Quaderno 30 - La Liturgia 1973

QUADERNO 30

1973

La Liturgia

Per capirla ricordare: 1) il cristianesimo non è una filosofia o una morale, fa capo a un fatto, a un evento storico; l\'intervento di Dio nella storia, la storia della salvezza. Fa capo a una Persona. Cristo morto e risuscitato. 2) Per volontà di Dio il piano della salvezza è dominato da una legge di partecipazione e di solidarietà (Cristo alle membra del suo corpo; le membra le une alle altre). Tutta la ricchezza di Cristo deve passare in noi (la vite e i tralci Gv 15); che ha fatto è stato «per» noi. Noi in Lui. Lui in noi. I suoi doni, tutti, in noi (Rm 5; 8,10 ss; Col 3,1-17 e di qui la morale). 3) Il modo con cui Dio ci raggiunge è modo storico e sacramentale. a) I misteri di Cristo non ci raggiungono per modo psicologico o solo per l\'atto di fede, ma per via sacramentale (annuncio Parola e piena attuazione nei sacramenti). b) La celebrazione liturgico sacramentale attualizza tutta l\'opera della salvezza perché di fatto possa essere comunicata a noi. c) La liturgia è tutta nell\'ordine dei «segni». In lei principalmente si attua l\'opera della salvezza perché attraverso i segni vi è la presenza efficace del mistero pasquale. “Insegnate e battezzate”1: annunziate la salvezza (Parola), attuatela (sacramenti). 4) La liturgia non è allora solo culto che sale a Dio. Perché non è costruita principalmente dall\'uomo ma da Dio, dal suo intervento. È momento della storia della salvezza nel quale Dio ci santifica nel suo Cristo. La sua iniziativa. Per santificare in Cristo, perché raggiunti sacramentalmente dal suo mistero, possiamo andare a Dio con un culto degno della sua maestà. La liturgia non è allora un momento qualunque del suo piano, ma è il definitivo perché qui il piano raggiunge la sua intima finalità escatologica e il Regno si compie, interiorizzato dallo Spirito Santo (Lc 17,21): che gli uomini siano lode vivente della gloria del Padre (Ef 1,6-12). (Da Bergamini)

1 Cfr Mt 28,19-20.

Giunge a noi la salvezza per mezzo della Liturgia. Cristo è morto una volta sola ed è risorto. Possiamo essere evento di salvezza per sempre e per tutti mediante la Liturgia che ci congiunge a questi misteri, a tutti, dall’Incarnazione alla Parusia. Perché la sua Persona è sempre in mezzo a noi e da essa non si possono disgiungere i suoi atti redentori. La liturgia è il luogo d\'incontro con Lui, con i suoi misteri e per suo mezzo con tutta la storia sacra con tutta la sua historia salutis2. Il suo «mistero» (San Paolo)3 cioè disegno di salvezza è presente nella Liturgia. La storia sacra è la nostra storia dal suo inizio e nella sua totalità si riattua nella Liturgia: ciò che continua nella celebrazione liturgica è ciò che è avvenuto fin dall’origine; tutto converge verso il punto focale e riassuntivo della Pasqua di Cristo e perciò confluisce nell\'atto decisivo di salvezza che continua nella Chiesa con la Liturgia. Questa continua i mirabilia Dei4 dell’ Antico Testamento. Dio non cambia e come ha agito agirà. La Liturgia è come l\'anticipazione dei grandi fatti con cui Dio chiuderà la storia. Spinge il corso della salvezza verso lo sfocio finale, l\'orienta verso la Parusia, l\'annuncia. La storia della salvezza si può dividere in 4 periodi. 1) Tempo di preparazione. È il tempo della pazienza di Dio. La salvezza si mostra in modo simbolico, prefigurativo. 2) Pienezza dei tempi. Cristo compie la glorificazione di Dio e la santificazione degli uomini. Mediatore. 3) Venuta del Signore. Giorno escatologico, parusia. 4) Tempo della Chiesa, è come prolungamento del giorno della venuta del Signore. La Chiesa esercita l\'opera della salvezza con il sacrificio e i sacramenti. È il tempo della edificazione del corpo di Cristo. Questa edificazione si verifica con la proclamazione della salvezza, con la predicazione evangelica e istaura la salvezza con i Sacramenti, cioè con la liturgia.

Cristo passò dalla morte alla vita, ugualmente noi percorrendo lo stesso cammino. Nella liturgia è ripresentato il mistero pasquale nel suo profondo dinamismo. È un rinnovamento, una rappresentazione rituale, non visibile, non fisica, ma mistico-sacramentale. Ci introduciamo, ci immergiamo, ci integriamo nella celebrazione dello stesso mistero di Cristo. Infatti l\'azione liturgica è un vero evento, i sacramenti sono opere mirabili di Dio nella Storia della salvezza. Tale immersione ha l\'effetto di glorificare Dio in Cristo perché l\'azione della comunità liturgica non è diversa dall\'azione liturgica di Cristo stesso.

2 “Storia della salvezza”. 3 Cfr Ef 1,9-11. 4 “Gli interventi di Dio”.

La comunità liturgica si unisce a Cristo che glorifica il Padre e con lui gli rende culto. Contemporaneamente si santifica, si unisce a Dio, si glorifica: è la partecipazione alla stessa gloria di Cristo. Le caratteristiche della Liturgia sono allora: 1) Partecipazione al mistero di Cristo; è prolungamento di tale mistero nel mondo e nella storia. 2) Partecipazione nascosta e invisibile, solo con la fede si può vedere questa realtà. 3) È visibile nei segni. 4) Le azioni liturgiche dicono relazione: a) al passato: commemorazione o riattuazione delle azioni di Cristo; b) al presente: azione di Cristo per mezzo di segni; c) al futuro: azione liturgica pegno di gloria (escatologica). Il segno. Cristo è il sacramento originale perché è manifestione del Verbo di Dio e manifestazione salvifica. Visibile perché manifestazione nella carne, misurato dal tempo e dallo spazio. È sacramento per antonomasia. Ma Cristo ci ha lasciato, è asceso. Oggi Cristo si fa presente e visibile nel mondo non direttamente attraverso la sua corporeità, ma attraverso la continuazione della sua corporeità glorificata, mediante le forme visibili o sensibili, cioè la Chiesa e i sacramenti della Chiesa. La Chiesa è una manifestazione visibile, terrestre del corpo di Cristo. L\'unica manifestazione personale di Dio nella carne si continua nella Chiesa. La Salvezza, che si era manifestata in Cristo, ora si manifesta nella Chiesa che è una comunità salvifica escatologica. La Chiesa infatti è l\'Epifania della realtà salvifica sul piano della visibilità storica. I Sacramenti sono segni e veicoli della presenza salvifica di Cristo. Il sacramento della Chiesa suppone i sacramenti della Chiesa. I quali constano di azioni e di parole. La dimensione della simbologia sacramentale. Sono molteplici i simboli: a) cose o elementi: pane, vino, acqua, olio, fuoco, unguento, albero; b) azioni: banchetto, lavabo, unzione, imposizione delle mani; c) gesti: in piedi, seduti, genuflessi, a mani giunte, mani aperte, alzate; d) ritmo del tempo: giorno, notte, stagioni, settimane, anni. Ritmo del sole o della luna; e) luogo sacro: tempio, altare, cattedra, cimitero, monte. La Liturgia è un\'azione sacra attraverso la quale con un rito nella Chiesa e mediante la Chiesa è continuamente esercitata e continuata l\'opera sacerdotale di Cristo, la quale è la santificazione degli uomini e la glorificazione di Dio.

Anno Liturgico

1. Anno Liturgico e Sacramenti dell\'iniziazione. a) Siamo inseriti in Cristo, nel suo mistero pasquale, con il battesimo, la cresima e l\'Eucarestia. Liberati dal potere delle tenebre (Col 1,23), morti e risorti insieme col Cristo (Rm 6,4-11; Col 2,12-13; 1Pt 3,21-22; Mc 16,16), ricevono lo Spirito di adozione a figli (1Ts 3,5-7; At 8,14-17) (Presbyterorum Ordinis 5/1253). Con il Battesimo inseriti nel mistero pasquale, sono pienamente inseriti nel corpo di Cristo per mezzo dell\'Eucarestia (Sacrosanctum Concilium 59/107). b) I Sacramenti non sono delle pie pratiche alle quali ricorrere ogni tanto, ma sono colonne dell\'edificio, sono gli atti di Cristo risorto attraverso i quali egli costruisce la sua Chiesa suo corpo e così santificata nello Spirito Santo offre il culto dovuto. Tutti i Sacramenti attingono la loro efficacia dal mistero pasquale e ci innestano in questo stesso mistero per farcelo vivere. I Sacramenti sono il Cristo che muore e risorge perennemente tra noi. c) Soprattutto nella Messa: in essa si concentrano sacramentalmente e liturgicamente col sommo grado di efficacia tutte le fasi del mistero di Cristo. Ogni Messa è Avvento, Natale, Epifania, Giovedì Santo, Venerdì Santo, Pasqua, Ascensione, Pentecoste, Cristo Re, Ognissanti. Una festa liturgica non può essere qualcosa che non sia già realmente contenuta in ogni e singola Messa. La Chiesa pertanto celebra sempre ogni singolo mistero attraverso l\'Eucarestia. La ripetizione ciclica non è per ricalcare perpetuamente il tracciato di un cerchio. Non è il mito dell\'eterno ritorno come per i pagani. La storia va vista come una linea ascendente che dal centro, che è il mistero pasquale, tende verso la parusia e realizza efficacemente e progressivamente il piano di Dio.

2. Anno Liturgico è esplicitazione del mistero di Cristo. La Chiesa ha la missione di annunciare e attuare il mistero di Cristo nella sua unità e integralità mediante la Parola e i Sacramenti dell\'iniziazione. Ma la ricchezza del mistero è talmente insondabile e incommensurabile (Ef 3,8-15; Rm 11,33-36) che nessuno può mai comprenderlo. Nè con un unico sguardo si può cogliere tutti gli aspetti con cui a noi si è manifestato e si esprime e si realizza sinteticamente in ogni Messa. Abbiamo bisogno che ci venga come scomposto e analizzato nei suoi diversi aspetti, che la nostra attenzione ora sia su l\'uno ora su l\'altro e arrivare pian piano a penetrare il senso pieno d\'ogni singola Messa. Questo esplicitare l\'infinita ricchezza di Cristo e dei suoi misteri è l\'Anno Liturgico. È mettere in rilievo ora l\'uno ora l\'altro aspetto dell\'unico mistero di Cristo che si realizza simultaneamente in ogni Messa; questa è la festa liturgica. (Da Bergamini5)

3. È memoriale dell\'opera della salvezza. a) “Fate questo in memoria di me”6. Che cosa significa. Anamnesi cioè memoria, proclamazione efficace con la Parola e il Sacramento dell\'evento salvifico che è Cristo. b) Nell\'Antico Testamento. Rito memoriale dell\'Esodo: “Sarà per voi un memoriale” (Es 127). Non solo memoria della liberazione, ma la attualizza. Dio è presente e potente come per il passato. Il suo passaggio liberatore è sempre presente nel rito con la stessa efficacia. “Immolate la pasqua”8, cioè compite il passaggio per mezzo dell\'immolazione dell\'agnello. Ogni generazione è personalmente liberata e associata al patto (Dt 5,2-3); “Quello che il Signore operò per me” (Es 13,89). c) Non è dunque evocare fatti passati o una rappresentazione ma una ripresentazione, una riattuazione. L\'Anno Liturgico è Cristo stesso che vive sempre nella sua Chiesa e ci mette a contatto con i suoi misteri e farci vivere10 per essi: misteri che sono perennemente presenti e operanti (Mediator Dei11). Ecco perchè l\'«oggi» della Liturgia: oggi Cristo è nato, è risorto, ascende, è Pentecoste.

4. È presenza operante del Kyrios, Signore. Dopo la risurrezione, il tempo è caratterizzato dalla presenza operante di Cristo, vi è un nuovo rapporto con l\'uomo e le cose. “Cristo ieri e oggi, lo stesso per tutti i secoli” (Eb 13,812). “Sono con voi” (Mt 28,20). Perciò a) L\'Anno Liturgico non rispecchia la vita terrena di Cristo, piuttosto il suo mistero cioè l’attuazione del disegno salvifico di Dio che si rivela in Cristo soprattutto nel mistero pasquale. b) Tutta l\'attenzione sul Risorto da cui alla sua divinità e alla sua vita storica. Sacerdote vivens ad interpellandum13.

5. L\'Anno Liturgico è rinnovazione dei misteri di Cristo. Perché vengono rinnovati i misteri della sua vita (precipue ma non esclusive): a) Il mistero pasquale è al centro, ma anche i diversi atti della vita di

5 Cfr AUGUSTO BERGAMINI, L’anno liturgico. 6 Lc 22,19. 7 Cfr Es 12,14. 8 Es 12,21. 9 Cfr Es 13,8. 10 Ci fa vivere. 11 Cfr PIO XII, Mediator Dei, Pentecoste. 12 Cfr Eb 13,8. 13 “… vivo per intercedere” (Eb 7,25). Cristo sono salvifici e ciascuno di essi ha una sua propria fisionomia e un suo proprio valore. b) Annunciano e preparano il mistero pasquale, sono modi con cui Dio ci attira a sè, sono fonte di specifici e particolari meriti per noi. Ogni mistero ha la sua particolare grazia di salvezza. Ecco perchè la Chiesa celebra, rende presenti i misteri di Cristo e li rivive “perché vengano aperte le ricchezze” (Sacrosanctum Concilium 102).

6. Spiritualità dell\'anno liturgico. È il culmine, e si ottiene con la massima efficacia, la santificazione ecc… (Sacrosanctum Concilium 9 e 10), e le pratiche di pietà in armonia con la liturgia. (Da Bergamini14)

14 AUGUSTO BERGAMINI, L’anno liturgico.

1. Tempo presenza di Dio. La vita non è fissa, fluisce nel tempo. Un fluire che viene da Dio, tende a Dio, porta Dio in sé. È come un rinfrangersi nel tempo della pienezza eterna di essere e di vita che è in Dio; Egli per amore va creando cioè si va donando, tutto attrae a sé.

2. Il tempo è il susseguirsi dei doni di Dio, è il cammino verso Dio, è una presenza di Dio. Ha assunto un valore speciale da quando il Figlio di Dio si è fatto uomo. Gesù ha portato una nuova incomparabile presenza di Dio e del suo amore nel tempo.

3. Il tempo non scorre uguale – giorno e notte, stagioni – è il nostro legame con la natura, siamo immersi in essa e da lei condizionati. Il tempo è improntato anche della nostra umanità: osserviamo il succedersi degli avvenimenti naturali; operiamo adattandoci al tempo o adattandolo a noi; fissiamo delle date punti di riferimento; inquadriamo nell\'anno la nostra vita; «Ne facciamo una cosa umana».

4. La Chiesa ne fa una cosa cristiana. La Chiesa che siamo poi noi ma principalmente il Capo Gesù ne fa una cosa «sua». Con l\'Incarnazione il tempo, l\'anno è improntato di Cristo. Nel corso dei secoli la Chiesa ha creato l\'Anno Liturgico nei tre grandi momenti: Natale, Pasqua, Pentecoste; il ricordo del mistero totale di Cristo unito al ricordo di sua Madre e dei santi. Mistero trinitario, elementi della natura, tradizioni ebraiche, celebrazioni pagane trasformate.

5. È catechesi: annuncio del mistero di Cristo non con formule astratte, ma con la concretezza di vita. È occasione di meditazione. È incontro con la comunità, nella Sua Presenza perché Cristo è presente non solo nella memoria, ma con l\'azione propria di quel mistero. E ci fa incontrare il Padre e lo Spirito Santo. E la sua presenza è il preludio della sua venuta finale. (Mons. Guano) Non mi proposi di saper altro tra di voi se non Gesù Cristo e questi crocifisso (1Cor 2,215). Non sia mai che mi glori se non nella Croce del Signore nostro Gesù Cristo per la quale il mondo è crocefisso per me ed io per il mondo (Gal 6,1416). Gesù Cristo che diede se stesso in riscatto per tutti (1Tm 2,617). O ignorate che quanti fummo battezzati in Cristo Gesù, nella morte sua fummo battezzati? Consepolti fummo dunque con Lui per il battesimo nella morte (Rm 6,3-418). Con Cristo sono crocefisso (Gal 2,1919). Siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio (Col 3,320). Ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non accarezzate la carne (Rm 13,1421).

A partire dalla Risurrezione e dall\'effusione dello Spirito Santo i cristiani hanno un tempo sacro, il tempo in cui si attua il regime dei segni sacramentali. È concesso perché nella conversione continua del cuore, nella fede essi perpetuino la memoria della morte del Signore (Sacrosanctum Concilium 102). Hanno la possibilità continua di prendere la croce (Lc 9,23). Dinamismo dell\'Anno Liturgico.

15 Cfr 1Cor 2,2. 16 Cfr Gal 6,14. 17 Cfr 1Tm 2,6. 18 Cfr Rm 6,3-4. 19 Cfr Gal 2,19. 20 Cfr Col 3,3. 21 Cfr Rm 13,14.

La «Domenica»

1. Festa primordiale, fondamento e nucleo dell\'Anno Liturgico. La celebrazione del mistero pasquale è al centro della memoria che la Chiesa fa del suo Signore. Viene compiuta in modo solenne settimanalmente. Domenica non tanto scelta dai cristiani quanto dagli Apostoli e in qualche modo da Cristo stesso che è risorto in tale giorno. Apparve, e ancora otto giorni dopo mostrando a Tommaso le sue piaghe22. Concilio Vaticano “seguendo la tradizione apostolica” (Sacrosanctum Concilim 106). “Fui rapito in estasi nel giorno del Signore” (Ap 1,10). Kyriakè, il giorno del Signore risorto e glorificato, è il giorno di Cristo per eccellenza, perché è quello della sua risurrezione.

2. Il mistero della domenica. La domenica è allo stesso tempo il primo e l\'ultimo giorno della settimana. È l\'ottavo giorno, che segue il settimo, il simbolo del giorno che oltrepassa i giorni, del giorno senza tramonto dell\'eternità. Novità assoluta: è il sabato nuovo e perfetto. Quell\'altro era per il riposo e in rapporto all\'alleanza23, questo nella celebrazione del memoriale della risurrezione e nell\'attesa della sua venuta.

3. La domenica celebra la Pasqua. a) Memoriale del mistero pasquale nella sua totalità. Passionis, Resurrectionis, Ascensionis et Pentecostis; b) è il giorno tipico della presenza attuale del Signore in mezzo ai suoi riuniti in assemblea; c) è il giorno dell\'attesa nella speranza dell\'ultima venuta; giorno della risurrezione: memoria, ottavo giorno: profezia, domenica: presenza nel mistero. È l\'avvenimento della nuova creazione, irruzione di vita dall\'alto. Giorno di ascolto della lectio divina (in tale giorno, Emmaus). Giorno dei sacramenti pasquali.

4. Domenica: giorno dell\'assemblea. Il popolo di Dio è nato dall\'avvenimento pasquale. La Pasqua è per natura sua un fatto comunitario sia nell\' Antico e Nuovo Testamento. La Pasqua va quindi celebrata dalla Chiesa riunita. La

22 Cfr Gv 20,19-29. 23 Cfr Es 20,8. Pasqua è l\'avvenimento cosmico che ha mutato irrevocabilmente i destini del mondo. Ciò esige che se ne faccia una pubblica e solenne proclamazione. La Chiesa prima di celebrare la Pasqua annuale ha celebrato quella settimanale. La Parola riunisce la comunità nella fede attorno al Cristo risorto, il Battesimo ci ha rigenerato nel Cristo morto-risorto, l\'Eucarestia porta a compimento vita divina data dal Battesimo e ci fa crescere in corpo di Cristo (Sacrosanctum Concilium 6 e 106).

5. Giorno di gioia e di riposo (Sacrosanctum Concilium24). a) è il giorno di rifornimento del popolo di Dio pellegrinante in questa terra; paroikousa: attendata; b) il canto è espressione di questa gioia; c) comunità di amici di Cristo e tra loro che si riconoscono nell\'amore e nella pace donata dal Signore; d) gioia che si deve nutrire di contemplazione; e) effondersi nell\'esercizio della carità fraterna; f) non si digiuna mai: è il giorno di presenza dello Sposo; g) si prega in piedi (siccome siamo risorti e dobbiamo cercare le cose dell\'alto, stando in piedi ricordiamo la grazia che ci è stata data – San Basilio25). È dunque la domenica il giorno cosmico della creazione, biblico della circoncisione, evangelico della risurrezione, ecclesiale dell\'Eucarestia e escatologico del secolo futuro. (Bergamini)

6. Il giorno ottavo è il giorno della nuova creazione, come contropartita della prima creazione che il Signore realizzò nella prima settimana. Il settimo giorno riposò. Però nell\'ottavo riprese la sua opera di ri-creazione. Grazie alla risurrezione di Gesù tutto è stato ri-creato, tutto è stato ri-formato. È apparso un cielo nuovo e una terra nuova. Giorno del sole di salvezza, vincitore delle tenebre. Luce e tenebre (Vangelo di San Giovanni). È risorto dal sepolcro come sole radiante. Struttura pasquale della settimana, per la celebrazione ebdomadaria della Pasqua. Digiuni al venerdì (Passione) e al mercoledì (tradimento di Giuda).

7. È verosimile che l\'apparizione di Gesù sul lago sia avvenuta di domenica26. Nell\'Antico Testamento le apparizioni di Dio avvenivano quasi sempre il “primo giorno della settimana” (Ez 1,1; 3,5; 8,1; 20,1; 29,1; 31,1; 32,1; Zc 1,7; Ag 1,1; Ger 7,1).

24 Cfr Sacrosanctum Concilium 106. 25 “Noi preghiamo in piedi il primo giorno dopo il sabato, ma non tutti ne sappiamo la ragione. Non è soltanto perché, come risorti con Cristo e cercando le cose di lassù, ci ricordiamo, stando in piedi in preghiera nel giorno dedicato alla resurrezione, della grazia che ci è stata donata; ma perché quel giorno sembra essere in qualche modo l’immagine della realtà futura” (SAN BASILIO MAGNO, De Spiritu Sancto). 26 Cfr Gv 21. La domenica è un\'istituzione immutabile che «ci mantiene in contatto carnale con il fatto storico della risurrezione di Cristo» (Daniélou). È giorno di luce. “Quel Dio che aveva detto «risplenda dalle tenebre la luce» è colui che la fece risplendere nei vostri cuori per irradiare la conoscenza della gloria di Dio che brilla sul volto di Cristo” (2Cor 4,627). Cristo è la luce della nuova creazione e il sole di giustizia (Mal 4,228). Giorno della nuova creazione. “Ecco faccio una cosa nuova” (Is 43,19). “Se uno è in Cristo è una nuova creazione, ciò che era antico è passato: ecco il nuovo è sorto” (2Cor 5,1729). Giorno del Signore; perciò giorno della potenza, del trionfo e della vittoria di Cristo (Ef 1,19; Rm 1,4; Col 6,14) che nella risurrezione è diventato sorgente di vita (2Cor 13,4), di grazia (Ef 2,6), e di forza (Fil 3,10; 2Cor 10,4). La domenica figura del ritorno di Cristo. Giorno del Signore indica anche giorno del giudizio (1Ts 5,2; 2Ts 2,2; 1Pt 2,12; 2Pt 2,9; Rm 2,5). “Figli del giorno” (1Ts 5,5) cioè uomini del futuro.

8. È assemblea. Cristo risorto nel Cenacolo trovò gli Apostoli riuniti30. Il «raduno» segnò la nascita effettiva o la manifestazione ufficiale della Chiesa nella Pentecoste. A Troade Paolo parla alla comunità “riunita per spezzare il pane” (At 20,7). “Riunitevi nel giorno domenicale del Signore” (Didaché31). “Quale scusa possono avere quelli che non si riuniscono nel giorno del Signore?” (Didascalia degli Apostoli). “I fedeli devono radunarsi insieme” (Sacrosanctum Concilium 106). È il raduno della Pentecoste che continua, poiché “da allora la Chiesa non cessò mai di radunarsi per la celebrazione del mistero pasquale” (Sacrosanctum Concilium 6). L\'assemblea domenicale fa venire in mente innanzitutto la Chiesa nata dalla Pasqua di Cristo ed è di per sé il segno della redenzione. L\'assemblea infatti è il segno della Chiesa universale, poiché la Chiesa è l\'assemblea del popolo di Dio, una convocazione santa. Essa è nella sua essenza una comunità di chiamati da Dio fuori dal mondo. È stata la morte di Cristo a riunire i figli di Dio dispersi (Gv 11,52), è la Croce il simbolo della convocazione dei popoli a Cristo (Gv 12,33; 13,14-15) e la Chiesa è nata dal costato di Cristo. E la risurrezione ha segnato l\'inaugurazione del regno e la creazione definitiva del tempio del corpo di Cristo, distrutto e ricostruito (Gv 2,19-22). A questo nuovo tempio affluiranno i popoli (2Mac 1,18. 27-29; 2,18; Zc 14,16-21; Tb 3,10-13). Perciò l\'assemblea è essenziale al giorno che commemora la Redenzione e la riunione in se stessa esprime eloquentemente il senso pasquale della domenica. È una convocazione in atto del popolo chiamato a raccolta e riunito nella Pasqua del Cristo. La domenica è perciò il giorno della Chiesa; in essa la comunità locale vive tutto il mistero della missione universale della Chiesa nel mondo.

