Quaderno 19 - Esercizi Spirituali 1948-1959

QUADERNO 19 Esercizi Spirituali

Esercizi Spirituali

Ai seminaristi Albinea, ottobre 1948

Sera precedente: Necessità degli Esercizi Spirituali. Disposizioni per farli bene.

È la voce di Gesù che vi chiama. Gesù è davanti alle porte dei vostri cuori e picchia: Aperi mihi sponsa mea, amica mea, speciosa mea1. Picchia per entrare; gli aprirete voi la porta? Vuole entrare per donarvi un cumulo di grazie; gli direte di no? È tanto bello, è tanto pieno di gioia rimanere con Gesù. Esse cum Iesu dulcis paradisus2. Fare gli Esercizi Spirituali vuol dire infatti nient’altro che parlare con Gesù. Un colloquio lungo col nostro Signore. Tante volte voi parlate con Lui nelle vostre preghiere, ma questi incontri quotidiani non sono sufficienti. Non è difficile infatti che nelle pratiche di pietà entri dell’abitudine, entri un po’ di tiepidezza, di indifferenza. Entra nel cuore come la nebbia penetra nei freddi giorni di autunno ed è poi così difficile scuoterla. È necessario fare una pausa alla vita quotidiana e porsi di fronte a Dio e di fronte alla propria anima. In che stato siamo nella nostra anima? Siamo in stato di fervore, in stato di svogliatezza, in stato di peccato mortale? I giorni passano; i doni di Dio si moltiplicano: e noi che cosa facciamo? Il Signore nella sua Provvidenza amorosa mi ha chiamato in questo luogo appartato, lontano dai rumori del mondo. Quam dilecta tabernacula tua, Domine virtutum3. E voi in qual modo corrispondete alla sua grazia? Gli Esercizi Spirituali danno una risposta e una precisazione a tutte queste domande. Sono un mettere ordine, un ordine straordinario, delle grandi occasioni, come nelle nostre case. Un ripasso generale a un motore che non cantava più bene. Bisogna mettersi allora con grande buona volontà. Metterci tutti al servizio del Signore. Completamente. Senza restrizioni, senza tergiversazioni, senza sbandare a destra o a sinistra. «Dio lo vuole»; antico motto dei crociati, motto da fare nostro. Si tratta di riformarci, si tratta di divenire come ci vuole Lui nostro Creatore e Signore.

1Nella NOVA VULGATA: “Aperi mihi, soror mea, amica mea, columba mea, immaculata mea – Aprimi, sorella mia, mia amica, mia colomba, mio tutto” (Ct 5,2). 2 Imitazione di Cristo, II, 8.2. 3 “Quanto sono amabili le tue dimore, Signore degli eserciti!” (Sal 84 [83], 2). Si tratta di acquistare delle convinzioni profonde che ci guidino nella nostra vita e ci facciano trionfare nei momenti di tentazione. Bisogna mettersi sotto con grande coraggio e con grande confidenza nel Signore. Le condizioni dunque per ottenere frutto dagli Esercizi Spirituali sono: 1. Generosità. Mettersi con tutto l’impegno possibile. Fare gli Esercizi vuol dire esercitarsi lo dice la parola stessa, cioè compiere degli sforzi ordinati a un fine. Come i ciclisti, come gli atleti. Non è un tempo di indolenza, di fiacca, di neghittosità. È tempo di massima fatica. Non spaventatevi delle difficoltà, quando si lavora per il Signore non bisogna mai avere delle paure. 2. Silenzio: interiore ed esteriore. Tenete a freno la fantasia. Il demonio sa molto bene che questo è un tempo molto pericoloso per lui: tenterà in tutti i modi di porre degli ostacoli. Ad uno metterà in testa tante fantasie inutili e sciocche. Cercare4 di fargli ricordare quello che ha visto, udito, vissuto durante le vacanze. Gli metterà davanti tanti progetti più o meno irrealizzabili per l’avvenire. E se questo ragazzo dà retta, perderà e sciuperà tutto il suo tempo. Esternamente sarà silenzioso forse ma internamente avrà una confusione peggiore di quella che è in piazza nei giorni della fiera. Ad un altro metterà nel cuore una tristezza, una malinconia indefinibile di cui forse non si conosce bene la causa. Allontanarla immediatamente. Il Signore si serve con gioia perché è il Dio della gioia. Vuole da noi il dono dato con grande spontaneità e con apertura completa del cuore. Ad un altro potrà mettere dubbi, ansietà, timori. Anche a questi non dare retta assolutamente. Se si vede che non si riesce bene a vincerli venite a trovarmi, ma non restate così fin verso la chiusura, sarebbe un danno ben grande. Per lavorare bene è necessario essere molto sereni. Quindi per qualsiasi motivo lo crediate necessario venite pure molto liberamente. Per esempio, se uno non riesce a riflettere, non sta bene, ha qualche difficoltà che lo disturba. Anche solo se non sa bene come inquadrare per sé gli Esercizi. Poi silenzio esteriore; non vi lasciate tentare: dalle paroline, dai sorrisetti, dai piccoli scherzi, non concludereste proprio nulla. Finché gli Esercizi Spirituali non sono chiusi, niente assolutamente; farlo almeno come un fioretto. 3. Riflessione. Pensate, riflettete molto; tutta la forza degli Esercizi Spirituali è qui. Più penserete a quello che vi si dice e più farete bene gli Esercizi. I pensieri che vi vengono suggeriti devono diventare vostre convinzioni. Quindi non impiegate tutto il tempo libero a leggere. C’è chi fa la gara a chi legge di più. Io ho letto tre vite di santi. Potrete anche leggere cose buone ma non impegnarvi la maggior parte del tempo. Pensare, fare proprio, applicarlo ai propri casi.

4 Cercherà. Non pensare mentre il predicatore parla: questo va bene per quel mio compagno, questo per quell’altro. Pensate e applicate a voi. Guardate poco fa la pioggia cadere sulla terra secca da poco arata e che ormai riceverà il seme. Mi è venuto in mente una parola della Sacra Scrittura. Egli (Dio) manderà la sua parola come una pioggia5. Il vostro cuore è un terreno che può tanto produrre. Ricevete con amore la grazia che come una pioggia il Signore vi darà in questi giorni. E dite, sì o Signore, volentieri, con tutte le mie forze. Voglio divenire più buono, voglio fare un grande bene alla mia anima.

Porsi di fronte a Dio e di fronte alla propria coscienza. Credete voi a Dio? Lo amate voi? Mi rispondete affermativamente. Ma questa fede e questo amore sono e restano alla superficie della vostra anima? Credete a Dio? Ma avete come regola il principio della vostra obbedienza alla sua Divina Maestà o preferite a Lui, alla sua legge il primo capriccio che vi occupa la mente? Ritenete un niente tutte le cose di questo mondo pur di piacergli e di salvare l’anima? Dite di credere all’inferno. Ma sapete che basta un peccato mortale per farvi precipitare in eterno in quel baratro? Dite di credere a Gesù Eucarestia: ma come andate da Lui e con (pag. 22)6 che desiderio e con che frequenza? Il male di questo mondo è il non pensare e il non riflettere. Il ritiro spirituale è riflessione. Noi ci salveremo con la riflessione. Pensare alle verità che Dio ci ha comunicato e vedere come noi adeguiamo ad esse la nostra vita. Come insomma noi facciamo del nostro credo una forma costante di vita. Abbiamo invocato lo Spirito Santo con una lunga preghiera. L’abbiamo cantata. Sentiamo il bisogno della sua luce. L’invocazione del divino, il bisogno del divino nella nostra povera vita. Il bisogno di orientarci sentendo il vuoto di tutte le altre cose. Questo canto d’invocazione e d’amore all’Eterno Amore valga a farci rientrare in noi stessi, a staccarci da tutto per aderire solo a ciò che non passa. Riflettere, darci a Dio, convertirci dal peccato, convertirci da una vita mediocre e vuota ad una atmosfera alta di fervore e di generosità.

I Giorno

I Meditazione. Il fine. Corsa in motocicletta. Qualche tempo fa noi non c’eravamo. Dio ci ha chiamato alla vita. Dio opera intelligentemente. Ha uno scopo. Che

5 Cfr Is 55,10-11. 6 Il rimando è di don Pietro. Il testo riportato qui di seguito è la trascrizione della pagina 22 del manoscritto originale. scopo avrà avuto nel crearci? Perché noi vivessimo e operassimo per Lui. Gli uomini del mondo non lo sanno, non sanno perché operano. I giorni di mercato. Per tutto si opera, ma non per l’unica cosa. Sono ciechi che vanno e non sanno. Disperazione, e un tentativo di stordirsi per non sentire e per non vedere. Non siamo al mondo per mangiare, non ci siamo per divertirci, non ci siamo per crearci una posizione; ci siamo unicamente per servire, adorare, amare Dio. Le creature gradini per salire a Lui; scegliere quelle cose che ci servono, non quelle che ci ostacolano il fine.

II Meditazione. La salvezza dell’anima; il pensiero dell’eternità. Il fine della vita: la gloria di Dio, coincide con la salvezza della nostra anima. Tutti gli uomini cercano la felicità. Non possiamo prescindere da essa… La felicità sta nella salvezza dell’anima. La salvezza dell’anima è la cosa più importante. Cosa esclusivamente nostra.

III Meditazione. Il peccato mortale. Come Dio castiga il peccato. Il peccato in se stesso. Ribellione. Ingratitudine. Ho visto un uomo bruciato dal fuoco. Come deve essere una anima bruciata dal peccato.

IV Meditazione. L’Inferno.

II Giorno

I Meditazione. Il peccato veniale e la tiepidezza. II Meditazione. La purezza. III Meditazione. La confessione.

IV Meditazione. Seguire Gesù. Valore della grazia e della vita divina in noi. La santità è imitare Gesù. Esempio del pittore.

III Giorno I Meditazione. Vita: infanzia, vita a Nazaret di Gesù. L’umiltà è il grande insegnamento di Gesù. Necessità dell’umiltà. Dove veramente deve risiedere l’umiltà. Vita umile di dovere compiuto bene è una grande vita.

II Meditazione. Vita pubblica di Gesù. Chiamata degli apostoli. Problema della vocazione. Pregare: Quid me vis facere?7. Riflettere. Qualità necessarie: qualità morali, virtù da conquistare. Desiderio di fare del bene. È cosa importantissima: perché dal scegliere bene dipende la salvezza di un’anima. Esempi di chi ha scelto male. Non decidere nei momenti di stanchezza, di tristezza, di avvilimento. Pregare e consigliarsi. Nutrire lo spirito di apostolato.

7 “Cosa vuoi che io faccia?” (At 22,10).

Schema per Esercizi Spirituali8

1 Giorno: 1. Dio per amore ha creato 2. La Rivelazione di Dio 3. Il peccato 4. I castighi del peccato

2 Giorno: 1. L’uomo collabora con Dio 2. Gesù ci salva e ci perdona 3. La Confessione 4. La Direzione spirituale

3 Giorno: 1. La purezza 2. La preghiera 3. La Messa 4. La Meditazione

8 Titolo adottato discrezionalmente in fase di redazione. Meditazione del mattino

Il peccato stagna nell’animo come qualcosa di putrido e di sporco. Spegne ogni germe di vita soprannaturale, detronizza l’uomo dal suo regno di figlio di Dio. Il peccato è per definizione «morte»: perché è negazione della Vita; è ribellione alla Vita. Il peccato è per definizione stoltezza perché va direttamente contro all’Eterna Sapienza. Il peccato è essenzialmente odio perché va contro l’Eterno Amore. Il peccato è un ardimento pazzo perché pone la miserabile creatura contro la Maestà infinita di Dio Creatore e Signore. Purtroppo ci siamo abituati alla idea del peccato e non ci fa più impressione. Eppure è una cosa terribile. Se potessimo vedere un’anima in peccato ne resteremmo atterriti in modo peggiore che se vedessimo un mostro. Oh! certe ragazze che ci tengono tanto al loro aspetto esteriore, che perdono tanto tempo ad ornare quella parte di noi – il corpo – che oggi è e domani è fango e putredine; potessero vedere come sono orrende e deformi nell’anima! Potessero vedere la devastazione prodotta dai loro capricci in un’anima – capolavoro di Dio – fatta per la luce e la verità, fatta per la bellezza eterna. Per misurare il peccato noi poveri e ciechi dobbiamo vedere come lo misura Iddio. Tutte le disgrazie e miserie del mondo sono un prodotto del peccato. Tutte le tremende e interminabili tragedie dell’inferno hanno la stessa origine, anzi ne rappresentano la concretizzazione eterna.

Magnifico esempio di vita gioiosa, senza peccato e senza infingimenti quella di Sandro Bonicelli9, un giovane perito nell’ultima guerra. Lui privilegiato per posizione sociale e per doti personali di intelligenza e di cultura, messo dalla sorte nella condizione di essere preservato dal flagello vi si getta deliberatamente. Ma senza nessun gesto clamoroso. Pochissimi e tardi sapranno che si è offerto per risparmiare a un padre o a qualcuno più bisognoso il rischio della battaglia. Un richiamo imperioso lo attira verso una partecipazione sempre più diretta e pericolosa alle sorti dell’umanità sofferente. Così nel momento stesso in cui più pesante si fa per lui la croce, egli scriverà di sentirsi veramente «invidiabile».

9 Sandro Bonicelli (Brescia 1921 - Nicolajewka 1943). Compiuti gli studi a Brescia si iscrisse alla facoltà di legge dell\'Università di Bologna. Anima entusiasta e pensosa fu educato nell\'oratorio della Pace e partecipò alla vita della F.U.C.I. Nominato ufficiale fu inviato in Russia ai primi del luglio 1942 Partecipò a tutta l\'odissea della ritirata con instancabile abnegazione cadendo a Nicolajewka. Le sue pagine di diario e le sue lettere furono raccolte e pubblicate in un libro. Figura familiare, dolce, affettuosa; non disdegna l’esistenza quotidiana, non respinge i doni della vita, ma abbracciando con instancabile amore tutto ciò che giorno per giorno gli è offerto, egli cammina proteso con tutto l’essere verso un’altissima meta: “la libertà senza confine dell’amore”. Per arrivare a questa meta di santità, egli non rifiuta l’umano, non compie atti appariscenti di rinuncia, non rigorismi, non ristretto il cerchio della sua sensibilità delicatissima. Non mutilazioni disumane dello spirito, ma una progressiva conquista di un equilibrio che è singolare: intensificazione degli affetti e nello stesso tempo distacco da quello che in essi appesantisce e vincola l’anima. Amore e rinuncia: termini inconciliabili armonizzati nella fede «Amare e per amare conoscere». Gustare tutto ciò che la vita ha di più bello da offrire attraverso le più varie e ricche esperienze. Passava sempre entusiasta e pensoso ponendosi un solo problema: “Come posso amare di più?”. Le lusinghe terrene non affievolirono questo anelito di bontà espansiva. Evita l’insidia dell’orgoglio; egli non ha di mira che un accrescimento di amore. La fede fu per lui non solo la molla segreta d’ogni più alta conquista spirituale, ma la temperatrice suprema di ogni squilibrio, il mezzo più efficace di autocritica. Solo la fede in un’anima esuberante ed appassionata come la sua poteva creare quell’accordo supremo di dolcezza e di forza, di meditazione e di azione, di abbandono e di dominio, di effusione e di pudore, di sacrificio e di gioia. Gioia, sacrificio, e serenità di sofferenza. Nota dominante tale da avvolgere e colorire ogni altro aspetto. La preoccupazione di vivere cristianamente ogni istante non gli impedisce di sentire gli amori umani e gli incanti della natura. C’è l’illusione dell’amore umano, c’è l’amicizia fraterna, c’è la passione ansiosa verso l’immortale amata, c’è l’amore più che umano e c’è la tenerezza di un istante verso apparizioni di fanciulle che passano, ridestandogli la nostalgia dell’ideale. Con altrettanta delicatezza e freschezza si accosta alla natura nel silenzio solenne nella quale egli intende la voce di Dio... “Mi sento sereno come la natura, libero come un passerotto” […]10.

