Quaderno 20 - 1963-1969

QUADERNO 20

Esercizi Spirituali alle Suore del Verbo Incarnato Rossena, 9-16 Agosto 1963

9 Agosto

Ore 21. Introduzione Due parole: gioia e timore. La gioia di stare con Dio. Il timore di non approfittare della sua grazia. Per approfittare, disposizioni: silenzio, attivismo, serenità, preghiera.

1 Giorno

Ore 8. 1 Meditazione. La grandezza di Dio e noi Lo schema dei primi tre giorni degli Esercizi: • noi come creature • noi come figli di Dio • noi come consacrati. Oggi la prima parte. Non si pensa alla grandezza di Dio; fenomeno della bestemmia. Conoscere bene Dio come creatore fondamento della spiritualità. Via per conoscerlo: dimostrazione dell’esistenza di Dio. Noi siamo il nulla. Dalle perfezioni delle creature alle perfezioni del Creatore. Dio l’oceano dell’essere e della vita. Conseguenze: la contemplazione, l’umiltà e la dipendenza di creature; vedere le creature in relazione a Dio. San Francesco il santo dell’umanità crocifissa del Verbo incarnato, il poeta del cantico delle creature. Perché le creature «sapiunt Verbum»1. Esame di coscienza.

Ore 10. 2 Meditazione. La nostra grandezza di creature Molti non realizzano la loro perfezione umana e per questo non realizzano la loro perfezione cristiana. Si rendono incapaci di diventare santi! Avere la capacità di intendere la verità di sentire la bellezza di volere decisamente. Perché se la grazia non si radica nel pieno sviluppo delle capacità naturali non vi può essere una santità piena

1 “… hanno il sapore del Verbo”. Se saremo ignoranti, rozze, infantili, piene di capricci, non sarà il numero delle preghiere a renderci sante. Se non siete donne come farete ad essere sante?

Ore 16. 3 Meditazione. Educazione della memoria e della fantasia È necessario ascoltare Lui, non stare ad ascoltare noi stessi. Ascoltare unicamente la Sua Parola. Tendere a Dio con tutta l’anima, tendere a un Dio che mi chiama. Andare! Dipendere e andare. Disciplina della nostra memoria e della nostra fantasia. È facile lasciare crescere in noi una vita parassitaria: pensieri vani, inutili, sciocchi, ricordi che non fanno che appesantire la vita e la riempiono di vuoto. Mettiamo la nostra anima al suo servizio. Vi è una legge della concentrazione delle forze. Noi ci disperdiamo troppo. La memoria è la facoltà con la quale riteniamo il passato e lo rendiamo presente. Le nostre idee sono le nostre forze. Dalle nostre idee non siamo liberi. Però siamo liberi di mettere in noi le idee più grandi e più valide. Che cosa vuol dire allora educare la nostra memoria? Educare la nostra fantasia? Liberarsi: decisamente, fortemente da un materiale inutile. Certe cose sembrano buone e non lo sono. Vi è anche un cattivo modo di ricordarsi dei nostri peccati. Non interessarsi di molte cose. Quando Dio non ci chiama, nulla deve interessarci. Cercare Dio con tutte le forze: non a una verità, ma tendere all’Infinita Verità. Dio per questo ti ha creato. Frenare la fantasia e renderla strumento delle idee migliori. L’uomo è un composto. Influenza del corpo sull’anima. Evitare il sognare eccessivo. Esame di coscienza. Il filtro alla nostra anima. Ostium animae2. Sapere scegliere, scartare anche le idee non abbastanza buone o non opportune.

Ore 18. 4 Meditazione. Educazione della volontà 1. Ciò che siamo: il nostro temperamento. I lati positivi e negativi in noi. Conoscerci bene. Prenderne atto. 2. Volontà di educarci. Necessità del possesso di noi stessi. 3. Come arrivare a una forte volontà, a un vero carattere, alla costruzione di una personalità da uomini, da cristiani, da religiosi.

2 Giorno

Ore 9,30. 1 Meditazione. La grazia santificante

2 Ingresso dell’anima. 1. L’elevazione al soprannaturale e la nostra dignità. L’amore di Dio (Bar. p. 5-6). 2. La nostra elevazione nella preghiera. 3. La nostra devozione trinitaria.

Ore 11. 2 Meditazione. La crescita nella grazia 1. Necessità. 2. Il merito. 3. Il modo.

Ore 15,30. 3 Meditazione. La santità 1. Vita etica dei figli di Dio. 2. Il pericolo della mediocrità. 3. Come vincere la mediocrità.

Ore 19,30. 4 Meditazione. L’amicizia con Gesù 1. Perché amicizia. 2. In che cosa consiste e come si sviluppa. 3. La gioia di tale amicizia.

3 Giorno

Ore 8. 1 Meditazione. Il peccato 1. Il peccato ribellione. 2. La sua possibilità. Convinzioni. 3. Come ripararlo.

Ore 10. 3 Meditazione. Il peccato dell’anima religiosa 1. Odiosità particolarissima. Tradimento. 2. La virtù della penitenza. 3. L’attenzione continua di vigilanza.

Ore 16. 3 Meditazione. La Confessione 1. Confessione valida. 2. Confessione fruttuosa (preparazione e ringraziamento; umiltà, fede; meditazione su parole del Sacerdote).

Ore 18. 4 Meditazione. La Morte 1. Accettare la morte come castigo. Dopo la morte il giudizio. È improvvisa, ci deve trovare pronti. 2. “Vedere nella morte una liberazione dalla vita che è per l’anima un peso; liberazione da un mondo che rimane un esilio. Essere contenti di questo mondo, voler eternamente vivere la vita che ora viviamo, non è forse voler eternamente rinunciare alla visione di Dio, al possesso definitivo e perfetto della sua vita?” (Barsotti). Quanto è grande e bella la morte! È l’unica cosa veramente bella quaggiù! Solo nella morte è la risposta a tutte le ansietà e le attese che la parola divina ha suscitato nell’anima nostra. Fa paura la morte a chi non è cristiano; ma per il cristiano è il passaggio dall’era profetica all’adempimento definitivo del mistero divino. L’Antico Testamento tende alla venuta del Cristo, e il Cristiano tende alla parusia: Veni Domine Iesu!3 Veni. 3. Ascetica della morte. Prepararsi. Quotidie morior4. Unire la nostra morte a quella di Gesù. In spirito di sacrificio e di immolazione, espiazione dei nostri peccati. In unione a tutte le Messe. Molto desiderio del Paradiso.

4 Giorno 1 Meditazione. L’Imitazione di Gesù 1. Come Gesù ci ha redenti. 2. Che cosa vuol dire imitare. 3. Conseguenze pratiche.

2 Meditazione. Lo spirito di Fede 1. Fede e spirito di fede. 2. Trasformazione nel soprannaturale della vita. 3. Gioia di vivere di fede.

3 Meditazione. La speranza 1. Che cosa è la virtù teologale della speranza e sua necessità. 2. La grazia attuale e la sua estensione. 3. La confidenza e la preghiera.

4 Meditazione. La carità 1. Come Gesù ha amato il Padre. 2. Come lo dobbiamo amare noi. 3. De regia via Sanctae Crucis5.

5 Giorno

1 Meditazione. La Preghiera 1. Gesù l’orante. Necessità di imitarlo. 2. Che cosa vuol dire pregare. 3. Crescere nel grado della preghiera perché cresca la virtù. Come crescere.

2 Meditazione. La Meditazione 1. Diversi modi di fare le pratiche di pietà e non accontentarsi di forme elementari infantili. Come sia facile dire: “Non c’è male”.

3 “Vieni, Signore Gesù” (Ap 22,20). 4 Nella NOVA VULGATA: “Cotidie morior – Ogni giorno io vado incontro alla morte” (1Cor 15,30). 5 Imitazione di Cristo, II.12 – La via maestra della santa Croce. 2. Che cosa è la meditazione o orazione mentale e sua grandissima necessità. 3. I diversi metodi della meditazione.

3 Meditazione. L’esame di coscienza 1. Importanza dell’esame generale e particolare. 2. Sua relazione con la meditazione. Metodo per eliminare le distrazioni e verità centro. 3. Deduzioni pratiche.

4 Meditazione. La Santa Messa 1. Che cosa è. 2. Modo di parteciparvi. 3. La Santa Comunione.

6 Giorno

1 Meditazione. La Povertà 1. Significato dei voti e della vita religiosa. 2. L’esempio di Gesù. 3. La nostra pratica povertà.