27 Cfr 2Cor 4,6. 28 Cfr Ml 3,20. 29 Cfr 2Cor 5,17. 30 Cfr Gv 20,19-23. 31 Didachè XIV,1. 9. Domenica. Eucarestia. Se non può esservi domenica senza assemblea, non vi potrà essere assemblea domenicale senza la Parola e l\'Eucarestia. Perché la Messa è soprattutto un banchetto pasquale; l\'Eucarestia è il rito pasquale che si inquadra in una festa pasquale, la domenica. La domenica ricorda la Redenzione, ma l\'Eucarestia è il sacrificio della Redenzione, che Cristo offre attualmente per le mani della Chiesa. Il giorno del Signore perciò riceve il suo pieno significato nella Messa. Questa ci dona la grazia della salvezza e così per essa la domenica continua la storia sacra fino al ritorno di Cristo. Per i cristiani il bisogno della Messa dovrebbe essere una specie di istinto irresistibile e non la paura di trasgredire un obbligo. Dall\'aver compreso il senso pasquale della Messa porta alla conseguenza di riservarle un primato assoluto nel giorno del Signore. Lo stesso riposo festivo è subordinato a questo scopo. Ci si sente liberi dal lavoro per mettersi a disposizione del Signore, per gli interessi del Regno di Dio e dello spirito; poi si torna alle cose per vederle nella trasparenza della fede e diventare il sacerdote della Creazione.

10. La pienezza del culto è tale poiché è il giorno della Pasqua cioè della Trinità, giacché la salvezza è opera di tutte tre le Divine Persone, è il giorno della risurrezione e perciò anche dello Spirito Santo poiché il Cristo risuscitato mediante lo Spirito, la potenza e la gloria che è lo Spirito, è diventato “Spirito donatore di vita”. La domenica è la pienezza del culto perché esige la Messa e questa è la sintesi del mistero, il riassunto della storia sacra. Visione pasquale della Messa domenicale e proposta così “da diventare giorno di letizia e di riposo” (Sacrosanctum Concilium 106). “Colui il quale si affligge di domenica commette un peccato” (Tertulliano32). Il Signore è veramente risorto! Alleluia!

32 Cfr Didascalia degli Apostoli.

Eucarestia come presenza

1. Tutti i sacramenti sono vivi perché comunicano la vita di Cristo. Ma l\'Eucarestia è per eccellenza il sacramento della vita che nutre la Chiesa e ogni cristiano.

2. La Messa è dominata dalla presenza di Cristo. Le parole della consacrazione realizzano la sua venuta. È presente. La sua offerta al Padre è un atto di presenza tra noi. C\'è il sacrificio quando c\'è la presenza. Si realizza così il principio essenziale della salvezza: la presenza (Incarnazione) del Figlio di Dio. La Messa è Cristo, l\'offerta che Lui fa di se stesso e che si comunica alla Chiesa. Aderire alla Messa è un\'adesione alla sua presenza. Il Sacerdote rinuncia al suo io al momento della Consacrazione perché la presenza di Cristo invada e così deve essere di tutti i presenti.

3. La verità della sua presenza è pienamente recepita dai discepoli come verità fondamentale (San Paolo, San Giovanni). Per essere fedeli al Maestro bisognava dare l\'assenso. “Volete andarvene anche voi?”33.

4. La presenza eucaristica è una presenza essenzialmente personale. Direttamente la consacrazione effettua la presenza di una cosa, corpo e sangue, ma il suo scopo è quello di assicurare la presenza della persona del Salvatore. Egli si dà senza riserva, di conseguenza ha di mira anzitutto il dono della sua persona. Non soltanto dà con il suo corpo, la sua anima umana, ma offre la sua persona divina volendo essere presente con il titolo di Figlio di Dio. Perpetua il mistero dell\'Incarnazione. Egli prese una carne umana per vivere tra gli uomini e stabilire con loro legami personali, condividere con loro la sua dignità filiale e introdurli nel seno della Trinità. In Lui così due comunità si uniscono. E ogni Messa fa compiere un passo nuovo verso tale fusione. Questa è la mia carne.

5. “Me ne vado e tornerò a voi”34; “Non vi lascerò orfani” (Gv 1435). “A voi”: a tutte le moltitudini dei cristiani. La Messa contiene l\'invito a una personale intimità con Cristo. È tra gli uomini come persona che desidera stabilire il più profondo contatto. Non è presenza immobile, ma richiamo da persona a persona. Attira presentando il massimo del suo amore. La sua presenza personale è donata nel sacrificio redentore. È il

33 Gv 6,67. 34 Gv 14,28. 35 Gv 14,18. Cristo del Vangelo. Esige una risposta non meno personale.

6. “Io sono”; “Io sarò con te” (Es 3,12); così per Gesù: “Io lo sono” (Mc 14,62; Lc 22,70), garantisce: “Io sono con voi ogni giorno”36. L\'eternità dell\'«Io sono» entra pienamente nella storia umana, nel tempo umano. Vi entra come una presenza offerta che assiste in ogni istante. È la potenza divina posta a servizio della Chiesa. La Messa è per eccellenza il momento e il luogo della presenza divina che spinge verso lo stadio finale. Dio tutto in tutti.

7. Cristo vuole essere presente attraverso la sua carne. L\'Incarnazione si compie nell\'Eucarestia. L\'Incarnazione ha coperto l\'infinita distanza tra l\'Essere divino e la nostra carne. Lo stesso al momento della Messa. Questa procura la presenza che l\'Incarnazione aveva donata. Paragone tra Maria e il Sacerderdote. Perchè questo completamento nella Messa? Dio ha voluto farsi tutto a tutti. Lo vediamo in Gesù che per amore si abbassa. Nella Messa lo abbiamo così come lo presenta il Vangelo. Abbiamo la sicurezza della salvezza. Anche del nostro corpo che non è più schiavo del peccato né strumento di schiavitù, in virtù della carne di Cristo strumento di grazia. Nella Messa bisognerebbe cantare un inno al corpo umano. Tutto l’universo corporeo è trasfigurato dalla presenza del Verbo fatto carne, la quale si rinnova senza posa.

8. Una carne immolata. “Vi esorto ad offrire il vostro corpo in ostia vivente, santa, accettabile a Dio” (Rm 12,137). La Messa non solo ci dà la carne del Verbo, ma la carne sacrificata per la Redenzione. Nella Messa si riproduce l\'atto di offerta per cui Cristo ha dato la salvezza. La sua presenza è richiesta da quest\'offerta in sacrificio: è una presenza vittimale. Cristo si dà in qualità di vittima. Ed è un richiamo alla nostra generosità. Se per lui essere presente significa offrirsi vittima, per coloro che vi assistono essere presenti deve avere lo stesso significato: offrirsi come vittime. In un vero amore impedendo così che la spiritualità vittimale si faccia depressiva e negativa.

9. Presenza vivente. Carne: carne vivente. Comunica infatti la vita eterna. Non è la carne dolorante della Passione. È di vittima ma che ha terminato la Passione, di vittima gloriosa. Cristo si rende presente nello stato che ha acquistato nella Risurrezione e Ascensione. È un corpo glorioso, pieno di vita e porta una vita spirituale che è la vita stessa di Dio che irrompe nel mondo. Così la Messa è un\'opera di vita: essa commemora e rinnova il sacrificio e la morte di Gesù per diffondere la vita della Risurrezione. È una presenza trionfante.

36 Cfr Mt 28,20. 37 Cfr Rm 12,1. 10. Gesù domanda la fede nella sua presenza eucaristica (discorso di Cafarnao): “Io sono il pane di vita”38. Fede di Pietro; opzione39. Anche ora. La Messa ci chiama a rinnovare la fede come scelta totale di Cristo.

La Messa e la Croce

1. “Questo è il calice del mio sangue che sarà versato”40. La sua azione nella Cena è collegata a quanto sta per avvenire sulla Croce. La Messa che Gesù istituisce trae il suo valore dal Sacrificio che ha già un valore attuale (è dato per voi). La Cena è tanto vicino alla Croce da farne un solo sacrificio. Cristo si offre al Padre già come vittima anche se l\'immolazione avverrà il giorno dopo. Vivere la Messa è vivere della Passione di Cristo conservando di questa Passione non tanto la tragedia esterna quanto piuttosto questa intima oblazione.

2. La Messa è un sacrificio perché è un atto sacramentale. Non è un secondo sacrificio, essa trae tutto il suo valore dal Sacrificio della Croce. È un\'applicazione e nello stesso tempo una rappresentazione di quel sacrificio. Vuole applicare i meriti della Passione agli uomini, col rinnovamento del gesto di quella Passione. Essa non crea nuovi meriti. Non fa che distribuire ciò che è stato acquisito al momento dell\'effusione del sangue. La Messa testimonia che non vi è nulla da completare nel sacrificio della Croce, che questo è stato compiuto una volta per sempre e la sua efficacia è senza limiti, è lo stesso sacrificio che si rinnova (la Messa non prende posto come avvenimento storico) e che da quello derivano le grazie. La moltiplicazione delle Messe è il segno visibile del valore unico e infinito della Passione che è dunque una sorgente inesauribile di redenzione. Non dunque per una carenza della Passione ma per la sua infinita ricchezza. Tutte le Messe dall\'unico fatto del Calvario. Se la Messa trasforma, guarisce, ecc… è per questo. Quell\'amore perfetto così grande che ogni offerta attuale non è se non la reiterazione e l\'applicazione.

3. La Messa è al centro dell\'economia sacramentale. In essa il sacramento è un sacrificio, un\'offerta a Dio, negli atti è una grazia che viene agli uomini. Si rinnova l\'atto che ha ottenuto tutte le grazie; con essa ci uniamo sacramentalmente all\'unica offerta di Cristo. Gli altri sacramenti applicano il risultato dell\'offerta conferendo la grazia. Essa adempie sacramentalmente il sacrificio da cui le grazie e sacramentali ed extrasacramentali. È il sacramento fondamentale. Ogni sacramento è in stretta relazione con la Messa. Senza di essa ci avrebbero dato che i frutti, con essa lo stesso mistero. L\'atto di salvare si compie di nuovo ed estende la sua presenza a tutta l\'umanità. 4. La Messa nuova oblazione. Cristo in ogni Messa è offerente e il principale sacerdote. Il prete è solo il portavoce. Cristo offre di persona. Ogni giorno centinaia di migliaia di volte. Per adeguare meglio le applicazioni della Redenzione all\'umanità, con segni sensibili più vicini all\'esistenza umana. È un\'incarnazione spinta fino all\'estremo. Vi è tutta la potenza del Calvario ogni volta, rende presente quest\'avvenimento supremo, rinnovandone l\'oblazione. Nulla più grande. Offrendosi di nuovo Cristo riproduce misteriosamente sacramentalmente l\'offerta d\'allora.

5. Nuova immolazione. Non si fa risiedere nel fatto esteriore dell\'effusione del sangue. Ve ne è una più intima ed è nella volontà di consegnarsi alla morte, di rimettere tutto il proprio essere e la vita a Dio. Questo si rinnova nella Messa ed è l\'essenza del sacrificio. È l’immolazione della Croce manifestata da un segno sacramentale che la riproduce misteriosamente. Il segno è costituito dalle parole consacratorie. Indicano una oblazione perché Cristo non dà la sua presenza se non attraverso l\'offerta di se stesso; è data soltanto in un atto di sacrificio. La consacrazione è un\'offerta prima ancora di essere una venuta; o meglio è una venuta mediante l\'offerta. Cristo si offre al Padre rendendosi presente fra gli uomini e diventando nutrimento spirituale dell’umanità nella presenza e nell\'umile servizio. E noi? come imparare? Quanto all’aspetto immolativo di questa oblazione esso è pienamente suggerito o espresso dalle stesse parole. I termini «questo è il mio corpo» rievocano un\'immolazione perché la menzione del corpo suggerisce la carne della vittima sacrificata, il corpo dato per la vita del mondo è carne consegnata alla morte. La consacrazione del vino è ancora più significativa perché parla del sangue versato per molti41. Inoltre con la loro separazione questa immolazione è più vivacemente simboleggiata, poiché la separazione sacramentale del corpo e del sague raffigura la morte cruenta. Ripetiamo: le parole della consacrazione non sono semplicemente il segno sacramentale della sua presenza nello stato di vittima, sono anche il segno di un atto di oblazione immolativa, di una azione sacrificale che esse rappresentano e realizzano.

6. La consumazione gloriosa del sacrificio. Il sacrificio è completo quando è gradito a Dio. Il sacrificio del Calvario non si è interamente compiuto sulla Croce. Quel che si era compiuto nel momento della morte di Gesù era la sua offerta. Il sacrificio si è però compiuto con l\'accettazione del Padre che è valsa a Cristo la glorificazione, la Resurrezione e l\'Ascensione. Gesù raggiunge lo scopo del suo sacrificio penetrando nella gloria celeste. Ecco perchè la Messa si

41 Ibidem. celebra non solo in memoria della sua Passione, ma della Risurrezione e Ascensione. Ciò che essa rinnova è il sacrificio nella sua integrale realtà, e per conseguenza nella sua gloriosa consumazione. Essa ripete l\'atto di oblazione e di immolazione, ma anche il gradimento per questa offerta immolativa, la sua accettazione da parte del Padre. Quindi se Cristo si offre di nuovo sull\'altare presentando al Padre il sacrificio del Calvario, il Padre gradisce di nuovo il sacrificio. Ogni Messa implica un gesto di accettazione divina. Essa si attua con il fatto che Cristo si rende presente nello stato di vittima gloriosa; viene come vittima che reca nella sua condizione gloriosa il segno dell\'accettazione divina.

Cristo rinnova nello stesso tempo l\'abbassamento della Passione e il trionfo della Risurrezione; ripetendo il sacrificio, si offre non solo come colui che ha sofferto, ma come colui che è risuscitato e salito al Cielo. Così la Messa si presenta come la ripetizione di un trionfo. La sua carne e il suo sangue sono posti come nutrimento perché dotati di vita. Se la Messa rinnova il sacrificio redentore è soltanto in vista di rinnovare la vita e la gioia propria della Risurrezione, e rifare il mondo nella carne gloriosa di Cristo. Ogni messa comporta una nuova immolazione ma anche una nuova gioia che ha superato il dolore e perciò più ricca e più profonda. Scuola di rinuncia e di offerta di sé, la Messa è anche scuola di gioia, vittoriosa, capace di superare le difficoltà. Tende a far vivere il cristiano nell\'atmosfera pasquale che deve essere di tutta la sua vita. La Messa richiede la fede nel Cristo glorioso.

Il Sacrificio della Chiesa

1. Per la Chiesa è stata istituita la Messa. Perché la Messa e la sua ripetizione se non perché Cristo ha voluto questo rinnovamento per trascinarvi la sua Chiesa. È celebrata con l\'intenzione di fare del sacrificio di Cristo il sacrificio di tutto il Corpo Mistico. La Chiesa raccoglie il frutto del Sacrificio (Ef 5,25-27 “ut sit sancta42 ecc...”) ma è anche associata. Essa condivide attivamente l\'offertorio; l\'atto di oblazione di Cristo deve diventare il suo, non ridiventa attuale se non per essere l\'atto della Chiesa. È ciò che significa la natura sacramentale del sacrificio. Cristo si offre di nuovo ma domandando alla Chiesa la sua collaborazione. Spetta alla Chiesa fornire il segno sacramentale del sacrificio. Essa dà il ministro, il pane e il vino. Senza di questi il sacrificio non potrebbe essere compiuto. Permette a Cristo di agire ed essa stessa si impegna nell\'azione di Cristo, nel suo sacrificio, si presenta anche lei come vittima. Come Cristo non soltanto offre, ma offre se stessa.

2. Un impegno non solo rituale, ma personale. Per il segno sacramentale, cioè solamente per i gesti e le parole, il sacrificio diventa un\'offerta di tutto il Corpo Mistico. È proprietà della Chiesa in modo oggettivo cioè indipendentemente dai sentimenti personali del sacerdote e delle disposizioni soggettive dei fedeli. Anche se il sacerdote celebrasse macchinalmente e i fedeli nessun sentimento, l’appropriazione resterebbe acquisita. Ma ci vuole un impegno più profondo che è l\'appropriazione soggettiva del sacrificio che si effettua con gli atti e le disposizioni di ciascuno. Impegno personale. Altrimenti la Messa non realizza uno dei suoi scopi. L\'impegno della Chiesa non penetra negli animi. Il sacerdote non basta che compia i riti con la coscienza di rappresentare Cristo e di agire in suo nome. Deve offrirsi personalmente con Cristo e i fedeli pure loro. Ognuno ha un suo compito personale. Lo spirito d\'offerta è l\'anima della Messa che deve invadere tutta la vita cristiana. Impulso all\'amore di Dio e del prossimo, forza contro le prove, accettazione del dolore, una vita in Cristo, un’adesione alla Croce.

3. L\'Offertorio della Messa. Con l\'offerta del pane e del vino viene significato l\'impegno della Chiesa nel sacrificio. Senso del simbolo e realtà che vi corrisponde. L\'offerta del pane. È nutrimento, rappresenta tutto ciò che è necessario

42 “… per renderla santa” (Ef 5,26). per vivere. “Dacci oggi ecc…”43; tutto ciò che deve aiutarlo a compiere la sua missione. Perciò offerta di tutto ciò che nell\'universo materiale coopera all\'esistenza umana. Il mondo è stato creato per l\'uomo e nulla resta estraneo all\'Offertorio. È simbolo ancora adatto a ricordare che le cose hanno per destino l\'incorporazione nella vita umana. Il pane mangiato diventa parte integrale dell\'essere, e in altro modo tutto l\'universo deve entrare nella vita dell\'uomo sia come oggetto di conoscenza, sia come strumento di utilità pratica. Realizza la sua ragione d\'essere quando è conosciuto e utilizzato. È l\'universo della scienza e della tecnica. Il pane è ancora il frutto del lavoro. Con il pane il lavoro umano è offerto come ossequio a Dio. Lavoro e sacrificio (mangerai il pane ecc…44) sono posti nel «Sacrificio» redentore di Cristo e della Chiesa. È l\'immensità di ogni lavoro umano che si trova sull\'Altare ed è presentato. Anche del lavoro fatto in collaborazione è simbolo: unità del lavoro umano, essenziale solidarietà del lavoro, simbolo di pace, di superamento della conflittuarietà del mondo del lavoro, ascesa verso un lavoro rispettato nella dignità e riconosciuto nel suo valore.

43 Mt 6,11. 44 Cfr Gen 3,19.

La liturgia della Messa

1. Mistero dell\'assemblea. L\'assemblea liturgica è un popolo riunito dalla parola di Dio, è una realtà soprannaturale, nasconde qualcosa di misterioso, è il segno e il simbolo d\'una cosa che non si vede, continua le assemblee del popolo di Dio nel corso della storia sacra. a) Rappresenta il vero e autentico luogo di culto. Gesù è presente dove sono due o tre45. È in lui che voi siete edificati mediante lo Spirito Santo per essere l\'abitazione di Dio (Ef 2,19-22). “Come pietre vive costruitevi in modo da formare un tempio spirituale, un santo sacerdozio per offrire dei sacrifici spirituali graditi a Dio per mezzo di Gesù Cristo” (1Pt 2,546). b) È segno della Chiesa. È sempre in funzione dell\'intera Chiesa.

2. Partecipazione attiva. Perché è l\'assemblea che agisce e prega, è il soggetto della Liturgia insieme a Cristo. Non assistere, non guardare solo, non essere passivi. Allora tutto il popolo di Dio entra nel mistero di Cristo, la Chiesa si nutre e il Corpo mistico si edifica “in tempio santo nel Signore, in abitazione di Dio nello Spirito fino a raggiungere la misura della pienezza di Cristo” (Sacrosanctum Concilium 2). Attiva vuol dire interna, esterna, sacramentale, che trasporta nel piano della vita. Concezione mistagogica.

3. Popolo sacerdotale. “Gente eletta, regale sacerdozio, nazione santa e popolo scelto in proprietà” (1Pt 2,947), ha il diritto e il dovere di prendere parte alla Messa in forza del Battesimo. Uniti a Cristo abbiamo il suo sacerdozio, vi partecipano tutti, anche se in grado e natura diversa. È sacerdozio collettivo anche se ciascuno ha tale dignità. È sacerdozio spirituale per distinguerlo dal ministeriale. Il Battesimo allora ci abilita alla partecipazione attiva facendoci diventare membri di diritto di un\'assemblea che agisce e prega. Il momento di offrire il sacrificio non è l\'Offertorio che serve a prepararlo, ma il tempo che segue immediatamente la Consacrazione.

4. Partecipazione esterna. Vi è solo la prima persona plurale: tutti devono partecipare. Preghiera pubblica e comune. Gli inviti sono frequenti: “Preghiamo”, “Osiamo dire”, “Rendiamo grazie”, “Noi tuoi servi” ecc… Incaricati.

45 Cfr Mt 18,20. 46 Cfr 1Pt 2,5. 47 Cfr 1Pt 2,9. Esprimono la voce della Chiesa. Alle volte bisogna rinunciare al movimento dei propri pensieri anche se sublimi, per rifiutare la propria gioia di uno sfogo, per uniformarsi ai pensieri, suggerimenti, preghiere e gesti comuni che forse non interessano. Perciò: a) pregare insieme e con Cristo e con la Chiesa, con l\'assemblea dei santi in cielo e con tutta la famiglia di Dio qui riunita. Recitare delle preghiere presentate a Dio per bocca di Cristo stesso a nome della Chiesa intera, mescolare la propria voce e i propri sentimenti con quelli del Cristo totale. Per facilitare questo: insieme le acclamazioni, saluti e risposte; dialoghi, preghiere e canti comuni, l\'Amen. b) Ascoltare. La Parola di Dio è per la comunità raccolta. Opera nel presente. Dio compie oggi i suoi prodigi di salvezza. Si rievocano i misteri di Cristo perché ora li viviamo: “Ecco oggi è il tempo propizio ecc…” (2Cor 6,248). Chi non si mette in atteggiamento di ascolto come se Dio parlasse direttamente al suo cuore, come se Cristo si rivolgesse apertamente all\'assemblea, per esprimere ciò che vuole oggi da essa, ciò che risponde ai suoi bisogni, ciò che serve alla sua salvezza, non può uscire nutrito dalla «mensa della Parola», non può trarre frutto dalla Messa. c) Cantare. È un modo privilegiato di partecipazione alla Liturgia. Vibrazione di entusiasmo, crea clima di fede, l\'anima si espande, l\'assemblea si fonde per divenire un\'anima sola. Scuote gli indifferenti, e i più restii possono divenire commossi. Cantare è amare (Sant’Agostino49). d) Uniformarsi agli atti comuni. Alzarsi, sedersi, inginocchiarsi. Essere in piedi significa essere responsabili e pronti come conviene a chi è risuscitato con Cristo. Lo stare a sedere aiuta la contemplazione e l\'attenzione. “Maria stava seduta ai piedi di Gesù”50. In ginocchio: è umiltà e facilita i sentimenti di adorazione e di penitenza. Gli atteggiamenti comuni del corpo (siamo anima e corpo) servono non solo ad esprimere ma anche ad aiutare i sentimenti dell\'anima. Prendere una posizione comune vuol dire vincere l\'individualismo e inserirsi nella famiglia. “Colui che ci fa abitare unanimi nella sua casa (Sal 6751) non ammette nella sua dimora divina ed eterna che quelli la cui preghiera è unanime” (San Cipriano52).