10 Riferimento non comprensibile.

Esercizi Spirituali

Sera precedente: Necessità e disposizioni e modo di fare gli Esercizi I Giorno: 1) Dio: le sue infinite perfezioni. 2) Noi opera nelle mani di Dio. 3) Dio nostro fine. 4) Le creature mezzo dato per raggiungere il fine.

II Giorno: 1) La libertà e gli abusi della libertà. 2) L’enormità del peccato. 3) La nostra vita che pressa. 4) I castighi del peccato. Giudizio, inferno.

III Giorno: 1) La penitenza e la salvezza dell’anima. 2) Pratica della penitenza e lo spirito di mortificazione. 3) La misericordia di Dio. 4) Corrispondenza alla grazia; la Fede.

IV Giorno: 1) Per vivere di Fede vivere di Gesù. Necessità della sua imitazione. 2) Incarnazione e Volontà del Padre. 3) Annunciazione. Umiltà. 4) Visitazione. Vivere il Magnificat.

V Giorno: 1) Nascita di Gesù. Lotta contro lo spirito del mondo. 2) Venuta dei Magi. Il saper offrire. 3) Presentazione. Vita di preghiera, liturgia. 4) Vita nascosta. Vita di regole.

VI Giorno: 1) Le tentazioni di Gesù. La lotta contro l’avvilimento. 2) Vita di apostolato. 3) L’insegnamento di Gesù. Lo studio della sua parola. 4) Il mondo d’agire. La purezza.

VII Giorno: 1) L’Eucarestia. Gesù con noi, in noi. 2) Gesù per noi. Santa Messa. 3) La Passione. 4) La Resurrezione e la Memoria di Gesù. Ricordi

Esercizi spirituali dettati alle Ancelle della Carità Seminario Albinea, dal 15 al 23 luglio 1949

Sera precedente. Parrebbe meno eppure noi abbiamo in realtà un maggiore bisogno di raccoglierci negli esercizi spirituali. Noi abbiamo una vocazione speciale. Gesù ci ha separati dal mondo. Vos de mundo non estis11, perché possedessimo la luce della sua verità e fossimo nel regno del suo amore. Avendo una vocazione speciale abbiamo una responsabilità speciale. Responsabilità che ci deve fare tremare avendo purtroppo noi il tristissimo potere di abituarci anche alle cose più sante e tremende. Ed uno dei torti che più frequentemente dobbiamo addossarci è di guardare, con una certa dose di indifferenza, alle verità più splendide e di accogliere con svogliatezza forse con noia gli inviti più caldi. Gesù non ha avute parole di amarezza e di condanna che verso i custodi ufficiali e gli studiosi della Rivelazione dell’Antico Testamento12. Conoscevano, possedevano, insegnavano, ma non facevano, non vivevano nella sua pienezza. E il Re della parabola fu giustamente e duramente severo verso quelli che avevano declinato il suo invito: l’invito di andare a un pranzo. Cerchiamo di intraprendere gli esercizi dunque con un grande senso di responsabilità. Il Signore ha paragonato il regno di Dio a un banchetto. Non è dunque irriverente se noi paragoniamo questi santi giorni che ora iniziamo a un mistico banchetto preparato dalle mani stesse del Padre Celeste. L’invito è pressante. Sono le nozze del figlio. “E mandò i suoi servi a chiamarli e non volevano venire. E di nuovo mandò altri servi a chiamarli e a dire: Ecco tutto è pronto venite alle nozze. Ma quelli non se ne curarono. E uno se ne andò in campagna, e un secondo se ne andò al mercato”13. Parole che ci devono restare fortemente impresse nell’animo. “Se ne andarono”, “in campagna”, “al mercato”. Povere scappatoie e miseri pretesti. E inganniamo a noi stessi, che siamo dei veri maestri in questo, cerchiamo con sottigliezza di sofisti di scappare più che possiamo alle logiche conclusioni della grazia. Bisogna ascoltare, bisogna correre, bisogna amare sul serio. Bisogna darsi; ecco la vera parola: darsi. Darsi all’amore misericordioso di Dio perché ci trasformi, perché ci cambi, perché ci converta. Convertirsi: non sembri una parola troppo grossa a qualunque grado di spiritualità noi siamo. Tanto ci ha dato il Signore, che noi non possiamo

11 “Voi non siete del mondo” (Gv 15,19). 12 Si veda, a titolo esemplificativo: Mt 13,13-36; Lc 11,39-54. 13 Cfr Mt 22,1-14. davvero dire che la nostra corrispondenza è stata anche lontanamente adeguata. Darsi con la certezza che Lui trionferà in noi, che sarà Lui a toglierci quei difetti che potentemente radicati in noi sembrerebbero inespugnabili; quei difetti che tenderebbero a buttarci nell’avvilimento. Lui li prenderà da noi. “Io credo in Dio Padre Onnipotente…” – Padre Onnipotente. Lui farà tutto se diamo in serenità, in semplicità la nostra cooperazione. Sottolineo le parole serenità e semplicità. Serenità e semplicità, la prima condizione. Lui ha chiamato. È la sua voce: Veni colomba mea, sponsa mea, forma mea vieni14. Gli esercizi devono essere dunque un lungo e riposante colloquio con Lui. Riposante come il colloquio di Maria nella casa di Betania. Più che parlare, ascoltare. Guardarsi però attentamente e diligentemente da ogni confusione. È l’astuzia che adopera comunemente il demonio con le anime di buona volontà durante gli esercizi: fa baccano, un rumore indiavolato. Alle anime che hanno tendenza agli scrupoli, li accresce esagerando ogni più piccola cosa; a quelle che si lasciano assorbire troppo dall’attività esterna mette in mente un mondo di cose già fatte o da fare. Prende occasione anche dagli avvenimenti più futili per distrarre, per turbare, «caso mai» per far perdere tempo in inutili fantasie, in sogni ridicoli. Il diavolo può fare anche lo sciocco umorista per farci ridere con niente e impedire le nostre lacrime di compunzione e di penitenza. Sono perciò solito raccomandare soprattutto il silenzio. Non l’esteriore, perché questo è ovvio e se ne capisce subito la necessità, ma quello interiore. Quanto rumore vi è alle volte in anime esternamente esemplarmente silenziose. Sono le anime-strade. Passano tutti. Silenzio, molto silenzio. Più che parlare, bisogna ascoltare. La sua voce è lieve anche discontinua. […]15. Ma ci vuole tanto silenzio per ascoltare. Non abbiate nessuna preoccupazione non vi affannate neppure attorno ai peccati. Solo silenzio e contemplazione. Contemplazione che nel silenzio verrà spontanea. Riflessione e meditazione per assimilare la verità. Verità che ci farà liberi16. Verità che ci darà il senso della sua presenza. Et super mei et anima eius dulcis praesentia17. Raccoglimento che dovremo mettere a servizio della generosità. Dicevo prima darsi. Spirito di mortificazione e di penitenza.

14 Cfr Ct 2,10. 15 Segue citazione latina non comprensibile. 16 Cfr Gv 8,32. 17 Dalla LITURGIA DELLE ORE, Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù, Inno ai Primi Vespri: “Dulcis Iesu memória, dans vera cordi gáudia, sed super mei et ómnia eius dulcis præséntia – O Gesù, ricordo di dolcezza, sorgente di forza vera al cuore, ma sopra ogni dolcezza è la Sua Presenza”. Se dicevo prima silenzio e serenità non volevo confondere con l’inattività. Anzi gli esercizi devono essere un campo di una intensissima attività. Attività guidata dallo spirito di mortificazione e di penitenza. Un po’ di mortificazione congiunto alla preghiera serve mirabilmente. Mortificazione che ci condurrà ai tagli netti, decisi, rapidi. Non aver paura che Gesù entra come un dominatore nella nostra anima e chiede e chiede tutto e pare non ci lasci niente, neppure le cose che a noi sembrano le più giuste. Lasciamo portar via, lasciamo che faccia. La via della santità è la via della rinuncia. Bisogna essere disposti anche allo stritolamento pur che Lui regni in pieno in noi. Dire dei sì, sempre dei sì. Conoscere solo la parola: «Sì, Padre». Conclusione, dunque? Silenzio; dono, ma soprattutto: amore. Il mondo ha bisogno di amore; fatene un largo rifornimento.

I Giorno

I Meditazione Dio e le sue perfezioni

Mi piace mettere a fondamento degli esercizi la contemplazione di Dio. A me pare che il frutto degli esercizi sia in diretto rapporto dell’idea più o meno grande, che un’anima si fa di Dio. Parliamo continuamente di Dio ma cerchiamo nella nostra pochezza di farci un’idea meno imperfetta possibile di Lui? In questa vita – è vero – noi non possiamo conoscerlo che come in una notte oscura. Videmus nunc per speculum et in aenigmate18. Ma ciò nonostante lo splendore del suo volto divino si manifesta alla nostra ragione e alla nostra fede e le perfezioni che noi scopriamo come ce lo fanno vedere grande e bello eccellente. Sentiamo subito il bisogno di esaltarlo e di celebrarne la gloria con il salmista: Exaltabo te, Deus meus Rex, et benedicam nomini tuo in saeculum et saeculum saeculi19. Adoriamolo nella cognizione perfetta che egli ha della sua eccellenza e nel sentimento ineffabile che ne è il frutto. Nel Verbo egli contempla le sue perfezioni divine, nello Spirito Santo le ama, e questa duplice operazione compiuta ab aeterno, senza interruzione, né successione, costituisce in pari tempo la sua vita, il suo riposo, la sua felicità. Rallegriamoci in Lui e con Lui perché è infinitamente grande, infinitamente perfetto, infinitamente santo, e perché possiede, lui solo, la pienezza dell’essere. Adoriamo altresì i trasporti dell’anima santa di Gesù, Verbo incarnato, e l’esultanza provata da lei quando contemplò, per la prima volta, l’essere di

18 “Adesso noi vediamo in modo confuso, come in uno specchio” (1Cor 13,12). 19 “O Dio, mio re, voglio esaltarti e benedire il tuo nome in eterno e per sempre” (Sal 145 [144], 1). Dio svelato, e vide spiegarlesi davanti il quadro immenso delle sue perfezioni adorabili. Uniamoci agli atti religiosi, di adorazione, di ammirazione, di lode e di amore ch’ella rese a Dio e renderà per tutta l’eternità. Infine onoriamo l’espressione dei medesimi sentimenti e atti religiosi negli angeli e nei beati. Sciolti dalle immagini che sottraggono ai nostri sguardi l’essenza divina e ammessi a contemplarla immediatamente e senza velo, trovano la loro felicità immergendosi e inabissandosi in quell’oceano di bellezza, di grandezza, di maestà. A questo spettacolo di cui godono e godranno immensamente e eternamente senza stanchezza e senza noia, il loro cuore s’effonde in benedizioni e azioni di grazia: Clamabant alter ad alterum: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dominus Deus omnipotens20. Regnavit Dominus, Deus noster omnipotens. Gaudeamus et exsultemus et demus gloriam ei21 (Ap 19,6). Chi è Dio? È la domanda che si ripete nei secoli. Chi è Dio? San Tommaso d’Aquino non faceva che ripetere, e aveva cinque anni, questa domanda ai monaci di Montecassino: Chi è Dio? Si narra del filosofo pagano Simonide che pressato da Gerone tiranno di Siracusa a dare una definizione di Dio procrastinava di giorno in giorno il tempo. “Ti prendi gioco di me – obiettò il tiranno – non mi dirai tu chi sia Dio? Gli è – rispose Simonide – che quanto più ci penso, tanto meno lo comprendo. Giobbe ripeteva: “Forse che tu intenderai perfettamente l’Onnipotente? Egli è più alto del cielo e che farai tu? Egli è più profondo che non l’abisso e come lo potrai conoscere?”22. Tuttavia la nostra ragione conserva il potere di innalzarsi fino a Lui. L’idea di Dio non deriva soltanto dalla rivelazione fatta coi Progenitori come pretende il Tradizionalismo, ma è anche frutto di spontanea riflessione della ragione umana sul mondo. San Paolo (Rom 1,18) afferma che i Gentili, fuori dall’ambito della religione ebraica, hanno conosciuto Dio attraverso le creature, ma non l’hanno adorato debitamente. Contro ogni forma di Agnosticismo la Chiesa ha definito nel Concilio Vaticano che l’uomo col solo lume della ragione può arrivare alla conoscenza certa di Dio, considerando le cose create che sono un riflesso e una manifestazione delle perfezioni di Dio creatore23. Dio Ente Supremo che trascende all’infinito tutta la natura creata non si può conoscere intuitivamente, né per una idea o un sentimento innato. Dio si può conoscere, anzi se ne può dimostrare l’esistenza partendo non da Lui (a priori) ma dalle creature. Questa conoscenza naturale di Dio non è mai adeguata, ma analogica.