2 Meditazione. La castità 1. Che cosa deve essere. 2. Difesa del cuore. 3. Mezzi e vigilanza.

3 Meditazione. L’Obbedienza 1. Esempio di Gesù e importanza. 2. L’Umiltà. 3. Esame pratico.

4 Meditazione. L’Apostolato 1. Il nostro apostolato nella Chiesa. Che cosa è la Chiesa per noi. 2. L’amore ai nostri fratelli cominciando dai famigliari. 3. Qualità dell’Apostolato.

Chiusura Amen − Alleluia!

Ai Sacerdoti della Diocesi di Carpi

9 Settembre 1963

Certamente non sono venuto per insegnare non ne ho la competenza e non ho l’autorità. Non sono venuto nemmeno per trattare a fondo un problema che richiederebbe capacità e tempo. Non sono venuto per proporre una ricetta; la cosa è estremamente complessa e mi pare perlomeno ingenuo il semplificare anche se con disinvoltura. Sono venuto per dire le mie impressioni che sono le conclusioni di tanti anni di un apostolato dedicato quasi esclusivamente ai giovani, per suscitare una discussione che resti valida per un impegno sempre maggiore. Tutti noi abbiamo nel più profondo del cuore il problema dei giovani e lo sentiamo bruciare, è un tormento, un’angoscia. Quelli che ieri erano i nostri bimbi della Prima Comunione ce li vediamo passare davanti indifferenti o con l’occhio sfuggente o addirittura ostili con un sogghigno che ti penetra fino in fondo all’anima come un ferro rovente. Perché Signore, ci chiediamo, perché? Le colpe del mondo le conosciamo, e le nostre? Siamo sicuri: noi li amiamo ma li sappiamo sempre amare? Penso che nessuno di noi pur nella testimonianza a sé di un profondo zelo può non porsi tale domanda. L’amore è un dono, ma c’è sempre la sapienza del dono? L’interrogativo si ripete nei nostri esami di coscienza, nei nostri ritiri, nei nostri esercizi annuali; ci si ripropone oggi. Partiamo da una constatazione ovvia: la gioventù di oggi è ben diversa dalla gioventù di ieri. Del resto è sempre stato così, in ogni tempo, per cui gli schemi vecchi non possono integralmente applicarsi ai problemi nuovi. Vorrei segnare alcune tra le sue caratteristiche più evidenti: È una gioventù scettica. È anticonformista. È antiautoritaria. Ama la libertà, ma spesso ne ha un concetto errato. Sente il valore della giustizia. Sente la forza del progresso. È Edonista o disperata.

la nostra pastorale Sicché deve tenere conto nella sua dinamica di questi elementi e porre alcune linee ben precise: Saper dare la verità Oggi si trovano a vivere in una determinata atmosfera filosofica: negli studenti prevale ancora quella sfiducia di arrivare a una verità sicura e piena derivata dal kantismo. La storia della filosofia fatta come è fatta li lascia vuoti di ogni certezza, amari su ogni ferma asserzione. Nei lavoratori la spicciola filosofia materialista, la propaganda di errori grossolani ma che fanno una presa terribile perché alleati alle passioni. Sicché convinzione che non esista una verità assoluta ma la necessità di inquadrare un determinato atteggiamento spirituale in una cornice storica e sotto a questa esigenza c’è la convinzione che una verità sia tale solo se è giustificata dal momento storico che insieme la fa germinare e la accetta. Al giovane moderno dispiacciono perciò le liquidazioni sommarie e antistoriche. Spesso noi scoprendo nei suoi ragionamenti dei massi erratici del sistema idealistico o positivistico fieri della scoperta: “Tu sei un positivista”; “Tu sei un materialista”. Questo lo offende profondamente o lo fa ridere perché tali astrazioni nel linguaggio filosofico moderno non hanno più senso.

Limpidità di verità

Una predicazione semplice, chiara, che porti Gesù e la sua parola; senza enfasi, senza forme retoriche che sono sempre urtanti. Una predicazione specializzata. Il lavoro a équipe. Il catechismo nelle Associazioni. Le tre sere o i corsi con dei veri specializzati.

Educazione al soprannaturale

La nostra azione piena di naturalismo. Si ha la sensazione che si voglia far perdonare al Cristianesimo la sua dura realtà. Si fanno pillole edulcorate. Non confidare troppo nei mezzi: sport, iniziative ricreative. I giovani son ben capaci di sacrifici. Carità, bontà, comprensione. Uguaglianza di carattere nei rapporti personali. Ma quando non chiediamo per noi ma per il Signore essere esigenti. E lo capiscono.

È in crisi riguardo alla autorità

Ha la sua libertà. Come tenere le Associazioni. La funzione del Parroco. La direzione spirituale. Avere fiducia in loro, farli lavorare. Considerarli non dei minorenni. Reggerli con prudenza e con dignità. Quando hanno acquistato la stima sono a posto.

Organizzazione

Le opere per avvicinare i lontani; sono purtroppo ormai la maggioranza dei giovani della Parrocchia. Lo sport, l’oratorio in cui lavora l’Azione Cattolica. Intrecciare un dialogo. Scuola degli apprendisti. Lavoro nelle fabbriche. Crisi di cultura e di avvicinamento. Tre sere ecc...

Noi preti abbiamo la disgrazia di avere una reclame che un tempo non avevamo. Non più ironia, alle volte in modo simpatico. Dobbiamo stare attenti perché c’è un pericolo evidente. È manifesta l’influenza di questa produzione. Il prete è un buon umanista, un buon compagno, uno sportivo. Il prete ora entra completamente nella condizione umana. Vi è del positivo. Cristo ha compiuto la salvezza immergendosi nella umanità. Divenuto come uno di noi fino a nascondere il suo io, l’io del Verbo. L’incarnazione è una necessità. Non si salva l’ambiente dal di fuori ma dal di dentro. Ecco la ragione perché uomini di grande generosità si sono immersi in un ambiente per salvarlo: i preti operai, i preti sportivi. Ma abbiamo dimenticato cose fondamentali e ci spieghiamo tanti fallimenti. Il pericolo è di confondere la forma del servizio e il servizio sul piano in cui ci ha chiamati. Il non distinguere ciò che è essenziale da quello che è metodo. Turbaris erga plurimum6. Un teocentrismo al quale dobbiamo ritornare. Non dobbiamo disperderci. Qui sta il pericolo. Preti professori , intellettuali, sportivi, operai. L’essenziale sta che il sacerdote è il ministro per la comunicazione della grazia, il segno sensibile e attivo del Cristo adoratore del Padre e santificatore delle anime. L’essenziale è il Sacrificio, la Parola, la Preghiera. Guai se il secondario diventa il principale. Guai se non si considera la Messa spina dorsale della Redenzione, la forza del Ministero. Guai se rigettiamo la Parola e non la viviamo noi. Imitamini quod tractatis7. Non possiamo essere sacrificatori se non siamo dei sacrificati come Gesù che immoliamo. Che importa uno stadio pieno se non lo adopero.

6 “Martha, Martha, sollicita es et turbaris erga plurima – Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose” (Lc 10,41). 7 “Imita ciò che celebrerai” (Cfr Rito di Ordinazione presbiterale). Che cosa faccio se non ho la venerazione della parola di Dio? Sui pulpiti c’è la parola nostra, non la parola di Dio. Che importa organizzare tutta la gioventù se il breviario… “Perdidisti mercedem tuam”8.

È anticonformista: la morale e la liturgia

Dare in noi l’esempio. La mancanza delle nostre virtù umane. Dalla predica del naturale a quella del soprannaturale. Lealtà, sincerità, dominio di sé, altruismo.

Educazione alla grazia e alla vita sacramentale

La liturgia, lo splendore dei riti, la complicazione del culto costituiscono un ostacolo alla mentalità moderna. Il giovane vuol rendersi conto di tutto. La liturgia sembra loro troppo ermetica. Le cose di cui non capisce il significato o il cui significato non corrisponde alla sua mentalità le rifiuta. Trova inutile assistere a lunghe preghiere che il sacerdote fa da sé all’altare borbottando senza che egli ne capisca la lettera o il senso. Ha il senso che tutta l’organizzazione del culto risponda alle esigenze delle bigotte, delle persone senza perché che chiedono solo di occupare il tempo e non alle esigenze di chi vuol essere logico e chiede di dire o di fare delle cose logiche.