5. Partecipazione interna. L\'esterna senza l\'interna è come un corpo senza anima. La partecipazione deve essere consapevole e devota. 1) Interiore: Pia attenzione dell\'animo e affetto del cuore per cui ci si

48 Cfr 2Cor 6,2. 49 Cfr SANT’AGOSTINO, Sermone 34. 50 Cfr Lc 10,39. 51 Cfr Sal 68 [67], 7. 52 Cfr SAN CIPRIANO, De Dominica Oratione, 8. unisce al Santo Sacerdote. Altrimenti è una inutile parata. Se la preghiera liturgica non è nutrita di fede, di contemplazione, di meditazione sarà inefficace. La preghiera non può portare il suo effetto se non è preparata nel raccoglimento, se non è eseguita interiormente, se non è continuata nella vita. Se uno non sente il bisogno di fare il ringraziamento individuale alla Comunione e continuarlo nella vita, è segno che la sua partecipazione è solo esteriore. Pioggia caduta su terreno impermeabile. L\'acqua deve penetrare. La vita interiore e la unione mistica con Cristo non si possono esaurire nel breve spazio della preghiera liturgica: questa appella la meditazione personale per assimilare la ricchezza ricevuta. Il valore e l\'efficacia della preghiera di Cristo saranno sempre maggiori della preghiera individuale purchè quella diventi nostra; ma il passaggio non avviene se non attraverso la partecipazione interiore. Più sarà cosciente e nutrito di fede il contatto con la preghiera pubblica e più ampio sarà il flusso di vita. Allora la meditazione è più importante della Comunione solo nel senso che senza quella, questa è infruttuosa. 2) Personale. La liturgia ingigantisce il valore interno del colloquio dell\'anima con Dio che si avvia nel corso di una celebrazioone liturgica poiché in questa l\'individuo prega non a titolo privato, bensì come membro del Corpo Mistico. I vertici della contemplazione forse non coincideranno col momento liturgico, saranno nel silenzio, ma saranno sempre frutti dell\'unione sacramentale con Cristo. 3) Consapevole e devota; la meditazione e contemplazione possono scaturire dall\'attenta e ammirata osservazione dei riti e dei simboli. a) Guardare. I gesti del sacerdote sono simbolici, vi è l\'altare, la mensa, ecc...; seguire ciò che si svolge per poter capire. È il fronte nel quale avviene il nostro incontro con la realtà invisibile che è il veicolo sensibile di ricchezze spirituali. Una visione nutrita di fede, ammirazione, rapimento interiore. Un grado minimo di contemplazione nel contemplare i misteri di Cristo: uno più perfetto nel contemplarli in accordo con le parole, le preghiere e i gesti liturgici. b) Contemplare i misteri di Cristo. Altamente raccomandabile anche se non coincide con i momenti dell\'azione sacra poiché la vera preghiera non è nel movimento delle labbra, nè in un freddo ragionamento, ma nell\'unione diretta e intima con il Signore. c) Contemplare il contenuto della preghiera e dei gesti liturgici. La contemplazione più alta e più bella è però quella che si nutre del contenuto liturgico delle preghiere e dei gesti. Guardare, capire, agire, contemplare: ecco la forma più perfetta di partecipazione. La contemplazione dovrebbe accompagnare tutte le risposte, dialoghi, preghiere, permeare tutte le azioni sacre sotto forma di preghiera sia vocale, sia mentale, di giaculatorie, di rapide riflessioni, di intimi colloqui, di ardenti effusioni dell\'anima, di silenzio interiore. Come recitare il Confesso senza fare atto di penitenza? il Gloria senza innalzare dal cuore la lode ecc…? Questo può avvenire in modo del tutto individuale, ma se si congiunge con il più alto grado di partecipazione esteriore alla Liturgia, diventa anche la massima sorgente di santificazione e di lode, acquistando un\'efficacia impareggiabile. Questo insieme di preghiera personale e di contemplazione sfocia nell\'Offertorio e ha il suo punto culminante nel Canone. d) Nell\'Offertorio l\'essenziale dei riti è preparare il sacrificio. I sentimenti e disposizioni suggerite: “Abbiate sempre i fianchi recinti ecc...” (Lc 12,3553). Nel pane e nel vino che offriamo è significata l\'offerta della nostra intelligenza, volontà, tutti noi stessi, della vita, dell\'intero creato. Nella Consacrazione Cristo si rende presente per offrire il sacrificio insieme a tutta la Chiesa e in particolare con l\'assemblea raccolta attorno all\'altare. I fedeli esprimono la loro partecipazione facendo la memoria della Pasqua, l\'offerta del sacrificio, il rendimento di grazie e la preghiera supplice. e) Con il memoriale l\'assemblea si unisce intimamente alla morte e glorificazione di Cristo, che non solo si ricorda, ma si rivive attualmente in tutte le sue dimensioni e con la massima intensità possibile. Cristo si è reso presente perché noi lo ricevessimo pienamente facendo il nostro «passaggio» pasquale. f) Con l\'offerta la Chiesa presenta essa stessa il pane santo della vita eterna, offre con la vittima divina e per le sue mani se stessa. Perciò i fedeli esprimono i loro sentimenti interni di adorazione, di intimità con Dio, di confessione dei loro peccati e di desiderio di perdono, per accompagnare con il loro sacrificio spirituale quello di Cristo, nell\'intento di prolungarlo nella vita. Copiare allora i sentimenti di amore e di obbedienza manifestati da Cristo. g) Nel ringraziamento, soprattutto suscitato dal memoriale della Redenzione che implica il ricordo di tutti i «mirabilia Dei» dalla prima alla nuova creazione. h) Nella preghiera supplice: se è presente il Salvatore come non affondare le mani nei tesori di Dio? i) Allora sarà molto utile alimentare la preghiera privata alla stessa sorgente della Bibbia e della Liturgia. La Parola di Dio letta privatamente, pubblicamente proclamata avrà profonde risonanze. La privata che si nutre dei testi liturgici non solo sarà più ricca, ma servirà a far rivivere più consciamente il mistero cristiano nella Liturgia e renderà così l\'anima più permeabile alla grazia che promana dai sacramenti. La Liturgia più che una preparazione alla contemplazione è essa stessa una contemplazione.

53 Cfr Lc 12,35.

Eucarestia come sacrificio

1. Profezia di Malachia 1,10-11. Universalità del sacrificio. Non si può pensare a una religione senza sacrificio. Dio vuole un\'immolazione come vetta dell\'amore. E il sacrificio è un’esigenza dell\'amore. L\'amore non è desiderio d\'acquisto ma di diminuirsi, è dono di sé. E darsi è strapparsi da sé, è sacrificarsi. “Non vi è amore più grande ecc...” (Gv 15,13). Dio domanda il sacrificio: è perché ama molto. La grandezza di uno è nell\'amore. La Messa è espressione d\'amore.

2. Soprattutto dopo il peccato. Offesa richiede riparazione. Se il peccato è disobbedienza, è rivolta contro l\'amore. Necessità del sacrificio espiatorio. Insufficienza dell\'espiazione umana (cfr Eb 10,1-4). Dio vuole una riparazione perfetta. Con Cristo un Dio ripara la nostra colpa. Valore infinito. Però il Padre ha voluto che tale sacrificio presentato in nome dell\'umanità non cessasse di rinnovarsi nel tempo con una forma rituale e sacramentale: ecco la Messa.

3. Lo spirito del sacrificio. “Questo è il mio corpo dato per voi”; dato: offerto in sacrificio. “Do la mia vita per le mie pecore” (Gv 10,15); “Nessuno mi toglie la vita; sono io che la do da me stesso” (Gv 10,18). “Il Figlio dell\'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e per dare la sua vita in riscatto per la moltitudine” (Mc 10,45; Mt 20,28). Gesù indica che si verifica in lui la profezia del Servo di Javhè (dove vi è il termine «dare», offrire). L\'Incarnazione non è per prendere, ma per dare: ha assunto una natura umana per darla. Dà la sua persona (anima). L\'offerta sarà non tanto del corpo ma dell\'anima, delle inclinazioni ecc...; crocefisso nella sua più gelosa intimità personale (“Dio mio, Dio mio” ecc...). Dono completo. La mia carne per la vita, per il sacrificio e poi per nutrimento. Così anche quelli che seguono Gesù: tutto. Questo è il mio sangue versato per la moltitudine54. Sangue principio di vita elevato a simbolo dell\'amore di Cristo (Cfr San Paolo: Rm 3,25; 5,9; Ef 1,7; 2,13; Col 1,20). Il valore risiede nell\'amore e nell\'obbedienza al Padre (Rm 5,8; Fil 2,8); (Cfr Eb 9,14 e 12). Compie fino al sangue il dono di sé. E la Messa, che non è più un sacrificio cruento o un\'immolazione materiale, rende attuale il sacrificio del Calvario rinnovando l\'atto interiore che costituisce quel sacrificio, la disposizione di spirito che l\'anima. Per tutti; Gesù non dice «per il mio popolo (l\'ebreo)», ma «per la moltitudine».

4. Le disposizioni di Cristo. Prima di tutto: l\'obbedienza. “Ecco perché il Padre mi ama: perché io do la mia vita per riprenderla. Nessuno me la toglie: sono io che la do da me stesso. Io ho il potere di darla ed il potere di riprenderla: questo è l\'ordine che ho ricevuto dal Padre mio” (Gv 10,17-18). Anche San Paolo ha posto in luce il compito della obbedienza (Fil 2,5- 11). L\'esaltazione di Cristo viene dalla sua obbedienza. “Non la mia, ma la tua” (Mc 14,3655). Durante la Messa l\'offerta si rinnova nel suo atto interiore, nella sua intima disposizione: Cristo vi riproduce essenzialmente questo gesto fondamentale d\'obbedienza. E per questo la Messa piace al Padre. Siamo pure noi chiamati a condividere l\'atteggiamento suo di profonda e completa sottomissione. Abdicare alla propria volontà. Sottomettersi a una volontà che può essere crocefiggente. Un «sì» al disegno di Dio può costare molte rinunce. Qui sta la grandezza della libertà, l\'atto più regale della personalità. Seconda disposizione: l\'amore filiale. “Padre nelle tue mani rimetto il mio spirito” (Lc 23,46) (cfr Sal 31,6 e 15). Il valore dell\'obbedienza si traduce in amore filiale. Così nella Messa: pure noi figli nel Figlio. La Messa ci educa all\'amore al Padre. Terza disposizione: l\'amore del prossimo. Con la sua offerta Cristo ci ha fatto capire quanto ci amasse. Fino alla fine. Così nella Messa. “Il Cristo è morto per gli empi” (Rm 5,6-856). Prega ancora per i nemici. Così pure noi dobbiamo imparare ad amare. Messa luogo dell\'amore. Rinnovarci ad ogni Messa.

5. Lo Spirito Santo anima del Sacrificio. Per mezzo di Lui l\'offerta di Cristo sulla Croce è salita al Padre (Eb 9,14). È Cristo che si offre: è lui che vuol piacere al Padre, che obbedisce; è lui che ama gli uomini e dà per essi la vita. Ma tutto compie per mezzo dello Spirito Santo. La persona divina nella quale si personifica l\'amore divino porta in sé l\'amore di Gesù e presenta al Padre il dono di questo amore. Perciò nell\'offerta eucaristica lo Spirito Santo svolge un compito essenziale. L\'oblazione è portata al Padre per mezzo dello Spirito Santo. Le epiclesi ci richiamano a questo intervento personale dello Spirito Santo che compie la transustanziazione. È ancora lo Spirito Santo nell\'offerta della Chiesa e dei fedeli. Ispira l\'obbedienza e l\'amore, ci associa a Cristo, dirige il dono al Padre, ci introduce nell\'unità del Padre e del Figlio.

55 Cfr Mc 14,36. 56 Cfr Rm 5,6.

Liturgia della Parola

1. Bibbia e liturgia. Tutta la storia della salvezza è costituita dagli interventi di Dio (mirabilia Dei) spiegati nel loro significato salvifico dalla Parola profetica. In Cristo la Parola e l\'avvenimento coincidono. La Bibbia è la Parola scritta che racconta e spiega gli avvenimenti della salvezza. La liturgia che ri-presenta, rinnova, attua la storia della salvezza, è l\'incontro della comunità coi gesti di Dio contenuti nel sacramento e proclamati, spiegati dalla parola di Dio. Parola annuncia; sacramenti compie. Ancora di più: la Parola entra nel costitutivo stesso del Sacramento (Accedit Verbum ad elementum, et fit sacramentum57). Liturgia della parola e del sacrificio: unico atto di culto. La Bibbia entra nel costitutivo della liturgia. La liturgia come l\'intera storia della salvezza è avvenimento spiegato dalla Parola.

2. La Parola è proclamazione efficace del mistero della salvezza. Non è prima di tutto un\'istruzione, ma un annuncio efficace della salvezza. Per suscitare la fede. La Chiesa non custodisce il ricordo storico-psicologico degli avvenimenti della salvezza, ma custodisce e trasmette la parola viva di Dio. “Cristo è presente nella sua parola... Cristo annuncia ancora il suo Vangelo” (Sacrosanctum Concilium 7/9 e 33/52). Perciò l\'annuncio della Parola di Dio nella Chiesa è un vero evento di salvezza, è un mistero nel senso profondo del termine. È una misteriosa forza vitale: è Dio che salva.

57 “Si unisce la parola all\'elemento, e nasce il sacramento” (SANT’AGOSTINO, Commento al Vangelo di San Giovanni, LXXX. 3).

La liturgia della Parola

1. Cristo è mandato dal Padre. Cristo trasmette agli Apostoli la forza della missione che ha ricevuto: “Come il Padre ha mandato me ecc…”58. La Chiesa continua con la proclamazione della salvezza. Il Kerigma è la proclamazione dell\'annunzio evangelico che contiene in modo sintetico la totalità del mistero della salvezza. Questa proclamazione si dice dinamica perché tende a provocare non solo l\'adesione intellettuale ma piuttosto la decisione. Avviene in virtù dello Spirito Santo.

2. La risposta alla parola proclamata, all\'annuncio ascoltato è la Fede. La quale non è solo il sì dell\'intelligenza (conversione mentale), ma è un mutamento radicale di tutta l\'esistenza. È una duplice risposta: a) Risposta integrale: Dio è fedele, sicuro, solido, e in Lui posso porre assoluta fiducia; posso fondare tutta la mia vita, tutta la mia esistenza in Lui, perché è fondamento incrollabile. b) Risposta intellettuale: di conseguenza devo riconoscere Colui nel quale ho posto il mio fondamento e sono disposto a credere tutto ciò che da Lui viene detto perché è buono e verace.

3. Conversione. Non è solo una simpatia verso alcuni aspetti del cristianesimo, ma esige una vita radicalmente mutata nel Cristo. Non basta una conversione ideologica (stessa visione delle cose), una etica (una stessa morale), una psicologica (una certa armonia e pace). Ma deve essere contemporaneamente e indissolubilmente: a) cambiamento dell\'esistenza e soltanto per il Vangelo; b) adesione all\'annuncio per il Cristo e la sua Risurrezione. Fatto questo si partecipa alla Fede con il Battesimo (Liturgia) e si è immersi nella morte e risurrezione del Signore. “Beati coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”59. La parola di Dio è: 1) Creatrice: ipse dixit et facta sunt60; essa si rivela anche nei fenomeni cosmici (Sal 28). È soprattutto creatrice del popolo di Dio (Abramo ecc...); ispira i profeti, diventa di consolazione, convoca l\'assemblea. Tutto trasforma e dona la vita. 2) Efficace, perché opera ciò che dice: “Come la pioggia e la neve ecc…” (Is 55,10-11). Quando interviene produce un rovesciamento. Il suo dinamismo. “La parola che io dico è spirito e vita” (Gv 6,63). In essa opera la virtù divina: “Non sono forse le sue parole come il fuoco, e

58 Gv 20,21. 59 Cfr Lc 11,28. 60 “…egli parla e tutto è fatto” (Sal 33 [32], 9). come il maglio che spacca la pietra?” (Ger 23,29). Dio è il vivente e la vitalità si trasmette alla sua parola: “…viva e efficace più di una spada” (Eb 4,12). 3) Sussistente. Gesù è la parola che si è fatta carne, che si vede, che si tocca (1Gv 1,3). Cristo è l\'immagine del Dio invisibile (Col 1,15), splendore della sua gloria ed effige della sua sostanza (Eb 1,3). 4) Salvifica. Il suo annuncio non è una pura informazione, ma un avvenimento. Parola di salvezza (At 14,3), di riconciliazione (2Cor 5,19) e di grazia (At 14,3).

4. Proclamazione. È Cristo che l\'annuncia all\'assemblea perché è presente. La liturgia della parola serve a proclamare la sua morte, l\'eucaristica la rende presente sotto i segni. Il Credo è il miglior frutto della liturgia della parola. La parola più densa è quella della Consacrazione. La liturgia della parola è per suscitare il nostro consenso e il nostro impegno e stimolarci a entrare liberamente nell\'Alleanza con Dio. C\'è una comunione sacramentale e una spirituale. Si mangia il pane eucaristico, ma è preceduta dal pane della parola. “Figlio mangia ciò che ti è offerto ecc...” (Ez 2,9). È dolce come il miele poiché in essa si mangia e si beve Cristo. Se il Signore è presente nella proclamazione della parola, la sua presenza non è statica, come il Maestro che parla dalla cattedra, ma è presenza che acquista le tonalità stesse del «fatto» narrato; è presenza che istruisce, esorta, riprende, invita a penitenza, guarisce, perdona, salva. Perciò la comunità che l\'accoglie deve avere atteggiamenti corrispondenti a ciò che il Signore dice e fa.

I fini della Messa

1. Offerta eucaristica: di ringraziamento. Rese grazie61. Il ringraziamento dell\'Ultima Cena voleva soprattutto illuminare il gesto nuovo della Consacrazione, ringraziava il Padre per la prima Messa. La Chiesa entra nelle disposizioni del Maestro. Cristo si ricollega al passato e dà ai riti una sconvolgente innovazione dando a mangiare e a bere il suo corpo e il suo sangue. Usa le parole della tradizione ebraica poiché l\'Incarnazione si è inserita nella storia umana perché nulla si perdesse e tutto venisse trasformato. Ringrazia il Padre per tutti i benefici accordati all\'umanità, per tutta la meravigliosa azione divina. Così nella Messa. Cristo raccoglie in sè tutto lo sforzo di preghiera e di culto di quelli che sono fuori dalla Chiesa, assorbe nel movimento di offerta tutto lo sviluppo spirituale dell\'universo. Cristo è il capo dell\'umanità. Così i cristiani devono dilatare il loro cuore. Il Padre ha voluto la Messa come espressione sempre rinnovata del gesto con cui dà suo Figlio al mondo. Così Cristo ringrazia avendo coscienza di essere dato dal Padre, prima di potersi offrire a Lui. E ora il dono è per le mani di poveri sacerdoti, tanto questo amore è grande. Dono supremo del Padre, Cristo è nello stesso tempo nella Messa l\'azione di grazie per questo dono. È un ringraziamento in cui non si impegna solo la parola di Gesù, ma tutto il suo essere. La gratitudine si traduce in una offerta completa di se stesso. L\'azione di grazie coincide con il sacrificio. E viene realizzata a nome degli uomini. Egli vuole averli con sè, cioè far ritornare verso il Padre l\'umanità intera. Tutto l\'essere degli uomini deve risalire verso il Padre in azione di grazie.

2. Offerta propriziatrice. Sarà versato per la remissione. La schiavitù degli uomini per i loro peccati. “Ogni uomo che commette il peccato è schiavo” (Gv 8,3462). Cristo ci dà la libertà. Con il «Confesso» accusiamo i nostri peccati, ma vogliamo anche con Cristo assumerci i peccati del mondo e confessarci peccatori per tutti coloro che non pensano a farlo. Nello stesso tempo ci impegnamo in una offerta che ha come fine la remissione di tutti i peccati. Cristo viene sull\'altare per dare la libertà, per illuminare, per spezzare, per aprire, per guarire. Le parole della Consacrazione “per la remissione dei peccati” sono efficaci. Ecco perché la Messa è fonte di fiducia e di ottimismo. Una Messa è più forte di tutto il male del mondo. La potenza dell\'amore suo: fonte di santità, la sua obbedienza cura la disobbedienza, la sua umiltà, il suo spirito di sacrificio ecc… Rende Iddio

61 Mc 14,23. 62 Cfr Gv 8,34. propizio verso coloro che l’avevano offeso. Cristo si offre al Padre e questo omaggio gli piace infinitamente di più di quanto gli abbiano dispiaciuto tutti i peccati. Tutte le offese sono più che compensate dal sacrificio di Gesù sulla Croce e dal suo rinnovarsi nella Messa. Gesù restituisce agli uomini con il suo sacrificio il cuore del Padre. Cristo invita tutti a unirsi a questo fine dell\'offerta. La Messa provoca una nuova effusione dell\'amore del Padre. Cristo presenta nella Messa una riparazione perfetta. Il peccatore sarebbe incapace; può però unirsi nella Messa a Cristo. E in questo vi è la sua dignità: può contribuire attivamente a restaurare ciò che il peccato ha distrutto. Sforzo di ripresa e di purificazione perché la riparazione sia sincera e profonda. Legame con il sacramento della Penitenza. Fondato sulla forza fornita dal sacramento il penitente è così più capace di assumere nella Messa un atteggiamento di offerta riparatrice inserendo la sua in quella di Cristo. La riparazione deve essere personale e universale. Ognuno deve riparare per le proprie colpe e quelle degli altri, non siamo innocenti e superiori agli altri. Così nella Messa vi è il rinnovo dell\'Alleanza. Dio restituisce il suo favore, assicura la sua amicizia e ridiventa alleato del genere umano. Parole della Consacrazione. L\'alleanza del Sinai aveva impegnato tutta la storia ebraica. Così ora. Ha un duplice aspetto: unione di amore e fusione di vita. Nozze di Dio con l\'umanità (profeti). Fusione di vita perché comunicazione della vita divina e la Comunione realizzerà il fine dell\'offerta che è l’unione.

3. Offerta impetratoria. La Messa edifica positivamente l\'Alleanza e l\'amore che si manifesta in essa tende a realizzarsi con grazie e benefici. La Messa è il mezzo più grande e più efficace per averli. Una preghiera che è una richiesta non potrebbe avere un più forte avvocato di Cristo in Croce, di Cristo nell\'atto di presentare la sua offerta. Cristo implora con forza le grazie. Bisogna mettere nella Messa le intenzioni più importanti. La Messa il rifugio di tutte le suppliche. Il cristiano deve ammettere la sua impotenza e far conto esclusivamente di Cristo eucaristico, della sua oblazione totale, della sua voce e implorazione. Il Padre che si compiace di vederci figli nel Figlio non può mancare di accogliere. Per i defunti: la Messa espressamente offerta per la remissione dei peccati e delle conseguenze dei peccati, e in Purgatorio si soffre la pena dovuta ai peccati. I defunti fanno parte del Corpo Mistico e la Messa tende a inserirli ulteriormente nella vita del Redentore e nella sua oblazione redentrice, tende quindi a purificarli, a fondere in Cristo la loro espiazione, a inserirli in Cristo risorto e nella felicità della sua gloria. Integrata nella oblazione eucaristica la loro espansione si dilata alla dimensione di Cristo e li orienta più vivamente verso la loro liberazione. È dunque testimonianza della potenza di Cristo e della forza della carità della Chiesa; la solidarietà del Corpo Mistico passa le frontiere della vita terrena e l\'amore appare più forte della morte stessa. Per i vivi: ottiene grazie per tutta la Chiesa e tutta l\'umanità, per il sacerdote, per i presenti. Prima di tutto per vivere più integralmente la vita di Cristo, un\'unione più profonda con Lui, un più completo impegno nel sacrificio e nella sua fecondità, uno stimolo verso un amore più vasto e gioioso. Le grazie sono per i meriti di Cristo sacrificato ma anche per la carità del sacerdote e dei fedeli. Non è che una Messa valga più d’un’altra: il valore impetratorio fondamentalmente è sempre assicurato. Però richiedendo la Messa il concorso degli uomini, il suo valore impetratorio aumenta con la carità che vi viene espressa. Quando sono animati da una sincera carità universale, il sacerdote e i fedeli ottengono una maggiore abbondanza di grazie. Quanto più sono consapevoli di essere partecipi dell’impegno della Chiesa, tanto più la Chiesa approfitta della loro offerta eucaristica, tanto più contribuiscono ad un aumento della santità. E nei confronti delle persone per cui si applica la Messa il valore impetratorio cresce con la carità del sacerdote, con il fervore personale, con la carità del fedele che ha chiesto l\'applicazione. Molto impegno allora per le disposizioni interiori: una fede intensa nell\'efficacia del sacrificio eucaristico, una viva speranza nella libertà divina, un amore sollecito per il prossimo. E tutte le grazie si possono chiedere di ordine spirituale o materiale. Tutte le nostre preoccupazioni anche le più umili. Occorre però collocarsi nella visione vera del sacrificio: estensione del Regno di Dio.