20 Nella NOVA VULGATA: “Et clamabat alter ad alterum et dicebat: Sanctus, Sanctus, Sanctus Dominus exercituum – Proclamavano l’uno all’altro dicendo: Santo, santo, santo il Signore degli eserciti” (Is 6,3). 21 “Ha preso possesso del suo regno il Signore, il nostro Dio, l’Onnipotente. Rallegriamoci ed esultiamo, rendiamo a lui gloria” (Ap 19,6-7). 22 Cfr Gb 11,7-8. 23 Cfr CONCILIO VATICANO I, Dei Filius. Noi diciamo: Dio è spirito, è sapienza, bontà, onnipotenza, santità. Dio è eterno, immutabile, sintesi di tutte le perfezioni, infinito, unico. Ma evidentemente sono tutti concetti formati attraverso la considerazione del creato e attribuiti a Dio analogicamente cioè per somiglianza con le creature giacché supposto che Dio è causa del mondo, fra l’uno e l’altro ci deve essere un rapporto di «somiglianza» che oscilla tra un minimo e un massimo, in modo però che la creatura non sia tanto simile a Dio da raggiungere una identità formale (univocità) né tanto dissimile da rimanere a Lui del tutto estranea (equivocità). Tentativo dell’umano intelletto per esprimere l’essenza divina. L ’Ecc lesia st ic o d ic h ia ra : Molte cose diciamo di Dio, ma la parola vien meno: quanto possiamo dire meglio di Lui e che Egli è tutto24. Ma abbiamo un passo dell’Esodo in cui Dio definisce se stesso: «Io sono colui che è»25. Dio è l’essere per eccellenza e tra diverse opinioni di teologi mi pare che l’essenza metafisica di Dio sia proprio in questa «aseità». Mentre nelle creature l’essere è partecipato e però distinto dalla loro essenza, in Dio l’essenza si identifica con l’essere. L’essere sussistente per se stesso dà ragione dell’infinità di Dio e di tutti gli altri attributi, mentre pone un abisso tra Lui e il mondo creato. E del resto è il primo dei tre caratteri principali con cui si manifesta l’essere divino. L’Indipendenza. Tutti gli esseri di cui ci dà spettacolo la creazione e dei quali la fede ci attesta l’esistenza, sono, fatta eccezione di Dio solo, dipendenti e subordinati. Tali sono nella loro sostanza di cui non hanno in sé il principio; nelle loro operazioni che si compiono soltanto sotto l’azione di agenti esteriori alla quale sono soggetti; nel loro fine che essi debbono cercare in un bene distinto da loro stessi il cui possesso solo può renderli felici. Iddio sotto questo triplice rapporto gode dell’indipendenza più perfetta ecc… B pag. 3. Dio conosciuto per ragione: conoscenza abbastanza imperfetta. Dio conosciuto per fede: possiamo arrivare fino alla sua essenza. Nobis autem revelavit Deus per Spiritum Sanctum. Spiritus enim omnia scrutatur, etiam profunda Dei26 (1Cor 2,10). Noi «i piccoli» Lui «il Grande». Sentire la sua grandezza: Noverim Te. Sentire la nostra infinitesimale piccolezza: Noverim me27. Avere il senso della proporzione. Comunemente si dimentica. Si confonde la mancanza di rispetto con la confidenza e l’amore. Excelsus Dominus…

24 Cfr Sir 43,27. 25 Cfr Es 3,14. 26 Nella NOVA VULGATA: “Nobis autem revelavit Deus per Spiritum; Spiritus enim omnia scrutatur, etiam profunda Dei – Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio” (1Cor 2,10). 27 “Noverim Te, noverim me – Che io conosca Te (o Signore), e che io conosca me” (Cfr SANT’AGOSTINO, Confessioni, libro I, X). terribilis super terram28. Magnus Dominus et laudabilis nimis29. Quis sicut Dominus Deus noster?30. Quoniam Dominus excelsus, terribilis: Rex magnus super omnem terram31. Rex meus et Deus meus!32. Quis est iste Rex gloriae! Dominus fortis et potens33. Magnus es, Domine, in aeternum34. Quia ego cognovi quod magnus est Dominus35. Adonai, Domine, magnus es tu et praeclarus in virtute tua et quem superare nemo potest36. Magnus Dominus noster et magna virtus eius et sapientae eius non est numerus37 (146). Deus autem Rex noster ante saecula38 (73). Et cognoscant quia nomen tibi Dominus: tu Solus Altissimus in omni terra39 (82). Domine, Deus virtutum quis similis tibi?40 (88). Adorare Dio. Venite, adoremus et providemus ante Deum41 (sviluppare i concetti dell’Invitatorio). Vivere in spirito di adorazione. Nella preghiera dare tanta larga parte alla adorazione. Durante la vita sentirsi attori di adorazione. Lo spirito del mondo è invece spirito di stolta autonomia e di ributtante superbia. Si arriva fino all’orrendo oltraggio di Dio per una cosa all’incontrario (bestemmia). Restare sempre in umiltà davanti a Dio e alle sue adorabili disposizioni e permissioni. Lui ha voluto, lui ha fatto: sia benedetto. Parole di Giobbe: Dominus dedit, Dominus abstulit; sicut Domino placuit, ita factum est: sit nomen Domini benedictum42.

28 Nella NOVA VULGATA: “Dominus Altissimus, terribilis, rex magnus super omnem terram – Terribile è il Signore, l’Altissimo, grande re su tutta la terra” (Sal 47,3). 29 “Grande è il Signore e degno di ogni lode” (Sal 48,1). 30 “Chi è come il Signore nostro Dio?” (Sal 113 [112], 5). 31 Nella NOVA VULGATA: “Quoniam Dominus Altissimus, terribilis, rex magnus super omnem terram – perché terribile è il Signore, l’Altissimo, grande re su tutta la terra” (Sal 47,3). 32 “Mio re e mio Dio” (Sal 84 [83], 4). 33 “Chi è questo re della gloria? Il Signore forte e valoroso” (Sal 24 [23], 8). 34 Nella NOVA VULGATA: “Benedictus Deus vivens in aevum – Benedetto Dio che vive in eterno” (Tb 13,2). 35 “Sì, riconosco che il Signore è grande” (Sal 135 [134], 5). 36 Nella NOVA VULGATA: “Quoniam pusillum omne sacrum ad odorem suavitatis, et minimus omnis adeps in holocaustum tibi. Qui autem timet Dominum, magnus apud eum semper – Poiché il Signore è il Dio che stronca le guerre; ha posto il suo accampamento in mezzo al popolo, mi ha salvata dalle mani dei miei persecutori” (Gd 16,2). 37 Nella NOVA VULGATA: “Magnus Dominus noster et magnus virtute, sapientiae eius non est numerus – Grande è il Signore nostro, grande nella sua potenza, la sua sapienza non si può calcolare” (Sal 147 [146-147], 5). 38 “Eppure Dio è nostro re dai tempi antichi” (Sal 74 [73], 12). 39 Nella NOVA VULGATA: “Et cognoscant quia nomen tibi Dominus: tu solus Altissimus super omnem terram – Sappiamo che il tuo nome è «Signore»: tu solo l’Altissimo su tutta la terra” (Sal 83 [82], 19). 40 “Chi è come te, Signore, Dio degli eserciti?” (Sal 89 [88], 9). 41 Nella NOVA VULGATA: “Venite, adoremus et procidamus et genua flectamus ante Dominum – Entrate: prostrati, adoriamo, in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti” (Sal 95 [94], 6). 42 “Il Signore ha dato, il Signore ha tolto, sia benedetto il nome del Signore!” (Gb 2,21). Servite Domino in timore et exultate ei cum tremore43. O Domine quia ego servus tuus44. Adorazione che sia elevazione d’amore: Ad te, Domine, laevavi animam meam45. Confitemini Domino, quoniam bonus, quoniam in saeculum misericordia eius46. La sua bontà ci ha fatto non semplici creature ma figli. Videte qualem caritatem dedit nobis Pater, ut filii Dei nominemur, et sumus47. Divinae consortes naturae48. Magna benevolentia magna misericordia49 (pag 95).

II Meditazione del I Giorno Noi opera delle mani di Dio

Opus manuum tuarum50. E di qual Dio così grande che noi abbiamo contemplato che siamo opera. A un dato momento, nel tempo, Dio esce da se stesso e crea, crea per amore. Non per aver in sé di più, argomento che esser non può. Dio è il grande donatore. Dio crea non per avere ma per dare. Da tutta l’eternità Dio contemplava se stesso, questa sua conoscenza perfetta è il Verbo. Ad un tratto Dio decreta la creazione e per il Verbo crea ex nihilo sui et subiecti51 tutte le creature. Omnia per ipsum facta sunt, et sine ipso factum est nihil, quod factum est52. Tutte le creature sono così raggi del Verbo. In ogni creatura noi possiamo trovare qualche cosa del Verbo. In ipso vivimus, movemur et sumus53. Sentirsi bene in mezzo a tutta questa magnifica creazione perché è sua, perché sapit ipsum54. Noi abbiamo troppe volte un occhio indifferente e non sentiamo le voci che ci parlano di lui. È un coro che canta la sua gloria propter magnam gloriam tuam55.

43 “Servite il Signore con timore e rallegratevi con tremore” (Sal 2,11). 44 Nella NOVA VULGATA: “O Domine, ego servus tuus, ego servus tuus et filius ancillae tuae – Ti prego, Signore, perché sono tuo servo, io sono tuo servo, figlio della tua schiava” (Sal 116 [114-115], 16). 45 “A te, Signore, innalzo l’anima mia” (Sal 25 [24], 1). 46 “Rendete grazie al Signore, perché è buono, perché il suo amore è per sempre” (Sal 118 [117], 29). 47 “Vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!” (1Gv 3,1). 48 “Partecipi della natura divina” (1Pt 2,4). 49 “Grande benevolenza, grande misericordia” (SANT’AGOSTINO, Commento al Vangelo di San Giovanni, II, 13. 50 “… opera delle tue mani” (Gb 14,15). Il rimando è al Quaderno 13, § 20. 51 “… dal nulla della forma e della materia” (Cfr SAN TOMMASO D’AQUINO, Summa Theologiae, I, q. 65, a.3). 52 “Tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste” (Gv 1,3). 53 “In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28). 54 “… ha il sapore dello stesso Verbo”. 55 Cfr Inno angelico (Dossologia maggiore): “… per la tua gloria immensa”. Noi creature di Dio. Il momento della nostra creazione. Noi dipendiamo da Dio. Siamo suoi, creati, conservati in essere: nuova creazione; nelle nostre operazioni il concorso divino. Domini sumus56 (Rm 14,8). Umilmente ma insistentemente ti chiedo di capire che non sono mio, ma sono tuo e a Te unicamente deve essere indirizzata quella vita che Tu solo mi hai dato (Marchetti).

III Meditazione del I Giorno Da Lui veniamo, a Lui dobbiamo arrivare

Questo lo dice la ragione e lo conferma la fede. Tutta la nostra vita è un’aspirazione a Lui. Noi cerchiamo la verità, noi aspiriamo al bene, noi aneliamo alla felicità. Solo in lui possiamo trovare questo. Le cose ci devono servire solo e semplicemente come mezzo, è assurdo pensare al fine in loro. Ogni cosa, fondamento di Sant’Ignazio57.

I Meditazione del II Giorno Grazia santificante

Ut essemus sancti et immacolati videte qualem caritatem58. Unione con la vita divina perciò deificazione nostra, simili a Gesù, suoi fratelli. Espressioni del Vangelo: Padre mio59; Padre nostro60; Ascendo al Padre mio e Padre vostro61. Meraviglie dei secoli. Figli: Vita; fuori o dentro.

II Meditazione del II Giorno Peccato mortale

Negazione. Tenebre. Errore. Buttare via la corona da Re, la veste immacolata.

56 “Siamo del Signore”. 57 Cfr SANT’IGNAZIO DI LOYOLA, Esercizi spirituali, n. 23. 58 Cfr Ef 1,4: “Ut essemus sancti et immaculati in conspectu eius in caritate – Per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità”. 59 Si veda, a titolo esemplificativo: Gv 6,32; Mt 18,10; Gv 15,8. 60 Lc 11,2-4; Mt 6,9-13. 61 Gv 20,17. Anima deforme. Perdita di tutto. Qualunque pena piuttosto di un peccato mortale. Particolare malizia in una anima consacrata a Dio.

III Meditazione del II Giorno Peccato veniale e tiepidezza

Vedi Brancherau. Parabole della ricerca62. Sono venuto a portare il fuoco63.

I Meditazione del III giorno Parabole della vigilanza64

Il Tempo, la Morte. Serenità nella morte per un’anima fedele. Non è spaventosa. Dedit socium65. Volontà di arrivare alla morte con un gran carico di meriti. Questo attraverso la retta intenzione. Che cosa è, come si esercita.

II Meditazione del III Giorno Inferno

Per tre scopi: 1) Perché anche noi possiamo cadervi. 2) Perché i mondani non vi vogliono più credere: è scomodo. Apostolato che dobbiamo fare. 3) Davanti alla dura realtà di molte anime che vanno all’inferno (Fatima66) pregare per la salvezza delle anime ben sapendo quanto sia tremendo cadervi.

III Meditazione del III Giorno Penitenza

Spirito di mortificazione. Parole di Gesù. Insegnamento di San Paolo. Insegnamento della Chiesa.

62 Cfr Lc 15,1-10. 63 Cfr Lc 12,49. 64 Cfr Mt 25,1-30. 65 “Rese compagno” (Cfr Inno Verbum Supernum Prodiens). 66 Cfr Quarta apparizione a Fatima, 19 agosto 1917. Necessità da parte nostra. Spirito di contrizione per le mancanze passate. Ci deve sempre guidare. Et peccatum meum contra me est semper67. Mortificazione esterna: necessità. Mortificazione interna: necessità. Conseguenza: dominio e controllo pieno di sé. Gioia che ne deriva.

I Meditazione del IV Giorno Imitazione di Gesù

Gesù nostro Redentore: con la sua Morte, con la sua parola, con il suo esempio. Unico Mediatore, unico modello, unico Maestro. Desiderio dell’umanità prima di Gesù di avere un Salvatore, un Maestro sicuro, un Modello. Gesù si presenta come il Salvatore. Ego via veritas et vita68. Gesù si presenta come l’unico Maestro la cui parola è vita, acqua che sale fino alla vita eterna. Gesù si presenta come Modello: “Imparate ecc…”69. Noi dunque dobbiamo vedere Gesù come il Salvatore e l’unico nostro Salvatore. Certezza e sicurezza della nostra via. Ogni qualvolta andiamo a mendicare qualcosa fuori di Lui, andiamo contro questa verità. Vederlo come il Maestro. Meditare e gustare la sua parola. Apprezzare il Vangelo, meditarlo. Vedere Gesù Modello. Vedere le virtù in Lui. Offrirsi quindi a Lui. Totalmente, completamente. Fracto alabastro70. Usque ad summum71.

II Meditazione del IV Giorno La Confessione

Fede. Umiltà. Amore. Necessità del dolore. Come eccitarlo. Motivi.

III Meditazione del IV Giorno L ’I nc a rna zio ne

67 “Il mio peccato mi sta sempre dinanzi” (Sal 51 [50], 5). 68 “Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14,6). 69 “Imparate da me che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29). 70 “Infranto il vaso di alabastro” (Mc 14,3). Il rimando è al Quaderno 13, § 34. 71 “Fino all’orlo” (Gv 2,7). Il rimando è al Quaderno 14, § 71. La volontà di Dio. Lo Stato religioso. Gesù il religioso di Dio. Natura dello stato religioso. Responsabilità. Grandezza. Pratica. Riconoscenza a Dio. Generosità.

I Meditazione del V Giorno Umiltà

I misteri di Gesù misteri di umiltà. Vedere tutta la vita di Gesù. Importanza fondamentale dell’umiltà. La pratica, i gradi, gli effetti.

II Meditazione del V Giorno Obbedienza

Nella vita di Gesù. Importanza nella vita religiosa. Gradi. Pratica.

III Meditazione del V Giorno Povertà

Nella vita di Gesù. Spogliamento. Pace. Libertà.

