Quaderno 16

QUADERNO 16

V. L’Apostolato1

La finalità apostolica anzi missionaria dell’Azione Cattolica non deve far perdere di vista la previa formazione di coloro che oggi e domani potranno donare solo di quello che essi stessi hanno. La formazione religiosa è indubbiamente la base di tutta la costruzione. 1. Sia limpida per la chiarezza sempre coltivata delle verità della Fede. 2. Sia soprannaturale per le sorgenti, i motivi e il criterio. 3. Sia concreta nell’aderenza al Vangelo e alla Chiesa. 4. Sia metodica, per difendersi opportunamente dall’oscurità della tiepidezza e dell’oscuramento. L’educazione alla vita morale che nulla consolida senza umiltà, distacco e sacrificio, che nulla assicura senza impiego di soprannaturali mezzi e di preghiera, che mai dispensa dal realizzare virtù necessarie alla bontà degli umani rapporti come la sincerità, la lealtà, il coraggio deve assolutamente mirare ad esprimere il più possibile dei cristiani completi. Saranno infatti questi uomini completi il fermento del mondo di domani, la vera irresistibile risorsa per il miglioramento di esso. Lo stesso nostro Paese attende da essi gli «ottimi» uomini di domani. In Azione Cattolica l’educatore non può dispensarsi dal curare una formazione sociale. Ciò significa rendere anzitutto i Soci di Azione Cattolica sociali essi stessi. È sociale un uomo quando tiene sempre conto degli «altri» commensurando con spirito generoso se stesso alla presenza, al diritto, al giusto interesse degli altri. È ovvio che questa socialità non potrà mai resistere senza pazienza nell’umiltà, senza sacrificio nella carità. Ed è ovvio che sarebbe apparente ed ingannevole qualsiasi riforma sociale, se non si arrivasse a rendere prima «veramente sociali» gli uomini. Questo premesso l’educazione del Militante di Azione Cattolica deve renderlo capace forte e intelligente fermento per l’azione sociale, che tende alla più equa distribuzione tra gli uomini di tutti i beni della terra. Per attrezzare a questa azione sicché sia giusta e benedetta da Dio, ci si dovrà attenere all’insegnamento evangelico ed a quello della Chiesa senza falsi compromessi o pericolose collusioni con estranee ideologie. Si dovrà avere ben chiaro di osservare sempre la legge di Dio e, in quella, il diritto naturale relativo soprattutto alla dignità e libertà della persona umana nei

1 Il presente quaderno presenta titoli preceduti da numerazione romana, non sempre consecutiva, a partire dal numero 5 (V). Ad oggi, nei Quaderni non si è trovata traccia delle numerazioni e argomentazioni precedenti indicate nell’Indice scritto da don Pietro alla fine di questo quaderno. Si segnala, inoltre, che sempre in questo quaderno, nel margine alto, sulla destra, don Pietro ha contrassegnato le pagine utilizzando una serie di numeri che va da 119 a 405. rapporti con la comunità e con lo Stato. Si dovrà chiarire la complessità dei fenomeni sociali ed il loro necessario collegamento coi fatti e colle leggi economici, per valutare sempre quanta scienza, informazione, prudenza occorrano affinché si arrivi veramente − come decisamente si deve − a rafforzare i deboli, a rendere più agiati i miseri, a chiamare i piccoli alla partecipazione di un miglior benessere. Si dovrà con fermezza distinguere tra gli scopi dell’azione sociale, che sono i più ampi, e gli strumenti da eleggere per migliorare il benessere sociale; in quanto la scelta di taluni mezzi, fatta irragionevolmente per ignoranza o fretta, finirebbe per togliere agli uomini beni maggiori di quelli che si fosse per recare loro. Soprattutto il Vangelo impone che, pur avendo maggiore impegno per i più vicini e i più bisognosi, nessun uomo e nessuna categoria venga esclusa dall’amplesso e dai benefici della carità. La coesistenza della Città di Dio con la città terrena impone all’educatore in Azione Cattolica di collaborare a formare il cittadino modello. Non bisogna dimenticare che i doveri del cittadino modello sono fissati dalla stessa legge morale e divina. Il senso della legge, il suo rispetto devono essere patrimonio di ogni coscienza. Il senso della comunità e della doverosa partecipazione all’opera che assicura il bene comune è desiderabile getti radici ben solide. Ne verrà logicamente la convinzione che un cristiano proprio perché tale ed a maggior ragione se è in Azione Cattolica ha quanto può l’obbligo di non disinteressarsi della cosa pubblica, anzi ha (almeno in determinati momenti) l’obbligo di prestarsi ad essa con dirittura e sacrificio. È infatti chiaro che il disinteresse dei migliori per le sorti dei Paesi si risolve in una stolta autorizzazione data ai peggiori per malamente reggere e fatalmente rovinare. L’ampiezza del compito educativo non deve sgomentare quando c’è la chiara e decisa volontà di usare metodicamente e costantemente tutti i mezzi possibili ed adeguati alla posizione e capacità di ogni Assistente. Non sarà davvero un male che la visione di questa ampiezza stimoli maggior coscienza dell’impegno e più grande fiducia in Dio. Sarà anzi un bene se determinerà a servirsi più vigorosamente di ogni soprannaturale risorsa. Ogni opera di Azione Cattolica fiorirà in proporzione del valore raggiunto nei suoi Soci e il valore dei Soci è soprattutto questione di azione formativa nella quale la parte preminente tocca ai Sacerdoti. (Dal Convegno Assistenti Ecclesiastici, Avvenire d’Italia, 12-7-1955).