Il Prefazio

1. Preghiera di introduzione: è azione di grazie detta solamente dal sacerdote a nome di tutti.

2. «Sursum corda». Siete invitati a innalzare i vostri cuori. Ciò conviene ai membri di Cristo, perché il nostro Capo è in cielo (Sant’Agostino). È per una preghiera più raccolta, vera elevazione. È perché si doni di più a Dio ogni anima. La risposta (habemus ecc…) è una assicurazione che impegna il momento presente, ma che non è senza influsso per il futuro. “Quae sursum sunt quaerite”63. Con l\'aiuto di Gesù.

3. «Gratias agamus». Siamo stati convocati in assemblea per rendere grazie. Sull\'esempio di Gesù: “Ti rendo grazie perché mi hai esaudito”64. “Ti rendo grazie perché hai rivelato...”65. È esigito dalla grandezza di Dio, conviene a noi creature e redenti. Doni ricevuti nell\'ordine della natura, doni ricevuti nell\'Incarnazione e Redenzione. “Rendete di continuo grazie di ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo” (Ef 5,2066); “In ogni cosa rendete grazie, perché questo è ciò che Dio vuole da tutti voi in Cristo Gesù” (1Ts 5,1867). Per questo: «Dignum et justum est».

4. Nel Canone Romano vi sono sette preghiere. La prima è il prefazio. È imitazione di Gesù “che rese grazie”, è un tentativo di creare una cornice e un esordio al santo mistero. Dobbiamo adorazione, è l\'atto fondamentale. Dobbiamo riconoscenza, perché siamo gli eletti, chiamati dal Signore. Nelle letture abbiamo avuto il ricordo storico di ciò che è stato compiuto per noi. È la storia della nostra salvezza, di una nuova creazione che ci fa figli di Dio e supera l\'altro dono della creazione e della vita. “Continua è la sua misericordia” (Sal 13568).

5. Rendere grazie è «fonte di salvezza». Non è un\'utilità per Dio. È salvezza perché ci conduce a fare la sua volontà, a partecipare alla Passione di Cristo, a offrirci con lui al Padre.

6. Azione di grazie “sempre e dovunque”. Continuiamo la lode perenne.

63 “… cercate le cose di lassù” (Col 3,1). 64 Cfr Gv 11,41. 65 Cfr Mt 11,25. 66 Cfr Ef 5,20. 67 Cfr 1 Ts 5,18. 68 Cfr Sal 136 [135]. 7. «Per Gesù Cristo nostro Signore». Cristo è il punto centrale del nostro ringraziamento, “che ha ricapitolato in sé la lunga storia degli uomini” (Sant’Ireneo69). “Per lui abbiamo ottenuto accesso a Dio” (Rm 5,270). Ringraziamento incentrato sui suoi misteri, è mediatore nostro, capo di un corpo, salvatore “consegnato già al Padre per tutti noi, e nel quale il Padre è disposto a darci ogni altra cosa” (Rm 8,3271). Egli presenta al Padre la nostra azione di grazie insieme alla sua e ci associa alla sua universale Eucarestia.

8. Azione di grazie nella vita. Il prefazio ci richiama il dovere della gratitudine per Cristo nostro Signore, e colloca tutti i momenti dell\'esistenza nella luce dei misteri di Cristo che devono essere il centro della vita. I sentimenti di lui verso il Padre nei momenti in cui quei misteri si svolgevano devono essere i nostri sentimenti quando questi misteri si riattualizzano sacramentalmente nell\'Eucarestia. Ora la disposizione abituale dell\'anima di Cristo Figlio di Dio continua anche quando diventa uomo, lui in tutto il suo essere è azione di grazie. E questo deve essere comune a quanti sono divenuti figli di Dio per adozione. Questa impostazione favorirà la nostra comunione con Cristo. Attuata già nel Battesimo ha il suo momento solenne, comunitario e personale nella Messa nella quale partecipiamo a tutta l\'azione sua: offerta, sacrificio, azione di grazie.

9. Perciò «con gli Angeli ecc…». “In Cristo sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, le visibili e le invisibili, sia Troni, sia Dominazioni, sia Principati, sia Potestà; tutte sono state create per mezzo di Lui e per Lui” (Col 1,16- 1772). Gli Angeli fanno parte con gli uomini del corpo della Chiesa e ricevono dalla pienezza di Cristo loro capo. La nostra incapacità di lode viene aiutata dalla lode incessante dei cori celesti, dalla loro adorazione, dal loro timore. “Questa Chiesa è un cielo” (San Giovanni Crisostomo). Sono presenti gli Angeli perché scende il loro re. Abbiamo fiducia che ci aiutino a salire. Li ricordiamo nel Gloria sviluppando il loro canto e sentiamo che uomini e Angeli comunicano in una medesima preghiera per cantare la grandezza di Dio, della cui gloria sono pieni il cielo e la terra. Il concetto dell\'unità del cosmo qui proclamata diviene realtà quando il Corpo immolato di Cristo ristabilisce l\'alleanza tra Dio e l\'uomo.

69 Cfr SANT’IRENEO, Adversus haereses, 3,18,1. 70 Cfr Rm 5,2. 71 Cfr Rm 8,32. 72 Cfr Col 1,16-17. Altro momento è alla incensazione dell\'Offertorio: “… stantis a dextris altaris incensi”73. E dopo la Consacrazione: “… le offerte siano portate sull\'altare del Cielo per le mani dell\'angelo del sacrificio”. Tutto nella vita degli Angeli è lode e amore. Alla loro liturgia celeste si unisce l\'uomo, associando ringraziamento, lode e benedizione a Dio. “Sanctus ecc…”; visione di Isaia74. Entrata di Gesù in Gerusalemme (Benedictus75). “E guardai e udii la voce di molti Angeli intorno al trono e il loro numero era miriadi di miriadi e migliaia di migliaia, che dicevano a gran voce: degno è l\'Agnello, che è stato ucciso, di ricevere la potenza, la ricchezza, la sapienza, la forza, l\'onore, la gloria e la lode” (Ap 5,11-1376) “A colui che siede sul trono e all\'Agnello, la lode, l\'onore, la gloria e la potenza nei secoli dei secoli” (Ap 5,13). “Nella liturgia terrena noi partecipiamo, pregustandola, a quella celeste ecc…” (Sacrosanctum Concilium 8). La liturgia non solo incammina al cielo ma è già unione con esso, c\'è solo differenza di modo. Gli Angeli ci aiutano a guardare a Dio con ammirazione e con timore, a dare la precedenza su tutto alla gloria del Padre. L\'unione con loro ci deve insegnare la bellezza e la dolcezza di una preghiera che evita di ripiegarsi nel nostro piccolo mondo. Conciliamo nella Liturgia, che ci fa sentire l\'amore del Padre, i due aspetti di Dio: l\'essere e l’amore. Isaia è fulminato dalla gloria del Signore e crede di morire per tale visione; i bambini che con le palme accompagnavano il Signore: Dio oceano infinito dell\'essere, ma anche oceano infinito dell\'amore.

73 “… che sta alla destra dell’altare dell’incenso” (Cfr Formula di benedizione dell’incenso nella Messa in forma extraordinaria del Rito Romano). 74 Cfr Is 6,3. 75 Cfr Gv 21,9. 76 Cfr Ap 5,11-13. Il Canone

1. Se tutta la Liturgia è luogo dove Cristo è presente, il luogo privilegiato è il Canone. È il principale offerente, è la vittima, è lui che rinnova i sentimenti avuti tra cena e croce. Lui glorifica, loda, ringrazia e espia. È mediatore e sacerdote. Qui diventa Emanuele. Qui ci cerca, ci raggiunge, ci prende, penetra nella vita, ci fa partecipare ai suoi misteri di santità (Noè).

Il Primo Canone

1. «O Padre … noi ti supplichiamo». a) È per tutti, a nome di tutti. Ogni battezzato ha la sua voce, ogni uomo ha la sua voce (Foucauld). Nella Messa Cristo continua la sua missione senza attendere d\'essere ricevuto, lavora per la salvezza. b) Il sacerdote a nome di tutti, non incaricato da loro ma per il potere datogli da Dio. Il canone è preghiera esclusiva del sacerdote come servo «servitutis nostrae»77. c) È preghiera anche di tutta la famiglia di Dio, del popolo santo. “Dove sono due o tre ecc...”78. Non siamo uniti a Cristo perché uniti tra noi, ma siamo uniti tra noi perché ciascuno è unito al Cristo nella fede. d) Devono preparare la strada ai fratelli, allargare il cuore al mondo. e) Tutto può essere convogliato all\'altare perché il contatto con il mistero pasquale e l\'integrazione della nostra vita nel Sacrificio deve essere fermento.

2. «Noi te l\'offriamo … per la tua Chiesa». a) Perché si salvino tutti quelli che hanno creduto in lui (preghiera di Gesù79). Per raccogliere insieme i dispersi figli di Dio (Gv 11,50-52). A lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa80. b) Per la tua Chiesa «santa». “Ha amato la Chiesa e ha sacrificato se stesso per lei, per santificarla, purificandola con il Battesimo dell\'acqua, in forza della parola, perché potesse presentare egli a se stesso gloriosa la Chiesa, senza macchia o ruga, o altro di simile, ma perché fosse santa e immacolata” (Ef 5,25-2781). Domandiamo a Dio i santi di cui la Chiesa ha bisogno come guida, luce, fermento. Vocazione alla santità universale (Lumen Gentium 39). c) Per la tua Chiesa «cattolica».

77 “…di noi tuoi servi”. 78 Cfr Mt 18,20. 79 Cfr Gv 17. 80 Cfr MESSALE ROMANO, Liturgia Eucaristica, Presentazione delle offerte. Te per orbem ecc..82. Senso geografico, senso dottrinale (ortodossa). Perché la vera fede persista nella Chiesa. d) La Messa dunque luogo privilegiato per sentire la Chiesa. Ci aiuta a capire il mistero della Chiesa “popolo adunato nell\'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (Lumen Gentium 4). Ogni giorno ricordare la Chiesa perché Madre. “Amiamo Dio Signore nostro, amiamo la sua Chiesa; Dio amiamolo come Padre, la Chiesa come Madre” (Sant’Agostino83). Amando la Chiesa comprenderemo meglio che essa è “Gesù Cristo diffuso e comunicato” (Bossuet). Stima, fiducia nella sua opera, volere essere della Chiesa membra pure. Chiesa missionaria e ecumenica e noi comunità dalla dimensione missionaria. San Fruttuoso († 259).

3. «Che tu costudisca nella pace». I beni che la Chiesa attende ogni giorno. a) Pacificare. Pace, intenzione grande, frutto principale della celebrazione eucaristica. «Donaci la pace». Degnati di dare la pace e l\'unità ecc... Liberata dalle persecuzioni, dai torbidi e dai disordini. Per svolgere la sua missione la Chiesa ha profondamente bisogno di pace. Il nostro omaggio deve essere offerto in serenità (quante collette) (Lumen Gentium 8). b) Custodire. A Dio si domanda protezione perché nella Chiesa è il capo e il custode. Promessa: “Ecco io sono con voi” (Mt 28,20). Protezione che non si fonda sul piano umano, ma spirituale (Lumen Gentium 17). c) Adunare. “Padre Santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una sola cosa come noi” (Gv 17,11). Si prega per l\'unità della Chiesa, “la divisione contraddice alla volontà di Cristo ecc…” (Unitatis Redintegratio 1). L\'Eucarestia è mistero di carità e di unità. Il corpo reale di Cristo significa e produce il corpo mistico della Chiesa che siamo noi (Eucharisticum Mysterium 8). Vincere lo scandalo della disunione. d) Regere. Come un pastore il suo gregge. Dio non lascia mancare l\'assistenza del Suo Spirito alla Chiesa. Che siamo strumenti docili. e) Dalla Messa allora portare il seme della pace e il mezzo sarà l\'Eucarestia. La Chiesa si costruisce attorno all\'altare nella partecipazione allo stesso pane (Lumen Gentium 26). f) Se Cristo è presente nella Chiesa per custodirla, avvertire la sua presenza e saperne approfittare. Scoprire la presenza Sua nella persona del Vescovo “immagine del Padre, immagine di Cristo” (Sant’Ignazio84); (Lumen Gentium 21). g) Il Canone mi dà il senso della ferita apertasi nel fianco della Chiesa

82 “Te per orbem terrarum – In tutto il mondo…” (Cfr Inno Te Deum). 83 SANT’AGOSTINO, Esposizioni sui Salmi, 88.II, 14. 84 SANT’IGNAZIO DI ANTIOCHIA, Lettera ai cristiani di Tralle, III, 1. con la rottura dell\'unità, veste inconsutile stracciata, Cristo è ferito. Implorare la pace e l\'unità per la Chiesa: “Come tanti chicchi riuniti radunati impastati insieme ecc...” (San Cipriano85). h) Non è lecito celebrare l\'Eucarestia senza il Vescovo86.

4. Insieme al «nostro Papa ecc...». a) Quelli che hanno una missione e responsabilità nella Chiesa. Il sacrificio offerto per la Chiesa è pure offerto per e con coloro che nel nome di Dio devono assicurare ad essa, società visibile, la pace, il governo, l\'unità. Non è possibile nessun sentimento eucaristico che non sia nello stesso tempo sentimento di devozione verso il papato e l\'episcopato. Obbedienza e fedeltà. Tacere il nome del papa automaticamente significa separarsi dalla comunione della Chiesa. Devozione al Vescovo centro di unità. Unità al Papa per mezzo dell\'anello del Vescovo. A lui chiedere luce e forza. b) Per vivere la vita della Chiesa impariamo a riscoprire e a ritenere il senso dell\'episcopato incarnato nel Papa, nel Vescovo, nel collegio dei Vescovi. Al Pastore non venga a mancare l\'obbedienza del gregge, né al gregge la cura del pastore87. L\'amore verrà ad informare la sottomissione che sarà data con gioia. Amare molto la Chiesa cioè Gesù vivente in essa. Comunione con tutti i Vescovi del mondo: nominando i cultores fidei88 sentiremo alitare il respiro stesso della Chiesa nei misteri di gioia e di dolore. E vicino a loro tutti i sacerdoti e i laici che cercano il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio (Lumen Gentium 31).

5. «Ricordati dei tuoi fedeli». a) Per ora nessuna preghiera di domanda. Ricorda semplicemente una serie di nomi di persone. I presenti, i più vicini all\'altare, la loro presenza è già una tacita richiesta per i frutti dell\'Altare; quelli che hanno voluto la celebrazione, la loro offerta è definita un sacrificio di lode. La lode più alta è quella di Cristo: in essa si innesta la nostra. In questo ricordo è una esperimentata Comunione dei Santi. Il ricordo abbraccia anche gli assenti. b) «… dei quali conosci la fedeltà». Il sacerdote prega per le anime che gli sono affidate, hanno la devozione cioè quell\'amorosa disposizione per il culto con una vita armonizzata alla volontà di Dio e come sviluppo una donazione e

85 “Come molti grani riuniti, macinati ed impastati insieme danno un solo pane, così nel Cristo, che è il pane del cielo, non cʼè – lo sappiamo bene – che un solo corpo: in esso noi, la moltitudine che formiamo, siamo trasformati in sicura unità” (Cfr SAN CIPRIANO, Epistola LXIII, 13, 4). 86 Cfr SANT’IGNAZIO DI ANTIOCHIA, Lettera ai cristiani di Smirne, VIII, 1. 87 Cfr PIO XII, Discorso sul sacerdozio e governo pastorale, 2 novembre 1954. 88 “Cultori della fede”. consacrazione di se stessi al servizio di Dio. Fedeltà che sarà realtà attuata quando ci sarà quella piena, consapevole e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche… “popolo cristiano, stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa ecc…” (Sacrosanctum Concilium 14). Disposizioni essenziali della partecipazione al sacrificio. I tesori del mistero eucaristico vengono partecipati in rapporto alla loro capacità di riceverli. Essa non dipende solo dallo stato di grazia, ma dal fervore, dall\'unione con Cristo, dalla sintonia con le sue intenzioni. c) «Per ottenere a sé e ai loro cari». Fine propiziatorio del sacrificio. Cristo è venuto per dare la vita per molti; tale fine viene ottenuto e attuato ora nella Messa che libera le anime dal peccato. Imparare la preghiera di domanda. Non siamo prigionieri delle cose terrestri, non: limitiamo la richiesta a cose piccole e contingenti, trascuriamo gli interessi essenziali e permanenti del regno di Dio, dimentichiamo di supplicare perché la grazia della Redenzione sia applicata a noi e ai nostri cari. Non è proibito chiedere cose materiali, ma ricordare: “Cercate prima il regno ecc…”89.

6. «In Comunione con tutta la Chiesa». a) Si entra nel clima della preghiera perfetta dei Santi. Rapporti misteriosi con la Chiesa che è nel Cielo. Ci troviamo avvicinati a coloro che hanno lavorato a piantare la Chiesa. Il culto reso ai santi è una celebrazione della Chiesa. La Chiesa della visione e quella della fede sono in rapporto continuo: una sola Chiesa, un solo corpo di Cristo, unito nella carità. La Comunione dei Santi. La coscienza di ciò diviene più facile quando ci riuniamo per la rinnovazione del Calvario. La santità viene ad essi dall\'aver partecipato alla Croce e hanno ricominciato in se stessi la storia di Cristo lasciandolo trionfare con spirito di povertà, di mitezza, di purezza, di mortificazione. La celebrazione è per tutti i santi. Ognuno può richiamare i santi che sono entrati nella nostra vita. Unicità della liturgia del Cielo e della terra (cfr Sacrosanctum Concilium 8). Siamo in cammino verso la gloria, verso la Gerusalemme celeste. Virtù della speranza. Perché in comunione con tutti i fedeli celebriamo il sacramento dell\'unità della Chiesa e perciò possiamo entrare in comunione con i santi. Li abbiamo invocati all\'inizio della Messa ora ci raccomandiamo alla loro protezione e intercessione. Offrire il sacrificio in loro onore è rendere grazie a Dio delle sue predilezioni per essi, è attirare su di noi la forza che ci aiuta a imitare la loro vita, le virtù principali che li hanno distinti: essi pregano per noi. b) Della «Vergine Maria». Ella congiunta indissolubilmente all\'opera

89 Cfr Mt 6,33. della salvezza, in Lei il frutto più eccelso della Redenzione, in Lei la Chiesa contempla con gioia ciò che essa tutta desidera e spera di essere (Sacrosanctum Concilium 103). Ecco il perché di «anzitutto». A Messa, sacrificio di Cristo, non può essere dimenticata: “Ella ha preparato la vittima, la custodì, la nutrì e la collocò nel giorno stabilito sull\'altare” (San Pio X)90. c) Gli altri santi sono ricordati non tanto per la loro santità personale, quanto piuttosto per il ruolo eccezionale che hanno svolto nella fondazione della Chiesa nel mondo e a Roma. Gli Apostoli, i Vescovi, i martiri, popoli di santi, una vera assemblea liturgica che si91 dinnanzi al trono dell\'Agnello immolato e si occupa di adorazione, e lode e azione di grazie per il compimento della salvezza (Sacrosanctum Concilium 104). d) Richiesta di intercessione. Li ricordiamo non solo per ammirarli, ma perché raccorcino la distanza da Dio. Hanno tesori di meriti e preghiere. Essi sono arrivati, ci aiutano nel cammino. Siamo un solo popolo. Nessun santo ferma uno davanti a sé. I santi come in processione ci conducono fin davanti all\'altare e così nella vita sono con noi e sono la via a Dio (cfr Lumen Gentium 50).

7. «Accetta con benevolenza ecc…». Confidenza nella bontà di Dio, richiesta di pace a Dio, timore della morte eterna, la perseveranza finale. a) L\'offerta è di tutti: i sacerdoti (il loro ruolo) (Lumen Gentium 10), la famiglia redenta dal Signore Gesù (comunità locale) che è unita alla famiglia delle Tre Persone. Dolce sicurezza. Stende le mani come i sacerdoti dell\'Antico Testamento sulle vittime d\'espiazione (Es 29,10- 15). Il peccatore dovrebbe essere lui il sacrificato. Il sacerdote ebreo poneva la mano sulla vittima per testimoniare che egli voleva sostituirla a se stesso che la sacrificava e ai colpevoli che l\'offrivano in espiazione o in olocausto. Il sacerdote, che agisce in favore proprio e del popolo che rappresenta, stende le mani sul calice e sull\'ostia come sulla testa di Gesù Cristo: Gesù ci invita a caricarlo delle nostre colpe e a riconoscere che lui solo può meritarci il perdono. b) L\'offerta è fatta da tutti e per tutti. Per questo sono ricordati solo gli interessi permanenti e generali della comunità, la pace e la sorte ultima. La pace di Cristo è nel possesso della sua grazia e dei suoi doni e riempie l\'anima di gioia e diverrà un dono partecipato a tutti. Poi, il dono d\'essere salvi dall\'inferno e perciò della perseveranza. «E accoglici». “Venite benedetti dal Padre mio”92. Siamo contrassegnati dalla Croce.

90 Cfr PIO X, Ad diem illum laetissimum, 2 febbraio 1904. 91 Forse: si raccoglie. 92 Mt 25,34. 8. «Santifica, o Dio, questa offerta ecc…». Questa preghiera è considerata una parte del rito della Consacrazione (epiclesi, gli Orientali; invocazione dello Spirito Santo). L\'offerta della Chiesa, compenetrata dallo Spirito Santo, integrata dall\'offerta di Cristo è sacrificio spirituale e perfetto. “Vi esorto, o fratelli, per la misericordia di Dio a offrire i vostri corpi quale sacrificio vivo, santo, gradito a Dio, come vostro culto spirituale ecc…” (Rm 12,1-2). L\'orazione è orientata tutta al fatto meraviglioso della transustanziazione. La Chiesa ne parla con semplicità e chiede il miracolo. “Sia la luce ed essa fu”93; “Che mi avvenga secondo la tua parola”94; “E il Verbo si è fatto carne”95. Stupore, meraviglia. L\'uomo dà un pezzo di pane e Dio dà il Corpo di suo Figlio che salva. Tutto avviene per noi. Per noi «in sacrificio». Cristo è designato con una espressione affettiva, «del tuo amatissimo» (Giordano96 e Tabor97), è determinata dall\'avvicinarsi del Signore nel suo mistero. A lui va l\'amore di tutta la nostra vita.

9. «La vigilia della sua Passione ecc...». a) Siamo nel Cenacolo. All\'orazione di offerta della Chiesa subentra l\'azione sacrificale di Cristo che è presente nel ministro e agisce per mezzo suo. La preghiera diventa un racconto, riattualizzato dal sacerdote, che ridice le parole di Cristo e ne rifà i gesti. b) «La vigilia». La Passione non è solo vicina alla Cena, ne è inseparabile, anzi incomincia con la cena; l\'offerta eucaristica del cenacolo è l\'offerta stessa della Passione. Ed è possibile guardando le circostanze della Cena ritrovare i grandi insegnamenti annessi: l\'umiltà (lavanda98) (“i re delle genti”99), la carità fraterna, l\'unione a lui100. c) «Prese il pane», dalle mani di Cristo sta per fiorire il più grande miracolo. Le mani consacrate del sacerdote. d) «Alzando … rese grazie». Anche per Lazzaro alzò gli occhi101. Cristo orienta la sua offerta al Padre nel momento in cui sta per lasciare il pegno più prezioso dell\'amore del Padre e suo. I gesti di Cristo sono tutti qualificati da questa azione di grazie per tutti i benefici, ultimo quello del pane messo a disposizione dell\'uomo. Il pane e il vino diventano il segno della benedizione a Dio e azione di grazie. E mentre si benedice Dio, gli stessi elementi restano benedetti, e nell\'azione di grazie a Dio, gli stessi elementi si eucaristizzano. e) «Spezzò il pane», fractio panis, “spezzato per voi”102; il segno del

93 Cfr Gen 1,3. 94 Cfr Lc 1,38. 95 Gv 1,14. 96 Cfr Mc 1,11. 97 Cfr Mt 17,5. 98 Cfr Gv 13,1-15. 99 Cfr Lc 22,25. 100 Cfr Gv 17. 101 Cfr Gv 11,41. 102 Cfr Lc 22,19. pane spezzato che è dato in sacrificio. Ed è simbolo di unità. f) Cristo è il vero celebrante. «Prese il pane»: Offertorio; «…ti rese grazie»: Anafora; «…questo è»: Consacrazione; “…spezzò”: deve servire per tutti; «Prendete»: Comunione.

10. «Fate questo ecc…». Parole creative. Gesù crea il sacerdozio con l\'Eucarestia. Mistero del sacerdozio.