Se al mattino presto non ho pregato a lungo e sentito la mia impotenza. Altrimenti le canoniche sono case infeconde. In verbo tuo laxabo retia9. Et statim Spiritus expellit eum in desertum”10. Ecco perché tanti poveri sacerdoti si perdono, ecco perché tanta generosità inutile. Quanta generosità nei preti operai. Salvare.

I giovani sentono che non si possono accontentare di conquiste materiali. Sono necessari altri valori nel campo dello spirito. Bisogna far loro notare che per stare insieme per una vita comunitaria non basta criticare e negare, ma bisogna vivere valide forme di vita. Hanno una idea inesatta della libertà. Far loro capire come certe forme di libertà distruggono la libertà stessa, e come la libertà non è l’unico valore della vita, anzi che è un valore solamente quando è unita alla verità e all’amore. Una grande stima della sincerità, fino a forme esasperate.

8 Cfr Mt 6,5. 9 “Sulla tua parola getterò le reti” (Lc 5,5). 10 “E subito lo Spirito lo sospinse nel deserto” (Mc 1,12). Fare capire i termini: dire la verità, ma dirla a tempo e luogo. Altrimenti si cade nel disordine e si nega l’amore. Troviamo spesso giovani scettici o disperati o edonisti perché non hanno trovato i veri valori della loro vita.

Non c’è una ricetta. Ognuno ha la sua via. Se per ogni apostolato è grave e impegnativo, soprattutto per questo; l’arte delle arti. Bisogna partire da dati oggettivi ed evitare gli schemi preconcetti. Che cosa è la gioventù oggi. I suoi pregi; i suoi difetti. Per portarla al Signore noi abbiamo avuto e abbiamo grandi difficoltà. Abbiamo ancora grandi possibilità. Che cosa è mancato? È qui dove dobbiamo portare il nostro esame di coscienza, è qui dove il nostro senso di responsabilità deve insistere. I difetti più comuni: idee ascetiche errate; lasciarsi dominare dai mezzi; scarse conoscenze nel campo della pedagogia e della psicologia; non sapersi adattare alle anime, ma volerle adattare a noi; scarso rispetto della loro libertà; non essere sempre a disposizione. Mancare di logica e di coerenza. Non incarnare in noi le idee che predichiamo.

Credere nel Cristo e nella forza della sua parola. Il Cristianesimo è validissimo anche per la gioventù d’oggi. Non aver paura di presentare il Cristianesimo come è. I giovani non hanno paura dei sacrifici. La crisi dell’autorità nei giovani. Sono antitradizionalisti. Hanno il gusto di contrapporsi al passato. Anticonformisti. Sentono molto il valore della giustizia, della libertà, del progresso. Soffrono e sono capaci di morire per essi. Non hanno il patriottismo dei giovani di Curtatone e Montanara ma lo sentono nel superamento di ogni retorica. Rispettare le loro libertà ma farne notare le contraddizioni e le irrazionalità

Ritiro spirituale al Clero di Fidenza

14 Novembre 1963

1 Meditazione. Nos credidimus caritati11. a) La nostra vocazione è stata e continua ad essere qui: credere al Suo amore. L’amore di predilezione di Gesù per i suoi Sacerdoti. La storia dei nostri anni passati. Ciò che Gesù affida a noi, i suoi grandi tesori: il suo Corpo, l’applicazione della sua Redenzione, le sue anime, i suoi segreti. b) Corrispondere con il nostro amore. Qualità che deve avere tale amore. c) I mezzi perché il nostro amore si affermi. Ci fermiamo su uno solo per adesso. Conoscere Gesù, approfondire la sua parola. Per noi: non possiamo vivere all’altezza della vocazione, non possiamo crescere, maturare, difenderci se non entriamo profondamente nella verità, se non rendiamo attuali le verità, se viviamo di ricordi (parco delle rimembranze), le cose vecchie non producono fervore di vita. Per gli altri: certamente non riusciamo a comunicare, a far sentire. Povertà della nostra predicazione ferma a un vago moralismo. I cristiani di oggi sono esigenti: vi è una spiritualità più elevata. Gesticolare dormendo. Curare dunque la meditazione, l’oratio per l’operatio. Come praticamente essere fedeli alla meditazione. Cose pratiche.

2 Meditazione. Realizzare un ordine Solo così noi possiamo. Salvarsi dal relativismo.

11 “Noi abbiamo creduto all’amore” (Cfr 1Gv 4,16).

Esercizi Spirituali al Clero Busseto, 14-19 Ottobre 1963

I Giorno

1 Meditazione. La santità. Realizzare questi Esercizi come un dono: per imparare la scienza del dono. Già il sacerdote è un dono: di Dio agli uomini, degli uomini a Dio. Vedere quanto abbiamo realizzato questo dono, quanto lo abbiamo vissuto. Noi siamo per la santità. Guai a diminuire l’importanza della nostra meta. L’ansia delle parabole della ricerca12. Il non stare bene nella mediocrità. Il non rassegnarsi. Revisione di noi stessi. Che cosa ci è mancato. Alter Christus. Il Concilio Ecumenico ci darà nuovi strumenti ma sarebbero inefficaci senza la nostra personale santità. Fatto di Eliseo, miracolo della farina13. Vincere le nostre personali amarezze: del cadere, dell’essere stati mediocri ecc... e le amarezze che vengono dal nostro apostolato, l’incomprensione, la durezza del nostro popolo. Ritornarvi rinnovati nella santità, nella fiducia, nella certezza della nostra missione.

2 Meditazione. Gli ostacoli alla santità. La mediocrità dei sacerdoti.

II Giorno 1 Meditazione. Il peccato del sacerdote, peccato di Giuda, tradimento d’amore.

2 Meditazione. I peccati del sacerdote nell’ordine della sua missione. a) Il peccato di non fare ciò che si dice: Dicunt et non faciunt14. Il peccato di ridurre la vita a un verbalismo; facere veritatem15. b) Il peccato di deformare il cristianesimo presentandolo in una forma errata o eccessivamente facile (faciloneria), o eccessivamente cupo, o mutilo (non si predicano certe verità). c) Il peccato di presentare un’etica cristiana sbagliata. d) Il peccato di portare noi stessi e non Dio.

12 Cfr Lc 15,4-10. 13 2 Re 4,38-41. 14 “Dicono e non fanno” (Mt 23,3). 15 “Operare la verità” (Cfr Gv 3,21). La direzione spirituale deve essere interpretazione della grazia di Dio nelle anime. e) Il peccato di non considerare i sacrifici della nostra gente (madri di casa, ambienti di officina, pericoli cui sono esposti) e di condannare, mentre noi abbiamo vita comoda. d) Il peccato di orgoglio. Fare per essere veduti. Reclamismo. Non cercare la gloria di Dio ma la nostra. Andare in cerca dei primi posti. e) Il peccato di eccessivo attivismo. Sopra il problema dell’organizzazione sta quello della santificazione. Non perdere il senso di ciò che è essenziale. f) Il peccato dell’ignoranza. Non studiare, non sapere. Non adoperare il linguaggio del nostro tempo. «Rendimi la mia parola» dirà il Signore al Giudizio. g) Il peccato di non saper tenere e indicare la gerarchia dei valori e delle virtù. Decimatis mentam… et reliquistis quae graviora sunt legis, judicium et misericordiam et fidem16.

3 Meditazione. L’Inferno17. È il peccato nel suo stato di termine. Per peccatum mors18: la prima e la seconda. Molti sono insorti tra i moderni contro l’Inferno. Prove dell’inferno: a) La parola di Gesù chiarissima e inequivocabile. L’inferno è oggetto di discorsi, di parabole, di fatti. Elementi sempre sottolineati: assenza di Dio, tormento dei sensi, solitudine suprema, distrutto ogni elemento di speranza. b) È un presupposto della religione naturale e rivelata. Possibile che Dio lasci impunito il peccato, Lui che ha creato con tanta perfezione e bellezza le sue creature permette che siano calpestate impunemente? c) Cristo ha subito tanto tormento per noi. È stato per salvarci solo da una pena transitoria? Cristo si è fatto peccato e maledizione per salvarci dall’inferno. d) Di solito Gesù non discute. Per l’inferno tutto il discorso escatologico è preambolo.