VI. La Santa Chiesa

1. Il cristiano è discepolo della Chiesa per essere autenticamente di Cristo. Si è della Chiesa per essere di Cristo, non di Cristo per essere della Chiesa; ma non si è di Cristo senza essere della Chiesa. Nella Chiesa noi dobbiamo portare tutta la nostra personalità, la nostra capacità di riflessione, le nostre doti di iniziativa. L’obbedienza di un cattolico deve essere attiva, non passiva: egli deve sforzarsi di comprendere la Chiesa. Bisogna avere il senso della Chiesa. Il cristiano deve portare a Cristo nella sua Chiesa tutto il suo spirito e tutto il suo cuore: deve sapere che è membro della Chiesa e la parola «membro» ha qui il senso profondo di «parte integrante». (Leclercq2)

2. La Chiesa è coperta all’esterno come da un mantello di contraddizioni, di difetti dei suoi membri impegnati e talvolta male impegnati negli affari del mondo, ma essa è santa e immacolata senza rughe e senza macchie nella sua essenza, e la dottrina che essa dispensa è il nutrimento di cui ogni cristiano deve essere avido. I riformatori sono infelici. (Raissa Maritain3)

3. La grande fortuna di essere cattolico. La fede è un dono veramente glorioso. Essa ci rende partecipi anzi ci consegna come fossero nostre proprietà ereditarie tutte le grandezze della Chiesa universale, della Chiesa famosa, della Chiesa martire, della Chiesa che non invecchia ma ha sempre una perpetua freschezza come la Santissima Trinità, sempre vergine come Maria stessa, sempre bagnata di sangue come i Martiri, sempre docente come gli Apostoli e i Dottori, sempre affermantesi come i Confessori, patendo sempre innocentemente come gli Innocenti, e che esige un perpetuo cantico di vittoria perfino tra le fiamme delle persecuzioni. Il torbido fiume del protestantesimo, diminuendo sempre le sue acque e lasciandosi dietro ampie plaghe desolate di melma, non inondò mai il mondo così orribilmente come l’Arianesimo nei secoli primitivi; come passò l’uno, così passerà l’altro. Le profezie protestanti si trovano smentite dai fatti e rendono i loro temerari autori un oggetto di derisione anno per anno. Le epoche fissate alla certa e immancabile distruzione del Papato passano ad una ad una silenziose con il placido

2 Jean Leclercq (1911-1993), monaco benedettino, storico e profondo conoscitore del Medioevo sia cristiano che non cristiano. 3 Raïssa Oumançoff (1883-1960), poetessa e saggista francese, moglie del filosofo Jacques Maritain. corso delle quattro stagioni, lasciando con disdegno crudelmente inadempito il calendario delle profezie degli eretici e queste cose faranno la loro comparsa nelle leggende e nei romanzi della nostra posterità, come la fanno ora i folletti e le streghe nelle nostre, emblemi e monumenti di indegna debolezza della mente umana. La estinzione delle eresie per la Chiesa è cosa così naturale e comune come il sorgere del sole domani e il maturare della messe nella solita stagione. (Faber4)

4. Il Corpus Domini è naturalmente giorno di processione. Ma tutta la storia della Chiesa può essere considerata come una interminabile e magnifica processione che si svolge attraverso i secoli accompagnata da tutte le vicissitudini della guerra. Piccola turbe al tempo degli Apostoli per le strade romane, falangi di martiri, libera sotto le insegne degli Imperatori, attraverso i deserti per evangelizzare ecc…, splendore del Medioevo, si apre la strada tra l’incredulità moderna simile agli Ebrei nel Mar Rosso. (Faber)

Sempre in battaglia non avrà mai pace fino alla fine del mondo.