11. «Celebriamo la memoria … offriamo». a) Chi offre è la Chiesa. Cristo si è messo nelle sue mani: “Prendete”. Offrono i sacerdoti, offrono i fedeli. “L\'offerta del nostro servizio sarà trasformata in un sacramento di salvezza” (Colletta). “Cristo in Croce è sacerdote. Lui stesso presenta l\'offerta. La Chiesa Corpo di cui Cristo è il capo impara da lui a offrire se stessa” (Sant’Agostino103). b) «Offriamo alla tua Maestà». Dio domina tutto e tutto viene da Lui (cfr 1Cr 29,13-17). Il sacrificio di Cristo è sempre gradito, si domanda la nostra partecipazione. Siano degni di Te. c) «La vittima pura»: la santità di Cristo. Chi mangia di questo pane vivrà, e in eterno104. d) Celebriamo la memoria. I dolori di Cristo. “Era necessario che il Cristo patisse. Mentre eravamo ancora peccatori ecc…” (Rm 5,8-11105). È il mistero pasquale presentato dalla causa efficiente di ogni grazia. Partecipare alle sofferenze Sue. Valore e speranza. e) «La risurrezione». Accettando la nostra morte, ci associa al suo trionfo e ci comunica la sua vita di santità. “Egli fu consegnato per i peccati nostri e fu risuscitato per la nostra giustificazione” (Rm 4,25106). Nella celebrazione eucaristica è presente il Cristo vivo e glorioso e si viene a contatto con “la sua vittoria e il suo trionfo sulla morte” (Sacrosanctum Concilium 5). Il Cristo risorto, il Cristo delle apparizioni è vicino in questo momento a colui che partecipa alla Messa. Tutta la vita può essere collocata sotto il segno di questo avvenimento. Con un atto di fede nel Cristo risorto si deve vivere questo momento della Messa. f) «Della gloriosa ascensione». La gloria del Crocefisso diviene sovranità e mediazione nel Cielo. Siede alla destra del Padre, intercede per noi, ci manda lo Spirito Santo. Ascensione mistero essenziale e parte integrante della nostra redenzione.

12. «Tu che hai voluto accettare ecc...». a) Anamnesi o commemorazione dei sacrifici antichi. “Non si vuol fare un confronto tra dono e dono, quello dei Patriarchi e

103 Cfr SANT’AGOSTINO, De Civitate Dei, X. 20. 104 Cfr Gv 6,51. 105 Cfr Rm 5,8-11. 106 Cfr Rm 4,25. quello di Cristo, perché l\'Eucarestia è al disopra di tutti i sacrifici antichi, ma si devono confrontare le persone con le persone, per questo vengono nominati gli uomini più giusti” (Bossuet). Sante devono essere le mani e i cuori di coloro che presentano. L\'accettazione non riguarda il sacrificio in se stesso ma in quanto è offerto da noi. b) Il sacrificio «di Abele»107. Lode della fede di Abele (Eb 11,4108). Relazione tra Cristo e Abele (id. 12,24). Gesù stesso lo chiama «giusto» e lo mette in collegamento con la sua imminente morte (Mt 23,35109). Abele che muore per colpa dell\'ingiusto, è tipo110 di Cristo. Il sangue che è come grido che sale a Dio, il sangue di Cristo: perdona ad essi111. Abele è servo puro, tipo di Cristo. “Ecco il mio servo che ho eletto” (Mt 12,18). Abele offre ciò che ha di migliore e diviene esempio di autenticità, cioè dell\'accordo perfetto che deve regnare tra il nostro gesto di partecipazione e le nostre disposizioni intime. c) «Il sacrificio di Abramo»112. Abramo: il Padre; Isacco: Gesù (Eb 11,17- 19113). Parallelismo. Quello di Abramo è uno dei più perfetti sacrifici antichi, offre ciò che ha di più caro. Obbedienza alla volontà di Dio, prefigurazione di quella di Gesù e ci richiama in che cosa consiste essenzialmente il suo sacrificio e conseguentemente la nostra partecipazione ad esso. d) «L\'oblazione di Melchisedech»114. L’identità della materia del sacrificio voluta da Cristo stesso, una così viva rappresentazione ha fatto sì che la Chiesa definisse «santo sacrificio, ostia immacolata». Dei tre sacrifici questo è quello che si avvicina di più alla azione eucaristica. Il sacerdozio di Melchisedech prefigurazione di quello di Cristo (Eb 7,1-3115). Con la benedizione data ad Abramo ci insegna che la materia della nostra offerta è in definitiva ogni gesto della vita compiuto da noi in spirito di adorazione riconoscente verso Dio e che può essere consacrato alla sua gloria dal nostro sacerdozio battesimale.

13. «Ti supplichiamo, Dio onnipotente ecc…». a) Si ispira alla liturgia celeste (Ap 8,3-4). Non si domanda solo che Dio abbassi i suoi sguardi, ma che ci unisca al culto reso alla maestà divina sull\'altare del cielo. Là Cristo risorto è sacerdote, vittima e altare.

107 Cfr Gen 4,4. 108 Cfr Eb 11,4. 109 Cfr Mt 23,35. 110 Dal greco, τύπος: impronta; figura, modello. 111 Cfr Lc 23,34. 112 Cfr Gen 22,1-14. 113 Cfr Eb 11,17. 114 Cfr Gen 14,18-19. 115 Cfr Eb 7,1-3. In Cristo anche il cuore è altare dove offriamo il sacrificio interiore e spirituale restituendo a Dio tutto ciò che abbiamo ricevuto. Accettare la condizione di vittima crocefiggendo l\'uomo vecchio. b) La presenza dell\'Angelo. Intercessione degli Spiriti perché le disposizioni degli offerenti siano migliori. Sentire la presenza dell\'Angelo è un modo perché le liturgie di quaggiù siano associate al culto che tutta la creazione deve rendere a Dio. c) «…tutti noi che partecipiamo». Offriamo per ricevere. Offriamo il Figlio e il Padre ci dona Gesù. Benedizione è specialmente la presenza dello Spirito Santo. C\'è la grazia che santifica, che diviene principio attivo di ogni bene e forza interiore, diviene rimedio a ogni infermità. Il Sacrificio eucaristico esige la consacrazione del cristiano a Dio. Il Sacramento eucarisitco è la donazione di Dio al cristiano.

14. «…comunicando al santo mistero». Comunione, partecipazione al sacrificio. Comunicandosi si fa divenire propria la forza dell\'azione sacrificale. “Quelli che mangiano di ciò che è sacrificato non sono forse in comunione con l\'Altare?” (1Cor 10,18116). L\'offerta del sacrificio e la comunione ad esso sono due atti che si richiamano. Il Canone è la più bella preparazione alla Comunione. a) La Comunione è innanzitutto con il Christus passus117. Ci si comunica non tanto per assicurare in noi la presenza reale, ma rendere più totale la nostra partecipazione alla Passione. Con la Messa noi partecipiamo ai misteri di salvezza; la comunione è destinata a perfezionare tale partecipazione. I segni sacramentali si riferiscono direttamente alla Passione e Morte. “Ogni volta che mangerete ecc…”118. La Comunione non è semplice unione con Cristo, ma è profonda unione con Cristo vittima. Se ci cibiamo della amarezza del suo Cuore agonizzante, facilmente ci conformeremo ai sentimenti di amore, di riparazione, di obbedienza piena, di immolazione di Cristo. Ogni comunione ci immerge nel clima della Passione. b) La Comunione è con il Christus vivus. C\'è il Cristo vivo e glorioso. La Messa è perpetuazione del sacramento pasquale nella sua integrità: c\'è il Cristo del Calvario, della resurrezione e delle apparizioni. Essere in comunione con il Cristo vivo e risorto è avere in sé la vita eterna e il pegno della risurrezione. Vedi Emmaus. Cammino; vita. c) La Comunione è con il Christus Deus. Il corpo e il sangue sono del Verbo. Inseparabile dalle altre Persone entrano in me il Padre e lo Spirito Santo. Tabernacoli della Trinità.

116 Cfr 1Cor 10,18. 117 L’espressione \"Christus passus\" (il Cristo che ha sofferto) ricorre di frequente nelle opere di san Tommaso d\'Aquino, che egli dedica al Santissimo Sacramento dell\'Eucaristia. 118 Cfr 1Cor 11,26. Caelum sumus. Entra Dio, dona tutto. d) La Comunione è con il Christus totus. Non solo comunione con il Cristo storico, ma è unione con il Cristo mistico. È il mezzo più comune e efficace di approfondire e sviluppare il senso della Chiesa. È l\'unico cibo che viene diviso tra tutti e che tutti rassoda nell\'unità: “Noi tutti siamo una cosa sola, noi che partecipiamo a un medesimo pane”119. “Corpo di Cristo. Amen. È vero; sii membro del corpo di Cristo perché il tuo Amen sia vero” (Sant’Agostino120). e) La Comunione è con il Cristo pegno di vita eterna. “Chi mangia la mia carne ecc...”121. È pegno e preparazione. La Comunione (e tutta la Messa) ha un senso escatologico. Ci fa mettere ogni giorno la testa in Paradiso fino a che Egli non ritorni. Non attaccarci a nulla. Vieni, Signore Gesù. f) Siamo colmati di «ogni grazia». Misura sovrabbondante. Redenzione, espiazione, purificazione, rinnovamento, aiuto, protezione. La grazia dell\'Eucarestia è operativa e esige la collaborazione. Lì vi è ogni ricchezza. “Io sono il cibo dei grandi, cresci e mangerai di me. Non sarai tu che muterai me in te stesso, come cibo della tua carne, ma tu sarai mutato in me” (Sant’Agostino122).

15. Per quelli «che ci hanno preceduto». a) La preghiera per i poveri e miseri del Purgatorio. Li raggiunge nella Messa. Sono della nostra famiglia. Hanno il sigillo, il carattere battesimale. «Sonno della pace», tale è la morte per un cristiano. «La beatitudine»: partecipazione al banchetto. «La luce». “Dio è luce” (San Giovanni123). “Non vi sarà più notte perché il Signore Iddio splenderà su di loro” (Ap 22,5). «La pace»: “I giusti sono nella pace” (Sap 3,3). “Vivas in pace. Baccis, dulce anima. Nella pace del Signore visse vergine anni 15, giorni 75. Il padre alla sua figlia dolcissima”124. b) Dalla Messa arriva un frutto grandissimo ai defunti morti in pace con la Chiesa. Celebrare per i defunti e ricevere per essi l\'Eucarestia è l\'espressione più genuina del ricordo e dell\'unione che i cristiani hanno sentito per i defunti.

16. «Aver parte nella Comunità … e godere della sorte beata dei santi». a) Il sacerdote ora chiede il Paradiso per sé. Peccatore pur essendo ministro di Dio. Prende consapevolezza della sua fragilità (Gaudium et

119 Cfr 1Cor 10,17. 120 Cfr SANT\'AGOSTINO, Discorso 272, 1. 121 Cfr Gv 6,54. 122 SANT’AGOSTINO, Confessioni, VII. 10. 123 1Gv 1,5. 124 “Vivi in pace. Baccis, dolce anima…”. Iscrizione rinvenuta all’uscita delle Catacombe di San Callisto. Spes 43). È famulus125 per la sua identificazione con colui che è venuto a servire. È continuatore dei primi inviati e testimoni e se ne ricordano: Giovanni Battista nell\'ordine profetico, Stefano diaconale, Mattia apostolico, Ignazio e Alessandro dell\'episcopale, Marcellino presbiterale, Pietro esorcistato. I servi che sanno meglio la volontà di Dio ne conoscono altrettanto bene la misericordia. Proprio perché hanno creduto all\'offesa, ne desiderano il perdono. La misericordia è un rifugio e poiché è accordata con ricchezza si apre sulla felicità eterna. b) La Chiesa attende da un\'Eucarestia all\'altra il dono del perdono e l\'introduzione in una intimità sempre maggiore con i santi. Nei santi misteri si incontrano l\'azione redentrice di Cristo, l\'attività mistica della Chiesa, la passione gloriosa del Signore e quella dei santi apostoli e martiri. Il martire infatti è associato a tutte le dimensioni del mistero pasquale di Cristo, ivi compreso il trionfo e la gloria. Il martire è imitatore di Cristo ed è membro della Chiesa; quindi il suo sacrificio è la risposta della Chiesa alla carità del suo Sposo divino. Nei martiri la Chiesa offre a Dio l\'omaggio del proprio sangue. Ogni volta peraltro che la Chiesa ne fa memoria, entra in comunione con essi ed è associata alla loro grazia e alla loro carità. Nel martire la Chiesa realizza l\'esperienza del suo avvicinarsi al mistero del Signore. “Completo nella mia carne ecc…” (Col 1,24126). Del resto i martiri sono i nostri avvocati. c) «Ammettici a godere ecc...». Un grande desiderio nonostante la miseria personale. Vedendo i santi vediamo l\'opera di Dio e ci facciamo coraggio. I santi fanno parte della nostra famiglia: “Non siete più forestieri ecc…” (Ef 2,19). Non saremo abbandonati neanche in punto di morte: “Subvenite sancti Dei ecc…”127.

17. «Per Cristo nostro Signore, tu, o Dio, crei ecc…». Dalla Messa viene ogni benedizione. “Vi è tutto il bene spirituale della Chiesa ecc...” (Presbyterorum Ordinis 5). Tutte le benedizioni della Chiesa si appoggiano nella Messa. a) «Per Cristo». La sua mediazione, tutto sale e tutto viene per Lui. “Tutto è stato fatto per mezzo di Lui”128, causa efficiente esemplare e finale (Col 1,15-17). Riassume in sè tutta l\'opera della creazione dono di Dio. b) «Santifichi sempre». L\'Incarnazione fu la grande riconsacrazione del mondo. Quando ha abitato tra noi allora tutto fu ricreato. E Dio continua a creare nel Cristo per la nostra gioia. Vengono le benedizioni, per Cristo Sacerdote, dall\'Altare .“Tutto è vostro ecc...”129

125 Famulo; nell’antica Roma, domestico della famiglia dal quale dipendeva tanto della sussistenza e della buona gestione del focolare. Appartenente alla familia. 126 Cfr Col 1,24. 127 Cfr Rito delle Esequie: “Venite, santi di Dio…”. 128 Cfr Col 1,16. 129 Cfr 1Cor 3,21. (1Cor 3,21-23). c) La Messa è adunata della creazione. Sono parole di ringraziamento perché in Cristo ci ha donato tutto. Ogni Messa nel suo punto più alto è un\'adunata della creazione ed è un punto d\'arrivo di tutte le generazioni. Se porto nella mia vita la creatura con la benedizione e la santificazione che essa ha ricevuto all\'altare, essa mi sarà scala in ascesa a Dio, veicolo che porterà nella mia vita tutta la sua bontà. E le creature hanno bisogno di redenzione (Rm 8,22-23130). Poi un senso d’ottimismo. Ogni creatura porta in sé un atto della volontà di Dio; è lettera d’oro di un alfabeto con cui si forma l\'adorabile nome di Dio. Tutte le creature ci devono portare gioia. Liberarle dalla schiavitù del peccato, orientarle alla gloria della Trinità.

18. Dossologia. Riassume e completa l\'azione di grazie, l\'offerta che il Cristo insieme alla Chiesa fa al Padre. Tutto il Canone è riassunto e unificato in questa esclamazione. Nessuna formula fa comprendere meglio il senso della Messa che è sacrificio di onore e gloria alla Trinità. La formula e il rito devono passare alla vita: “In ogni tempo rendete grazie di ogni cosa a Dio e Padre nel nome del Signore Gesù Cristo” (Ef 5,20131). In nome di Gesù perché lui è l\'azione di grazie personificata. Come Verbo rende omaggio perfetto, come capo dell\'umanità Cristo è il «grazie», il solo valevole per noi, e quando rendiamo grazie in suo nome allora c\'è la piena partecipazione all\'Eucarestia. Per questo la vita deve essere avvolta da spirito di gratitudine, “in gratiarum actione semper maneamus”132. a) «Per Cristo». Preghiera e sacrificio passano per Lui. Il ritorno al Padre. “Tutto quello che domanderete ecc…” (Gv 16,23133). Solo la sua preghiera ottiene: “Nessuno può venire al Padre ecc...” (Gv 14,6134). b) «Con Cristo». È presente nell\'assemblea. La Messa non è un nuovo sacrificio, è lo stesso. Lui sacerdote e vittima come al Cenacolo e al Calvario. La nostra vita compenetrata dalla sua presenza, lo spirito di immolazione una componente della nostra vita. Il nostro corpo unito al suo obbediente, mortificato. “Ho guardato il mio Salvatore Crocefisso; l\'ho considerato con amore, l\'ho collocato nel mio cuore; e ho scoperto che lui era l\'umiltà, lui era l\'obbedienza, lui la mortificazione, lui la sofferenza: lui era tutto ciò che la mia natura rifugge. Allora una trasformazione s\'è compiuta in me, e tutto mi è sembrato divino” (P. Felix). c) «In Cristo». È offerta la Messa da tutta la Chiesa, non è del solo Gesù. Siamo incorporati in Lui. E qui particolarmente si manifesta. d) «Nell\'unità dello Spirito Santo». Come è intervenuto in tutti i misteri

130 Cfr Rm 8,22-23. 131 Cfr Ef 5,20. 132 “… (perché) rimaniamo in costante azione di grazie”. 133 Cfr Gv 16,23. 134 Cfr Gv 14,6. di Cristo “in virtù d\'uno Spirito eterno offrì se stesso immacolato a Dio” (Eb 9,14135), così qui è presente. Presenza che ottiene fede viva e penetrazione dei doni divini. La glorificazione del Padre non è possibile se non per grazia di Lui, anima della Chiesa. Vivere di Lui e allora vi sarà carità, verità, unità. e) «A Te, Dio Padre Onnipotente». Nella Messa il volto di tutti è rivolto al Padre. Ogni bene ci viene da Lui, tutto deve ritornare a Lui. Esempio di Gesù nella sua vita e nella Prima Messa. Tutta la preghiera è rivolta a Lui in unione con Cristo nostro Mediatore nella grazia dello Spirito Santo. Quanto amore, adorazione, confidenza da suscitare in noi. “Circumdat nos undique amor”136 (Sant’Agostino). Come figli adottivi: “Abbà, Padre mio”.

19. «Amen». È cosa buona e giusta. Formula densa. Sì a quanto è stato richiesto nelle orazioni. Amen nell\'Offertorio (orazione sopra le offerte) per una disponibilità a quanto Egli vorrà nella vita di ogni giorno. Amen di Maria nell’Annunciazione137. Amen di Gesù nel Getzemani138. Amen alla Comunione nella fede piena. È la firma di amore di chi si è comunicato, è un atto di consenso, è promessa di fedeltà. “Il vostro amen è la vostra firma, il vostro consenso, è il patto” (Sant’Agostino139). Racchiudere nell\'Amen fede, amore, adesione, fedeltà fino alla prossima Comunione. Amen del Credo è adesione alla verità del “Dio dell\'Amen” (Is 65,16140), e Gesù è “l\'Amen, il testimone fedele e veridico” (Ap 3,14141). “La mia Parola non è mia, ma è quella del Padre” (Gv 7,16142). L\'Amen più solenne e più importante è questo alla fine del Canone. Per cui “noi dobbiamo divenire Amen alla gloria di Dio” (2Cor 1,20). (Pionio143 † 250). Così della vita del cristiano. L\'altare della Messa ne deve essere come il centro. Fino a che l\'Amen pronunciato tante volte nella vita non si fonda con l\'Amen dell\'eternità. “A colui che siede sul trono” (Ap 5,13-14144). La risposta è: Amen, Alleluia. In Paradiso tutta la nostra attività sarà Amen, Alleluia (Sant’Agostino145).

135 Cfr Eb 9,14. 136 “L’amore ci circonda da ogni parte”. 137 Cfr Lc 1,38. 138 Cfr Lc 22,32. 139 “Il vostro amen è la vostra firma, esprime la vostra conferma e il vostro consenso” (SANT’AGOSTINO, Discorso 348.A, 3). 140 Cfr Is 65,16. 141 Cfr Ap 3,14. 142 Cfr Gv 7,16. 143 San Pionio, martire della chiesa di Smirne. 144 Ap 5,13. 145 “Tutta la nostra attività consisterà nell\'Amen e nell\'Alleluia” (SANT’AGOSTINO, Discorso 362, 28.29).

Il Secondo Canone146

Detto di Ippolito († 235), Canone dell\'epoca dei martiri, il Canone breve. È dominato dall\'idea del Regno che trova nella celebrazione eucaristica la sua più bella realizzazione terrena.

1. Per Gesù Cristo Figlio del tuo amore: «dilettissimo». Siamo introdotti nella Trasfigurazione (Mt 17,5; 2Pt 1,16-17). Ci serviamo per pregare delle parole stesse del Padre. “Dio ci ha strappati al potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del Figlio del suo amore” (Col 1,13147). Puer, filius: figlio nella gloria della Risurrezione perché servo nel dolore, oboediens. È servo nell\'umiliazione perché Figlio. Realtà non contrastanti ma complementari: anche per noi.

2. «Tua parola vivente». Richiamo alla creazione per esprimere il nostro ringraziamento. I doni rappresentano tutta la creazione. “La creazione è stata sottoposta alla vanità ... essa sospira e soffre le doglie del parto” (Rm 8,21-22148). Noi la restituiamo alle sue origini, a quella Parola, per mezzo della quale fu creata e tornò gradita al Padre. Noi mettiamo il nostro ringraziamento in mano a Colui che simile a noi è ancora il Verbo di Dio. La nostra eucaristia nulla varrebbe senza di Lui. Mistero di gloria dell\'Incarnazione e messaggio pasquale, il Figlio di Dio si rivela nella sua potenza in mezzo alla umiliazione.

3. «…e lo hai mandato a noi». Il «Salvatore»: attraverso le sue ferite siamo stati risanati (Is 53,6; 1Pt 2,24). «Redentore». Si è fatto schiavo per togliere noi dalla schiavitù e darci la libertà. E tutto per realizzare la volontà del Padre. Gesù Cristo è l\'incarnazione dell\'amore di Dio (Rm 8,39). “Così Dio ha amato il mondo ecc…” (Gv 3,16).

4. «Per compiere la tua volontà». “Tu non hai voluto nè sacrificio nè offerta” (Eb 10,5-10; Sal 39,7-9149). La volontà e la missione affidategli sono la principale preoccupazione di

146 La II Preghiera Eucaristica presenta un prefazio proprio che fa parte della sua struttura. Pertanto don Pietro inizia il suo commento al Secondo Canone richiamando il prefazio nelle sue linee fondamentali. 147 Cfr Col 1,13. 148 Cfr Rm 8,21-22. 149 Cfr Sal 40 [39], 7-9. Gesù. In espiazione dell\'antica colpa: disobbedienza. “Non si faccia la mia ecc…” (Lc 22,42150); “Non come voglio io, ma come vuoi tu” (Mc 14,36151); “Se non è possibile che questo calice ecc...” (Mt 26,42152); “Sono sceso non per fare la mia volontà ecc...” (Gv 6,38); “Il mio cibo è di fare ecc...” (Gv 4,34); “Io non cerco il mio volere ecc...” (Gv 5,30153). L\'Eucarestia ci dà la forza di compiere la volontà di Dio.

5. «…e acquistarti un popolo santo». Il sacrificio di Cristo non è solo per la libertà e la salvezza del singolo, ma riconquista tutto il popolo della Nuova Alleanza e lo riunisce davanti a Dio. “Ex corde scisso ecc…”154. È il progetto preciso del Padre. Innesto sull\'olivo buono, il legno della Croce (Rm 11,17155). “Stirpe eletta ecc...” (1Pt 2,9-10). Noi compiamo la nostra missione di popolo di Dio appunto nella celebrazione eucaristica. “Voi annuncerete le meraviglie di colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce mirabile” (1Pt 2-9156). È l\'Eucarestia che ci fa Chiesa (frutto del sacrificio della Croce). Ci redime perché diventiamo ecclesia, suo popolo, e diventati tali compiamo la missione di redentori.

6. «Egli stese le braccia sulla Croce». “Quando sarò innalzato ecc...” (Gv 12,32). Le sue braccia aperte vogliono tutti a sé e alla sua Chiesa, “Come la gallina i suoi pulcini” (Lc 13,34157), sub umbra alarum tuarum158: dove alla tua Croce. E l\'atteggiamento delle braccia aperte del sacerdote nella preghiera si richiama all\'imitazione del Crocefisso. Le sue braccia protese al Padre in donazione completa e verso gli uomini in un atto di abbraccio universale.