I Meditazione del VI Giorno Castità

Predilezione di Gesù. Bellezza. Custodia. Vigilanza. Fortezza.

II Meditazione del VI Giorno La preghiera

Che cosa è. Contemplazione. Adorazione. Amore. Ringraziamento. Propiziazione. Impetrazione. Preghiera vocale: come riempirla. Preghiera mentale: la meditazione. Metodo di far meditazione. Vedi San Francesco di Sales in Filotea72.

III Meditazione del VI Giorno La carità fraterna

Comando di Gesù. Particolarmente nella vita di comunità. Come deve essere delicata. Esemplificazione.

I Meditazione del VII Giorno La Santa Eucarestia

Gesù con noi. Gesù in noi. Gesù per noi. Vivere la nostra giornata come una Messa.

II Meditazione del VII Giorno Passione di Gesù

Povero, umiliato, crocefisso con Gesù.

III Meditazione del VII Giorno Maria Santissima

La sua grandezza. La sua Maternità. La nostra devozione; e la nostra imitazione.

Conclusione e Rimedi La Risurrezione di Gesù. Il Pensiero del Cielo.

Finire nel pensiero dell’amore. Sempre amore. Nell’amore seguire sempre Gesù • al di sopra dei testi; al di sopra cioè di tutte le cose di questo mondo • al di sopra delle nubi sopra le nostre fantasie, vane compiacenze, interessi personali • al di sopra delle stelle, al di sopra cioè dei superiori delle lodi, approvazioni e favori.

72 Cfr SAN FRANCESCO DI SALES, Filotea, Parte Seconda, capp. I-VII. (Vedi P.G. Borgonovo, Manna Missionaria II serie, Esercizi spirituali alle anime religiose).

Esercizi Spirituali alle giovani Mandriolo, 28-31 Dicembre 1949

Introduzione: Visione di Ezechiele: Ossa arida, audite verbum Dei73. (Ez 37,1-14).

73 Nella NOVA VULGATA: “Ossa arida, audite verbum Domini – Ossa inaridite, udite la parola del Signore” (Ez 37,4).

Ritiro Spirituale Seminario

5 Gennaio ‘50

Introduzione: Sentire e vivere la nostra vocazione. I Meditazione: Noi gli abituati alla verità. II Meditazione: Noi gli abituati alla preghiera. III Meditazione: Noi gli abituati ai sacramenti.

Introduzione. Facilmente siamo degli sciuponi: come i ricchi, come i bambini dei ricchi. Siamo in una grande ricchezza. Noi ce ne accorgiamo dopo. Ci se ne accorge quando si è poi nel mondo. Io stesso lo confesso prima di uscire non sentivo che l’ambiente stesso mi fasciava tutto. Che il mio modo di pensare, di riflettere, di agire mi era stato dato dall’ambiente. Uscito ho compreso in pieno quello che vuol dire Seminario. In principio non se ne accorge ma man mano che si procede lo si tocca con evidenza solare. Guai allora a chi non sa correre ai ripari. Amo l’abito da prete, ma la mentalità del mondo. Giudicano, vedono, sanno come il mondo. E si stupiscono di chi loro lo fa osservare e allora lo incolpano di esagerazione. Voi siete in straordinaria abbondanza. Ma ne approfittate in tutto? È il grande interrogativo di ogni ritiro. Siete cioè degni della vocazione alla quale siete stati chiamati? Non di tutti i compagni che per lungo tempo ho avuto mi è rimasta l’impressione che siano usciti perché il Signore li chiamava altrove. Sono usciti perché non sentivano più l’ideale. Ma non lo sentivano più perché forse non corrispondevano più da tempo alle grazie del Signore. Bourget74: Le demon du midi. E allora si rifugiano in un nuovo principio: Non posso essere buono anche se non divento sacerdote? Già come certi giovani che cominciando a sbandare dicono: Non posso essere buono senza essere nell’Azione Cattolica? Vorrei che vi persuadeste di questa grande verità. Siamo dei privilegiati. Siamo stati donati di grandi doni. Dio non vi poteva amare di più. Non mi occorre molto. Vivere la mia vocazione, sentire la mia posizione. Non ci occorre conoscere molto se abbiamo la scienza del donare corrispondendo a Dio che è sempre per le sue creature essenzialmente dono.

74 Paul Bourget (1852-1935), romanziere francese. «I popoli sono sconcertati della constatazione che il sacrificante non è sempre il sacrificato, e che tra la croce di Cristo e la croce dei popoli, si fa largo, talora, e si prepara la sua comoda pensione un minuscolo satollo il quale non vuol disturbare la propria digestione col pensiero che il sacrificio oggettivo non può essere degnamente preparato che dal sacrificio soggettivo. Alle grasse prodigalità dell’amore, il clero ha alternati troppi periodi di onesta, minuziosa, ma arida e gretta amministrazione, un motivo che la sopravvalutazione dei mezzi materiali, il culto illimitato di consuetudini umane, la meccanicità dei gesti, gli opprimenti pessimismi e le scelte che […]75 hanno inchiodato spiriti giovani e liberi davanti al problema: è possibile che sotto tali detriti della sclerosi e dell’assideramento possa zampillare una polla d’acqua capace di dissetare per sempre la vita? È possibile che ciò che Caterina da Siena chiama l’amministrazione del sole, non differisca menomamente76 dalle pesanti e oppressive amministrazioni della più lurida materia: il denaro?». Prete di Bernanos77. Prete di Graham Greene78. Abramo, Mosè, Samuele, Elia, Eliseo. “Le pagine più sublimi della Bibbia sono proprio quelle che descrivono la notte, «il nulla», la mortale angoscia, il naufragio del profeta collocato tra i turbini di Dio e le miserabili esigenze e le inquietitudini dell’uomo”. “Questo mondo nei suoi momenti di lucidità chiede chiarezza e pienezza; anche per il prete vale dovunque per lui un solo imperativo: sii quello che sei, nelle quattro dimensioni di Cristo: altezza, profondità, limpidezza, larghezza. Siilo potentemente e intensamente in tutti i rapporti, in tutte le ore, nel gesto, nella parola, nel particolare e nella linea compiuta della tua vita. Quindi la logica di Cristo prima e sopra la logica di Aristotele: l’intermediario tra un Dio che è amore e un mondo che è stato creato per amore, e solo per amore è stato redento, non può essere che l’incarnazione vivente dell’amore; ma l’amore qual è fissato ormai nella mente dei popoli, in quella forma che è sintesi di ogni annientamento: la croce. Non basta neppure l’eroica obbedienza di Abramo: «Lascia il paese, la tua famiglia, la casa di tuo padre»79 e si esige proprio l’obbedienza fino alla morte e alla morte di croce80. Per questo Pietro è identificato da Cristo con Satana quando esprime il suo orrore per la croce appena intravveduta81. Eppure la tentazione di Pietro è continuamente in agguato nell’anima del prete”. Dati americani.

75 Parola non comprensibile. 76 Avverbio raro: minimamente (cfr Enciclopedia Treccani). 77 Cfr GEORGES BERNANOS, Diario di un curato di campagna. 78 Cfr GRAHAM GREENE, Il potere e la gloria. 79 Cfr Gen 12,1. 80 Cfr Fil 2,8. 81 Cfr Mt 16,21-23. I Meditazione. Vivere la verità.

Va’ al popolo d’Israele e di’ loro82. La missione del Profeta. Trasmettitore della parola. E in voi si ripete la visione notturna nella solitudine del Santuario a Samuele83. Tu il profeta di Israele. Questa dice il Signore Iddio. È la missione di tutta quanta la vostra vita di domani. Questo dice il Signore. La vostra missione domani è dunque una missione della parola. Parola nella predicazione. Parola nel confessionale. Parola ai bimbi. Si inginocchiano i vecchi e vi chiederanno consigli, verranno i padri e le madri di famiglia a esporvi i casi più delicati e intricati. Voi parlerete e la vostra parola desterà. Posui te in lucem gentium, ut sit salus mea84. Trasmettitori della parola di Dio, della Buona Novella, della parola della Redenzione. “Andate per tutto il mondo e predicate”85. Fides per auditum. Auditus per Verbum Christi86. Dovete assimilare la verità, dovete viverla per voi. Guardare l’angelo: Fissa gli occhi al tuo petto e vedrai. Infatti è la discesa in noi che conta, è la realtà di quella cella intima del nostro io, di quella ragione singolare in cui tutte le realtà sono viste dal di dentro e il proprio stesso spirito svelato fino nell’intimo, la sola che valga.

82 Cfr Es 3,16. 83 Cfr 1Sam 3,1-11. 84 “Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza” (Is 49,6). 85 Cfr Mc 16,15. 86 Nella NOVA VULGATA: “Ergo fides ex auditu, auditus autem per verbum Christi – Dunque la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo” (Rm 10,17). […]87

Ritiro Spirituale Seminario

24 Febbraio 1950

1. Il prete e la morte. 2. Il prete e il peccato. 3. Il prete e la miseria. 4. Il prete e l’impurità. 5. Il prete e il denaro.

1) Il prete e la morte. Il sacerdote la conosce bene la morte. Quante volte l’incontra. L’incontra sorridente sul volto del giusto, l’incontra terribile in quello del peccatore. L’incontra nel fetore di povere stamberghe, e nelle camere lussuose dai palquette88 lucidi e dai tappeti fiorati. È una consuetudine che dà un senso di famigliarità, siamo di famiglia; si incontra su per le scale il medico: “Come va, dottore?”. “Male, male, Reverendo. Ora spetta a lei”. E si deve prendere una vita, la si deve purificare, innalzare, elevare per l’eternità. Preparare una creatura a comparire davanti al suo Creatore, per dare conto; non è un compito da poco. Quanta delicatezza, quanto intuito, quanta unione con lo Spirito Santo richiede! Raccogliere la somma di tutti i peccati e i tradimenti di una vita annullando nel sangue del Cristo… Proficiscere anima cristiana89. È un invito che percuote e percorre tutta l’anima. Il prete perciò è in una condizione molto favorevole per potere trarre dal fatto «morte» l’insegnamento sostanziale per la propria vita. Un sacerdote dovrebbe essere l’uomo della morte per essere l’uomo della vita, per fare tesoro della preziosa esperienza. Vedere la morte come la conclusione della sua Messa. Gli ultimi istanti della nostra vita sono la pietra di paragone di tutta la nostra esistenza. Nostro Signore si rallegrò nella sua ultima ora di aver compiuto l’opera per cui era stato mandato: “Ti ho glorificato sulla terra; ho compiuto l’opera che mi desti a fare, ho manifestato il tuo Nome agli uomini che mi hai affidato nel mondo”90.

87 Tre parole latine non comprensibili. 88 Parquet. 89 “Parti, anima cristiana, da questo mondo” (Cfr RITUALE ROMANUM, Ordo Commendationis Animae, Oratio). 90 Cfr Gv 17. Fu anche la consolazione di San Paolo: Bonum certamen ecc…91. La vita varrà quello che vale nell’ultimo istante. Fare coincidere un istante qualsiasi della nostra vita con quello che si immobilizzerà nell’eterno. Estote parati92. Vado et venio ad vos93. Non vuole che prendiamo garanzie per il domani. All’aratro non voltarsi indietro94. Sufficit diei malitia sua95. Per questo la volontà di Dio spesso si attraversa alla nostra volontà. La migliore preparazione alla morte è la Messa. Il nostro Salvatore rinnova qui il sacrificio della sua vita perché ognuno di noi impari a fare il sacrificio della propria quando alla volontà di Dio piacerà domandarglielo. Impari a morire ogni giorno e a trasformare in atto meritorio il castigo più triste e più inevitabile del peccato. La morte è condizione naturale dell’uomo. Dono preternaturale96. Morte assume l’aspetto di condanna. Morte stipendio del peccato (San Paolo97). La redenzione si è compiuta quando Gesù restituito98 alla morte il significato di passaggio. Mortem nostram moriendo destruxit99. Noël Pinot100 salendo la ghigliottina: Introibo ad altare Dei101; Sicut cervus, ita anima mea102; Quando veniam103; Quare tristis es104; l’Altare il Cielo. “Mi sentivo morire dal desiderio di vedere Dio” (Santa Teresa105). Offerta: Ci sono situazioni in cui è un sacrificio vivere. Per il cristiano l’esistenza terrena è solo un noviziato alla vera vita. In queste situazioni l’offertorio consisterà in un atto di fede sincera che ci sveli il valore relativo della vita presente e in un atto di speranza che ci sostenga nel lungo cammino con la prospettiva di un termine beato. Più conforme all’istinto nostro di attaccamento alla vita. La morte è il più grande sacrificio perché ci priva del più grande bene. Sta a noi farne un vero e

91 “Bonum certamen certavi, cursum consummavi, fidem servavi – Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede” (2Tm 4,7). 92 “State pronti” (Mt 24,44). 93 “Vado e tornerò da voi” (Gv 14,28). 94 Cfr Lc 9,62. 95 “A ciascun giorno basta la sua pena” (Mc 6,34). 96 Prima della caduta, la natura umana di Adamo era stata arricchita di altre doti gratuite, che le conferivano delle proprietà che essa, per sé, non avrebbe avuto. Queste doti, chiamate anche doni preternaturali, consistevano nell\'esenzione da ignoranza, da concupiscenza, da malattia e da morte. Con il peccato originale l’uomo perse questi doni. 97 Cfr Rm 6,23. 98 Ha restituito. 99 “Morendo ha distrutto la morte” (Prefazio Pasquale I). 100 Sacerdote martire francese ghigliottinato il 21 febbraio 1794. 101 “Mi accosterò all’altare di Dio” (Sal 43 [42], 4). 102 “Come la cerva… così l’anima mia” (Sal 42 [41], 2). 103 “Quando verrò?” (Sal 42 [41], 3). 104 “Perché sei triste anima mia?” (Sal 42 [41], 6). 105 SANTA TERESA D’AVILA, Libro della vita, 29,8. proprio sacrificio cioè un atto morale della virtù della religione, di amore a Dio e di merito per noi. (Per santificare il momento della morte non è necessario ricorrere alla virtù della religione: si santifica accettandola con un atto di rassegnazione, con un atto di ubbidienza, con un atto di una delle tre virtù teologali, ma solo accettandola per virtù della religione divenuta sacrificio). Si esortano i morenti a fare il sacrificio della loro vita (Pio X) e a fare in vita l’offerta di queste sofferenze dell’ultimo istante per ben disporsi a offrirle con le migliori disposizioni nell’ora suprema. Unire questa offerta anticipata all’offerta suprema della Vittima Divina, mettersi spiritualmente sull’Altare per essere immolato e presentato al Padre, secondo i quattro fini del Sacrificio: a) Adorazione. Primo dovere creatura. Da tutta l’eternità vi era un Dio infinitamente adorabile ma non si era mai visto un Adoratore infinito; vi era un Dio degno di essere infinitamente amato e servito, ma non vi era nessun uomo che potesse prestargli un servizio e un amore infinito (De Berulle106). La vita di Gesù comincia con l’Adorazione ([…]107). Orto degli ulivi. Non mea sed tua108. La volontà era di far servire la morte, pena del peccato, alla riparazione del peccato. Gesù accettò e consumò questo sacrificio di adorazione. Adorazione = riverenza. Quale maggiore che colla morte del corpo? Accettare la morte come il sublime atto di adorazione esteriore. All’Altare Cristo ritorna ogni giorno per offrirvi l’umiliazione che il suo corpo subì nella morte; all’Altare deponiamo fin d’ora il nostro corpo mortale perché Dio sia glorificato nella distruzione del nostro composto umano come viene eternamente glorificato dalla morte di Gesù. b) Sacrificio di riparazione. La nostra adorazione non può essere che riparatrice. Gesù ha soddisfatto per noi ma non ci ha sottratti dal debito della riparazione. Il corpo che ha servito al peccato deve espiare. Quale migliore della morte? c) Sacrificio di impetrazione. Gesù prima di morire ha pregato per noi. La sua preghiera fatta nostra può ottenerci la grazia della perseveranza finale. d) Sacrificio di ringraziamento offrire la morte come ringraziamento di tutto quello che abbiamo ricevuto in vita (vari doni naturali e soprannaturali. Esemplificare). La Messa è Eucarestia. Fare della morte un sacrificio di ringraziamento che si perpetua nella vita eterna. Semper et ubique gratias agere109.