4 Frederick William Faber (1814-1863), presbitero anglicano, teologo e poeta inglese, che abbracciò il cattolicesimo.

VII. Il Paradiso

Deus solatium exilii nostri...5. Deus autem spei repleat vos omni gaudio et pace in credendo6. Spe gaudentes, in tribulatione patientes7. Questa vita è un mare, la speranza è un’ancora. Quam sicut ancoram habemus animae, tutam ac firmam8. Nullus speravit in Domino et confusus est9. Immortalis aperitur vita et nos circa ligna et lapides villasque consumimur (San Giovanni Crisostomo10). Qui crediderit espectat11. In silentio et spe fortitudo nostra12.

Sursum corda! dirlo per noi e per gli altri, con fede e con verità. Sursum corda! perché Dio ci assiste e ci benedice. Sursum corda! perché da lui vengono la felicità e le soddisfazioni e le corone di premio. Sursum corda! perché non è sulla terra il luogo di vedere il frutto delle fatiche; non è dalle creature che si aspetta il grazie. Il sacerdote è l’uomo del cielo e si può desiderare cosa più bella e più sicura? Nell’abbandono delle creature, forse anche dei superiori e dei parenti: sursum corda! (Ignis)

5 “Dio è consolazione del nostro esilio”. “Solatium exilii nostri” in genere è attribuito dalla tradizione cattolica alla Beata Vergine. 6 “Il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e pace nel credere” (Rm 15,13). 7 “Siate lieti nella speranza, costanti nella tribolazione” (Rm 12,12). 8 “In essa infatti abbiamo come un’ancora sicura e salda per la nostra vita” (Eb 6,19). 9 Cfr VETUS LATINA: “Quis speravit in Domino et confusus est? - Chi ha confidato nel Signore ed è rimasto deluso?”. Citazione dall’Ecclesiastico, ripresa da Alfonso Maria De’ Liguori; ora, Siracide 2,11. 10 “Ci si offre una vita immortale, e noi ci consumiamo tutti in pensar a legni, a pietre e a case…” (SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, Homilia 10, in c. 4. 2 ad Timotheum). 11 “Chi avrà creduto attende”. 12 “Nel silenzio e nella speranza la nostra forza” (FRANCISCI GEORGI VENETI, De Harmonia Mundi Totius, Cantica Tria).

XI. La Direzione spirituale

“Siamo di coloro che anelano di sottomettersi per essere liberi”.

[…]13

13 Cognome citato non comprensibile.

XIII. Il fidanzamento14

L’Amore cristiano (cfr […]15 52, 341) a) Visione del piano divino che si attua in ogni uomo e per mezzo dell’Amore. La legge dei viventi è la fecondità, la vita tende a continuarsi. Iddio Essere per eccellenza è sommamente fecondo nel Verbo. Tutto quello che il vivente possiede non è solo per sé, ma per gli altri. Non è uomo chi non è padre (Hegel). Lo conferma la storia di Maria. Così ad ognuno l’annuncio quando viene messo al corrente del piano divino. E l’Amore è l’inviato dal cielo che lo chiama alla fecondità. Nello Spirito Santo da vedersi il principio della collaborazione divina, nel fiat la parte dell’uomo. Accogliere tale annuncio con gioia cosciente. Il termine della generazione è l’uomo persona libera e intelligente, membro del Corpo mistico, risultato quindi spirituale anzi soprannaturale. Paternità fisiologica è solo condizione alla paternità spirituale (educazione). Perciò: sentire grandezza e nobiltà della vita se devono avere l’orgoglio di trasmetterla. Apprezzare contro l’egoismo la bellezza della legge della fecondità spirituale e materiale del donarsi agli altri. Decentrare l’attenzione dalla paternità fisiologica per attirarla sulla paternità spirituale, la sola veramente degna dell’uomo (anche il bruto possiede la prima). Esaltare la verginità come la più alta e propria fecondità quella che rende padri delle anime senza passare attraverso la schiavitù della materia. b) La generazione umana termina ad un nuovo essere, ad una personalità originale, non mai prima esistita, ad una creazione. L’uomo non può essere fonte primaria di vita: l’uomo è strumento, ma Dio entra con lui come principio creativo unitario (Dio nell’ ordine attuale non può creare da solo un uomo), Dio è nel padre che genera e l’uomo collabora intimamente con Dio alla generazione e specialmente al suo complemento che è l’educazione. Opera teandrica. Come Maria (Spiritus Sanctus superveniet in te16). Conseguenze: educarsi a rispettare l’Amore come forza di Dio che riveste l’uomo (il filo e la corrente) e a non esercitarlo se non con Dio. Culto dell’Amore, res sacra anche per gli antichi. Sviluppare la tendenza al figlio come verbum dell’uomo alla paternità ad essere continuati e glorificati nei figli spirituali e non carnali. Auto-formarsi in vista della funzione paterna di domani. La collaborazione di Dio non basta all’uomo; per la paternità occorre la collaborazione di un altro essere, la donna. L’uomo e la donna formano un principio unitario ed indivisibile