L’Inferno è assenza. Il peccato è rifiuto della creatura L’Inferno è Dio che si rifiuta di riconoscere la sua creatura. Artista non riconosce la sua opera deformata. Nescio vos19:

16 Nella NOVA VULGATA: “…quia decimatis mentam et anethum et cyminum et reliquistis, quae graviora sunt legis: iudicium et misericordiam et fidem! – …che pagate la decima sulla menta, sull’aneto e sul cumino, e trasgredite alle prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà” (Mt 23,23). 17 Riecheggiano gli appunti, riguardanti il tema dell’Inferno, presenti nel Quaderno 5. 18 “Il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte” (Rm 5,12). 19 “Non vi conosco” (Mt 25,12). a) Creati a sua immagine con il marchio della bestialità. b) Creati con la luce del pensiero un groviglio assurdo. c) Creati per spiritualizzare carnalizzati anche nello spirito. d) Creati liberi si ritorna schiavi (passioni).

Abisso di distanza allora. Il peccato è abisso. L’inferno è abisso reso eterno da Dio. Inter vos et nos chaos magnum firmatum est20. Ma l’uomo resta creatura cioè fatta per Iddio, è attratta ma Dio la respinge eternamente. Tende per natura a ciò che colma la sua anima. No per l’eternità.

L’Inferno è odio. Molti gli scandalizzati dell’eternità dell’inferno. Non capiscono che l’amore è una forza, la più grande forza. Il peccato è il tradire l’amore; l’inferno è la reazione del più grande amore. Si è rifiutato il Padre, il Fratello. Lontano da me21, tu sei stato il parassita di Dio.

L’Inferno è tormento dei sensi: Il peccato è il tentativo di separare la creatura dal Creatore (ogni creatura geme22). L’Inferno è la vendetta della creatura. La creatura profanata si vendica. Proprio la creatura fuoco, segno del dominio dell’uomo e quella che lo ha aiutato di più. Una goccia23, diceva Epulone; poteva credere al sollievo di una goccia? Denota un isolamento totale dalle creature.

Ma Dio è amore se condanna così? Ma chi può capire il peccato? Bisognerebbe capire i due termini: l’uomo e Dio. Cristo che solo Lui ha capito ci ha parlato di inferno.

Quaerens me sedisti lassus… Tantus labor non sit cassus!24

20 “Tra noi e voi è stato fissato un grande abisso” (Lc 16,26). 21 Mt 25,41. 22 Cfr Rm 8,22. 23 Cfr Lc 16,24. 24“Quaerens me, sedisti lassus, redemisti Crucem passus: tantus labor non sit cassus. – Cercandomi ti sedesti stanco, mi hai redento con il supplizio della Croce: che tanto sforzo non sia vano! (Cfr Inno, Dies Irae). III Giorno

1 Meditazione. L’Imitazione di Cristo. Necessità del Cristocentrismo. Speciale vitalità per noi sacerdoti. Rinnovare in noi la sua vita. Pulsare dei suoi sentimenti. Hoc enim sentite in vobis25. Gesù nostro fratello, nostro amico. Il modo per realizzare tale fraternità a) conoscerlo: studio, meditazione. Necessità e modo della meditazione. In matutinis; b) amarlo: farci una devozione fervida, ricca di affetto. La nostra esperienza è con una Persona viva, presente, che ci ama.

2 Meditazione. La Confessione. Necessità della purificazione Come sono le nostre confessioni. Da chi? Ogni quanto? Dove? C’è una direzione spirituale? L’illusione di guidarci da soli: certe eccentricità e originalità dei preti, certe evidenti sfasature non ci sarebbero. Per fare bene la Confessione: a) La sincerità: con noi stessi (sforzo di analisi, indagare sulle cause, i peccati di omissione), con il confessore (odiosità della slealtà dei due confessori). b) Dolore vivo nato dall’amore. Rinnovo del dono di noi stessi, rinuncia rinnovata al mondo, al peccato e a tutto quello che vi conduce. Solo così segna un passaggio, un momento di conversione. Si innesta nella traiettoria delle nostre donazioni: dalla prima della rinuncia all’uomo vecchio e al mondo (tonsura), al giuramento del suddiaconato, alla immedesimazione al Cristo nel nostro Sacerdozio. c) Proposito ben individuato e concreto. Impegni vaghi non producono. Sentimenti anche vivi non durano. d) Gioia profonda, è il sacramento della gioia. Nessun cupismo. Vicino ad ogni peccato, ad ogni nostra miseria, troviamo abbondante il suo amore di Padre e di Fratello, la sua misericordia. Copiosa apud eum redemptio26. Come sono state le nostre confessioni?

3 Meditazione. L’amore al Padre e l’amore ai fratelli: 1. L’amore al Padre di Gesù. Dal primo offertorio in sinu Virginis fino al consummatum est27. Venio ut faciam, Deus, voluntatem tuam28.

25 Nella NOVA VULGATA: “Hoc sentite in vobis, quod et in Christo Iesu – Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù” (Fil 2,5). 26 “Grande con lui è la redenzione” (Sal 130 [129], 7). 27 “È compiuto!” (Gv 19,30). Per la gloria del Padre: cibus meus29. Il Magnificat di Cristo: ti ringrazio o Padre che hai nascosto ecc…30. Ita, Pater, sic placitum fuit ante te”31. Episodio della Domenica delle Palme. Abbandono totale, dedizione totale. Il Centro della Passione nell’agonia dell’Orto. Accetta l’exinanitio32 umana. 2. Come dobbiamo amare il Padre. Accettare il servizio nostro. Rimanere sereni al nostro posto. Non chiedere dei privilegi. Essere forti nelle prove interne e esterne. Non cercare mai la nostra gloria e il nostro onore ma solamente quello che è la maggior gloria di Dio. 3. L’amore di Gesù agli uomini Universale: per tutti. Al singolo: ognuno può dire: dilexit me et tradidit seipsum pro me33. Concreto: gli uomini come erano. Sommo: ha dato tutto e ha dato in sovrabbondanza, fino alla morte. Non si dà maggiore amore. Eucarestia. 4. L’amore nostro ai fratelli. Siamo divenuti sacerdoti per loro, per salvarli. Bisogna che li amiamo tutti anche i più cattivi , anche i perfidi. Amarli con amore comprensivo, ognuno ha le sue esigenze. Amare i più sofferenti, i poveri, i bambini. Amarli di un amore paziente e sempre uguale. Amarli di un amore ordinato che vuole donare il meglio.

IV Giorno

1 Meditazione. La Povertà. È uno degli aspetti immediatamente percepito, da tutti. È elemento essenziale: exinanivit34. Non è la povertà dei filosofi orgogliosi. Non è una povertà ascetica (San Giovanni Battista). 1. È una povertà per amore. Egenus factus est, cum esset dives35.

28 Nella NOVA VULGATA: “Ecce venio, ut faciam voluntatem tuam – Ecco, io vengo a fare la tua volontà” (Eb 10,9). 29 Gv 4,34. 30 “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli” ( Mt 11,25). 31 “Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza” (Mt 11,26). 32 κένωσις, kénōsis; svuotamento, spogliazione, alienazione totale (Cfr Fil 2,7). 33 “Mi ha amato e ha consegnato se stesso per me” (Gal 2,20). 34 “… svuotò” (Fil 2,7). 35 “… da ricco che era, si è fatto povero per voi” (2Cor 8,9). Da Betlemme al Calvario. L’amore realizzato da Cristo è in diretto rapporto con la spogliazione. Cum exaltatus fuero36. Dal vertice della spogliazione amore. Il Natale e il Venerdì Santo: tutti religiosi. 2. Perché la povertà? Bisogna portare le cose al Padre. Le cose non sono condannate. Ama et fac quod vis37. Omnia vestra, vos Christi, Christus Dei38. Il ricco invece non si affida a Dio. Ha una falsa sicurezza. Identifica la vita con la ricchezza. Vuol credersi superiore a tutte le leggi. Non porta rispetto a niente. La libertà è concepita come un assoluto. Più nessun vincolo naturale o legislativo. Rende insensibili (più sensibile la bestia cane della parabola39). Pericolo di tradire Cristo (il giovane ricco; il denaro di Giuda, cena di Betania40). Sta la minaccia di Cristo: Vae vobis divitibus, quia habetis consolationem vestram; vae vobis qui saturati estis, quia esurietis ecc…41(Luca). 3. Amare la povertà raccomandata da Gesù e dagli Apostoli (San Paolo se ne vanta42). a) Virtù nostra: misura della fede. Deus meus et omnia43. Valore del distacco. Regalità di dominio. Una certa insicurezza. b) Virtù di apostolato: misura della carità. Il Buon Pastore dà la vita per le sue pecorelle; è il massimo dei beni, non si daranno le ricchezze? Mezzi di conquista. La gente non crede a chi esce dalle ville, ma dalla povertà. Il mondo non crede che nel denaro, ammira perciò più che tutto il distacco. Se lo vedono distaccato gli danno tanto.

