni errore è una esagerazione di una particella di verità. Ogni cosa ha in sé, sì, qualcosa di divino perché manifesta a Dio e ci parla di Lui. Coeli enarrant ecc...150. Ma le creature ci devono ancora far pensare a Dio perché sono opera di amore. Tutte queste cose magnifiche il Signore le ha create per noi, per farci piacere, perché ci vuol bene. Quindi non solo pensiero, ma corrispondenza di amore a Lui. Esempio di Santa Teresa del Bambino Gesù (la pesca). Se tutte le creature il Signore le ha fatte per noi, noi esseri intelligenti dobbiamo interpretarle e rappresentarle presso di Lui. Giustamente l’uomo è stato definito il Pontefice del creato. Deve lodare e benedire Iddio per tutti gli esseri. Benedicite, omnia opera Domini, Domino151.
25 Maggio − Mater Salvatoris − Le missioni
Madre del Salvatore e perciò Madre dei salvati. Madre di Gesù e perciò Madre di tutto il suo corpo mistico. Soavità per noi di questa maturità. Soavità che ci fa pensare a quelli che non l’hanno, a chi dopo diciannove secoli ignora anche solo il nome di Gesù e di Maria. È il problema missionario. Va impostato non solo come un atto semplice di carità e di compassione ma come un preciso obbligo. Questo obbligo spetta prima alle gerarchie ecclesiastiche e poi a tutti i membri della Chiesa. Comprendere questo obbligo. Praticamente che cosa si deve fare: 1) Preghiera; sacrificio. Il pensiero delle Missioni leva potente per compiere bene le nostre cose. 2) Iscriversi alle Opere Pontificie. Enumerarle e illustrarle. Abbonarsi a qualche bollettino missionario. Maria Santissima Regina delle missioni.
149 Cfr RAFFAELE MARIA FERRARI, Alle fonti della vita, Cateriniana. 150 “I cieli narrano…” (Sal 19 [18], 1). 151 “Benedite, opere tutte del Signore, il Signore” (Dan 3,57). 27 Maggio − Virgo prudentissima − La prudenza
Vi è un episodio nel Vangelo che esalta la prudenza: è quando Gesù racconta la parabola delle vergini stolte e prudenti ecc…152. L’entrata al banchetto del regno dei cieli non avviene precisamente per la mancanza di prudenza. La virtù della prudenza è di estrema necessità. È un ordinare, è un disporre, è un misurare le proprie forze in ordine alla vita eterna. Per un cristiano si richiede una grande prudenza. Il Signore ha detto «Estote prudentes sicut serpentes»153. La ragione ci viene data da San Paolo: in vasis fictilibus154. Dobbiamo portare la grazia del Signore − tesoro preziosissimo − in vasi molto fragili, in mezzo a continui e gravi pericoli. Prudenza come di chi cammina sull’orlo di un precipizio. La maggior parte dei nostri peccati derivano da mancanza di prudenza. Ci mettiamo nei pericoli senza necessità e non prendiamo le necessarie precauzioni.
28 Maggio − Virgo veneranda − Devozione a Maria Santissima
La Chiesa ha un culto speciale alla Madonna detto di iperdulia. Venerazione e amore speciale alla creatura più alta. Noi dobbiamo avere la devozione (devoveo) alla Madonna. Il Mese di Maggio che sta per finire deve lasciarci un segno profondo nell’animo nostro. Noi dobbiamo proporre di avere sempre qualcosa di speciale ad onore della Madonna. Prima di tutto il desiderio vivo di essere suoi veri servi, sentirsi onorati di poter servire una tanta Signora. Solennizzare particolarmente le sue feste. Avere il culto del sabato. In tale giorno particolari preghiere, particolari penitenze o opere di carità. Iscriversi a una confraternita o a un terz’ordine. Particolarmente da raccomandarsi quella del Carmine. Privilegio sabbatino. Raccontarne la storia155. Farne rilevare l’importanza per la sollecita liberazione dal Purgatorio. Riflettere in questi giorni per potere poi nell’ultimo giorno presentare quale fiore di omaggio un buon proposito156 che resti sempre nella nostra vita.