106 Pierre de Berulle (1575-1629), teologo e cardinale francese. 107 Nella parentesi seguono quattro parole non comprensibili. 108 “Verumtamen non mea voluntas sed tua fiat – Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 22,42). 109 “Rendere grazie sempre e in ogni luogo” (Cfr Prefazi del Messale Romano). Conclusione. Prepararsi alla morte quando ascoltiamo la Messa perché la Messa è la rinnovazione della morte del Figlio dell’Uomo. “Oh! Se ci unissimo per insegnarci a morire e darci l’uno all’altro l’esempio per sostenerci nella morte, per circondare chi muore, chi sale all’Altare del Sacrificio voluto da Dio, per portarvelo con amore e dirgli: Muori, o diletto nostro, per la nostra salvezza e per la tua, per obbedire a Dio, per compiere l’eterno movimento della vita, per liberare l’anima tua dai lacci della natura falsa, per rientrare nel seno di Dio. Dormi, caro, come il seme dorme sotto la scorza di una pianta appassita. Tu fiorirai ancora sotto il sole di una nuova primavera” (Gratry110).

Quasi flos egreditur (Gb111). Vapor ad modicum parens112. Tanquam fulgura discurrentia (Na113).

La morte decreto irrevocabile, ciascuna ora ci avvicina all’ultima, per l’eretico per il pagano, per l’incredulo. Di coloro i cui interessi ferisce il povero gli preferisce l’indigenza, il malato ecc… Re di cui sconvolge i regni, vecchi di cui minaccia i giorni, gioventù di cui turba i progetti, ricchi che strappa ai loro tesori, ambiziosi, orgogliosi

Cenere. Reliquia imponderabile di una distruzione integrale. Simbolo di caducità, di incontro penoso di fralezza114. Anche da sola, senza bisogno di parole, come è eloquente nel suo muto linguaggio e con quale forza di convinzione parla al cuore dell’uomo che curvando la fronte si fa segnare sul capo con la croce grigiastra della sua polvere! Mortificazione: che sia silenziosa, intima, generosa, lieta. (B 42-49X). Fragilitatem conditionis humanae Deus, propitius respice115. Nella storia delle anime nulla è più funesto della mancanza di compunzione ([…]116).

110 Auguste Joseph Alphonse Gratry (1805-1872), scrittore, teologo e presbitero francese. 111 “Come un fiore spunta” (Gb 14,2). 112 Nella NOVA VULGATA: “Vapor enim estis ad modicum parens – Siete come il vapore che appare per un istante” (Gc 4,14). 113 Nella NOVA VULGATA: “Quasi fulgura discurrentia – Guizzano come saette” (Na 2,5). 114 Dal latino: fragilĭtas - atis; fragilità. 115 “Guarda propizio Dio la fragilità della condizione umana…” (Cfr Litaniae in Quadragesima). 116 Rimando bibliografico non comprensibile.

2. Il prete e il peccato. Oh! la faccia orrenda del peccato! Il prete ha sempre davanti agli occhi, sotto un aspetto o un altro, sotto una maschera più o meno odiosa. Deve sentirne il fiato puzzolente che rivolta lo stomaco, il senso di nausea. 117

117 Dopo aver tracciato una riga sotto la breve riflessione su “Il prete e il peccato”, don Pietro annota a matita: Ritiro spirituale alla Associazione femminile di San Prospero 29 giugno 1952 Le quattro virtù cardinali. Sembra quasi un promemoria personale, inserito successivamente, dell’attività pastorale.

Esercizi Spirituali agli Juniores San Polo, 27-31 Luglio 1950

Introduzione. Generosità: Decisi. Dio chiama. Dio ci ama. Ascoltarlo. Ci chiama a pensare, ci chiama a guardare in noi. Come siamo? Quale è lo stato presente della nostra anima? Dio sa tutto; che cosa abbiamo fatto finora? Tempo passato in mediocrità forse in peccato. Terribile condizione di chi è resistente alle grazie del Signore. Mettercela tutta. Vincere. Conoscerla la volontà di Dio e riformarci. Cambiarci, convertirci. Miracolo di Nain118. […]119 della morte e della vita. La vostra morte con la sua Vita.

28 luglio. I Meditazione: Dio. Quante volte abbiamo pronunciato questo nome. Fin da bambini è il nome che più spesso abbiamo sentito. Ne abbiamo sentito parlare e ce lo siamo sentiti attorno a noi, dentro di noi. In ogni momento di tristezza e di dolore lo abbiamo invocato e a lui è salito il nostro pensiero ogni qual volta il nostro cuore ha esultato.

Unicus natus est, et noluit manere unus […]. Et nos illum possideamus, et ipse nos possideat120. “Kierkegaard: Che un uomo abbia potuto vivere dieci, venti, trent’anni... senza mai accorgersi che Dio esiste: come deve essere tremendo il meritare che Dio si adiri contro di lui! Perché Dio è l’amoroso, e la prima forma del suo amore è che Egli amorosamente porta uno ad accorgersi che Lui esiste e non si lasci andare a zonzo come uno stolto senza accorgersi di Dio, perché è questa l’ira di Dio: lasciare che vada come un animale ch’Egli non chiama” (Humanitas 1950-1). È per il Verbo che egli illumina ogni uomo. Anelare a questa luce. Rendersi degni. Dio è bontà. Dio è bellezza. Emitte lucem tuam et veritatem tuam121. De profundis clamavi122.

118 Cfr Lc 7,11-17. 119 Parola non comprensibile. 120 “Era il Figlio unico, e non ha voluto rimanere solo […]. Che Dio sia dunque il nostro possesso e che egli possegga noi” (SANT’AGOSTINO, Commento al Vangelo di San Giovanni, II,13). 121 “Manda la tua luce e la tua verità” (Sal 43 [42], 3). L’incontro del Verbo con un’anima. Niente di più bello. “Sì, io il Verbo, nell’ora in cui il sole si leva, vengo a te dal fondo della mia eternità, amico, di cui l’anima aspira e geme in silenzio, verso l’indefettibile Bellezza. Ah, per iniziarti agli eterni splendori, io posso, illuminando le ombre della tua Fede, dandoti gli occhi dell’aquila e le sue ali, far abbondare lo Spirito in te. Figlio mio, un abisso chiama un altro abisso. Il tuo vuoto mi chiamava: sarà tutto colmato. Il tuo essere, gemente sulla sua intima miseria, esulterà rinnovato. Questo mondo in cui tu cammini, soffrendo quasi senza tregua, tanto è pesante la vita, tanto l’uomo è crudele, ti sembrerà, al fuoco di questa luce che sorge, il vestibolo del mio Cielo. In me tu sentirai sbocciare l’anima tua, penetrata di saggezza e d’amore; e i tuoi canti saliranno, ardenti come la fiamma, armoniosi come la luce del giorno” (Louis Cardonnel123). Conclusione: Ogni giorno un poco di più, mio Dio; possa io di me stesso fare un vuoto nel quale voi diventiate tutto – Chaque jour un peu plus, mon Dieu; que de moi-même! Je ne fasse que un vide où vous deveniez tout (Cardonnel).

122 “Dal profondo a te grido” (Sal 130 [129], 1). 123 Luise le Cardonnel (1862-1936), poeta francese, diventato sacerdote si ritirò ad Assisi.

Esercizi Spirituali alle ragazze di Zona Contarelli, 3-7 Settembre 1950

Sera. Introduzione: Mt 13,33. È simile il regno di Dio al lievito che una donna rimescola con tre staia di farina fintanto che tutta sia fermentata. Gli Esercizi perché l’uomo vinca se stesso: e perché ordini la sua vita. Abbiamo il dominio di noi stessi? I nostri peccati scombinano tutto da questa insufficienza di dominio? Arrivare attraverso la verità conosciuta ed amata, arrivare attraverso alla purificazione dell’animo, arrivare attraverso i propositi più generosi al controllo pieno. In questi giorni si mediterà in silenzio, col silenzio delle grandi cose la verità. Quanto la possediamo poco, come poco l’abbiamo assimilata. “La verità vi farà liberi”124. E noi siamo ancora schiavi. Tante prediche inutili. Gli abituati, noi, alle cose più grandi. Risvegliare, far una impresa: fare ridestare125 tutta la nostra vita. Purificazione della coscienza. Quale stato è la coscienza? Che sicurezza abbiamo della grazia? Che profitto dalle ispirazioni? Che idea del peccato? Siamo almeno arrivati a non farne più dei mortali? La polvere del mondo è entrata? in che misura? Per fare propositi generosi. Riformarsi, cambiarsi, lasciare la tiepidezza, ogni aspetto di mediocrità. Ordinare la propria vita. Disordine che è nella vita. Inflessione. Perciò metterci decisi. Silenzio. Riflessione. Fortezza. Iustus ut palma florebit ecc…126.

I Meditazione. Dio: grandezza; perfezioni di Dio; Noverim te127. II Meditazione. Noi creature di Dio. Suoi, completamente suoi, essenzialmente. Ex ipso, per ipsum, cum ipso128. Da lui: origine; per lui: continua creazione; cum ipso: lui nelle nostre azioni. III Meditazione. Lui fine, salvezza dell’anima. Mezzi, cose, scelta dei mezzi. IV Meditazione. 1) Indifferenza dei mezzi. 2) Il peccato. 3) Il castigo dei peccati. Accenni ai novissimi.

124 Gv 8,32. 125 Parola dubbia interpretata in questo modo. 126 Nella NOVA VULGATA: “Iustus ut palma florebit, sicut cedrus Libani succrescet – Il giusto fiorirà come palma, crescerà come cedro del Libano” (Sal 92 [91], 13). 127 “Che io conosca Te”. 128 “Da lui, per mezzo di lui, con lui”. 2 Giorno

I Meditazione. Peccato veniale e tiepidezza. II Meditazione. La Misericordia. III Meditazione. La Confessione e Direzione Spirituale. IV Meditazione. Gesù Redentore e modello. Ci dà la vita (grazia), la parola e l’esempio.

3 Giorno

I Meditazione. Accenni sulla riforma. Umiltà e Pazienza. II Meditazione. Mortificazione e Purezza. III Meditazione. La Preghiera e la Meditazione. IV Meditazione. L’Eucarestia.

Meditazione di chiusura. La Madonna. Il Cielo. L’Apostolato.

Esercizi Spirituali ai Servi della Chiesa San Polo, Ottobre 1950

Esercizi Spirituali alle Suore del Contarelli Luglio 1951

Esercizi Spirituali all’Associazione di San Prospero Settembre 1951

Esercizi Spirituali alle Magistrali Ottobre 1951

Esercizi Spirituali agli Ordinandi Albinea, 29 Giugno / 6 Luglio 1952

Introduzione. Motus in fine velocior129. Un grande straordinario ritiro. Siete arrivati ad una fine e ad un principio. Non vi dovete preparare a una semplice intensificazione di una vita silenziosa e tranquilla di Seminario formata di studio e di pietà. Dovete dare l’ultimo tocco alla vostra formazione per ricevere un Sacramento che vi porrà sul moggio a illuminare. Posui te in lucem gentium, ut sis salus mea usque ad extremum terrae130. Fra poco tempo sarete sacerdoti: è detto tutto. Con quanta fede, con quanto amore, con quanto entusiasmo bisognerà dunque che voi passiate questi giorni? Dio vi ha amato; con un amore di predilezione. Perché voi e non altri? Non è forse un primo sentimento di riconoscenza che si deve alzare dal vostro cuore? Il vostro ritiro ve lo dovete impostare così: Riconoscenza Fede Amore Riconoscenza per tutto il passato e per tutto quello che vi verrà dato. Amor fortis Domine131. Fede. Sta per avverarsi la profezia di Giovanni Battista. Et tu, puer, propheta Altissimi vocaberis: praeibis enim ante faciem Domini parare vias eius132. Altrettanti Giovanni Battista. Bisogna che voi prepariate la via al Re di amore. E come avverrà questo? Diventando come altri Lui stessi, colmandovi di Lui, vivendo di Lui e facendolo vivere in voi. Dovete essere dei serbatoi. Bisogna che facciate del vuoto. Non si può riempire se non chi è vuoto. Il lavoro di questo ritiro sarà fare il vuoto in voi: vuoto dell’amor proprio; vuoto dei piccoli interessi, delle piccole preoccupazioni troppo personali, quantunque non cattive; vuoto del vostro modo troppo personale di vedere, di giudicare anche nelle cose spirituali.