7. «…morendo distrusse la morte e proclamò la risurrezione». Nella Eucarestia ritornano efficacemente presenti la risurrezione, la morte e la passione di Cristo. È l\'Eucarestia che ci inserisce sulla via di Cristo, la quale attraverso la croce e la sofferenza porta alla gloria.

8. «Per questo … cantiamo … la tua gloria». Il mistero pasquale suscita in noi la gioia pasquale. In tutta l\'opera redentiva (Croce, Resurrezione, Eucarestia) risplende a noi la gloria di Dio, la sua sapienza, la sua onnipotenza, il suo amore, la sua universale

150 Cfr Lc 22,42. 151 Cfr Mc 14,36. 152 Cfr Mt 26,42. 153 Cfr Gv 5,30. 154 “Dal cuore trafitto…” (Cfr BREVIARIUM ROMANUM, Inno dei Primi Vespri nella Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù). 155 Cfr. Rm 11,17. 156 Cfr 1Pt 2,9. 157 Cfr Lc 13,34. 158 “…all’ombra delle tue ali” (Sal 17 [16], 8). volontà di salvezza. E in questa gloria rifulge a noi la sua bellezza sempre più profonda e inafferrabile.

9. «Padre veramente santo». Sì, tu sei veramente santo. La santità di Dio non è in una lontananza inaccessibile, ma risplende in mezzo a noi nel sacrificio eucaristico. Dio, fonte di ogni santità, deve santificare i doni per mezzo della rugiada dello Spirito Santo. “Rorate caeli ecc”159 (Gedeone160).

10. «…con l\'effusione del tuo Spirito». Colui che agisce nell\'Eucarestia è lo Spirito Santo che eleva le offerte nella sfera stessa del suo essere e della sua vita. Come trasforma i figli degli uomini in figli di Dio così opera anche la realtà dell\'Eucarestia. Per noi: oggi è nato per noi il Salvatore161, propter nos homines ecc…162 “si è fatto obbediente per noi” (Fil 2,8163).

11. «…offrendosi liberamente alla sua Passione». Richiamo al Giovedì Santo. Tradere significa tanto consegnarsi che tradire. Cristo prese il pane all\'inizio della sua Passione quando la dedizione totale del suo amore e il tradimento di Giuda lo consegnarono ai Giudei. Sta per compiersi il mistero pasquale; è morto non per un destino, ma per ubbidire al Padre e perché ci ha amati (il Cuore di Cristo!).

12. «…prese il pane … lo spezzò». Prende il pane e rende grazie, canta cioè il rituale inno di lode che innalza il pane fino a Dio e lo dà spezzato – invito alla pace e alla unità – spezzato per tutti.

13. «…questo è il mio Corpo». È. Un è esistenziale. Vi è veramente lui. Qui vive, qui esiste Cristo. Ecce adsum164.

14. «…offerto in sacrificio per voi». È un banchetto sacrificale in cui viene immolato l\'Agnello pasquale. Mangiando noi siamo inseriti nel sacrificio di Cristo e insieme diventiamo commensali di Dio e partecipando alla sua stessa mensa viviamo della stessa vita divina. È il corpo del Signore risorto e glorificato che tuttavia porta sempre con sé i segni della passione (Tommaso in Gv 20,26): “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani”.

159 “Stillate o cieli…” (Cfr Is 45,8). 160 Cfr Gdc 6,36-40. 161 Cfr Lc 2,11. 162 “Per noi uomini…”(Cfr Simbolo Niceno-Costantinopolitano). 163 Cfr Fil 2,8. 164 “Ecco io vengo…” (Cfr Sal 40 [39], 8). 15. «Allo stesso modo prese il calice … e disse ecc…». Pane e vino non si possono separare. Il peccato è cancellato, lavato dal sacrificio e dal sangue di Cristo. Lavacrum165. Potus166 ci unisce alla vita di Dio.

16. «Fate questo in memoria di me». Istituzione del sacerdozio, “Io mando voi”167. Non semplice ricordo, rende presente chi si ricorda. L\'opera salvifica di Dio si rende presente, cioè avviene oggi, il ricordo diventa attuale realtà.

17. Acclamazione del popolo. L\'avvenuto ricordo dell\'opera salvifica della Croce viene confermata e convalidata da tutta l\'assemblea. È professione di fede, è adorazione, è devozione a Cristo cui si rivolge direttamente. Tu sei qui, o Signore.

18. «Celebrando il memoriale … ti offriamo». Il pane è pane di vita, il vino è calice della salvezza che è ora presente assieme al Salvatore. Non presentiamo più il nostro pane e il nostro calice ma per mezzo di essi noi gli offriamo le realtà salvifiche della Croce e della Risurrezione e l\'autore stesso della salvezza, il Signore crocifisso e risorto. Il ricordo ora è realtà, è presenza. Noi teniamo nelle nostre mani il Crocifisso, l\'unica vittima gradita a Dio. Da lui vengono la vita, la salvezza, la risurrezione.

19. «…ammessi alla tua presenza a compiere il servizio sacerdotale». Il nostro servizio alla presenza di Dio. Come gli angeli Raffaele e Gabriele (Tb 12,15; Lc 1,19). Servizio prestato al re (astare168). È un servizio regale e angelico. E vale anche per la funzione liturgica della comunità cristiana. Come dei re e degli angeli perché siamo incorporati in Cristo che sta continuamente alla presenza del Padre.

20. «Ti preghiamo umilmente ecc...». Lo Spirito Santo attraverso la comunione al Corpo e Sangue di Cristo voglia riunirci in un solo corpo – congregemur – in un solo gregge. È parola usata anche per descrivere il giudizio (Mt 25,32). Invocazione di unità, pensiero della parusia. Essere «riuniti in un solo corpo» deriva da Gv 11,52, la morte di Gesù deve avvenire per raccogliere insieme i dispersi figli di Dio. Per questo l\'Epiclesi sui comunicandi invoca l\'unità perché lo scopo e i frutti della morte di Gesù che si sta celebrando siano effettivamente realizzati. Unità della Chiesa frutto della Comunione.

21. «Ricordati … della tua Chiesa ecc…».

165 Lavacro. 166 Bevanda. 167 Cfr Gv 20,21. 168 Stare davanti. “L\'amore di Dio è veramente perfetto in colui che obbedisce alla tua parola” (1Gv 2,5169). Di qui la preghiera: «Rendila perfetta nell\'amore». L\'amore non può limitarsi a bei sogni, deve incarnarsi nella realtà concreta e terrestre di una comunità organizzata.

22. «Ricordati dei … defunti». La Chiesa diventa una vera e propria famiglia di Dio attorno alla mensa della gloria eterna soltanto quando vi sono giunti i defunti. “Chi mangia di questo pane vivrà e io lo risusciterò” (Gv 6170).

23. «Donaci … la vita eterna insieme a … tutti i santi». La Chiesa non ha solo dimensioni terrene. Non siamo ancora arrivati alla meta del pellegrinaggio. L\'aiuto più prezioso ci viene dall\'Eucarestia (discorso di Cafarnao). Nell\'amore terreno e nella mensa comune, essa ci lascia intravedere ciò che ci attende. Nella carità fraterna che essa esige ed insieme fomenta ci pone sulla strada sicura, ci dà la forza, ci è pegno.

24. «…a te … ogni onore e gloria». Il compimento dell\'amore conduce al Regno della carità e della lode. Il Paradiso non è altro che una Eucarestia perenne, una perfetta e continua azione di grazie. L\'Eucarestia quaggiù è quotidiana non potendo ancora diventare perpetua. L\'uomo attinge ogni giorno sempre maggiore carità in vista della festa eterna dell\'amore senza tramonto.

169 Cfr 1Gv 2,5. 170 Cfr Gv 6,51-54.

Il Terzo Canone

1. Canone che si può definire «semplice» per la sua linearità e chiarezza. Canone dell\'apertura al mondo, infatti si occupa del mondo, dell\'umanità e dell\'universo. Canone «sacrificale» perché la parola e il concetto di sacrificio ritornano continuamente. Il Canone di Paolo VI.

2. «Padre veramente santo». Vere sanctus perché per Cristo santifichi l\'universo e il mondo. La Chiesa si unisce alla lode degli Angeli. L\'espressione più sublime della santità di Dio è la santificazione del mondo. Dio deve essere glorificato non soltanto dal singolo individuo, neppure solo dagli uomini, ma da ogni creatura (Cantico dei Fanciulli, Cantico delle Creature di San Francesco). Tutto acclama alla gloria di Dio. L\'uomo moderno si sente molto vicino al mondo proteso com\'è alla conquista dell\'universo.

3. Il mondo in Cristo. Ma come opera Dio la santificazione dell\'universo? Per mezzo di Cristo e dello Spirito. Cristo è il primogenito di tutta la creazione. In Lui sono state fatte tutte le cose in cielo e sulla terra. Tutto è stato creato da Lui e per Lui. Per mezzo suo Dio vuole riconciliare con sé tutto ciò che esiste sulla terra e nei cieli (Col 1,15-21). La redenzione e la santificazione portate da Cristo non valgono soltanto per gli uomini, ma anche per tutto l\'universo. La lettera ai Romani riconferma questi pensieri; tutta la creazione attende con grande desiderio la glorificazione dei figli di Dio. Essa spera di essere liberata un giorno dalla servitù della corruzione per avere parte alla libertà della gloria dei figli di Dio (Rm 8,19-23). Idem Prologo di San Giovanni (1,1-10) considerando l\'inizio del mondo. Agli Efesini invece alla fase finale dell\'universo: in Cristo Dio volle riunire tutte le cose, quelle dei cieli e quelle della terra e svelare ai Principati e alle Podestà la multiforme sapienza di Dio (Ef 1,10; 3,10). Quanto è immensa la grandezza e la gloria di Cristo. Ricolma di vita e di santità non soltanto Israele, la cristianità, l\'umanità intera, ma tutto quanto l\'universo. Dimensioni cosmiche: è in tutto e sopra tutto. Tutto è ai suoi piedi, tutto trova in Lui il suo completamento (Ef 1,22-23). “Dio ha tanto amato il mondo ecc...” (Gv 3,16).

4. Il popolo di Dio. L\'opera più bella del Dio santo e santificatore è la Chiesa, il popolo di Dio. La creazione dell\'uomo è la rivelazione più sublime di Dio. “Facciamo l\'uomo ecc…”171. Creato in modo meraviglioso è stato redento in modo più meraviglioso. Il popolo di Dio è il vertice della sua opera. Redimendo l\'uomo lo ha tolto dalla sua solitudine e inserito nel popolo di Dio. La Chiesa non è al di fuori né di sopra alla umanità, ma è costituita di uomini per essere al loro servizio (Eb 5,1). “Egli l\'ha costituito capo di tutta la Chiesa, che è il suo corpo, formante la pienezza di Lui, che dalla Chiesa riceve il suo intero e universale completamento” (Ef 1,22-23172). La Chiesa dunque è la pienezza del Cristo. “Non per una nazione soltanto, ma anche per raccogliere insieme i dispersi figli di Dio” (Gv 11,52173). Scopo dunque del sacrificio di Cristo e naturalmente anche di quello eucaristico è la costituzione del popolo di Dio.

5. «…offra al tuo nome un sacrificio perfetto». Il popolo di Dio ha come meta il sacrificio. Si avvera così la profezia di Malachia (1,11). Il nuovo popolo di Dio risultato dall\'unione di tutte le nazioni presenta l\'ostia pura che è Cristo. Scopo dunque della Chiesa è il sacrificio di Cristo e di conseguenza l\'Eucarestia e la liturgia nelle quali si celebrano l\'alleanza con Dio e la redenzione di Cristo. Sacrificio per santificare il mondo, per rinnovare l\'umanità.

6. «…a santificare i doni che ti offriamo». Epiclesi. La lode divina si trasforma in confidenza in Dio nella sicurezza che la gloria di Dio ritorna anche a nostro vantaggio e si rivela in mezzo a noi. Anche noi dobbiamo pronunciare il nostro «sì», a ciò che Cristo ha compiuto in mezzo a noi, dobbiamo prendere parte attiva a questo sacrificio. Ci serviamo di un mezzo adatto: offriamo il pane e il vino «prodotti» e simboli della nostra vita e della nostra esistenza. Dio li trasformerà inserendoli nel sacrificio di Cristo.

7. «…che ci ha comandato di celebrare questi misteri». Un ordine in quelle circostanze: è il vangelo di oggi cioè la buona novella per noi; narrazione di avvenimenti presenti. Ogni creatura loda il Padre perché santifica l\'universo per mezzo di Cristo, infatti Cristo prese il pane ecc...

8. «Nella notte in cui fu tradito». Nella notte in cui veniva consegnato, si consegnava egli stesso nell\'Eucarestia. Nel momento stesso in cui veniva tradito si diede nelle nostre mani: “Per loro io santifico (consacro, offro) me stesso” (Gv 17,19).

171 Gen 1,26. 172 Cfr Ef 1,22-23. 173 Cfr Gv 11,52. Noi siamo stati redenti e resi capaci di lodare Dio perché Gesù si è dato per amore alla morte. Dal legno venne la morte, dal legno giunge la vita.

9. «Questo è il mio Corpo». Dio disse: “Vi farò scendere pane dal cielo”. Gli Ebrei: “Che cosa è questo?”. “È il pane che il Signore vi dà da mangiare” (Es 16,2-15174). “Io vi darò un vero pane del cielo” (Gv 6,22-59175). “Non come quello che mangiarono i vostri padri e morirono. Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna ecc... Chi mangia me, vivrà anch\'egli per me”. Prese il pane all\'inizio del Venerdì Santo giorno in cui fu elevato sull\'albero della Croce. È come lo prendesse da quell\'albero. “Dall\'albero donde sorgeva la morte risorse la vita”176. Un albero ci ha rovinato, un albero ci salva. “«Alzati e mangia» (1Re 19,5-6) e camminò fino al monte di Dio l\'Oreb”. “Alzatevi” (Lc 22,45). Esca viatorum177.

10. «…il calice del mio Sangue». “Quel vostro agnello deve essere senza difetto... Tutta l\'assemblea di Israele, radunata, lo immolerà alla sera. Si prenda un po\' del suo sangue e si spanda sopra i due stipiti e sopra il frontone della porta, nelle case in cui si deve mangiare... Quando io vedrò quel sangue, passerò oltre senza toccarvi e non vi sarà in mezzo a voi nessun colpito” (Es 12,5-13178). “Ecco l\'agnello di Dio” (Gv 1,29). Nel suo sangue il perdono e la salvezza.

11. «…per la nuova ed eterna alleanza». “Allora Mosè prese il sangue e lo sparse sopra il popolo dicendo: Ecco il sangue del patto che il Signore ha stretto con voi, mediante tutte queste leggi” (Es 24,6-8179). Questo banchetto e questo sacrificio instaurano un rapporto giuridico, concludono un patto, trasformano l\'antica alleanza nella nuova del nuovo popolo di Dio, creano cioè la Chiesa.

12. «…per voi e per tutti». Nell\'Antica Alleanza: “Questo è lo statuto della Pasqua: nessun straniero ne potrà mangiare... Si mangi tutto in ciascuna delle case e non se ne porti fuori di casa la carne” (Es 12,43180). Ora: «per tutti». Si avverano le visioni di Isaia (2,2-3; 60,1-5). Tenere presente questo carattere di universalità nella celebrazione dell\'Eucarestia. Noi siamo i rappresentanti dell\'umanità intera. Deve

174 Cfr Es 16,2-15. 175 Cfr Gv 6,22-59. 176 Cfr Prefazio della festa dell’Esaltazione della Santa Croce. 177 “Nutrimento dei viandanti” (Cfr Inno eucaristico, O esca viatorum). 178 Cfr Es 12,5-13. 179 Cfr Es 24,6-8. 180 Cfr Es 12,43-46. scomparire il meschino individualismo di una pietà esclusivamente personale.

13. «Fate questo». Il libro della creazione è dominato dalla figura di Dio che fa, agisce e crea. “Iddio disse: «Sia la luce», e la luce fu”181; “Facciamo l\'uomo a nostra immagine”182; “Iddio vide tutto ciò che aveva fatto”183. “Egli disse e ogni cosa fu fatta” (Sal 32,9184). Il Nuovo Testamento riprende in diverse maniere questo concetto di «fare». “Fa’ questo e vivrai” (Lc 10,28). “Tutto è stato fatto per mezzo di Lui ecc…” (Gv 1,2-3). “Fate questo in memoria di me”185. Questo «fare» ricorda il «fare» creativo. Si tratta di realizzare la nuova creazione e l\'uomo nuovo. Si potrebbe completare così: fate questo e vivrete. “Chi mangia di questo pane vivrà”186. Obbedienza pronta e incondizionata, il Signore comanda “Fa’ questo” e noi suoi servi lo facciamo subito (Mt 8,9). “Ecco, io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,5).

14. L\'acclamazione della comunità. Il termine «mistero» suggerisce qualcosa di oscuro; la proclamazione qualcosa di luminoso e aperto. “Quello che vi dico nelle tenebre, ditelo alla luce del giorno187, e quello che vi è stato detto all\'orecchio, predicatelo sui tetti” (Mt 10,27188). Il cristiano deve svolgere la sua missione nel mondo estremamente bisognoso del mistero eucaristico. Ite, missa est189. Ma la proclamazione deve sgorgare dalla profondità di fede, dal contatto personale e vissuto con l\'Eucarestia, altrimenti diventa «cembalo squillante»190. Accogliere il mistero eucaristico nella nostra vita quotidiana per proclamarlo e comunicarlo al mondo.

15. «…Ti offriamo, o Padre». Anamnesi, offerta. Il memoriale non penetra solo nei fedeli, non viene solamente proclamato al mondo, ma si rivolge direttamente a Dio. Si prendono quasi in mano la morte e la risurrezione, la glorificazione e il ritorno del Signore presente nel suo Corpo e nel suo Sangue e li si offre al Padre in rendimento di grazie. Il sacrificio del Calvario viene così presentato al cospetto di Dio, perchè diventi ora per noi fonte di salvezza. Il sacrificio è sempre vivo e attuale perchè il sacrificato continua a vivere nei secoli

181 Gen 1,3. 182 Gen 1,26. 183 Cfr Gen 1,31. 184 Cfr Sal 33 [32], 9. 185 Lc 22,19. 186 Cfr Gv 6,51. 187 Nel manoscritto, sopra la parola «giorno» don Pietro annota la parola «sole». 188 Cfr Mt 10,27. 189 Cfr MISSA TRIDENTINA, Formula di missione al termine della Messa. 190 Cfr 1Cor 13,1. (Eb 7,25191), è realtà presente; è sempre vivo perchè Gesù è risorto e glorificato, è in sè fonte di vita.

16. «Guarda con amore»: epiclesi sui comunicandi. “E Iddio guardò tutto quello che aveva fatto, ed ecco era molto buono” (Gen 1,31192). “Guardate in alto e alzate il capo perchè la vostra redenzione è vicina” (Lc 21,28193). Si può guardare a Cristo, come Israele al serpente di bronzo (Nm 21,8; Gv 3,14). E Dio guardando verso noi scorge nelle nostre mani la vittima di riconciliazione e che ci nutriamo del suo corpo e del suo sangue. Lo Spirito Santo scendendo in mezzo a noi deve unire in un solo corpo e in un solo spirito tutti noi che ci nutriamo del corpo e del sangue di Cristo (cfr Ef 4,4). Concordia, umiltà, dolcezza e pazienza. Solo così.

17. Il ricordo dei Santi. Nutriti del sacrificio e del banchetto del Signore anche noi dobbiamo diventare un sacrificio perenne gradito a Dio. Abbiamo bisogno dello Spirito Santo che ci fortifichi e ci faccia entrare nel numero dei Santi. Essi sono i nostri predecessori, sono i nostri intercessori, speriamo di unirci a loro nella beatitudine. Quando tornerà il Signore appariranno con lui i Santi (1Ts 3,13194). Venite santi di Dio. La presenza del Signore nell\'Eucarestia ci fa sollevare lo sguardo ai Santi che sono inseparabili da Lui. Guardiamo con più nostalgia verso le realtà ultime, con più venerazione i Santi che hanno raggiunta la meta. Così la nostra preghiera di essere ammessi nella comunità dei Santi è espressione della nostra fede nel ritorno del Signore. È la nostra eredità: eredi di Dio, coeredi di Cristo (Rm 8195). Frutto di lenta conquista.

18. Il memento. Per questa vittima. La «Chiesa pellegrina». Perchè sia una, perchè ci si ami. “Aumenta la nostra fede” (Lc 17,5). “Io prego per te, perchè la tua fede non venga meno”196. Nella comunità di amore il Papa è il primo “prokathēmenē tēs agapēs”197, primo nell\'amore (Sant’Ignazio). Solo nell\'unione con Lui e il Vescovo può crescere l\'amore nella Chiesa. «Il popolo che tu hai redento». Dio ha sacrificato suo Figlio per riunire gli uomini nella Chiesa e riflettano l\'amore divino. Chiesa, famiglia.

191 Cfr Eb 7,25. 192 Cfr Gen 1,31. 193 Cfr Lc 21,28. 194 Cfr 1Tes 3,13. 195 Cfr Rm 8,17. 196 Cfr Lc 22,32. 197 “προκαθημενη της αγάπης – che presiede alla carità” (SANT’IGNAZIO DI ANTIOCHIA, Ad Romanos, Inscriptio). Adesto198. “Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi?” (Rm 8,31) e se ci ha dato Gesù, ci darà anche tutto quello che possiamo desiderare (id). Poi tutti gli uomini perchè tutti abbiano misericordia. Ricongiungili a Te. “Il Padre lo vide e ne ebbe pietà” (Lc 15,20199). Il popolo di Dio ha una missione sacerdotale per l’umanità e deve intercedere per essa.

19. Il memento dei morti. “È in tale modo che vi sarà concesso libero ingresso nel regno eterno di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo” (2Pt 1,11200). È verso questo regno che si protende la speranza, desiderosi di “saziarsi della gloria di Dio” (Sal 16,15201). “Tutti mangiarono e furono sazi” (Mt 14,20). Rapporto tra Eucarestia e vita eterna. “Egli trasformerà il nostro corpo ecc…” (Fil 3,21). Le lacrime saranno asciugate (Ap 7,17; 21,4). “Noi saremo simili a Te ecc...” (1Gv 3,2). Risurrezione di Cristo, risurrezione dei cristiani. L\'Eucarestia è vera e attuale pasqua a lode e ringraziamento per la gloria che Dio riserva ai defunti.

20. «Per Cristo». Tutte le nostre lodi passano per Lui che abbiamo in mezzo a noi, che è nostro. Siamo sicuri: la lode di mondo, il grazie, per Lui.

198 “Vieni in aiuto” (Cfr Rito di Ordinazione Presbiterale, Preghiera Consacratoria). 199 Cfr Lc 15,20. 200 Cfr 2Pt 1,11. 201 Cfr Sal 17 [16], 15.

Il Quarto Canone202

1. Canone storico-salvifico. Racconta la storia della salvezza, tutta l\'opera compiuta da Dio. Ha un carattere ecumenico perchè in esso si fondono la liturgia greca e la latina. Unito al Credo sembra un doppione: per questo non è opportuno recitarlo nelle domeniche e nelle feste.

2. «Padre Santo». Il termine è preso dalla preghiera sacerdotale di Gesù (Gv 17,11); crea un\'atmosfera da Cenacolo. Dio è Padre: noi siamo opera della sua bontà e provvidenza. La sua caratteristica essenziale è la santità la quale ci rivela la grandezza, la gloria, la purezza, il mistero inaccessibile di Dio. Esige profondo rispetto, adorazione silenziosa, ma anche amore e fiducia filiale.

3. «Dio vivo e vero». Da 1Ts 1,9. “I loro dei sono argento e oro ecc...” (Sal 113,13-14203). Dio è per eccellenza «il Vivente»; “In Lui era la vita” (Gv 1,4); “Il Padre ha in sè la vita” (Gv 5,26); “Io sono… la vita” (Gv 11,25; 14,6); “Io sono il pane della vita” (Gv 6,48); “Le parole che io vi dico sono spirito e vita” (Gv 6,64204). “Noi riponiamo la nostra speranza nel Dio vivente” (1Tm 4,10205). Dio vive, è vivente! Questa espressione posta all\'inizio della preghiera eucaristica è insieme compendio della celebrazione della Parola e dell\'Eucarestia, spiegazione di ciò che nella Messa cerchiamo e troviamo. Dio è vero! “La vita eterna è questa: che conoscano te, solo vero Dio” (Gv 17,3206).