2 Meditazione. La Verginità. Cristo il puro. La castità è una virtù per cui la ragione domina il senso. Verginità è astensione assoluta. 1° In Gesù vi è una purità radicale, fondamentale.

36 Nella NOVA VULGATA: “Si exaltatus fuero – Quando sarò innalzato” (Gv 12,32). 37 “Ama e fa’ ciò che vuoi” (SANT’AGOSTINO, Commento alla Lettera di Giovanni, Omelia 7.8). 38 Nella NOVA VULGATA: “Omnia enim vestra sunt, vos autem Christi, Christus autem Dei – Tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio” (1Cor 3,22-23). 39 Cfr Lc 16,19-31. 40 Cfr Mt 26,6-13. 41 “Ma guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione. Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame” (Lc 6,24-25). 42 Cfr At 20,34. 43 “Mio Dio e mio tutto”, frase attribuita a San Francesco d’Assisi. Quis ex vobis arguet me de peccato?44. È il Salvatore: ci è venuto a salvare da quell’inferno che è l’ossessione della sensualità. Intuitu Christi45, la verginità della Madonna e di San Giuseppe. È così puro che può avvicinare la prostituta46 e l’adultera47. 2° Cristo domanda pure a noi la verginità. Qui dixit illis: non omnes capuint verbum istud, sed quibus datum est… propter regnum coelorum48. È per Iddio, per il suo regno. a) Dio basta! Può sentire la solitudine l’uomo, non l’uomo di Dio. Suoi come creature, e come conquista di Cristo, possiamo essere suoi come dono assoluto. Glorificate e portate Dio nel vostro corpo49. Questa è la verginità per il regno dei cieli. b) È nell’ordine essenziale sacrificare ciò che è inferiore a ciò che è superiore (ad esempio, i beni esterni «ricchezza» ai beni interni «sanità»). C’è inconciliabilità tra l’amministrazione del Regno di Dio e la sensualità pur anche nel Matrimonio. c) È per una legge di concentrazione di forze. San Paolo: colui che è sposato ha cura delle cose di questo mondo; è diviso50. La giovinezza e la flessibilità della Chiesa viene da qui. d) Con la verginità il sacerdote è il teste della vita eterna. È la condizione dell’eternità. e) È la grande offerta a Cristo. La verginità è esercizio di virtù eroiche comparata al martirio, dice San Tommaso51. Offerta piena: restituiamo il corpo opera di Dio nella sua integrità. f) Opera di amore, diventato esclusivo, geloso. Incorporati a Cristo nel Battesimo, con l’Ordine l’unione si è fatta più intima. Quanto è giusto allora che diventi esclusivo! 3° Gravità della profanazione a) San Paolo esprime l’idea con una forza brutale: Tollam ergo membra Christi, faciam membra…52.

44 “Chi di voi può dimostrare che ho peccato?” (Gv 8,46). 45 “Con lo sguardo di Cristo”. 46 Lc 7,36-50. 47 Gv 8,1-11. 48 “Egli rispose loro: «Non tutti capiscono questa parola, ma solo coloro ai quali è stato concesso… per il regno dei cieli»” (Mt 19,11-12). 49 1Cor 6,20. 50 Cfr 1 Cor 7,33-34. 51 Si veda: SAN GIOVANNI CRISOSTOMO, De virginitate, 80: PG 48, 592; SANT’AMBROGIO, De virginibus, lib. I, c. 11, n. 65: PL 16,206; SAN METODIO D’OLIMPO, Convivium decem virginum, orat. VII, c. 3: PG 18, 128-129; SAN GREGORIO MAGNO, Hom. in Evang., lib. I, hom. 3, n. 4: PL 76, 1089. La mia profanazione diventa profanazione del Corpo di Cristo, tocca Cristo. Cristo ha forza di virginizzare. Noi capacità di contaminare: e di tradire il Corpo e il Sangue di Cristo. b) Conseguenze dell’impurità. Seminarium di vizi. San Tommaso ne enumera sette. Uno spirito inquieto, sventatezza, precipitazione di giudizio. Debolezza di volontà, incostanza nell’azione. Istinti da bestia. Egoismo. Nausea delle cose di Dio. Disprezzo della felicità altrui. c) Il mondo dell’impurità è un mondo di noia. Le feste sono tappe di noia. 4° Obiezioni: a) Inversione dei valori. Esaltando il Matrimonio non disprezzare la verginità. Non rompere l’equilibrio e la gerarchia. b) È legge ecclesiastica. Sì, ma appartiene al patrimonio dello Spirito Santo. Non siete capaci ora − ha detto Gesù − ve lo insegnerà Lui53. (San Paolo e l’insegnamento dei Padri). La Chiesa ha sempre combattuto questa battaglia e non abolirà mai tale patrimonio. 5° Due teologie molto vicine: San Paolo e San Giovanni. Questo seguire. Ricordarsi che ci siamo dati per sempre. Non tornare a casa, nemmeno per seppellire54. Non scantonare e non camuffare. Noi abbiamo rinunciato a certi affetti familiari. Situazione che implica la castità ma la sorpassa. Non cerchiamo tali intimi affetti. Il voto di purezza assoluta è anche rinuncia al nepotismo e alla interferenza della famiglia nello spirituale.

3 Meditazione. I pericoli per la Verginità, e i mezzi. a) I nostri pericoli 1 Sete di conoscenza. 2 Letteratura. 3 Cinema e televisione. 4 Varie attività, colonie, campeggi, sport. 5 L’ozio. 6 L’eccessiva familiarità, tratt. misti. 7 La direzione spirituale. b) Comunicare le idee giuste 1 Tenere conto delle conseguenze del peccato originale. Il naturalismo.

52 Nella NOVA VULGATA: “Tollens ergo membra Christi faciam membra meretricis? – Prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò una prostituta?” (1Cor 6,15). 53 Cfr Gv 16,12-13. 54 Cfr Mt 8,21. 2 Fare valutare esattamente i pericoli; né scrupoli morbosi, né larghezze pericolose. 3 Buon esempio di riservatezza e di equilibrio. 4 Evitare le ingenuità e gli eccessivi rigorismi.

[…]55 per la castità Non vi sono ricette, però: 1 Il prete mediocre o tiepido se non è impuro oggi lo è domani. 2 Fervida vita interiore, spirito di preghiera. Inflessibili negli orari delle pratiche di pietà. 3 L’umiltà: molte cadute sono dovute all’orgoglio. 4 La Penitenza; spirito di sacrificio. 5 Dedizione totale all’apostolato: o ardere di carità o di concupiscenza. La sublimazione che altri cercano nella carne noi la dobbiamo trovare nello Spirito Santo. 6 Una tenera devozione alla Beata Vergine.

V Giorno

1 Meditazione. La Preghiera. 1. L’esempio di Gesù: è l’orante. Il Verbo è il cantico che il Padre canta a se stesso. Fatto uomo continua l’inno iniziato. Nel silenzio di Nazaret non perde il tempo, è in continuo colloquio con il Padre. L’opera della Redenzione non comincerà a trent’anni; è il ritorno al Padre e avviene soprattutto con la preghiera. L’orazione nel deserto per quaranta giorni. Erat pernoctans56. Prima di tutte le decisioni più importanti. Fugiit in montem57. Una cosa imprescindibile, non si può rimandare. Il ritiro di Betania il giovedì mattina in preparazione alla Passione. L’orazione nell’orto. Gesù durante la Passione continuamente prega. Ora in Paradiso: semper vivens ad interpellandum pro nobis58. Continua nella Santa Messa e nel Tabernacolo. 2. Esempio degli Apostoli e della Chiesa. Nos vero orationi et ministerio verbi instantes erimus59. Quanta preghiera nella Chiesa primitiva. La Chiesa è la patria della preghiera. Dal suolo del Cristianesimo parte la preghiera. 3. Nostro obbligo di pregare a) Le parole di Gesù: orate sine intermissione60.