129 “Il moto è più veloce verso la fine”; teoria aristotelica. 130 Nella NOVA VULGATA: “Dabo te in lucem gentium, ut sit salus mea usque ad extremum terrae – Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra” (Is 49,6). 131 “Amor tuus, amor fortis, Domine – Il tuo amore, o Signore, è un amore forte”; motto che don Pietro assumerà fin dall’ordinazione diaconale, avvenuta il 23 settembre 1939. 132 “E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade” (Lc 1,76). Ci si vuol santificare a modo proprio ma meschino, limitato, facile, comodo; ci si vuol tracciare da sé il proprio sentiero. Lasciate questo piccolo sentiero, prendete la grande via, la sola Via Gesù Cristo, lasciatelo fare. Vi darà tra poco i suoi poteri, i suoi tesori le anime. Lasciate che vi faccia Lui anche nei sentimenti, nelle virtù. Scomparite: è la parola d’ordine. Il mondo non ha bisogno di uomini pur bravi onesti o dotti, il mondo ha bisogno di Lui. Amore. Dovete riempirvi di amore, perché solo in amore vi santificherete. Solo con l’amore vincerete, solo in amore trionferete nel mondo e nelle passioni. Il mondo ha bisogno d’amore. Il sacerdote è l’uomo che vive di amore. «Non di un amore sensibile, ma d’amore solido che vive di sacrificio, di spirito di sacrificio, d’immolazione. Sia che si tratti della vostra santificazione personale, sia che si tratti di lavorare alla santificazione del prossimo, la base dell’amore è sempre il sacrificio, l’amore nel sacrificio. Non bisogna essere di quelle anime che dicono: Signore se volete datemi una piccola croce, molto piccola». No, bisogna voler l’amore di Gesù Cristo quale è; voler che faccia in voi e di voi secondo la sua volontà. Amare Gesù pienamente d’un amore senza misura, per farlo amare nella pienezza del suo Cuore. Amor confidente: lasciate di guardarvi troppo, contate su Dio, non su di voi. Ancora una volta: Lui fa l’opera sua in voi, con voi, attraverso voi, nonostante le vostre miserie. Bisogna essere sicuri di Lui, perché è Lui: ecco tutto. La vita è Gesù Cristo; la santità è Gesù Cristo vissuto. Vi domanda di vivere in Lui, per poter vivere per mezzo vostro nelle anime. Egli diceva a Santa Margherita Maria: Voglio che tu mi serva di strumento per attirare i cuori all’amor mio. Per essere strumento capace di darlo, di diffonderlo, di farlo irradiare, bisogna vivere con Lui una vita intima, cuore a cuore. Bisogna che vi tolga come a Santa Margherita Maria il vostro cuore e che vi doni il suo. Prendi il mio cuore, l’anima mia, tutto quello che ho, tutto quello che sono. Più sarete generosi, più Gesù Cristo avrà la libertà di agire in voi e per conseguenza di rendervi santi e seminatori di santità. Fate il vostro ritiro con gioia, lasciate da parte ogni timore, ogni preoccupazione». […]133.

I Giornata

I Meditazione. La santità è il fine della nostra vita. Tante volte ci hanno parlato di santità. Ci siamo abituati anche a questo. È diventato un luogo comune tanto che ci rifugiamo molto volentieri nella mediocrità e delle volte purtroppo sentiamo un po’ di amore per essa. Eppure è lo scopo della nostra vita, è il perché noi siamo. Il fine dell’uomo: Ut laudet Deum Dominum nostrum, ei reverentiam exhibeat eique serviat134.

133 Riferimento non comprensibile. 134 “… perché lodi il Signore Dio nostro, lo riverisca e lo serva” (Sant’Ignazio di Loyola). Essere lodi viventi a Dio. Tutti in lode, in servizio, in amore a Dio. Fine remoto: gloria a Dio. Fine prossimo: salvezza delle anime. E noi non dovremmo essere tutti e in tutto per la sua gloria cioè in santità? Dio e la sua gloria è il fine ultimo e supremo di tutta la vita sacerdotale. “Dio è la prima e ultima parola di ogni cosa, dell’universo intero, e tanto più lo deve essere del sacerdote che per la sua dignità e i suoi poteri sta sopra a ogni135, a tutto l’universo. Dio è il fine ultimo di ogni uomo e tanto più lo deve essere del sacerdote ch’è sopra tutti gli uomini e loro rappresentante presso Dio. Questo il fine ultimo del sacerdote a cui devono mirare tutti i suoi pensieri, sentimenti, affetti, parole, azioni. Il sacerdote deve più di tutti amare Dio e servirlo tutto a gloria di Dio” (Bianchi). E per la maggior gloria di Dio e per la sua più grande lode abbiamo avuto le vocazioni alla santità. A una magnifica santità. Dio lo vuole: Elegit nos in ipso ante mundi constitutionem, ut essemus sancti et immaculati in conspectu eius in caritate136 (Ef 1,4). Hac est voluntas Dei, santificatio vostra137. Estote ergo vos perfecti, sicut Pater vester caelestis perfectus est138. Per gli intimi rapporti che il sacerdote ha con Dio. Sancti estote, quia sanctus sum ego, Dominus Deus vester139. Eritis mihi sancti, quia sanctus sum ego Dominus et separavi vos a ceteris populis, ut essetis mei140 (Lev). Per gli altissimi misteri che gli sono affidati: accedunt ad Dominum141; incensum ad Dominum offerunt et panes Dei sui142; portant arcam foederis143; ferunt vasa Domini144; enarrant iustitas meas145; peccata dimittunt et ideo sancti erunt146. Per l’ed if ic a z io ne dei fedeli di cui deve essere: luce sale, esempio in omnibus… in doctrina integritatem, gravitatem, in verbo sano

135 Ogni cosa. 136 “In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità”. 137 Nella NOVA VULGATA: “Haec est enim voluntas Dei, sanctificatio vestra – Questa infatti è la volontà di Dio, la vostra santificazione” (1Ts 4,3). 138 “Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48). 139 “Siate santi, perché io, il Signore vostro Dio, sono santo” (Lv 19,2). 140 “Sarete santi per me, poiché io, il Signore, sono santo e vi ho separato dagli altri popoli, perché siate miei” (Lv 20,26). 141 “Si avvicinano al Signore” (Es 19,22). 142 Nella NOVA VULGATA: “Incensa enim Domini et panem Dei sui offerunt – Presentano sacrifici consumati dal fuoco e il pane del loro Dio” (Lv 21,6). 143 Nella NOVA VULGATA: “Portant arcam testimonii – Portano l’arca della Testimonianza” (Gs 5,16). 144 “Portano i vasi del Signore” (Cfr Concilio di Trento, Sessione IX). 145 “Annunziano la mia giustizia” (Cfr Sal 50 [49], 6). 146 “Rimettono i peccati e perciò saranno santi”. irreprehensibilem, ut is, qui ex adverso est, vereatur, nihil habens malum dicere de nobis147. Per il suo obbligo canonico: Clerici debent sanctiorem prae laicis vitam interiorem et exteriorem ducere148 (c. 124). Bellezza della santità. «Che cosa è la vita, la vera vita? È la santità, e la santità è la felicità, è la bellezza. Noi aspiriamo tutti alla felicità, amiamo tutti la bellezza. Quante bellezze apparenti, ciò che non ci inganna, che resta per la vita eterna è la santità. È il raggio che rientra nel Sole, l’atomo che ricerca il suo Centro. È la vita che ritrova la sorgente inesauribile di vita che è in Dio; è Gesù Cristo che dà il suggello dell’eternità alla vita nostra. Siamo noi, viventi di questa unica Realtà, la sola, la vera, Gesù Cristo. La santità è un tesoro nascosto, un regno intimo; il regno di Dio in noi. È una vita o piuttosto un genere di vita: è Gesù crescente in noi. Gesù diventato principio di pensiero, di volontà, di felicità e di forza. La santità è un’assimilazione di Gesù. Essa comincia con un mistero di fede e si compie con un mistero d’amore: è la fede che si consuma nella dilatazione dell’amore. Non nelle meraviglie che leggiamo nella vita dei santi consiste la santità: lo straordinario è un lusso della grazia, non è sostanza della vita intima che costituisce il santo. Gesù era Gesù prima del Tabor. Vi dia pure la forma che vuole: ma la sostanza della santità è la Fede, la Carità, il Sacrificio». Ecc…, ecc… vedi […]149 pag. 100 sg.

Perché siamo: per Iddio Schema Dio ci ha fatti per lui ex ipso, ad ipsum Essere lode, amore, servizio. Perfetta lode, amore, servizio. Noi chiamati per elezione e per vocazione alla santità. È necessario divenire santi. È grazia divenire santi. È bello divenire santi. Inutile la nostra vita se non lo diventiamo. Dannosa anzi. Saremmo dei falliti. Metteremmo a rischio la nostra eterna salvezza. Se abbiamo perduto del tempo bisogna acquistarlo.

147 “Offrendo te stesso come esempio di opere buone: integrità nella dottrina, dignità, linguaggio sano e irreprensibile, perché il nostro avversario resti svergognato, non avendo nulla di male da dire contro di noi” (Tt 2,7-8). 148 “I Chierici devono condurre una vita più santa rispetto a quella dei laici interiormente ed esteriormente e devono superarli” (CODICE DI DIRITTO CANONICO [1917], can. 124). 149 Riferimento non comprensibile. C’è un imperativo categorico: la santità. Tutti chiedono santità, il mondo non vuole altro da noi. Bisogna che ci lanciamo nella santità. A tutti i costi, ad ogni condizione. Bisogna conquistare il mondo e si può conquistare solo con la santità. Non si può essere uomini come gli altri. Pentitevi, una moltitudine di anime ve lo domandano, i bimbi che già vi aspettano, pueri petunt panem150, i giovani. Sono151 parrocchie che attendono un prete santo, anime che si salveranno dall’inferno se diventerete santi, vocazioni e perfezioni che fioriranno. Fatevi santi. La vostra Messa allora edificherà, la vostra parola dall’altare infiammerà, i vostri consigli e le vostre ammonizioni in confessionale faranno breccia. Fatevi santi. Altrimenti sciupereste la grazia insigne della vostra Ordinazione. La santità è l’ideale e l’idea val ben più della vita! All’ideale bisogna tendere con energia, con ardore. Un bel colpo d’ala. Non si può proseguire tutta la vita a fare l’altalena. E su e giù e intanto passano i mesi e gli anni. Al termine della vita ci sarà un giudizio severo per i rei di mancata santità. Trahe me post te curremus in odorem unguentorum tuorum152. “Attiraci o Signore. Attiraci al tuo153 che nel sacerdozio è origine e pienezza. Attiraci o Gesù con quella forza conquistatrice che si è impadronita dell’anima nostra e di tutto il nostro essere quando ci hai fatto sentire e conoscere il tuo invito. Attiraci nonostante la nostra miseria ed incostanza, la nostra debolezza e infedeltà, le nostre colpe e forse anche le nostre defezioni. Il tuo amore misericordioso è superiore a tutta l’umana infermità. Siamo poveri, siamo deboli, ma ti amiamo, sentiamo tutta la grandezza del tuo Sacerdozio, tutta la necessità di corrispondere a tanta grazia. Rendici santi, Signore Gesù. Mira le necessità delle anime, le dolorose circostanze dell’ora presente, i pericoli immani che sovrastano il mondo. L’abisso che il demonio spalanca per ricevere la vittima del suo odio infernale. La santità del Sacerdote a tutto rimedierà, tutto riparerà e tornerà il sereno e sorriderà la pace nel mondo e rifiorirà la virtù. Perché la santità del Sacerdote, sarai tu, o Signore, che per mezzo di questo strumento, veramente tuo, continuerai nel mondo l’opera della tua amorosa e misericordiosa redenzione. Amen” (M. Venturini).

II Meditazione. I mezzi alla santità. Abbiamo parlato di santità.

150 “I bambini cercano il pane” (Gl 2,16). Nella NOVA VULGATA: “Congregate parvulos et sugentes ubera – Riunite i fanciulli, i bambini lattanti”. 151 Ci sono. 152 Nella NOVA VULGATA: “In fragrantiam unguentorum tuorum optimorum… Trahe me post te. Curramus! – Inebrianti sono i tuoi profumi per la fragranza… Trascinami con te, corriamo!” (Ct 1,3. 4). 153 Forse: cuore. Bisogna saper prendere i mezzi della santità. Altrimenti resta una parola vuota. Sapere usare delle creature che il Signore ci ha dato delle quali ci ha circondato. In amore, ci sono state date in amore. Devono essere usate così. Indifferenza ignaziana. In quanto servono al fine. Non far mai centro se stessi ma Dio. La vastità dell’egoismo. L’attaccamento. Non a caso scegliere. Disordine nella vita di certi sacerdoti. Non sanno usare dei loro doni e delle cose. Non il piacere: le piccole schiavitù, i capricci. L’utilità, la maggior gloria di Dio, sempre, a servizio delle anime. Essere lode a Dio, in tutto. Essere a servizio di Dio in un umile, costante servizio. I servi.

III Meditazione. Un centro della propria vita spirituale. Una verità base, vissuta, amata. Una luce in cui vedere tutto. Evitare la frammentarietà. Eccessiva posizione di analisi. Lavoro di sintesi, unificare. Altrimenti non si sa approfittare delle nostre magnifiche verità. Nel circolo della propria vedere tutto: le pratiche di pietà, la Messa, l’Ufficio, le opere del ministero.

IV Meditazione. Il peccato mortale. Il peccato nel sacerdote. Sua orribile fisionomia, sua devastazione, sue conseguenze. Ne permittas me separari a te154.

II Giornata I Meditazione. L a sa lvez za del l’a n ima . Siamo preti per salvar meglio la nostra anima. Pensare alla nostra anima prima di tutto. Curare più che tutto la nostra anima. Fuggire le occasioni e i pericoli che potrebbero mettere in pericolo la nostra anima.

II Meditazione. Il peccato veniale e la tiepidezza. Conseguenze nel ripetersi dei piccoli peccati. La mediocrità di certi sacerdoti.

III Meditazione. La morte. Stare abitualmente nelle disposizioni della nostra ultima Messa; poiché la morte è il nostro ultimo sacrificio in unione alla morte di Gesù.

IV Meditazione. I l Gi ud i zi o e l’I nfern o . Giudizio particolarmente duro. Inferno: durissimo. Cum timore et tremore155. Confuge timore tuo carnes meas156.

154 “Non permettere che io sia separato da te” (Cfr SANT’IGNAZIO DI LOYOLA, Anima Christi, preghiera).

III Giornata

I Meditazione. La nostra configurazione a Cristo Gesù (vedi Marchetti)

II Meditazione. La confessione e la direzione spirituale. Necessità. Sicurezza. Esame di coscienza. III Meditazione. Il ministero delle confessioni. IV Meditazione. La mortificazione. Interna. Esterna. Configurazione a Gesù.

IV Giornata

I Meditazione. La preghiera. Il sacerdote, il religioso di Dio. A lode di Dio (adorazione, ringraziamento, espiazione, impetrazione) per sé; per le anime, deve fare tutto per loro; meditata; adorare per loro, ringraziare, impetrare, espiare. Soprattutto espiare. Tutte le miserie devono avere un’eco in lui.

II Meditazione. Gli esercizi della pietà. Il Breviario e la Meditazione.

III Meditazione. Lo studio.

IV Meditazione. La purezza. Virtù austera, forte, maschia, dolce, bella. Modo.

V Giornata

I Meditazione. L ’U miltà . Esempio di Gesù: exinanivit se157.

II Meditazione. Obbedienza. Relazioni con il Parroco e i Sacerdoti anziani.

155 Ef 6,5. 156 Nella NOVA VULGATA: “Horruit a timore tuo caro mea – Per paura di te la mia pelle rabbrividisce” (Cfr Sal 119 [118], 120). 157 Nella NOVA VULGATA: “Semet ipsum exinanivit – Svuotò se stesso” (Fil 2,7). III Meditazione. Eucarestia.

IV Meditazione. Santa Messa.

VI Giornata

I Meditazione. I l Croc efi ss o e l’a more per le a nime .

II Meditazione. Apostolato. Azione cattolica (fatta da Mons Vescovo158).

III Meditazione. La Madonna e il Sacerdote (fatta da Mons Vescovo).