4. «…prima del tempo ed in eterno tu sei». I salmi, specialmente il 9 e l\'8, esaltano l\'eternità di Dio. Eternità non indica un tempo infinitamente lungo, è la massima pienezza di vita. Non è tempo infinito (prima e dopo) ma possesso completo e eterno della vita. In Dio eternità e vita sono un\'unica cosa. “Io sono colui che sono” (Es 3,14). In questi attributi di Dio posti all\'inizio del Canone sono mirabilmente accostati l\'Horeb e l\'altare, la teofania dell\' Antico Testamento e del Nuovo Testamento, il roveto ardente e la corona di

202 Anche la IV Preghiera Eucaristica forma un tutt’uno con il suo prefazio, che non si può mai cambiare. Pertanto don Pietro inizia il suo commento al Quarto Canone richiamando il prefazio nelle sue linee fondamentali. 203 Cfr Sal 115 [113,12], 4. 204 Cfr Gv 6,63. 205 Cfr 1Tm 4,10. 206 Cfr Gv 17,3. spine, la liberazione degli ebrei e la redenzione del nuovo popolo, i fatti pasquali di allora e il mistero pasquale dell\'Eucarestia.

5. Tu abiti in un «regno di luce infinita». “Abita una luce inaccessibile” (1Tm 6,15-16). “T’avvolgi nella luce come in un manto”207 (Sal 103,2); cfr Ger 43,12; Dan 7,9-10; Ab 3,4. La trasfigurazione (Mt 17,2). La luce di Dio che si riflette sul volto di Mosè (Es 34,29-35). Questa luce per mezzo di Cristo si rende così vicina agli uomini che noi possiamo accogliere nei nostri cuori tutta la gloria di Dio (2Cor 4,6). Eucarestia dove la luce diventa mite e amica.

6. «Tu solo sei buono e fonte della vita» (Mt 19,17; Sal 35,10 sq). La pienezza vitale di Dio trabocca all\'esterno perchè Egli è buono: è il senso e il motivo della creazione. Visione positiva del creato e come manifesta Dio. Sal 144,16 sq.208; At 22,11; Pr 13,9. Soprattutto nell\'Eucarestia che effonde la benedizione più efficace sulla creazione rappresentata dal pane e dal vino.

7. «Schiere innumerevoli di Angeli stanno davanti a Te». Mt 26,53; Eb 12,22; At 4,8. Sono al servizio di Dio (Mt 1,13; Eb 1,1). Essi contemplano il volto di Dio (Mt 18,10). Notte e giorno cantano la gloria di Dio (Ap 4,8; 2 Cor 3,7; Lc 2,20).

8. «Insieme… anche noi, fatti voce di ogni creatura, esultanti». Con gli Angeli celebriamo il nome di Dio (Eb 13,15). La gioia nelle prime comunità cristiane (At 2,46). “Canteranno esultanti i suoi fedeli” (Sal 131,17209). At 5,13; At 3,5. Tutte le creature che sono sotto il cielo sono invitate (Ap 5,13210) ad unirsi al nostro canto di gloria. Il Creato loda Dio per mezzo nostro e della nostra voce. Il nostro apporto deve essere la nostra santità personale.

9. La creazione. «Noi ti lodiamo, Padre Santo». La descrizione della creazione incomincia con la stessa esclamazione di gioia pronunciata da Gesù al ritorno dei discepoli dalla loro prima missione apostolica (Mt 11,25). “Venite a me voi che siete affaticati ecc…”211. L\'inno di ringraziamento della creazione si rivolge direttamente al Redentore e assieme a Lui, al Padre. “Che tu, Signore, sei buono e benigno, pieno di clemenza a chiunque ti invoca”212; “Grande sei tu in tutte le tue opere”213 (Sal 85,5.

207 Cfr Sal 104 [103], 2. 208 Cfr Sal 104 [103], 16 ss. 209 Cfr Sal 132 [131], 16 210 Cfr At 5,13 ss. 211 Mt 11,28. 212 Cfr Sal 86 [85], 5. 10). «Hai fatto tutto con sapienza e amore». L\'uomo occupa il primo posto. “Con la tua Sapienza hai dato l’essere all\'uomo” (Sap 9,2214). Egli è creato a immagine di Dio. «Alle sue mani hai affidato l\'universo». “Abbi cura di lui” (Lc 10,35).

10. Il male e la sua redenzione. Tradimento di amicizia. L\'uomo cade in potere della morte. Eb 2,14. Il diavolo, “colui che ha nelle sue mani l\'impero della morte”215. Tutti i coinvolti nella rovina ricevono quella salvezza duratura che consiste “nel cercare e trovare Dio” (At 17,27216). “Mi cercherete e mi troverete, perchè mi avete cercato con tutto il cuore. Io mi farò trovare da voi, dice il Signore” (Ger 29,13217).

11. I patti dall\'alleanza e i profeti. Le espressioni sono prese dai Libri della Sapienza (Un uomo saggio istruisce il proprio popolo218; Eccl 37,26) e dagli Atti (speranza della salvezza; At 27,20). I profeti non sono solo delle voci, sono dei costruttori, dei maestri che infondono speranza e fiducia.

12. La «pienezza dei tempi». “Quando fu trascorso il numero dei secoli stabiliti Dio mandò suo Figlio” (Gal 4,4; cfr Ef 1,10), il Redentore (1Gv 4,14). L\'Eucarestia è l’ora di Dio che giunge a noi. Hai amato il mondo: immerso dunque nella luce e nell\'amore del Padre. «Si è fatto uomo». Valore dell\'Incarnazione. Non degradare il cristianesimo ad una semplice associazione di gente umanitaria. «Ha condiviso in tutto»: in nostrae condicionis forma est conversatus219 (San Leone; Bar 3,28); Eb 4,15; 1Pt 2,22; 1Gv 3,5.

13. Vita, morte e risurrezione. Annuncio del Vangelo, la libertà, la gioia. Fu sacrificato perchè volle (Is 53,7). L\'amore è la sorgente della creazione e anche della Redenzione e Croce. Eb 10,7; Sal 39,7-9220 – “Ecco vengo per fare la tua volontà”. “Come per la disobbedienza di un solo uomo gli altri sono stati resi peccatori, così per l\'obbedienza di uno solo gli altri saranno resi giusti” (Rm 5,19221). Educarsi all\'obbedienza. Senza l\'agonia del Getzemani non c\'è mistero

213 Cfr Sal 86 [85], 10. 214 Cfr Sap 9,2. 215 Cfr Eb 2,14. 216 Cfr At 17,27. 217 Cfr Ger 29,13. 218 Cfr Sir 37,23. 219 “Ha condiviso in tutto … la nostra condizione umana”. 220 Cfr Sal 40 [39], 7-9. 221 Cfr Rm 5,19. pasquale. «Egli si consegnò volontariamente alla morte»; “Egli mi ha amato e ha sacrificato se stesso per me” (Gal 2,20222). “L\'ultimo nemico che sarà distrutto è la morte” (1Cor 15,26223). “Gesù Cristo ha distrutto la morte e ha fatto risplendere la vita” (2Tm224). Se Cristo non fosse risorto noi saremmo ancora nei nostri peccati (1Cor 15,17). Noi ti ringraziamo per la tua risurrezione!

14. Santità e Spirito Santo. Lo Spirito Santo effonde in noi la pienezza della santità. “Nessuno di noi infatti vive per se stesso ecc...” (Rm 14,7-9). La risurrezione raggiunge in noi il suo scopo creando in noi una vita conforme a Cristo, dimentica di sè e tutta permeata dalla grazia della Pasqua. Non per disprezzare le realtà terrestri ma per liberare il mondo e l\'uomo dall\'egoismo. Certi concetti moderni di sviluppo della personalità e di realizzazione puramente umana non tengono conto della realtà della Croce e della Risurrezione e di una vita imperniata tutta su Cristo. Non fermarsi unicamente al mysterium creationis ma penetrare il mysterium paschale. La teologia della Croce. Per questo è necessaria l\'opera dello Spirito Santo, la primizia, il primo e massimo dono ai credenti (Rm 8,23). Egli inizia, compie e perfeziona tutta l\'opera di santificazione (Cfr 2Cor 7,1; Fil 1,6). Egli regge il mondo in attesa del grande giorno di Cristo. Ottimismo per la storia del mondo. Il trionfo sul male.

15. L\'Epiclesi. Lo Spirito Santo si manifesta nei modi più svariati, ma specialmente nella celebrazione del mistero pasquale della morte e risurrezione di Cristo. La santificazione o la consacrazione dei doni del pane e del vino è il contributo più efficace alla santificazione del mondo intero. Consecratio mundi. Il regno dello Spirito Santo si realizza nell\'Eucarestia, nella Consacrazione, trasformando le nostre povere offerte terrene nel corpo e nel sangue del Cristo glorificato e rendendo così presente il sacrificio della Nuova Alleanza, cioè il sacrificio della Croce. Offerto una volta per tutte a conclusione dell\'alleanza eterna di Dio con l\'umanità, continua ad essere presente al cospetto del Padre, ed è pure sempre presente nel cuore stesso della Chiesa (per mezzo della Messa). Il grande mistero è continuamente celebrato (Ef 5,32) e perciò è sempre presente. “La salvezza del mondo è veramente qui” (Inno). La salvezza è storia (Culmann), entrata però a far parte della nostra esistenza e del nostro presente. La salvezza ci viene realmente offerta in questo momento concreto.

16. Il racconto dell\'Ultima Cena.

222 Cfr Gal 2,20. 223 Cfr 1 Cor 15,26. 224 2Tm 1,10. “Ut glorificetur a Te” (Gv 11,4225). La glorificazione di Cristo, cioè il vero mistero pasquale incomincia il Giovedì Santo. Atmosfera del discorso d’addio e della preghiera sacerdotale di Gesù226. Il termine «ora» richiama il banchetto di Cana (Gv 2,4). È l’ora delle tenebre (Lc 22,53), l’ora dalla quale supplica di essere salvato (Gv 12,27), l’ora della dispersione dei discepoli (Gv 16,32), ma nello stesso tempo l\'ora della nascita (Gv 16,21) e della glorificazione (Gv 17,1); l\'ora dunque del passaggio, del mistero pasquale, della nuova alleanza. Quando Cristo parla di glorificazione intende sempre la via che attraverso la croce conduce alla gloria. L\'ora della glorificazione comprende dunque per Lui l\'umiliazione, la sofferenza, la morte ed insieme la trasfigurazione e la risurrezione che ne sono il compimento. È il momento nel quale il Cuore di Cristo palpita in modo speciale di amore. L\'amore va fino alla fine. Fino alla morte? oppure fino alla fine del mondo? (Cfr Mt 28,20). Comunque sia, si tratta dell\'amore che è più forte della morte (Ct 8,7) nel quale dobbiamo perseverare (Gv 15,9-10). La salvezza dunque non è altro che l\'amore di Cristo, riflesso di quello del Padre.

17. L\'acclamazione. «Mistero della fede»: cioè mistero che può essere compreso soltanto dalla fede. Si può anche intendere: mistero che abbraccia la fede, che cioè racchiude in sè tutto il contenuto della nostra fede, tutte le verità della fede: mistero di salvezza. L\'assemblea riprende l\'esclamazione del sacerdote e proclama, elenca i misteri, le tappe più significative della storia della salvezza. Tuttavia la proclamazione e l\'esaltazione dei misteri si compie non nelle parole ma in ciò che facciamo. “Tutte le volte che voi mangiate questo pane e bevete il calice, celebrate la morte del Signore, finchè egli venga” (1Cor 11,26). Cioè: noi annunciamo e proclamiamo le opere salvifiche della morte e risurrezione che sono qui efficacemente presenti.

18. Anamensi e offerta. Il memoriale si compie dunque nel racconto e nella rinnovazione dell\'Ultima Cena, mentre viene proclamato e trasformato in una professione di fede dall\'acclamazione del popolo. Il comando del Signore: “Fate questo in memoria di me” è così eseguito. È così importante che anche il sacerdote esprime la medesima anamnesi e nomina le diverse tappe. È il Cristo Signore glorificato che assiso alla destra del Padre guida il mondo con il suo Spirito e intercede per noi (Eb227). Questo memoriale non ha fine a se stesso, ma sempre in funzione del

225 Nella NOVA VULGATA: “Ut glorificetur Filius Dei per eam – affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato” (Gv 11,4). 226Cfr Gv 17. 227 Cfr Eb 7,25; Eb 8,1-2. sacrificio. Ricordiamo l\'opera salvifica e tutte le volte l\'offriamo al Padre. Sicchè, lo schema della celebrazione: facciamo ciò che ha fatto Cristo, prendiamo il pane e il vino che per suo volere diventano il suo corpo e sangue; proclamiamo che è veramente presente il Signore, che per la nostra salvezza morì e risorse; lo eleviamo e offriamo al Padre. E anche nell\'offerta interviene tutto il popolo. Solo il sacerdote lo rende presente, ma l\'offerta è compito di tutta la Chiesa rappresentata dalla comunità presente. Non è un nuovo sacrificio, tutta la sua forza viene dalla Croce. Viene offerto ora per i fedeli in assemblea. Essi prendono in mano Gesù, vittima che si offre continuamente al Padre, lo presentano ricordando la sua passione perchè vogliono pronunciare il loro «sì». La novità dell\'offerta consiste nella nuova disponibilità dei fedeli, al sì a ciò che Cristo ha compiuto. E il sacrificio torna di salvezza all\'offerente e a tutto il mondo: attraverso l\'intercessione e la mediazione degli offerenti, è tutta l\'umanità che prende parte alla salvezza. La Santa Messa è il più prezioso dono che possiamo offrire al mondo. Nessuno va a Messa solo per sè.

19. Epiclesi sui comunicandi. «Guarda con amore, o Dio». “Il Signore guardò ad Abele e alla sua offerta” (Gen 4,4228); “Egli ha rivolto i suoi sguardi all\'umiltà della sua serva” (Lc 1,48229). “Signore, fino a quando vedrai tu questo?” (Sal 34,17230). “Dio mio, Dio mio perchè mi hai abbandonato?” (Sal 21,1231). “O Dio, mira il volto del tuo unto” (Sal 83,10232). “Vedi noi tutti siamo tuo popolo” (Is 64,9233). A chi è presente Dio? Dio è vicino a coloro che lo cercano, e lontano da coloro che da lui si allontanano. Perciò l\'espressione «Guarda o Dio» significa «apri i nostri occhi alla tua luce». Respice: guarda. “Fa’ che io riceva il corpo del tuo Figlio in modo tale che io sia inserito nel suo Corpo Mistico” (San Tommaso234). È l\'effetto permanente della Comunione: infonde il suo Spirito, lo ricolma di vita divina, lo accoglie nella comunità vivente del Corpo Mistico. «Un\'offerta viva in Cristo a lode della tua gloria» (Rm 12,1; Ef 1,14). Carattere sacrificale dell\'Eucarestia: il sacrificio di Cristo ci dia la forza di trasformare la nostra vita in sacrificio a gloria di Dio. L\'Eucarestia non è solo un banchetto tra amici. Teologia del sacrificio: la Messa non costituisce un nuovo sacrificio in sostituzione dell\'unico e perfetto sacrificio di Cristo; essa non è altro che

228 Cfr Gen 4,4. 229 Cfr Lc 1,48. 230 Cfr Sal 35 [34], 17. 231 Cfr Sal 22 [21], 1. 232 Cfr Sal 84 [83], 10. 233 Cfr Is 64,8. 234 Cfr SAN TOMMASO D’AQUINO, Preghiera in preparazione alla Santa Comunione. un sacrificio relativo il quale in relazione intima e diretta con la Croce e il Crocefisso rinnova il sacrificio del Golgota, lo presenta e lo offre al Padre e stimola il cristiano a conformare ad esso la propria vita.

20. Preghiere d\'intercessione. La stessa presenza di Cristo ci porta a intercedere: è la risposta alla bontà e alla gloria di Cristo. La salvezza non è soltanto storia: si rende efficacemente presente a coloro che vengono inseriti nel sacrificio di Cristo. Per tutto il popolo di Dio (1Pt 2,10); per tutti coloro che lo cercano, perchè attiri tutti a sè (Gv 12,32); per i morti nella pace di Cristo; per quelli dei quali solo Lui conosce la fede (3Re 8,39235; Gv 2,25). Il Buon Pastore conosce i suoi (Gv 10,14); anzi solo Dio sa chi sono veramente i suoi (2Tm 2,19). Ricordati. Il suo ricordo è la nostra salvezza.

21. Sguardo verso il Cielo. «Di ottenere ... l\'eredità eterna del tuo Regno» (1Pt 1,4). Richiama l\'ottavo capitolo ai Romani: “Se dunque siamo figli, anche eredi” (8,15- 17) «liberati dalla corruzione e dal peccato» (8,21). «…con tutte le creature»: questo Canone è cominciato con il pensiero della creazione e finisce con lo stesso tema. La gloria finale esaudirà l\'aspirazione di tutte le creature e tutte potranno unirsi a loro modo alla lode eterna del creatore (Rm 8,19-24).

22. Dossologia finale. Tutte le cose furono fatte per mezzo di Lui, attraverso di Lui e in Lui (Col 1,16). In Lui è la nostra salvezza, la vita, la risurrezione e la beatitudine. Tutto ciò che di bello, di buono e di grande esiste nel mondo, negli astri più lontani e anche negli altri sistemi solari, viene da Cristo. Se in qualche astro dell\'universo esistessero altri uomini anche costoro riceverebbero ogni bene attraverso Cristo e quando l\'uomo conquista lo spazio lo fa in nome di Cristo da cui deriva tutto ciò che è buono. Per mezzo di Cristo, che è qui presente, Dio Padre riceve ogni onore e gloria. La storia della salvezza ha così la sua conclusione provvisoria nella presenza del Salvatore nell\'Eucarestia offerta al Padre in gioia e riconoscenza. La presenza della salvezza si protende già verso il futuro, verso il giorno in cui non esisterà più il male, in cui la salvezza sarà perfetta. Per questo l\'offerta del pane e del vino costituisce il centro, il punto d\'incontro del tempo e dell\'eternità.

235 Cfr 1Re 8,39.

La Comunione

1. Il pasto sacro presso gli Ebrei. Faceva partecipare alla virtù del sacrificio, alla sua efficacia. Fatto al santuario (Dt 12,5-7) perchè abbia luogo alla presenza del Signore. “Contemplarono Dio (Mosè e gli anziani) e mangiarono e bevvero” (Es 24,11236). È entrare nella sua famigliarità e intimità. Si accresce la gioia. “Vi allieterete, voi e le vostre famiglie” (Dt id. 237). È rito che consuma l\'Alleanza: il mangiare insieme è amicizia.

2. L\'Eucarestia conserva tutto il passato, trasformandolo ed elevandolo. Il sangue è sparso (Mosè che asperge), è per la remissione, realizza l\'Alleanza definitiva. La partecipazione al sacrificio richiede normalmente di essere completata dal pasto. «Frazione del pane» implica la Comunione. (Id.; San Paolo: “Chiunque mangerà ecc...”238. “Bevete tutti... e ne bevvero tutti” (Mc 14,23239). Il pasto della Comunione comporta essenzialmente un valore sacrificale. Ogni Comunione porta a una più intima comunione con il sacrificio del Redentore. La Messa ha il fine di far partecipare gli uomini al sacrificio del Calvario, estendendo così i frutti di questo sacrificio. La Comunione, completando la partecipazione al sacrificio, rende capace di applicare nella propria esistenza ciò che ha vissuto al momento della Messa, ossia l\'unione al Crocefisso. Se la vita cristiana sta nel completare ciò che manca alla sua Passione, è la Comunione a rendere possibile ciò. E non senza gioia perché la sua carne è gloriosa e ci riempie di doni.

3. L\'Eucarestia è istituita per realizzare una famigliarità (nel Cenacolo), è una invasione della sua presenza. Dio si offre alla nostra contemplazione che deve raggiungere la profondità del nostro essere. “Signore mostraci il Padre” (Gv 14,8); “Chi vede me, vede il Padre” (id.). Realizza una comunità superiore a tutti i vincoli di famiglia e di razza (ebrei), porta a un\'alleanza intima i convitati.

4. Cristo ha scelto il pasto pasquale. Commemorava un fatto storico: l\'agnello pasquale, la liberazione. Cristo è il vero agnello, il suo sangue salva. “Cristo nostra pasqua è stato immolato” (1Cor 5,7). Si realizza ciò che il pasto pasquale aveva figurato, ci dona la salvezza.

236 Cfr Es 24,11. 237 Dt 12,7. 238 Cfr 1 Cor 11,17-33. 239 Cfr Mc 14,23. 5. Pasto escatologico, pasto nuziale. Il pasto pasquale preparava gli ultimi tempi, quelli del Messia. La felicità che Dio avrebbe realizzato è quella di un grande banchetto (Is 25,6; Is 55,1-3) Idem Gesù: “Possono forse digiunare, mentre lo sposo è con loro?” (Mc 2,19). È giunto il tempo delle nozze di Dio con l\'umanità, i discepoli partecipano a una specie di banchetto nuziale. “Non la mangerò più sinchè non sia compiuta nel regno di Dio” (Lc 22,15-16240). “Non berrò più del succo della vite ecc...” (Mc 14,25241). Il prossimo pasto pasquale sarà quello escatologico. “Io dispongo per voi un Regno, perchè mangiate e beviate alla mia mensa nel regno mio” (Lc 22,29-30242). Sarà un banchetto nuovo nel quale la Pasqua, pasto di liberazione e di speranza, troverà la sua piena attuazione, il definitivo conseguimento della salvezza e la formazione di una comunità celeste. La Comunione è una iniziale realizzazione di questo banchetto. Essa contiene la realtà di Cristo glorioso che nel cielo si offre ai suoi eletti e li fa mangiare alla sua tavola. È l\'ideale comunità che comincia a formarsi. È un banchetto fatto dal Re per le nozze di suo figlio. Corpo dato, sangue effuso, testimonianza d’amore. “Verrà tempo in cui verrà tolto e allora digiuneranno” (Mc 2,20). Tutti quelli che godono del suo amore di sposo e vorrebbero possedere la sua presenza digiuneranno, cioè parteciperanno al suo sacrificio e nello stesso tempo gioiranno perchè già in un certo senso lo possiedono.

6. Cibo spirituale. “Sapientia … miscuit vinum ecc…”243 (Pr 9,1-6). “Chi mangia di me avrà ancora fame ecc...” (Eccl 24,18-20244). È prefigurazione dell\'Eucarestia. È spirituale perché ci riempie di Spirito Santo dato da una roccia spirituale, Cristo (1Cor 10,1-4; 12,13); fiumi d\'acqua viva245, è carne spirituale la carne di Cristo glorioso. Perchè l\'immagine del banchetto della Sapienza divenisse piena realtà era stato necessario che l’Incarnazione si consumasse mediante la glorificazione di Gesù.

7. Comunione, condizione di vita. “Se non mangerete ecc…”246. È una necessità di natura nell’ordine soprannaturale: è il mezzo per conservare e fortificare. È una esigenza biologica. È vitale per la fame del mondo. Diventa per tutti un bisogno per poi diventare un gusto. È una forza che ci è data. È una sorgente di vita divina. Cristo ci trasforma in Lui. È una fusione d\'amore. Deve vivere a causa di Cristo, come Cristo vive a causa del Padre (Gv 6,37).

240 Cfr Lc 22,15-16. 241 Cfr Mc 14,25. 242 Cfr Lc 22,29-30. 243 “La Sapienza… ha preparato il vino”. 244 Cfr Sir 24,20. 245 Cfr Gv 7,37. 246 Cfr Gv 6,53. La gioia di essere due nell\'unità dell’amore.

8. Unione al Corpo Mistico. Avviene perchè Cristo è inseparabile dalla sua Chiesa. Si dà ad ogni fedele, ma non come individuo isolato, ma come membro di una comunità. Si accostano insieme alla stessa mensa, mangiano dello stesso pane (1Cor 10,17). Segno della comunità ecclesiale, la forma. Fa passare nei cuori l\'amore di Cristo, per cui si ama come Lui. È in questo lo zelo apostolico.

9. Santifica il corpo. La nobiltà e dignità della sua Carne diventano anche nostre. Una nuova consacrazione, un maggior rispetto verso di sè, preservarsi da ogni macchia, adoperarlo in sacrificio come Cristo ha adoperato il suo, per la santificazione dei fratelli, e anche per la sanità fisica. Pone il germe della risurrezione, lo prepara a dividerla con Lui. È pace perchè la sicurezza della presenza e della forza di Cristo. “Non temete” (Lc 2,9; Mt 10,31; 14,27; 28,5.10); “Non si turbi il vostro cuore” (Gv 14,1247).