55 Testo mancante a causa di angolo pagina strappato. 56 “Passò tutta la notte” (Lc 6,12). 57 Cfr Lc 6,12. 58 Nella NOVA VULGATA: “Semper vivens ad interpellandum pro eis – Sempre vivo per intercedere a loro favore” (Eb 8,25). 59 “Noi, invece, ci dedicheremo alla preghiera e al servizio della parola” (At 6,4). b) È il nostro ufficio: sacerdos pro oratione. c) Gesù vuol continuare in noi la sua vita, soprattutto la sua orazione di lode, di propiziazione, di invocazione. d) La nostra vita interiore. Non si afferma. Le virtù non sorgono o non resistono senza la preghiera. e) Il bisogno del nostro popolo. Ci hanno dato le canoniche e i benefici appositamente: Tu prega, noi lavoriamo. Che cosa ci diranno al Giudizio? Senza preghiera saremmo ladri e assassini. Quante calamità o quanti minori benefici se avessimo pregato. Dobbiamo essere le labbra dell’umanità. Se avessimo pregato di più quanto maggiore zelo, quanta maggiore forza di penetrazione! 4. Gesù vuole con noi un colloquio intimo. a) Dio è amore, e l’amore ama il colloquio. Bisogna che vi sia intimità tra me e Cristo. Perché io sono il suo Sacerdote, devo essere la sua consolazione, il suo rifugio perché il mondo lo rigetta. Il Figlio dell’uomo non sa dove posare il capo, Ubi caput reclinet61; il cuscino del rematore, super cervical dormiens62. Mansionem apud eum faciemus63. Coenabo cum illo64. Hospes eram et collegistis me65. b) Le condizioni del colloquio. Dall’intimo colloquio di Gesù con la Samaritana66: Fatigatus ex itinere67. Dio forte ci crea. Dio stanco ci ricrea. Et Verbum caro factum est68. Per l’umanità di Cristo alla divinità. Da mihi bibere69. Gesù chiede la nostra disposizione alla preghiera. Quando chiede è sempre per donare: ci chiede un po’ di tempo nella preghiera perché possiamo salire alle altezze, mettere le labbra a questa sorgente saliente fino alla vita eterna. Compiere ogni giorno questo sforzo di interiorità. Noli foras ire. In teipsum redi, in interiori homine habitat veritas70. Altrimenti si diventa ubriachi di attività, narcotizzati. Trascende tempus71. Dalle cose mutabili alle eterne.

60 “… pregate ininterrottamente” (1Ts 5,17). 61 “… dove posare il capo” (Lc 9,58). 62 “… sul cuscino, e dormiva” (Mc 4,38). 63 “… prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14,23). 64 “… cenerò con lui” (Ap 3,20). 65 “… ero straniero e mi avete accolto” (Mt 25,35). 66 Cfr Gv 4,1-41. 67 “… affaticato per il viaggio” (Gv 4,6). 68 “E il Verbo si fece carne” (Gv 1,14). 69 “Dammi da bere” (Gv 4,7). 70 “Non uscire fuori, rientra in te stesso: nell\'uomo interiore abita la verità” (SANT’AGOSTINO, De vera religione, 39, 72). 71 “Ut ergo et tu sis trascende tempus – Se anche tu vuoi essere, trascendi il tempo” (SANT’AGOSTINO, Commento al vangelo di Giovanni, 38, 10). In particolare nella meditazione: entrare nelle intimità di Dio attraverso la parola di Dio. La meditazione è attività, non passività o superficialità o sonno. Putens altus est72: gli ostacoli alla preghiera e in particolare alla meditazione. Fretta, disordine, preoccupazioni. Video quia propheta es tu73. Lo scopo dell’orazione è la doppia cognizione: noverim Te, noverim me74. Nell’intimità con Cristo vengo a conoscere me stesso. Di solito non ci conosciamo, e nelle confessioni non troviamo peccati. Talvolta siamo l’essere che è più distante da se stesso. Cristo è il più intimo a me stesso, più intimo della mia intimità. Le parole dell’Apocalisse: Quia dicis: quod dives sum et locupletatus et nullius egeo: et nescis quia tu es miser et miserabilis et pauper et caecus et nudus75. Il colloquio con il Signore ci fa conoscere chi siamo, ci rivela a noi stessi. Ci rivela la nostra posizione con i cinque mariti, con i cinque sensi. Ego sum, qui loquor tecum76: nell’intimità con Cristo veniamo a conoscere Dio. Siamo soffocati da troppi meccanicismi, guai se non evadiamo con la preghiera. Attingere alle fonti per la meditazione: San Paolo, San Giovanni, Sant’Agostino; i capolavori ascetici, i testi liturgici. La meditazione vada con il mistero del tempo. Exierunt de civitate et venerunt ad eum77. Effetto dell’orazione è l’apostolato. È l’unica donna apostola che presenta il Vangelo. È la meditazione che forma gli apostoli, non i regolamenti da qualunque parte vengano. L’apostolato nasce dall’intimità con Cristo. Altrimenti si è solo dei superficiali, degli agitati che adunano gente per pascerla con il nulla. 5. Esame di coscienza sulla preghiera nostra: a) sulla priorità data alla preghiera; b) sul fervore e l’attenzione; c) sulla crescita della nostra preghiera. Fenomeni di infantilismo cronico; d) sulla fedeltà e costanza delle nostre pratiche di pietà.

72 “… il pozzo è profondo” (Gv 4,11). 73 “Vedo che tu sei un profeta” (Gv 4,19). 74 “Noverim Te, noverim me – Che io conosca Te (o Signore), e ch’io conosca me” (Cfr SANT’AGOSTINO, Confessioni, 1, X). 75 Nella NOVA VULGATA: “Quia dicis: «Dives sum et locupletatus et nullius egeo», et nescis quia tu es miser et miserabilis et pauper et caecus et nudus – Tu dici: Sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla. Ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo” (Ap 3,17). 76 “Sono io, che parlo con te” (Gv 4,26). 77 “Uscirono dalla città e andavano da lui” (Gv 4,30). e) sull’apostolato della preghiera, dobbiamo soprattutto insegnare a pregare.

2 Meditazione. La nostra preghiera. I. La Santa Messa. a) Centro della vita della Chiesa. Centro di tutta la vita del Sacerdote. Ripetizione del Sacrificio del Calvario cui partecipa tutta la Chiesa e vi si unisce il Cielo con i suoi Angeli; per quem Maiestatem tuam laudant Angeli78. Unico Sacrificio. Una oblatione consummavit in aeternum santificatos79. Identico numericamente anche se è diverso il modo. b) Il Cristo si offre come capo del Corpo Mistico. Unione di tutti i fedeli, specialmente del ministro. c) Gesù è Sacerdote e Vittima. Per celebrare bene la Santa Messa dobbiamo perciò unirci con Cristo e fare nostri i suoi sentimenti di Sacerdote e di Vittima. Se è per tutti i fedeli lo è in modo specialissimo per i Sacerdoti. Il frutto del Sacrificio che di per sé è infinito viene applicato secondo il grado di unione delle anime a Cristo come a Sacerdote e a Vittima. Perciò: 1. Intendere la grandezza del Sacrificio di Cristo e dei grandi fini per cui è offerto. Spirito di adorazione: saper adorare con Cristo la Trinità riconoscendone e lodandone le infinite perfezioni. Spirito di ringraziamento: dignum et justum est80; con Cristo per tutti i benefici della creazione, della redenzione (ti ringrazio o Padre), per tutte le grazie che continuamente elargisce alla Chiesa (senso profondo di appartenenza al Corpo Mistico) e a tutta l’umanità. Spirito di compunzione: detestazione del peccato causa dei dolori e della morte del Signore; è spirito specialissimo della Messa. Quod pro vobis et pro multis effundetur in remissionem peccatorum81. Spirito di domanda: memento Domine82. Tutto passa per Cristo, plenum gratiae et veritatis83. Uscire dal nostro individualismo egocentrico e sentire l’ansia e il tormento di tutta la Chiesa militante e purgante.