152 Cfr Mt 25,1-13. 153 Cfr Mt 10,16: “Siate dunque prudenti come i serpenti…”. 154 Cfr 2Cor 4,7: “Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi”. 155 Il privilegio sabatino è una seconda promessa riguardante l’abitino dello Scapolare che la Madonna fece in una sua apparizione, ai primi del 1300, al futuro Giovanni XXII. Annunciandogli che sarebbe stato eletto al soglio pontificio, nonostante gli intrighi e le difficoltà di quei tempi, gli chiedeva di confermare in terra all’Ordine del Carmelo il privilegio da Lei ottenuto in cielo dal suo Figlio diletto: la possibilità cioè per chi avesse portato con devozione lo Scapolare, indossandolo in punto di morte, di entrare in Paradiso il primo sabato dopo la morte. Il 3 marzo 1322 fu pubblicata la bolla che annunciava alla Chiesa questo nuovo dono.
29 Maggio − Virgo praedicanda − L’Ap o sto l a to
Vergine degna di esaltazione e di lode. Non solo essere devoti di Maria ma propagarne la devozione. Esaltare le sue grazie a nostro riguardo e pubblicarle. Impedire le bestemmie contro di Lei. Zelarne il Santo Rosario. La Madonna ha detto a Fatima che il suo Cuore Immacolato regnerà157. Essere piccoli artefici di tanta gloria. In genere avere il senso dell’apostolato, cosa essenziale e perfezione della vita cristiana. Prima di tutto con la preghiera. Apostolato della preghiera. Che cos’è; gli scopi. Esempio di San Bartolomeo in Leggenda Aurea (vedi G. Colombo158). Anche oggi molti idoli a cui si lancia tanto incenso. Cadranno e l’incenso cesserà se pregheremo molto. Basarsi in tutto sulla preghiera. Attualmente nel mondo non si calcolano che i mezzi materiali o almeno esteriori. Invece noi tutta la confidenza in Dio che tiene nelle sue mani il cuore degli uomini. Poi apostolato della parola. Seminare molto e molto la verità. Non volere vedere subito i frutti; ma non stancarsi. Rassomigliarci a Dio che non cessa di moltiplicare le sue sante ispirazioni anche se noi tante volte non le seguiamo. Un buon seme può rimanere inattivo anni e decine di anni in un cuore e poi finalmente portare frutti copiosi. Infine apostolato dell’opera e dell’esempio. Precedere è la predica più efficace. Un po’ di pulviscolo solo in una persona di Chiesa può recare più scandalo ed essere più distruttivo che grosse colpe nei peccatori. Esempio nella bontà, nella carità, nell’elemosina. Mostrare insomma che se abbiamo una Grande Madre; la sappiamo da veri figli imitare. Benedicat Virgo Maria!
159
156 In nota, sul margine sinistro, a lato di queste parole la seguente annotazione: Il Rosario ogni giorno. 157 Cfr Terza apparizione alla Cova da Iria, 13 luglio 1917. 158 GIOVANNI COLOMBO, Pensieri sui vangeli e sulle feste del Signore e dei santi, vol. III, Vita e Pensiero. 159 A questo punto don Pietro stila il seguente indice, indicando per ciascuna argomentazione la pagina di riferimento: Ringraziamento del raccolto Panegirico di San Bartolomeo Triduo: 1a Pietà 2a Studio 3a Disciplina Vangelo della V dopo l’Epifania Vangelo della I Avvento Catechismo (Prove dell’esistenza di Dio)
160Brillano i Santi quasi a dimostrazione della stessa potenza santificatrice, ornamenti ed argomenti insieme dell’assistenza divina.
Sant’Eulalia è una gloria della Spagna. Prima giovane amava con entusiasmo il Signore, a lui aveva dedicato tutta la sua vita, a lui aveva offerto il fiore illibato della sua verginità. Cresceva un giglio, cresceva ed espandeva attorno a sé il buon odore di Cristo. Ma il prefetto romano di quella terra era un tiranno, un persecutore, un carnefice. I cristiani, rei di nessun altra colpa che quella di essere adoratori del Dio unico e vero, venivano angariati, imprigionati, tormentati, uccisi. Un giorno vide molti cristiani tradotti davanti al tribunale. Là erano torturati fino che avessero scelto tra la morte straziante e il rinnegare il nome del Salvatore Gesù. Confusa tra la folla Eulalia osserva e vede che alcuni sono esitanti nella professione della loro fede. Nel cuore della giovane arde un sacro zelo. Vede il danno che viene all’amore di Dio, vede il danno che stanno per recarsi all’anima loro quei poveri. Da eroi stanno per divenire degli Apostati. Allora la giovane Eulalia non tarda più. Si fa largo tra la folla finché non si trova davanti al tiranno. Ed ad alta voce rimprovera al giudice le sue iniquità e alta professa i suoi sentimenti così integralmente e totalmente di adesione alla parola del Cristo.