IV Meditazione. I Rimedi. In questi giorni più volte si è parlato di sacrifici e di vita crocifissa. A conclusione sarà giusto e consolante ascoltare le parole del Divin Maestro: Ubi sum ego, illic et minister meus erit; si quis mihi ministraverit, honorificabit eum Pater159. Vado parare vobis locum? Et si abieri et praeparavero vobis locum, iterum venis et accipiam vos ad me ipsum, ut ubi sum ego, et vos sitis160; Satiabor cum apparuent gloria tua!161; Tunc videbis et affluens ecc…162; Mensuram bonam, confertam, coagitatam, supereffluentem163; Quod parat Deus diligentibus, fide non comprehenditur, spe non tangitur, caritae non capitur, vota transgreditur164 (Sant’Agostino). Nimis honorificati sunt amici tui, Deus165.

158 All’epoca, mons. Beniamino Socche. 159 “Dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà” (Gv 12,26). 160 “Vado a prepararvi un posto? Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi” (Gv 14,2-3). 161 Nella NOVA VULGATA: “Satiabor, cum evigilavero, conspectu tuo – Al risveglio mi sazierò della tua presenza” (Sal 17 [18], 15). 162 Nella NOVA VULGATA: “Tunc videbis et illuminaberis, et palpitabit et dilatabitur cor tuum – Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore” (Is 60,5). 163 “Una misura buona, pigiata, colma e traboccante (Lc 6,38). 164 “Ciò che Dio prepara per coloro che lo amano non si comprende con la fede, non si tocca con la speranza, non si ottiene con la carità, oltrepassa i desideri”. 165 “I tuoi amici, o Dio, sono grandemente onorati”.

Esercizi spirituali alle Suore del Cenacolo Contarelli, 6-12 Luglio 1952

Introduzione. Desideri di santità. Polla d’acqua in montagna. Lo stesso desiderio di santità e di verità.

I giorno

I Meditazione. La santità. In che consiste; necessità; bellezza. II Meditazione. Dio e le sue perfezioni. III Meditazione. Tre grazie. IV Meditazione. Virtù teologali. La fede.

II giorno

I Meditazione. La speranza. II Meditazione. La carità. III Meditazione. Uso delle creature. IV Meditazione. Il peccato grave

III giorno

I Meditazione. Peccato veniale e tiepidezza. II Meditazione. La confessione e la direzione spirituale. III Meditazione. Un centro nella vita spirituale. IV Meditazione. La Mortificazione.

IV giorno

I Meditazione. Umiltà II Meditazione.

Esercizi Spirituali Ragazze Zona Contarelli, Agosto 1952

Esercizi Spirituali Studenti ragazze Rossena, Settembre 1953

Esercizi Spirituali Magistrali Ottobre 1953

Esercizi Spirituali Aspiranti Settembre 1953

Esercizi Spirituali Medie del Contarelli Aprile 1954

Esercizi Spirituali Grandi del Contarelli Aprile 1954

Esercizi Spirituali alle ragazze Associazione di San Prospero di Reggio Al Contarelli 6-9 Settembre 1952

Introduzione. Un metodo, tenervi al metodo; disposizioni, fortezza. La generosità. I Meditazione. Noi creature di Dio, in un mondo creato da Dio. Visione superficiale delle cose. Penetrare la realtà. Visione superficiale di noi stessi quindi mancanza di valorizzazione della nostra intelligenza, della volontà, del nostro corpo. Teocentrismo, antropocentrismo. II Meditazione. Noi e il mondo soprannaturale. III Meditazione. Noi e il male.

II Giorno I Meditazione. Noi e la mediocrità. II Meditazione. I mezzi di recupero (Confidenza nella bontà di Dio. Evitare l’avvilimento. Confessione). III Meditazione. Noi e la Chiesa (Direzione spirituale). IV Meditazione. L’infanzia di Gesù e la vita privata (Umiltà, spirito di povertà, ecc…).

III Giorno

I Meditazione. La Passione di Gesù (Dolori fisici. Dolori morali). Centro di vita spirituale. Programma ecc… II Meditazione. L’Eucarestia. III Meditazione. La Preghiera, la Meditazione. IV Meditazione. La Madonna. Ricordi. Gesù nel cuore, nella mente, nelle mani. (Molto usato l’Olgiati).

Ritiro Spirituale ai Seminaristi Albinea, 14 Gennaio 1954

1. I Comodi e lo spirito di sacrificio. 2. La purezza. 3. La superbia. 4. L’egoismo. 5. L’attaccamento alle cose.

1 “Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce. Ma nonostante la generosa folgorazione di luce divina, proveniente dall’umile presepio, è lasciata all’uomo la tremenda facoltà di immergersi nelle antiche tenebre” (Pio XII166). Bisogna, far molta luce in noi; sforzarsi di vivere «nella» luce. Sono facili le illusioni. Conoscere se stessi è sempre la prima grande sapienza

Esercizi Spirituali Suore Cenacolo Luglio 1954

166 PIO XII, Radiomessaggio ai popoli di tutto il mondo, 24 dicembre 1953.

Esercizi Spirituali alle Ragazze delle Magistrali del Contarelli 7-11 Febbraio 1955

Introduzione. Necessari per voi? per voi che siete qui in tanta abbondanza di beni spirituali? Sì, più che le altre. Perché più facilmente delle altre potete usare male, potete deviare. A chi più è stato dato, più sarà chiesto167. Usate bene di quello che avete? sacramenti, preghiere, esortazioni, insegnamento? Non vi abituate alla leggerezza, alla indifferenza, alla slealtà. Il pane si può trasformare in veleno. Intossicazione alimentare. E perciò domani potreste nel caso deviare. Perché vi formereste una falsa personalità. Una personalità fatta di sotterfugi, di compromessi, di storture. Una posizione di slealtà elevata a metodo, a programma, giustificata a prima vista dal bisogno di evadere, di affermarvi fuori dal cerchio della compressione. Le piante degli appartamenti crescono esili e si piegano bianche e brutte verso la luce. Le farfalle sbattono contro la luce della candela fino a bruciarsi. Avete dunque bisogno di riflettere, di pensare un po’ per vedere il vostro cammino: se è diritto, se è lineare, se è giusto. Vi sarà tanto bene. Dipende tanta parte della vostra gioia di questi anni. Quante tristezze, quante rabbie, quante pesantezze evitate. Trovare il modo di inserirsi nell’ambiente, di farlo proprio, di metterlo a proprio servizio. Non restarne schiacciati ma porlo a proprio profitto. La maggior parte delle collegiali diventano cattive cristiane, e quelle che facevano la Comunione quotidiana sono finite per essere apostate. Non so se qualcuna entrando in Cappella questa sera abbia detto: proprio a me? proprio a me? Eppure voi ne avete maggiore bisogno di tutte le altre. Silvio Pellico non ha subito la prigione, non si è abbattuto. Ha saputo approfittare del suo ambiente per farsi più grande nella sua personalità. Vorrei che questi esercizi fossero i giorni che servissero a rendere più grandi e più belli tutti gli altri giorni. Vorrei che vi servissero per rendere meno pesanti, più sereni, più costruttivi i mesi che vi restano di Collegio. Tre cose: riflettere, pregare (noi non salviamo noi stessi, solo Lui si chiama Gesù, il Salvatore) e, per riflettere e pregare, tacere. Non fate come farebbe una bambina sciocca: ridere, non occuparsi, prendere superficialmente anche i problemi più seri.

Nel I Giorno spunto dai misteri gaudiosi. Nel II, dai dolorosi. Nel III, dai gloriosi.

167 Cfr Lc 12,48.

Esercizi Spirituali alle ragazze delle Medie Contarelli, 23 Febbraio-27 Febbraio1955

Introduzione. Il senso della responsabilità. La voglia di essere buone sul serio.

Esercizi Spirituali agli Ordinandi Sacerdoti e Suddiaconi Rossena, 11-18 Giugno 1955

Introduzione. Descendat super hanc plenitudinem aquae, ecc…168. Generosità. Riconoscenza. Fede. Amore. Silenzio.

I Giorno

1 Meditazione. La Santità. 2 Meditazione. Ostacoli alla Santità. 3 Meditazione. Ostacoli alla Santità (Superattivismo e perdita dell’interiorità). (tutte 3 da P. Bevilacqua). 4 Meditazione. Noi siamo da Dio. Nessuno deve di più di un Sacerdote sentire tanto la dipendenza, sentire l’essere. Noi siamo di Dio: nessuno come il sacerdote. Noi siamo per Iddio, per la sua gloria. Vedere la gloria di Dio come fine dominante ecc… vedi Modello per Relig., pag 39.

II Giorno

1 Meditazione. Il Peccato. 2 Meditazione. Il Peccato. (P. Bevilacqua) 3 Meditazione. Il Peccato. 4 Meditazione. La Morte (appunti qui).

III Giorno

1 Meditazione. L’Inferno. 2 Meditazione. La Confessione. 3 Meditazione. I Tre gradi di umiltà o la scienza del dono perfetto. Umiltà è annientamento di sé: ed il massimo annientamento di sé è l’annientamento della propria volontà alla volontà divina.

168 “Discenda su quest’acqua la potenza dello Spirito Santo…” (Cfr VEGLIA PASQUALE, Liturgia battesimale, Benedizione dell’acqua). I grado: è la disposizione di un’anima che preferisce morire che fare un peccato mortale. II grado: Preferire di morire piuttosto che commettere un peccato veniale avvertito. III grado: All’amore della legge sostituire l’amore di Gesù Cristo. Il desiderio della conformità perfetta: fare quello che ha fatto Gesù. Fracto alabastro169. 4 Meditazione. Imitazione di Cristo. Bevilacqua et Sume et suscipe170.

IV Giorno

1 Meditazione. La Povertà. 2 Meditazione. Verginità. P. Bevilacqua 3 Meditazione. Pericoli per la Verginità. 4 Meditazione. La Preghiera. Il Breviario.

V Giorno

1 Meditazione. Pratiche di pietà. Oportet semper orare171. Indirizzare tutta la vita a Dio. Providebam Dominum in conspictu meo semper172. Per alimentare tale spirito gli Esercizi di pietà. È lo Spirito Santo che li ha ispirati nella Chiesa. Non in esercitiis spiritalis consistet disciplinae finis sed per ea pervenitur ad finem. Exercitia operum spiritualium necessaria esse censemus quia sine ipsis ad caritatis fastigia mens non potest ascendere (Cassiano173). Colloquio e preghiera. La Meditazione.

169 Mt 14,3. Il rimando è al Quaderno 13, § 34. 170 Il Rimando è al Quaderno 13, al § 40. “Sume, Domine, et suscipe universam meam libertatem. Accipe memoriam, intellectum, atque voluntatem omnem. Quidquid habeo vel possideo mihi largitus es; id Tibi totum restituo, ac Tuae prorsum voluntati trado gubernandum, Amorem tui solum cum gratia Tua mihi dones, et dives sum satis, nec aliud quidquam ultra posco – Prendi, o Signore, e accetta tutta la mia libertà, la mia memoria, il mio intelletto, la mia volontà, tutto quello che ho e possiedo. Tu me lo hai dato; a Te, Signore, lo ridono. Tutto è tuo: di tutto disponi secondo la tua piena volontà. Dammi il tuo amore e la tua grazia, e questo solo mi basta” (SANT’IGNAZIO DI LOYOLA, Esercizi Spirituali, n. 234). 171 “È necessario pregare sempre” (Lc 18,1). 172 Nella NOVA VULGATA: “Proponebam Dominum in conspectu meo semper – Io pongo sempre davanti a me il Signore” (Sal 16 [15], 8). 173 “Non nelle pratiche spirituali consiste il fine della formazione, ma attraverso di esse si arriva allo scopo. Riteniamo che le pratiche spirituali siano necessari perché senza di esse la mente non può ascendere alle vette della carità” (CASSIANO, Collationes 1, Praefatio ad Leontium Episcopum et Helladium). 2 Meditazione. Pratiche di pietà. Evitare il disordine. Evitare andare e vegliare. I) Santificazione del mattino. Gesù nel momento dell’Incarnazione: il suo mattino. Adorò Maestà di Dio. Ringraziò conscio della sua […]174 alla vita personale del Verbo, visione beatifica amore. E alla vista della sua missione si offrì, accettò di fare vittima. Gesù certo ripete tali atti soprattutto il mattino. Così un sacerdote ogni mattina. Nella Scrittura: Deus, Deus meus ecc…175. In mattutinis meditabor in te176. Exaltabo mane misericordiam tuam177. Mane oratio mea preveniet te178. Oportet praevenire solem ad benedictionem tuam, et ad ortum lucis te adorare179. Primitiae Dominii sunt180; come all’inizio, dalla origine. Così ne verrà santificazione di tutto il giorno. Prime impressioni sono le più forti e durature. II) Santificazione del giorno. Studio, lettura spirituale, Visita, Rosario. III) Santificazione della sera. Esame di coscienza. a) Mantiene l’umiltà perché ci fa conoscere le nostre debolezze, perché ci svela le cattive tendenze, perché ci dà il sentimento della impotenza assoluta. b) Ci premunisce dalle cadute, perché svela i primi moti delle passioni, perché ci guarda da ogni sorpresa, perché ci impedisce ogni illusione. c) Ci stimola alla perfezione, ci fa sentire le attrattive soprannaturali e ci fa sentire Dio. 3 Meditazione. La Santa Chiesa. Fede. Umiltà. Ubbedienza.

VI Giorno

1 Meditazione. La giustizia e l’amore. 2 Meditazione. I lontani e l’Azione Cattolica. Difesa di Dio nelle anime ma sulla linea della libertà, altrimenti si moltiplicheranno le comparse ma i cristiani si ritireranno nella più pericolosa delle solitudini.

174 Parola non comprensibile. 175 “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Sal 22 [21], 2). 176 “Penso a te nelle veglie notturne” (Sal 63 [62], 7). 177 “Esalterò la tua fedeltà al mattino” (Sal 59 [58], 17). 178 “Al mattino viene incontro a te la mia preghiera” (Sal 88 [87], 14). 179 “Si deve prevenire il sole per renderti grazie e incontrarti al sorgere della luce” (Sap 16,28). 180 “Sono le primizie del Signore” (Cfr Nm 31,29). Miserrimus ego semper uror caloribus impatientiae181. Senso di peso e disagio per la meccanizzazione dell’apostolato. Autoritarismi. Uomo moderno non vuole più essere trattato da minorenne. Paolo esprime la più imperiosa richiesta del cristiano d’oggi: Fanciullo agivo da fanciullo182. I. Pienezza di distruzione. Le tessere a vuoto. Distruzione gerarchica: il prete sia prete, non un prete laicizzato. Deve essere prete nel gesto e nell’anima, nel più alto gesto liturgico come nel più semplice gesto umano. Deve uscire sì di sagrestia, deve immergersi nel mondo, ma per non restare del mondo deve aggrapparsi all’altare. Cinema. Bisogno del prete-prete prima del prete-uomo. E il laico resti laico. L’organizzazione entro certi limiti; rispettare la personalità individuale.