78 “Per quem maiestatem tuam laudant angeli: Sanctus, Sanctus, Sanctus”, cfr Prefazio degli Angeli. 79 Nella NOVA VULGATA: “Una enim oblatione consummavit in sempiternum eos, qui sanctificantur – Infatti con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati” (Eb 10,14). 80 Cfr Preghiera Eucaristica. 81 “Versato per voi e per molti in remissione dei peccati” (Cfr Parole della Consacrazione del vino; Mt 26,28). 82 Dalla Preghiera Eucaristica. 83 “… pieno di grazia e di verità” (Gv 1,14). 2. Convincersi sempre più profondamente dell’assoluta identità del Sacrificio dell’Altare con il Sacrificio della Croce. Rivivere in sé la Passione di Gesù. Rendersi familiare tale meditazione. Dolori morali di Gesù. Dolori fisici. Abbandono del Padre. Ingratitudine degli uomini. 3. Penetrare la sublime e profonda verità della unione con Gesù capo del Corpo Mistico. Sentirlo Sacrificio non solo mio ma di tutti i fratelli. Sentire il dovere di fare miei i sentimenti di Gesù, di unirmi a lui il più strettamente possibile. Sentire di dover presentare anche la voce di tutti i fratelli e di essere veicolo anche per loro. Il Sacrificio è grande mezzo per accrescere l’amore verso tutti. Sono Cristo che si immola e si offre: e questo mi deve far superare ogni antipatia naturale. 4. Informarsi dello spirito liturgico per sapersi unire alle intenzioni del Sacerdote divino. Non c’è mezzo più efficace per vivere la vita del Corpo mistico. Rivedere e meditare sul proprio84 della Messa. 5. Effettuare in sé lo stato di vittima in unione con la grande Vittima. Sacrifici, lotte, tentazioni superate, difficoltà del ministero. Hostia pro Hostia. Volontà di unirsi all’espiazione di Gesù con la mia espiazione. Compio nel mio corpo ciò che manca alla Passione di Cristo85. Non si può essere dei sacrificatori se non si è dei sacrificati. La grazia che è vita del Cristo tende necessariamente in me come in Cristo cioè alla Croce. Non ostacolarla. Non mortificare lo Spirito. 6. Prepararsi alla Messa. Non si improvvisa. Da condannarsi la superficialità, la leggerezza. Lasciare anche cose che sono buone per questa che è ancora più buona. Dipende tutto il frutto della Messa per me e per gli altri. 7. Ringraziare dopo la Messa: momenti preziosi, anello di congiunzione con tutte le attività della giornata. Si passa di qui perché la Sua Messa diventi la mia Messa.

Ultima Meditazione. Le vie a Cristo. Si è soliti dare dei ricordi. Penso che non vi sia nulla di meglio che fissare l’ultima nostra attenzione su tre grandi punti che sono tre grandi vie a Cristo sempre spalancate a ognuno di noi; tre grandi vie, le più sicure e le più funzionali. Rabbi ubi habitas? Venerunt ergo et viderunt ubi maneret, et apud eum manserunt die illo86. I - Per arrivare a Cristo la prima via è la Santa Croce.

84 Inteso come le parti “proprie” della Messa. 85 Col 1,24. 86 “«Rabbì, dove dimori?». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui” (Cfr Gv 1,38-39). 1. De regia via Sanctae Crucis, via regale e maestra. Non vi è salute fuori della Croce. Oportet gloriari in Cruce Domini Nostri Jesu Christi in quo est salus, vita et resurrectio nostra, per quem salvati et liberati sumus87. Alcuni hanno un senso di smarrimento di fronte alla Croce. Invece la Passione deve diventare il centro della nostra pietà. La Passione è il capolavoro cui ha collaborato tutta la Trinità. 2. Quale è stata la vocazione di Cristo? Quella della Croce. Cristo è il primo sacerdote. Ecce Agnus Dei88. Cristo si è fatto peccato. Episodio di Cristo con San Pietro. Tu mi sei di scandalo, tu mi sei diavolo89. Diavolo perché Satana odia più di tutto la Croce. Sapienza del mondo perché ragionamento contrario alla logica della Croce e della Cena. La vera religione è partecipare con Cristo, non strumentalizzare Dio con i suoi favori. 3. Tutti i grandi sono stati dei Crocefissi. Quando Dio chiama a sé un uomo lo immola. Abramo. I Profeti (Isaia, Geremia) sono stati dei sofferenti, una vita di mortificazione, precipitati nell’oscurità, umiliati fuori di ogni misura umana. San Giovanni Battista il più grande tra i nati di donna. Spogliato di tutto, delle cose, degli amici, del proprio io, del proprio eroismo. San Giuseppe è messo in una angoscia terribile. Perché Dio non ha parlato? San Giuseppe si inchina davanti al mistero senza sapere il perché. Poi scompare. San Paolo: il gigante sulla Croce e che non è capito. “Ci chiamano ministri di Dio: si, è per questo sofferenze, fatiche ecc...”, ebbe perfino il taedium vitae. La Croce è stoltezza per gli altri ma per i vocati è salvezza, vita e risurrezione90. Esempi di altri santi. 4. E noi l’amiamo la Croce? Se non riviviamo il Sacrificio siamo un assurdo.

II - Il Breviario. Magnalia Dei91: dalla Pentecoste per tutti i secoli della Chiesa. È ministero nostro.

87 MESSA IN COENA DOMINI, Antifona d’Ingresso: “Di null’altro mai ci glorieremo se non della croce di Gesù Cristo, nostro Signore: egli è la nostra salvezza, vita e resurrezione; per mezzo di lui siamo stati salvati e liberati” (Cfr Gal 6-14). 88 “Ecco l’Agnello di Dio” (Gv 1,29). 89 Cfr Mt 16,21-23. 90 Cfr 1Cor 1,18. 91 Opere grandiose, mirabili, di Dio. È ministero di tutte le ore, laus perennis. È per tutta l’umanità. Capire, valorizzare, amare i Salmi se vogliamo entrare nella psicologia di Gesù. Esempio della Madonna: nel Magnificat su dieci versetti vi sono undici citazioni dei Salmi. Come lo diciamo il Breviario? Quando lo diciamo?

Ritiri 1969 – 1970

16 Novembre. Alle Giovanissime Le distrazioni nella preghiera

1 Meditazione. Il problema di una preghiera seria, decisa, efficace. Come bisogna collaborare con Dio e impegnarsi. Migliorare la qualità. Eccessiva preoccupazione della quantità. Realizzare una preghiera «attenta», «umile», «devota». Origine delle distrazioni. Come con facilità ci si rassegna a una preghiera superficiale. Esame di coscienza.

2 Meditazione. Come vincere le nostre distrazioni. a) Idea giusta sulla preghiera. b) Disponibilità a ricevere. c) Docilità allo Spirito Santo. d) Curare il dominio di se stessi. e) Non sgomentarsi. Stimare lo sforzo.

3 Meditazione. La preghiera comunitaria. Riuscire a pregare insieme. Capirne il valore. Il Corpo Mistico. Gioia ed efficacia del pregare assieme.

23 Novembre. Ritiro alle Socie sul Raccoglimento

Testo di meditazione: Rm 12, 1-8.

1 Meditazione. Come fare della nostra vita un’ostia viva, santa, gradita a Dio. La volontà di Dio e il nostro amore.

2 Meditazione. Non stimarsi di più di quanto si deve. Vera cognizione di noi stessi e dei motivi che ci condizionano.

3 Meditazione. La preghiera nella comunità si traduce nel servizio alla Comunità.

30 Novembre. Ritiro ai Giovani sul Rinnovamento spirituale o spirito di Risurrezione.

Testo: 1Cor 15, 1-11.

1 Meditazione. La nostra partecipazione al mistero pasquale di Cristo comporta una continua rinnovazione.

2 Meditazione. Rinnovarsi nella preghiera, nell’umiltà, nello spirito comunitario.

3 Meditazione. Il nostro rinnovamento si può attuare nella collaborazione attiva allo Spirito di Gesù che è in noi. “Per grazia di Dio, sono quello che sono”92.

92 1Cor 15,10.

Pietosa condizione di certe persone dette «devote». Infantilismo cronico: povertà di idee, meschinità, non hanno pazienza, comprensione degli altri; si lamentano continuamente, sono aspre, piccine. Come possono evangelizzare il Regno di Dio, convertire il mondo, testimoniare le virtù di Gesù? Si illudono che con certe pratiche di pietà, con certi atteggiamenti esteriori, con certe puerili falsità, di realizzare la loro santità e di compiere il loro apostolato. Valorizzarci allora nelle nostre capacità umane. Siamo il capolavoro dell’universo, opera manuum tuarum93. Vidit quod esset bonum94. Valorizzare la nostra intelligenza: Dio Verità ci ha creato per la verità. Capire, intuire, ricordare, arricchirci. Dio vuole che sappiamo: per la nostra costruzione, per il nostro apostolato, anche se il fine specifico non è lo studio. Sapere quanto ci è necessario nel piano naturale e nel piano soprannaturale. Sapere ciò che ci occorre per la nostra professione e per il posto che occupiamo. Sapere con esattezza e profondità i principi della vita soprannaturale, le verità della fede, le regole della morale e dell’ascetica. Quanti e quali danni vengono da cognizioni approssimate o superficiali. Con quali mezzi sapere: 1) Con la meditazione: sete di sapere per amare. Sitivit95; Beati, qui esuriunt et sitiunt96. Non deve essere una cosa tollerata o un esercizio del sonno o finire nella stanchezza che segue alle cose pesanti. 2) Con l’attenzione a quanto ci circonda e ci può istruire. 3) Con la lettura spirituale, istruzioni, prediche. 4) Con il sapere conservare ciò che abbiamo imparato. Esaminarsi allora: sul desiderio di maturarsi nella verità: giovinezza; sullo sforzo per arricchirsi di cognizioni necessarie; sul profitto nella meditazione. Quemadmodum desiderat cervus97.