14 Brano già riportato nel Quaderno 5. Nella presente trascrizione è ampliato. 15 Rimando non comprensibile. 16 “Lo Spirito Santo scenderà su di te” (Lc 1,35). di vita. L’uomo allora deve vedere nella donna la collaboratrice, partecipe della sua stessa potenza, figura dell’amore di Dio e della sua potenza. Il suo amore deve essere quello di Cristo per la Chiesa: amore di sacrificio e di redenzione. L’uomo è il conservatore e il difensore della purezza della donna anzi il redentore della donna per mezzo della sua maternità dolorosa. Ma tale vocazione al sacrificio nel coniùgio è anche nell’uomo: la fusione perfetta di due esseri non si compie senza sacrificio dell’egoismo e lavoro di adattamento (rinuncia). Inculcare il culto della donna creatura di purezza. Non timore, né disprezzo, ma venerazione. Insegnare per tempo la visione ascetica del matrimonio: non libertà dei sensi, ma disciplina di tutta la personalità, vita di sacrificio e di reciproca santificazione. Innalzare ancora nei giovani la stima della verginità.

La Santità

Abbiamo il dovere di farci santi: 1) Perché Dio lo vuole. 2) Perché siamo cristiani (Nel Battesimo figli di Dio, fratelli e coeredi di Gesù, templi. Titoli di nobiltà). 3) Perché siamo membri della Chiesa (In essa tutto è santo: preghiera, sacrificio, sacramento, dottrina. Non essere membri morti). 4) Dio ci fornisce abbondantissimi mezzi (coscienza, sacerdoti, Vangelo, sacramenti, esempi ammirabili). Se non siamo santi è perché non lo vogliamo. Il Regno di Dio soffre violenza17. Diceva Bloy che il mondo è tanto triste oggi perché mancano dei santi. Noi mentre amiamo le creature, mentre amiamo le cose e noi stessi abbiamo sempre nel nostro fondo una malinconia, una nostalgia per ciò che passa. La tristezza nasce dal non essere santi. Da che cosa nasce la tristezza dell’uomo che vive immerso nel mondo? Dal sentire che l’oggetto amato «è» oggetto che passa. La nostra tristezza è la scia della nostra imperfezione. In quanto non amiamo veramente Dio, sentiamo che l’oggetto amato fatalmente passa e la tristezza ci invade sempre, anche quando non ce ne accorgiamo. Il bello passa. Il Santo sa dove la bellezza delle cose che ci commuovono ha la sua sorgente. Nulla è bello senza Dio. Ed il Santo che possiede Dio mentre ama le cose belle con pieno abbandono non ha tristezza perché sa che l’essenziale bellezza delle cose e per cui le cose sono belle, egli la possiede (V.C.). L’egoismo, quando siamo in mezzo alla creazione, fa sì che noi o rifiutiamo le cose per una specie di orgoglio spirituale, o riferiamo le cose a noi stessi. Il rifiuto delle cose è certo violazione della creazione, è chiaramente negazione di Dio Creatore. Nel secondo caso violiamo l’armonia della creazione e col nostro egoismo turbiamo l’ordine. Il Santo che ha sgombrato da sé l’egoismo non rifiuta le cose: la creazione nasce dalla volontà creatrice che egli percepisce immediatamente, e non può non amarla. Non offusca le cose con la sua passione ma le lascia nella loro bellezza. Per questo il Santo è colui che più sa godere e più sa amare la natura. Chi cerca le cose le acquista, e chi le lascia le acquista. Chi cerca le cose per calmare il suo bisogno interiore e le possiede, le ha perdute nel loro significato intimo, perché ogni cosa ha dentro di sé un’interiorità che è l’intenzione divina che in fondo la sorregge e le dà significato. L’uomo che

17 Cfr Mt 11,12. le acquista le impoverisce di ciò che hanno di più valido. Il Santo invece le acquista mentre le abbandona.

18

18 A questo punto del quaderno don Pietro inserisce il seguente indice: I. La Comunione pag 1; II. La S. Messa pag 29; III. La Madonna pag 59; IV. La Meditazione pag 89; V. L’Apostolato pag 119; VI. La S. Chiesa pag 149; VII. Il Paradiso pag 179; VII. L’Eucarestia pag 209; IX. L’umiltà pag 239; X. L’Amore del prossimo pag 269; XI. La Direzione spirituale pag 299; XII. La Mortificazione pag 329; XIII. Il fidanzamento pag 359; XIV. La Santità pag 389.

QUADERNO 16 (s.d.) – SOMMARIO19

V. L’Apostolato 2

VI.

VII. La Santa Chiesa

Il Paradiso

6 4 XI. La Direzione spirituale

7

XIII. Il fidanzamento 8 La Santità 10

19 Inserito in fase di redazione.

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