181 “Io infelicissimo sempre brucio per l’ardore dell’impazienza” (TERTULLIANO, De Patientia, 1). 182 Cfr 1Cor 13,11.

Esercizi Spirituali al Gruppo Grandi Contarelli, 12-17 Febbraio 1957

Esercizi al Gruppo ex alunne Carmeli 25-28 Settembre 1959

1 Giorno: 1 Meditazione. Introduzione. 2 Meditazione. Santità. 3 Meditazione. Pericoli contro la santità. 4 Meditazione. Peccato e castighi.

2 Giorno: 1 Meditazione. Imitazione di Gesù. 2 Meditazione. Fede. 3 Meditazione. Speranza. 4 Meditazione. Carità.

3 Giorno: 1 Meditazione. Amore verso il prossimo. 2 Meditazione. Leggi dell’amicizia e Direzione spirituale. Fraternità e paternità. 3 Meditazione. Umiltà. 4 Meditazione. Meditazione.

Conclusione: Confidare, amare.

Schema per esercizi (D. Ferrari di Brescia; Giò)

Rossena, 1959

Introduzione. Gv 1,35-51; Mt 8,1-14; Gv 9,1-41.

1 Giorno: 1 Meditazione. Dio presente e operante. 2 Meditazione. Scoprire la regola cosmica. 3 Meditazione. Vocazione dell’istante presente. 4 Meditazione. La giovinezza.

2 Giorno: 1 Meditazione. La condizione fondamentale per dire di sì al divino volere. 2 Meditazione. La grande maestra del «sì». 3 Meditazione. Le ali dello spirito per la pronuncia del sì. 4 Meditazione. I messaggeri della divina volontà.

3 Giorno: 1 Meditazione. La Divina Legge. 2 Meditazione. La Divina Obbedienza. 3 Meditazione. La Divina Ispirazione. 4 Meditazione. L’Avanzata di Satana.

1. Dio presente e operante

Se credo in Dio ho risolto il problema della mia vita. La vita spirituale deve essere fondata su ragioni non sul sentimento. Vivo in mezzo a valori grandi. Vi è tra me e loro frattura perché ogni nozione mi viene attraverso i sensi. Ora i sensi creano immediatamente una risposta (vedono, sentono, gustano) mentre lo spirito non agisce così (non intuisce, ma ragiona). L’anima è agganciata, subisce un’ipnosi delle realtà sensibili. La frattura ha due aspetti: della visione e dell’operazione. Posso saldarla aprendo gli occhi e scoprendo le regole sotto cui cadono le cose. 1) Aprire gli occhi scopro esistenza di realtà naturali che portano un marchio di fattura: Dio che crea e conserva le cose, è Creatore sempre operante. Se Dio opera in tutte le cose, significa che è in tutte le cose. Invece lo dimentichiamo. 2) Le realtà soprannaturali le scopri con la fede: Verbo incarnato, Sacramenti, Grazia, Abitazione Santissima Trinità per cui l’uomo è lo scrigno che contiene il paradiso in bocciolo, altrimenti contiene l’inferno in germe. Mt 6,24-34; Mt 9,25-30; Gv 1,1-20.

2. Scoprire la regola cosmica

La legge cui sono soggette tutte le creature. Dio artefice perennemente attivo che ha uno scopo. Scoprire il programma divino significa trovare l’attività infallibile nella cui scia mi troverò io stessa infallibile. Creature irrazionali: legge fissa. Creature razionali: devono scoprirla con l’intelligenza e realizzarla con la volontà. Dio non poteva avere altro fine che la sua gloria. Lo scopo che l’artefice si propone è qualcosa da cui dipende ma Dio non può dipendere che da sé. In ogni cosa vi è questo orientamento divino che si chiama Divina Volontà che diviene così la legge cosmica. Adempiere tale legge, conoscere, amare, servire Dio. Tale gloria coincide con la felicità delle creature. Le creature irrazionali danno solo una gloria oggettiva, se manca l’offerta dell’uomo che è sacerdote dell’universo. Vedere dappertutto Dio e agire per la sua gloria. La terribile tragedia di ogni istante è che posso sempre liberamente dire sì o no. La prigionia della sua volontà è la nostra più grande libertà, perché le sue catene sono quelle dell’amore. Lc 1,26-38; Mt 7,15-23; Mt 12,46-50.

3. Vocazione dell’istante presente

Se ogni istante e ogni essere è legato ad una precisa volontà di Dio, un solo amore deve divorarci: il divino volere; e un solo odio a ciò che vi si oppone. La base della nostra pace è il Divino Volere. Cadere in ginocchio ad ogni istante che Dio mi dona perché ogni istante è ricco di divino volere perché è Suo. In mio possesso c’è solo l’istante che scorre. La vita ha un senso solo se è un Sì. Dio presenza che mi vede, che vuole, che dà la grazia per attuare la divina volontà. Questa trilogia è la vocazione. Il sangue di Cristo è la fonte perché a ogni istante mi venga data la grazia. Questo sangue non si può dividere, perciò tutto il suo sangue vien versato per ogni grazia. La luminosa chiamata di ogni istante diventa la divina tragedia di ogni istante. 1) Dio agonizzante e crocifisso che mi vede; 2) Dio agonizzante che formula la divina volontà di ogni istante; 3) Dio agonizzante che offre la sua immolazione per meritarmi la grazia dell’istante presente. Eternizzare l’istante presente (esempio dei Santi). Ogni istante contiene un tesoro prezioso: il sangue di Cristo perciò non lo posso sciupare; è nulla ma possiede il tutto. Mt 11,25-30; Gv 12,26- 36.

4. La giovinezza È tutto un fremito di vita: voglio lottare per conquistarmi. Dio ha posto nella donna due doni: la grazia e la bellezza che attraggono, un piccolo germe, il seme della vita. Non vanno sciupati, essi raggiungono la loro completa e perfetta attuazione solamente nel Matrimonio. Per valorizzare i doni saper dire sì e no. No alla moda, Rai, TV, divertimenti, […]183, affetti prematuri. Possono togliere freschezza e serenità. Sì alla formazione spirituale e morale. Proverbio: Donna in ballo, donna in fallo; donna che balla, lume e farfalla; donna ballata, farfalla bruciata.

5. Condizioni fondamentali per dire sì

Indifferenza verso tutte le cose. Non è apatia o malcontento. Siamo chiamate da mille cose che creano l’ipnosi della realtà sensibile. Natura dell’indifferenza, proprietà, mezzi per possederla. È abituale disposizione della volontà, per cui essa non preferisce una cosa o l’altra finché non conosce se serve o no al fine. È una disposizione della volontà, non della sensibilità (non si tratta di escludere ogni inclinazione o avversione naturale), non dell’intelletto (non esclude che si possa aver maggiore stima di una cosa in sé considerata, piuttosto che di un’altra). È una disposizione: 1) ragionevole (l’unico motivo per volere o rifiutare le creature è la loro capacità o incapacità a servire Dio); 2) è necessaria (bisogna che glorifichi Dio e mi salvi anche se mi attira di più la creatura simpatica); 3) nobilissima (mi fa preferire il fine ultimo a tutto il resto, cioè mi fa amare Dio sopra ogni cosa con un amore che esclude tutti gli amori non compatibili con esso; non mi fa tenere conto di tutte le altre cose: divento così dominatrice dell’universo). Mezzi: la preghiera, la cooperazione dell’intelletto, considerando l’infinita superiorità dei beni celesti; della volontà, inclinando l’amore verso di essi; della sensibilità, dominandola e assoggettandola alla volontà. Gv 8,12-32.

6. La grande Maestra del sì

È la morte: non distrugge i divini voleri ma rivela l’inconsistenza delle cose. È maestra ineluttabile: incontrerà tutti, rende tutti uguali, stacca da tutto ciò che è umano e terreno, raramente preavvisa. Non deve farci paura (cosa che non esiste) però deve farci timore. Dopo la morte si ricomincia a vivere sempre. Lc 12,1-21; Lc 16,19-31.

183 Parola non comprensibile. 7. Le ali dello spirito per la pronuncia del sì

La pronuncia del sì esige il distacco dalla terra e allargare gli orizzonti con la speranza. Quale il punto su cui si è più sfiduciati? È la propria santificazione per la grandezza dei nostri ideali e la realtà della nostra povera vita. La speranza ha lo scopo di adeguare la nostra povera vita agli ideali che possediamo. Ha tre gradi: 1) fiducia di salvarsi l’anima; 2) fiducia nella prospettiva della santità eroica che può essere taumaturgica o clamorosa, ufficialmente proclamata dalla Chiesa o eroica nascosta. Curato d’Ars disse che può essere eroica come le precedenti. Consiste nel dire sempre di sì a tutti gli istanti che arrivano a noi carichi di divino volere. Non sperare in questa realtà è naufragare. Il disegno di Dio su di noi è unico: la salvezza nella santità eroica. 3) Fiducia che il tempo perduto nell’acquisto della santità è sempre recuperabile e superabile. Rappresenta l’aspetto più caratteristico di Gesù: la sua misericordia. Misericordia significa: miseris cor dare184. Questa misericordia nella miseria ha due limiti: la limitata potenza, la limitata bontà. Ma Gesù è infinito. Mt 12,14-21; Lc 15,11-32

8. I messaggeri della Divina Volontà Manifestazioni normali della divina volontà sono tre185: 1) negli eventi della vita: Divina Provvidenza; 2) per bocca del superiore: Divina Obbedienza; 3) nella coscienza: Divina Ispirazione.

1) Divina Provvidenza: è il divino governo del mondo e guida tutto al proprio fine. La disposizione può rendersi evidente con la conoscenza naturale o con la fede. Divina volontà nell’ordine mirabile dell’universo e nella storia (senza Dio il caos). Mt 25,1-30.

9. La Divina Legge

Dio parlò nell’Antico Testamento e perfezionato da Gesù che è il messaggero più qualificato della divina volontà. Conoscere Gesù che ci farà conoscere il Padre, cioè la sua volontà (Dio è semplicissimo). Gesù via verità vita186. Io sono il Pastore quello buono. Il pastore conosce le sue pecore e le nutre e dà la vita per loro187.

184 “Offrire il cuore ai miseri”. 185 Nel testo, erroneamente: “quattro”. Gesù mi conosce con conoscenza intima (Zaccheo), che ruba il cuore (Matteo), balsamica (Maddalena), entusiasmante (Samaritana), redentiva (Pietro), che danna (Giuda). Gesù mi nutre: con la verità, con il perdono, con il pane di vita. Gesù dà la vita per me! Il Crocefisso! Gv 6,1-60.

10. La Divina Obbedienza

Il problema dell’obbedienza si risolve considerando l’origine di essa. I progenitori godevano del privilegio di ascoltare la voce immediata di Dio188. Per far trionfare la sua giustizia e la sua misericordia ora Dio ci parla per mezzo di persone umane. Duplice aspetto nell’obbedienza: a) direttivo (soddisfa la misericordia di Dio che è Padre) b) ascetico (soddisfa la giustizia) c) consiste nel fare l’obbedienza come esecuzione del volere di Dio. I superiori impersonano Dio. Lo si dimostra. Dalla Scrittura Ef 6,5-7 e nella ragione. I motivi: ordine di natura e costituzione della Chiesa. Mt 4,18-22; Gv 2,1-11.

11. Divina Ispirazione

Dio parla anche adesso direttamente ma internamente. Illumina mente, muove volontà. Le ispirazioni in due categorie: luce alla coscienza, e luce su nozioni morali già possedute. Come vagliarle? Colla Direzione Spirituale. Due scopi: aspetto direttivo, far conoscere la volontà di Dio; aspetto ascetico, fa piegare l’elemento più umano del nostro essere. Prudenza (del Direttore Spirituale) e umiltà (nostra). Modo: incoraggiare il Padre a dirci la verità. Confessione frequente. Motivi. Mc 4,1-25. Segue in copertina189

12. Avanzata di Satana

Peccato veniale abituale. 1) Paralizza il paradiso in boccio; si soffocano le aspirazioni, l’operosità dello Spirito Santo. 2) Paralizza i Sacramenti. Li rende sterili.

186 Cfr Gv 14,6. 187 Cfr Gv 10,1-30. 188 Cfr Gen 2. 3. 189 Nota di don Pietro che rimanda alla terza di copertina in cui è annotato il testo finale: 12. Avanzata di Satana. QUADERNO 19 - Esercizi Spirituali (1948-1959) – SOMMARIO190 Esercizi Spirituali ai seminaristi (Ottobre 1948) 2 Schema per Esercizi Spirituali 7 Meditazione del mattino 8 Esercizi Spirituali 10 Esercizi Spirituali alle Ancelle della Carità (15-23 Luglio 1949) 11 Esercizi Spirituali alle giovani (28-31 Dicembre 1949) 23 Ritiro Spirituale Seminario (5 Gennaio 1950) 24 Ritiro Spirituale Seminario (24 Febbraio 1950) 27 Esercizi Spirituali agli Juniores (27-31 Luglio 1950) 31 Esercizi Spirituali alle ragazze di Zona (3-7 Settembre 1950) 33 Esercizi Spirituali ai Servi della Chiesa (Ottobre 1950)* 35 Esercizi Spirituali alle Suore del Contarelli (Luglio 1951)* 35 Esercizi Spirituali all’Associazione di San Prospero (Settembre 1951)* 35 Esercizi Spirituali alle Magistrali (Ottobre 1951)* 35 Esercizi Spirituali agli Ordinandi (29 Giugno- 6 Luglio 1952) 36 Esercizi Spirituali alle Suore del Cenacolo (6-12 Luglio 1952) 44 Esercizi Spirituali ragazze Zona (Agosto 1952)* 45 Esercizi Spirituali Studenti ragazze (Settembre 1953)* 45 Esercizi Spirituali Magistrali (Ottobre 1953)* 45 Esercizi Spirituali Aspiranti (Settembre 1953)* 45 Esercizi Spirituali medie del Contarelli (Aprile 1954)* 45 190 Inserito in fase di redazione. Si segnala che i titoli in corsivo sono stati adottati discrezionalmente. * Corso di Esercizi Spirituali annotato da don Pietro, ma non corredato di appunti o schema preparatorio. Esercizi Spirituali grandi del Contarelli (Aprile 1954)* 45 Esercizi Spirituali alle ragazze Associazione di San Prospero di Reggio (6-9 Settembre 1952) 46 Ritiro Spirituale ai seminaristi (14 Gennaio 1954) 47 Esercizi Spirituali Suore Cenacolo (Luglio 1954)* 47 Esercizi Spirituali alle ragazze delle Magistrali del Contarelli (7-11 Febbraio 1955) 48 Esercizi Spirituali alle ragazze delle Medie (23-27 Febbraio 1955) 49 Esercizi Spirituali agli Ordinandi Sacerdoti e Suddiaconi (11-18 Giugno 1955) 50 Esercizi Spirituali al Gruppo Grandi (12-17 Febbraio 1957)* 54 Esercizi Spirituali al Gruppo ex alunne Carmeli (25-28 Settembre 1959) 54 Schema per Esercizi (1959) 55

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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

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