93 “Opera delle tue mani” (Sal 138 [137], 8). 94 “Vide che era cosa buona” (Gen 1,10). 95 “L’anima mia ha sete di Dio” (Sal 42 [41], 3). 96 “Beati quelli che hanno fame e sete” (Mt 5,6). 97 “Come la cerva anela” (Sal 42 [41], 2).

La vocazione cristiana è una vocazione contemplativa. Nel Cielo avremo la nostra beatificazione attraverso l’intelligenza: gaudium de veritate98. E qua giù se il merito dipende dalla volontà, è ancora l’intelligenza che regola la volontà. Soprattutto tutti noi siamo chiamati dalla rigenerazione battesimale a gustare un’anticipazione del nostro fine già in questa vita. Perché Marta aggiunge la vita attiva alla vita di preghiera, ma essa non è privata della parte di Maria, perché questa parte è necessaria, l’unica necessaria. Per questo i Padri del deserto, secondo quanto ci riferisce Cassiano, facevano della contemplazione il termine normale di ogni vita cristiana in confronto alla quale tutto il resto, anche la virtù, era subordinato come un mezzo. Sicuramente la carità è il principio e il fine della contemplazione… E così che dal più illetterato al più erudito, i cristiani sono propriamente degli «intellettuali». (Maritain)

Sant’Agnese di cui la Chiesa ama la giovinezza e il martirio, andando alla morte come a nozze essa incoraggiava il suo carnefice dicendo: Colpitemi senza paura perché la fidanzata offende il suo sposo se si fa attendere.

La prima lettura di Bloy dà in generale la visione sconvolgente della fede che abitava il cuore di quell’uomo, e insieme del valore incomparabile della fede presa in se stessa. Tale è la perpetua vocazione di Leon Bloy; per questo egli è nato: per questo e per risvegliare nel cuore degli uomini il senso dell’assoluto, la passione di Dio, l’amore delle virtù evangeliche. Egli visse in se stesso, con una rara profondità, la sete di verità e di giustizia, la fede, la povertà e la miseria, l’amore di Gesù crocefisso, il povero per eccellenza, e della Vergine addolorata che gli piaceva chiamare Madonna della compassione. E poiché visse realmente quei misteri, risvegliò in molti il senso del mistero obliterato dalla moltiplicità delle conoscenze che si dicono chiare, il senso delle realtà sussistenti ed assai precise che noi non cogliamo ancora, se non «per enigma» e nello specchio del creato, e la cui faccia limpida è velata per noi ma la cui oscura conoscenza è necessaria alla vita dello spirito all’inizio in noi della vita eterna. La sua illuminazione e la sua gioia erano in questa notte divina ben conosciuta dai mistici e come uno di essi Leon Bloy ci parlò con iperboli come un mago.

La gioia dell’unione con nostro Signore non cammina «sola», cioè non può risiedere nel nostro cuore senza la dissetante e benefica sofferenza. Bisogna dire anche che la fedeltà del cuore che ha Dio presente deve essere più alta di ogni fedeltà, perché la regola dell’Amore divino è senza misericordia. (Melania de La Salette)

98 Cfr SANT’AGOSTINO, Confessioni, X, 22; P.L. 32, 793-794.

I Santi sono i più alti esemplari di umanità che sono comparsi nel mondo. (Pschicari)

L’amore di Dio è senza misericordia. (Melanie Calvat pastorella a La Salette)

Pensai agli occhi luminosi e puri di mio padre dopo il Battesimo. Miracolo del rinnovamento delle immagini di Dio che siamo noi, di cui il peccato cancella i colori. (R. Maritain)

Sicut estis azymi99. Dio ci vuole rinnovati interamente. La Chiesa sola può rifarci. Ma perciò la pietà sola è insufficiente, la dottrina è necessaria. La luce del tuo corpo è il tuo occhio. Se la luce che è in te diviene tenebre, quanto saranno grandi le tenebre! Per poco che la dottrina si alteri in noi, ricominciamo a corromperci. I cristiani non appartengono forse alla Verità, alla Seconda Persona della Santa Trinità? Se essi disprezzano l’intelligenza, volgono in derisione il volto del loro Dio, la cui luce è stata impressa in essi e nello stesso tempo si espongono alle più vili cadute. Senza dubbio i semplici non hanno bisogno di studiare la teologia. Ma una povera contadina, quando sa il suo catechismo, sa precisamente la teologia di cui è capace. È giusto che le persone istruite ne sappiano altrettanto, mantenute le proporzioni, di questa povera contadina. (Maritain)

Confessione

Gesù videns civitatem fluit100. Piange perché Gerusalemme non lo conosce. Quia si cognovisses et tu, etc..101. La città è in festa e l’accoglie, poco dopo però chiederà la crocefissione. Perché? Lo accoglie ma non lo conosce. Così è per tante anime nella confessione: accolgono in festa Gesù, ma poi lo crocifiggono di nuovo col peccato. Feste nei templi a mani giunte, facce compunte. Passano pochi giorni. Guardate la stessa persona: compagnie cattive, bestemmie, oscenità, che facce diverse. Vuol dire che andavano a domandare perdono ma non conoscevano che cosa avevano fatto col peccato. 1) Vi sono peccati che non si sanno e non si vogliono sapere. Tolgono l’universalità del dolore. 2) Vi sono peccati che si sanno ma non si vogliono lasciare. Tolgono la sincerità al dolore. 3) Vi sono peccati che si sanno e si lasciano ma non si vogliono più ricordare. Diminuiscono l’efficacia del dolore.

1) Non considero il sacrilegio, troppo grave delitto che non suppongo in voi, ma parlo di coloro che resta102 alla superficie dei loro esami per tema103 di scoprire i gravi peccati. Ognuno che è nel mondo ha una obbligazione di stato. È qui che tanti mancano. […]104. Non vedeva niente prima il profeta ma spaccato il muro vide tutto l’obbrobrio d’Israele. Esemplificare: vita in famiglia, disonestà, interessi, carità fraterna ecc… Quando uno fa Pasqua dopo è come prima, lo scandalo […]105 2) Peccati che non si vogliono lasciare: non si lasciano le occasioni prossime, non si vogliono risolvere, trovano scuse.

100 Nella NOVA VULGATA: “Videns civitatem flevit − alla vista della città pianse” (Lc 19,41). 101 Nella NOVA VULGATA: “Si cognovisses et tu in hac die, quae ad pacem tibi! – Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace!” (Lc 19,42). 102 Restano. 103 Timore. 104 Seguono tre parole e una citazione non comprensibili. 105 Frase omessa. Alcune parole non decifrabili ne rendono incomprensibile il significato.

Tu non verrai davanti a me a mani vuote. Una vita piena di Fede. Una vita piena di Amore. Una vita piena di opere.

Ha creduto: fortemente totalmente

Una vita di pietà ricca e dinamica. Per la Fede ha sofferto. Per la Fede ha agito in ogni campo.

Ha amato: La sua famiglia «il suo capolavoro»: la moglie, i figli; il lavoro, la dignità del suo lavoro; la sua Parrocchia: soldato di tutte le battaglie e di tutte le resistenze.

Ha operato: senza risparmiarsi, nel rispetto pieno di tutti in una piena armonia di lavoro106.

106 Sembra lo schema di un discorso funebre. QUADERNO 20 (1963-1969) – SOMMARIO107

Esercizi spirituali alle Suore del Verbo Incarnato (9-16 agosto 1963) 2 Ai Sacerdoti della Diocesi di Carpi (9 settembre 1963) 7 Ritiro spirituale al Clero di Fidenza (14 novembre 1963) 12 Esercizi spirituali al Clero (14-19 ottobre 1963) 13 Ritiri 1969: Alle Giovanissime (16 novembre) 28 Alle Socie (23 novembre) 29 Ai Giovani (30 novembre) 30 Spigolature 31 Confessione 34 Omelia funebre 35

107 Inserito in fase di redazione. Si segnala che i titoli in corsivo sono stati adottati discrezionalmente.

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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

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