Discorso d’introduzione al Mese di Maggio Timore di Dio – Kyrie Eleison Christe eleison – Gesù il Salvatore Christe audi nos – La preghiera Christe exaudi nos – Il modo di pregare Pater de coelis Deus – Paternità di Dio per creazione Fili Redemptor mundi Deus – Paternità di Dio per adozione Spiritus Sancte Deus – Lo Spirito Santo nella nostra vita soprannaturale Sancta Trinitas unus Deus – La SS. Trinità e la retta intenzione Sancta Maria – Chiamata alla santità per tutti Sancta Dei Genitrix – Grandezza e umiltà di Maria Ora di adorazione per l’entrata del Vescovo Sancta Virgo Virginum – La Verginità Mater Christi – L’attesa di Maria e la nostra speranza del cielo Mater divinae gratiae – Maria corredentrice e la nostra sofferenza Mater purissima – La purezza Mater castissima – Penitenza e purezza Mater inviolata – Il peccato mortale Mater intemerata – Il peccato veniale Mater amabilis – La bontà Mater admirabilis – Il Tempio Mater Boni Consilii – Il dono del consiglio Mater Creatoris – Dalla natura a Dio Mater Salvatoris – Le Missioni Virgo venerans – Devozione a Maria SS Virgo praedicanda – L’apostolato 160 Fogli sfusi, contenuti alla fine di questo quaderno. I carnefici le sono addosso: la torturano, la battono con delle verghe di ferro. Ad ogni colpo di battitura non era il lamento che appariva sulle sue labbra ma l’inno di trionfo e di forza. È Gesù, ripeteva, che scolpisce nelle mie carni il suo Nome e quello della vittoria. Su quel corpo verginale scese una celeste colomba e lo spirito di lei salì nell’alto dei Cieli. Vieni o mia sposa − allora le avrà ripetuto Gesù − vieni tu, sarai coronata. La mia corona sarò io stesso che sono nato da una purissima vergine e che mi compiaccio di stare tra i gigli. QUADERNO 12 - «Sermones» A (1940-1946) − SOMMARIO161 Ringraziamento del raccolto (Casalgrande, 21 luglio 1940) 2 Panegirico di San Bartolomeo (Casalgrande, 24 luglio 1940) 5 Natività di Maria Santissima (Villalunga, 8 settembre 1940) 10 Festa di Santa Maria della Rosa (15 settembre 1942) 12 Triduo per l’apertura dell’anno scolastico (Contarelli, 1945): 1a sera: Pietà 14 2a sera: Studio 16 3a sera: Disciplina 18 V dopo l’Epifania 19 I Avvento 19 Catechismo in San Quirino (27 gennaio 1946) 20 Mese di Maggio in San Giuseppe – 1946: Discorso d’introduzione 21 Kyrie Eleison – Timore di Dio 22 Christe eleison – Gesù il Salvatore 24 Christe audi nos – La preghiera 24 Christe exaudi nos – Il modo di pregare 25 Pater de caelis Deus - Paternità di Dio per creazione 25 Fili Redemptor mundi Deus – Paternità di Dio per adozione 26 Spiritus Sancte Deus – Lo Spirito Santo nella nostra vita soprannaturale 27 Sancta Trinità unus Deus – La SS. Trinità e la retta intenzione 28 Sancta Maria – Chiamata alla santità per tutti 29 Sancta Dei Genitrix – Grandezza e umiltà di Maria 30 Ora di adorazione per l’entrata del Vescovo 31 Sancta Virgo Virginum – La Verginità 32 Mater Christi - L’attesa di Maria e la nostra speranza del cielo 33 Mater divinae gratiae – Maria corredentrice e la nostra sofferenza 34 Mater purissima – La purezza 35 Mater castissima – Penitenza e purezza 35 Mater inviolata – Il peccato mortale 35 Mater intemerata – Il peccato veniale 36 Mater amabilis – La bontà 37 Mater admirabilis – Il Tempio 38 Mater Boni Consilii – Il dono del consiglio 40 Mater Creatoris – Dalla natura a Dio 41 Mater Salvatoris – Le Missioni 42 Virgo prudentissima – La prudenza 43 Virgo veneranda – Devozione a Maria Santissima 43 Virgo praedicanda – L’apostolato 44 Breve vita di Sant’Eulalia162 45 161 Inserito in fase di redazione. 162 Titolo adottato discrezionalmente.
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