È il punto culminante della Messa. Punto più importante e solenne. Non si riceve privatamente, individualmente ma in un banchetto. Tutti; “Bevetene tutti”. Immaginarci di essere nel Cenacolo. a) Preparazione. Con il Pater facendoci chiedere il nostro pane si inizia. Chiediamo il perdono dei peccati con il proposito di perdonare agli altri, di tenerci lontano dal male che potrebbe distruggere gli effetti della Comunione. Ci mettiamo nelle disposizioni di adorazione e di amore filiale che sono nelle prime richieste. Il Pater è preghiera essenzialmente comunitaria della famiglia di Dio, ci fa sentire più forte il vincolo della fraternità e ci dà coscienza di essere il popolo di Dio che partecipa attivamente al culto per riceverne salvezza. Seguono i riti della frazione del pane e l\'abbraccio di pace. Comunione con Cristo e con i fratelli. b) Ringraziamento. Tenesti vinum bonum248. Vidimus stellam eius249. Mangiare il pane e il vino significa comunione con il sacrificio di Cristo morto e risuscitato, con la persona del risuscitato. Senza la Comunione non si fa proprio. È lo scambio vitale tra Dio e gli uomini.

247 Cfr Gv 14,1. 248 “Tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono” (Gv 2,10). 249 “Abbiamo visto sorgere la sua stella” (Mt 2,2). L\'Adorazione al Santissimo Sacramento

1. L\'ostensione del Corpo di Cristo è nella tradizione non tanto un atto di venerazione e culto alla Presenza reale, quanto piuttosto un invito alla Comunione spirituale al Cristo. Nel secolo XVII l\'adorazione eucaristica si sposta dal suo asse teocentrico di rendimento di grazie al Padre per mezzo di Cristo, all\'asse cristocentrico nell\'adorazione dell\'infinita maestà di Cristo.

2. Sacramento permanente: a) perchè è legato alla permanenza delle specie consacrate, merita un culto che si può protrarre nel tempo perchè Cristo è presente; b) ma sopratutto perchè è un segno permanente di quella offerta sacrificale che è la ragione primaria dell\'Eucarestia. Il tabernacolo non è un altare permanente perchè l\'azione sacrificale si attua solo nella celebrazione, ma Cristo è presente in uno stato che richiama questo stesso sacrificio dal quale l\'Ostia stessa deriva il suo stato di consacrazione e di permanenza. Cristo è in cielo a intercedere per noi (Eb 9,24). La permanenza di questo Agnello immolato (Ap 5,6) è quella non tanto di ricevere onore e gloria (id. 5,12-16), quanto piuttosto di intercedere per noi (Eb 7,25), cioè suscitare nei beati il perenne ricordo del sacrificio e implorare per noi le grazie di cui il sacrificio è sorgente. L\'adorazione eucaristica quindi è una partecipazione alla stessa preghiera impetratoria di Cristo, è invito a pregare senza sosta (Lc 18,1), un entrare con lui nella lode al Padre. La sua presenza diventa segno del suo stato continuo di intercessione, è un richiamo duraturo dell\'immolazione che viene ripresentata nell\'offerta di tutta la Chiesa nella Messa. Un sacramentum orationis in quanto prolunga in preghiera personale l\'azione comunitaria del Sacrificio e della Comunione ricevuta nell\'assemblea.

3. Offrirci nella Presenza reale scaturita dalla Messa. Il sacramento permanente della vita celeste di Cristo. È mezzo privilegiato per partecipare alla intercessione e adorazione del Cristo verso il Padre. Adorare con l\'Eucarestia. Invito a pregare sempre; partecipazione cosciente e fraterna alla preghiera filiale di Cristo. Unire questo aspetto primario con l\'altro, di fare compagnia a Gesù. L\'azione della Messa dura solo un tempo determinato e ha bisogno di una seria preparazione interiore: l\'adorazione ci associa a Cristo non nella sua offerta sacrificale che si attua solo nella Messa, ma nella sua preghiera d\'intercessione che ci permette di prolungare gli effetti della Comunione eucaristica.

4. Comunione spirituale. Manducatio spiritualis. Prolungamento della dossologia trinitaria.

(da “Jesus Caritas”, 16)

Esercizi Spirituali alle “Donne” Montechiarugolo, 25-27 Agosto 1973

24 sera

Introduzione. L’anno scorso sulla Beata Vergine. Ci conduce a Gesù. Quest’anno sul Cuore di Gesù vivente nell’Eucarestia. Ad Cor transfixum250. Quanto fervore. Disposizione: vivacissima fede; fede non come semplice assenso ma dono di tutto noi stessi. Meditazione intensa. Docilità e spirito di sacrificio. Preghiera confidente.

25 Agosto. 1 Giorno

1 Meditazione. Liturgia come mistero di Cristo e della Chiesa. Testo 1Pt. Per mistero intendiamo l’opera di Dio per la salvezza degli uomini, è mistero di Cristo in quanto apparve per Cristo. È una azione. Perché sia salvifica per gli uomini essi devono entrarvi. L’entrata si attua mediante il mistero del culto. Cristo ha dato culto al Padre. La liturgia è l’esercizio dell’opera sacerdotale di Cristo attraverso i segni. È la perpetua attuazione del mistero pasquale. I tempi della salvezza. Revisione sulla nostra partecipazione alla liturgia e sulla nostra pietà. Se e come è liturgica. O se è chiusa in se stessa e piena di sentimentalismo, di individualismo o di immobilismo dovuto al disordine e alla pigrizia.

2 Meditazione. L’anno liturgico. Testo Lc 9. Che cosa si intende; il nostro tempo a Dio. Ogni mistero di Cristo ci dona una grazia particolare. Come arrivare a vivere bene l’anno liturgico. Riflettere: funzione che ha la meditazione per prepararci alla liturgia. Revisione sulla meditazione. Amare. Partecipare con entusiasmo. Amare Cristo come è nei suoi misteri. Volere avere i suoi sentimenti. Tradurre. Legame tra liturgia e vita. Come unire le nostre giornate alla Messa. I Salmi. I Sacramenti. La gioia che nasce. Funzione sociale della nostra vita liturgica.

3 Meditazione. L’Eucarestia come presenza. La nostra preghiera. Revisione sulla preghiera specialmente eucaristica.

250 “Al cuore trafitto” (Cfr Zc 12,10). 4 Meditazione. L’Eucarestia come sacrificio. La nostra partecipazione e revisione sul nostro spirito di penitenza.

2 Giorno 1 Meditazione. L’Eucarestia nostra. La Messa della Chiesa. La nostra disponibilità e l’esercizio del nostro sacerdozio. Avere gli stessi sentimenti di Gesù. I fini della Messa. Il primo: l’adorazione e la lode. La nostra vita lode: tesa tutta alla gloria del Signore.

2 Meditazione. Gli altri tre fini della Messa. Il ringraziamento e le sue proporzioni. Il nostro dovere di riparare e di intercedere. L’oblazione deprecatoria.

3 Meditazione. La liturgia della Messa. Quali caratteri deve avere la nostra partecipazione. Deve essere attiva, esteriore, interiore.

4 Meditazione. La Liturgia della Messa. L’offertorio e il Prefazio.

3 Giorno

1 Meditazione. Le prospettive; il programma. Centralizzare tutto sulla Messa. La vita è continuazione della Messa.

2 Meditazione. Il Secondo Canone. Spiegazione e commento.

3 Meditazione. La Comunione. Unione al Christus passus, vivus, Deus, totus, vita aeterna251.

251 Cfr Il Primo Canone, n. 14.

Esercizi spirituali alle bambine di IV e V elementare Montechiarugolo, 28-29 Agosto 1973

1 Giorno

1 Meditazione. Che cosa sono gli esercizi e le disposizioni necessarie.

2 Meditazione. Il Sacro Cuore di Gesù. Come capire il suo amore e come corrispondervi.

3 Meditazione. Come vivere l’amore di Gesù. L’amicizia con lui.

4 Meditazione. I nemici dell’amore: il peccato e le tentazioni. I difetti da togliere principalmente.

2 Giorno

1 Meditazione. Gesù che ci ama è tra noi presente nell’Eucarestia. La Santa Messa.

2 Meditazione. La nostra parte nella Santa Messa. Il nostro Battesimo ci dà la possibilità di partecipare attivamente.

3 Meditazione. Il nostro programma. Domenica, preghiere, difetto da togliere, Confessione, gruppo.

Esercizi Spirituali alle bambine di I media Montechiarugolo, 30-31 Agosto 1973

1 Giorno

1 Meditazione. Le cinque regole per far bene gli Esercizi. Riflessione, preghiera, silenzio e consigli rispettando i tempi, spirito comunitario, disciplina e rispetto dell’ambiente dove siamo ospiti.

2 Meditazione. Il Sacro Cuore di Gesù. Come è sorta la devozione. Il Cuore di Gesù trafitto dalla lancia. Santa Margherita Maria. I simboli del Cuore. Dio ci ama in Gesù. La storia della salvezza. Dio ci ha amato dall’eternità. Dopo il peccato Dio fa il suo piano di amore. Ci manda Gesù. Gesù per amore al Padre e a noi viene, opera, soffre. La Croce. Il mistero pasquale dimostrazione di amore. La nostra corrispondenza. Ci fa suoi figli, ci arricchisce. Come vivere la nostra vocazione. Questo è essere cristiani. Come finora abbiamo vissuto questa realtà. Fare le cose per amore a Dio in unione a Gesù.

3 Meditazione. Gli ostacoli all’amore di Gesù. Le tentazioni e il peccato.

4 Meditazione. Che cosa è la Santa Messa. Il sacrificio e l’assemblea.

2 Giorno

1 Meditazione. Come partecipare alla Santa Messa. Aspetto comunitario, partecipazione esterna e interna.

2 Meditazione. Il nostro programma. La domenica, la preghiera, la virtù, la direzione spirituale, il gruppo. 3 Meditazione. Il nostro esame di coscienza.

Esercizi Spirituali agli Uomini Montechiarugolo, 1-2-3 Settembre 1973

Introduzione, della sera precedente. Tre caratteristiche devono avere per l’argomento che sarà trattato. Conoscere meglio Gesù nel suo amore e trovarlo vivo nell’Eucarestia. Le rivelazioni di Paray le Monial. La prima, devono essere contemplativi; la seconda, devono essere in molto silenzio; terza, devono essere in molta preghiera.

1 Giorno 1 Meditazione. Il valore della liturgia. 2 Meditazione. L’anno liturgico; in special modo la domenica.

3 Meditazione. La Santa Messa e la Croce. Il sacrificio nella Messa.

4 Meditazione. La Messa sacrificio della Chiesa.

2 Giorno

1 Meditazione. La liturgia della Messa e la nostra partecipazione.

2 Meditazione. Il primo fine della Messa è l’adorazione e la lode. Particolarmente commentato il rito di inizio (Gloria a Dio ecc...).

3 Meditazione. L’offertorio e la nostra disponibilità nella Messa e nella vita. Tracciato anche il programma di vita.

4 Meditazione. Il Prefazio e il secondo fine della Messa che è il ringraziamento.

3 Giorno

1 Meditazione. La propiziazione terzo fine della Messa.

2 Meditazione. La domanda quarto fine della Messa, sviluppata commentando il Primo Canone. 3 Meditazione. La Comunione. Commento della liturgia di preparazione. Pater noster: Fede. Embolismo: detestazione del peccato. Comunione con i fratelli: la pace. Beati gli invitati: desiderio della Comunione.

La quarta meditazione sostituita da un’ora di adorazione in silenzio.

Esercizi Spirituali agli Aspiranti Bosco Chiesanuova, 5-6-7 Settembre 1973

Introduzione. Che cosa sono gli Esercizi. Quali risultati si possono ottenere. Con quali mezzi. La responsabilità del dono di Dio.

1 Meditazione. L’amore di Dio per noi. La storia della salvezza. Dio ci ama e vuole la nostra gioia. Capire e accogliere. Come è stato il nostro amore e come deve diventare.

2 Meditazione. Il peccato contrario all’amore di Dio. Che cosa è. Le sue conseguenze. I danni. Il peccatore è un fallito, un immaturo. La nostra grandezza e il nostro valore sta nel saper scegliere. Noi di fronte al peccato. Necessità della conversione. I mezzi.

2 Giorno 1 Meditazione. La nostra conversione. Per convertirsi bisogna cambiarsi. Cambiare la mente: trovare le nostre idee sbagliate e buttarle via. Metterci delle idee giuste. Ce le dà la Parola di Dio. Bisogna pensare come Gesù. Cambiare il cuore: amare ciò che è giusto, rifiutare quello che non va anche se ci piace o ci porta vantaggio. Cambiare la nostra condotta esterna. Testimoniare. Coerenza. Non avere paura di chi la penza diverso, non aver paura d’essere presi in giro. Evitare certe compagnie e ambienti. La personalità.

2 Meditazione. Il problema della nostra fede. Rendersi conto che la fede è una conquista. La fede non è una tradizione, un sentimentalismo, una vaga religiosità, certe pratiche. La fede è credere, abbandonarsi a Dio, accettare da Lui il modo di pensare, di scegliere, di amare, di agire. La fede coinvolge tutta la vita. Dalla fede bambina alla fede consapevole, da persone grandi. A che punto è la «mia fede». Come renderla vera e farla progredire. I mezzi: conoscere, riflettere, scegliere, amare, il coraggio, l’umiltà, il saper evitare gli ambienti contaminati.

3 Meditazione. Il problema della nostra purezza. È legato a quello della fede. Quanta importanza ha la purezza. Però è una conquista. La conquistano i forti e i generosi. Le ragioni umane e soprannaturali per esserlo. Come è legata alla gioia. Come bisogna difenderla. Come bisogna stimarla. La testimonianza.

4 Meditazione. La presenza di Gesù nei Sacramenti e nel sacerdote. La Confessione come incontro con Gesù e come gioia. Con quali disposizioni bisogna andarvi. Lo Spirito di fede e di sincerità. L’incontro con il sacerdote nella direzione spirituale. Come realizzarla.

3 Giorno

1 Meditazione. La nostra Messa. Che cosa è la Messa. Una grande stima. Come deve essere la nostra partepazione. Il senso della comunità. La Messa è per il mondo.

2 Meditazione. Il nostro programma.

3 Meditazione. L’Eucarestia nostro sostegno. Gesù nel tabernacolo, nella Comunione, nella Messa. Come bisogna seguire il testo della Messa.

Esercizi Spirituali alle Giò Bosco Chiesanuova, 8-9-10 Settembre 1973

Introduzione. Entrare nel Cuore di Gesù. Imparare ad amare. Disponibilità totale (senza riserva, spirito di penitenza), ambiente di deserto, spirito profondo di preghiera.

8 Settembre

1 Meditazione. La Liturgia.

2 Meditazione. L’anno liturgico.

3 Meditazione. La Domenica.

4 Meditazione. La Messa come sacrificio. L’amore e l’obbedienza di Cristo. Il nostro amore. Come è, se è cresciuto. Misurarlo dalle opere, e dalla fuga dal peccato. Bilancio in ordine ai peccati.

2 Giorno 1 Meditazione. La Messa come presenza. Il Corpo di Gesù per la salvezza del mondo. Il nostro corpo collabora con il piano di Dio e deve essere santo. La purezza. La responsabilità non solo per non dare scandalo, ma nell’ordine della costruzione.

2 Meditazione. La Messa della Chiesa. Chiamati a partecipare al sacerdozio di Gesù sappiamo che non solo Gesù ha offerto ma si è offerto vittima per la salvezza del mondo. La nostra partecipazione e il nostro spirito di sacrificio. Non andare alla Messa con le mani vuote.

3 Meditazione. La liturgia della Messa. Come deve essere la nostra partecipazione ai riti. Partecipazione attiva, esterna ed interna.

4 Meditazione. I fini della Messa. Il fine dell’adorazione. Come cercare di attuarlo. Riti di inizio. Il «Gloria». Il «Sanctus». Gli Angeli con noi. 3 Giorno

1 Meditazione. Il ringraziamento fine fondamentale della Messa. Commento del Secondo Canone.

2 Meditazione. Il programma. Fare di tutta la vita una Messa. Santificazione della domenica.

3 Meditazione. La Comunione. Commento a Lc 22,7 sq. Gesù per istituire l’Eucarestia ha voluto una festa, l’ha desiderata, l’ha messa in relazione alla vita eterna. Ogni comunione deve essere per noi una vera festa. Il nostro desiderio di Lui generato dalla fede e dall’amore. La vittoria sull’egoismo. Partecipare ai sentimenti di Cristo: adorazione, ringraziamento, propiziazione e domanda. Voler essere uniti totalmente a Lui e in questi sentimenti. Come deve essere il ringraziamento, colloquio.

Esercizi Spirituali alle pre-Giò Bosco Chiesanuova, 11-12-13 Settembre 1973

Introduzione. Che cosa sono gli Esercizi. Un mettersi nelle disposizioni adatte per un ascolto della Parola di Dio e un confronto, una revisione di vita. Hanno dunque un metodo: il silenzio, la riflessione, la preghiera, in una loro forma di coordinamento. Stimare tale il metodo e seguirlo con volontà e con intelligenza. Tradurre in propositi concreti, con l’aiuto dello spirito della penitenza. Il tema di quest’anno in preparazione all’Anno Santo è scoprire l’amore di Dio e di Gesù nel piano della salvezza. Incontrarsi con Gesù Risorto e per noi nella Messa. Bisogna dunque mettersi nelle disposizioni di aprirsi alle grandi cose dell’amore. Comprendendo che Dio è amore, ci lasceremo occupare da tale amore e impareremo a corrispondervi, impareremo ad amare bene noi stessi e ad amare bene il nostro prossimo. Scopriremo che vi è questa grande forza di gravità nel mondo dello spirito e sapremo accoglierne la logica. La guida di Maria Santissima.

1 Giorno 1 Meditazione. L’amore di Dio e la Liturgia. Dio ci ama: storia della salvezza. Gesù Cristo la grande manifestazione dell’amore di Dio. Proprio perché ci ama, ci associa a sé e ci rende partecipi della sua missione. È nella liturgia che i misteri di Cristo diventano nostri. Liturgia della lode, del sacrificio e dei sacramenti. La nostra partecipazione al suo sacerdozio opera del Battesimo.

2 Meditazione. La Liturgia della lode. Testi del Concilio. La sua importanza e la sua funzione. Come siamo chiamati a parteciparvi. Rendere tutta la vita una lode.

3 Meditazione. La domenica e l’anno liturgico. Come vederla, come santificarla. La partecipazione ai misteri di Cristo.

4 Meditazione. L’Eucarestia come sacrificio. La nostra partecipazione. La lotta contro il peccato. Bilancio riguardo ai peccati e alle loro cause. 2 Giorno

1 Meditazione. L’Eucarestia come presenza. Il Corpo Santo di Gesù nostra salvezza. Il nostro corpo per la salvezza. Purezza come conquista e vittoria.

2 Meditazione. Come partecipare alla Liturgia della Messa. Senso della comunità. Partecipazione attiva ed interna.

3 Meditazione. I fini della Messa. Unirci ai sentimenti di Gesù. Gesù sacerdote e il nostro sacerdozio.

4 Meditazione. La Liturgia della Parola. Sua importanza. Come ascoltarla e come prepararsi. La meditazione e la sua vitale necessità. Come farla.

3 Giorno

1 Meditazione. Come seguire le parole dell’Ordinario e comprendere i «segni» (Primo Canone). La nostra attenzione e la nostra devozione.

2 Meditazione. Le due cose alla chiusura degli Esercizi: la purificazione per una vita nuova e il piano di vita. Necessità di un gran dolore per la nostra vita passata di peccato o di mediocrità come base di partenza. Validità di porsi una prospettiva per tutta la nostra vita, nell’ordine della riforma. In questo piano si innestano poi i nostri propositi. I sette punti cominciando dalla liturgia della domenica.

3 Meditazione. La Comunione; sulla traccia del rito di Comunione.

Esercizi Spirituali alle Ragazze Bosco Chiesanuova, 15-16-17 Settembre 1973

Sera precedente. Introduzione. Scopo è entrare in Comunione con il Cuore di Gesù. Trovarlo vivo nel Santissimo Sacramento, nella sua Croce, giacchè ricevere il suo Corpo è comunicare con la sua Passione. Di qui realizzare quelle disposizioni di silenzio, di disponibilità, di amore. Per Virginem Matrem252.

1 Giorno 1 Meditazione. La vocazione alla Croce. La santificazione è una cristificazione. Il nostro configurarci a Cristo. Unica via al Padre. Non si dà altra strada se non unirci a Lui nel vero amore. Amore non è stare a guardare, non è solo ammirare, è fare una cosa sola. È avere un’unica scelta.

2 Meditazione. La Liturgia come chiamata all’unione con il Cristo totale. Vocazione battesimale. Il sacerdozio di Cristo e il nostro. Cristo ci unisce a sé e al suo popolo. Ci unisce per santificarci e santificare. Come questo si realizza nella lode, nel sacrificio e nei Sacramenti. Revisionare la nostra devozione. Quale devozione portiamo alla Liturgia. Siamo imprigionati o frastornati dai nostri piccoli sentimenti egoistici? Come educarci anche nelle nostre devozioni private.

3 Meditazione. L’anno liturgico e la sua spiritualità di partecipazione ai misteri di Cristo.

4 Meditazione. La Domenica. Il giorno del Signore e lo spirito della Risurrezione. Partecipazione al mistero della Risurrezione perciò comunione e gioia. Vivere da risorti. Portare agli altri la Risurrezione.

2 Giorno

1 Meditazione. La Messa come mia Messa. Perché la Messa ripete il Calvario.

252 “Per mezzo della Vergine Madre”. Il sacrificio dello spirito di Gesù si ripete, a) l’obbedienza al Padre, b) l’amore filiale, c) l’amore ai fratelli. Come dobbiamo intimamente partecipare a questi sentimenti anche noi.

2 Meditazione. La partecipazione alla Messa attraverso la comprensione dei riti e delle parole. Come persona che cosa devi fare (attenzione, comprensione, adesione, affetto): è la tua contemplazione. Come comunità: l’unanimità che si esprime nelle parole, nei gesti, nelle posizioni.

3 Meditazione. I fini della Messa. Esemplificazione sul ringraziamento nel commento al prefazio del IV Canone.

4 Meditazione. Commento al IV Canone.

3 Giorno

1 Meditazione. La Messa va tradotta nella vita. Come legare la devozione privata con la Liturgia. La meditazione. Il metodo sulpiziano come aiuto per prepararsi a partecipare meglio alla Messa nella comunione con Cristo.

2 Meditazione. Il nostro programma visto nella Messa e per la Messa.

(In questo giorno solo due meditazioni per dar modo a tutti di confessarsi).

Esercizi Spirituali agli Ju Bosco Chiesanuova, 18-19-20 Settembre 1973

Introduzione. Sera precedente. Vitalità e significato degli Esercizi. Il metodo e l’impegno.

1 Giorno

1 Meditazione. L’amore di Dio e il piano della salvezza. Il problema di una vera fede; la fede come conquista. Come arrivare a Dio e accogliere il suo amore. Verifica del proprio cristianesimo. Come amare veramente Dio. Come in Gesù dobbiamo vedere il nostro Salvatore.

2 Meditazione. La Liturgia. Cristo vivo e salvante lo incontriamo particolarmente nella Liturgia. L’esercizio del suo sacerdozio. La legge della partecipazione e della collaborazione. La divisione della Liturgia. La nostra parte. Essere attivi. Il cristiano si unisce a Cristo anche e sempre per gli altri.

3 Meditazione. L’Eucarestia come sacrificio. Il suo sangue per noi. Come si rinnova nella Messa. Fede e penitenza vera dei nostri peccati per parteciparvi.

4 Meditazione. Il Sacrificio della Chiesa. Come devo arrivare alla «Mia Messa». Gesù Sacerdote e Vittima ci unisce a sé. La nostra dignità e la nostra missione per la salvezza del mondo. Che cosa portare alla Messa.

2 Giorno 1 Meditazione. L’Eucarestia come presenza (Cap. 6 di San Giovanni). Il mio corpo è per la salvezza del mondo. Gesù nel Tabernacolo. Quale grande tesoro e quale la nostra devozione. La riparazione. E nella vita il nostro corpo nella santità. Il problema della purezza è problema dell’amare. Come si affronta tale problema.

2 Meditazione. La partecipazione nostra alla Messa. Sentirci Chiesa. Gesù ci vuole con Lui. Partecipazione comunitaria, attiva, esterna, interna. 3 Meditazione. La Liturgia della Parola. Come attuarla. La preparazione nella meditazione quotidiana. Come farla.

4 Meditazione. I fini della Messa. Quali, come entrarvi. I misteri di Gesù nell’anno liturgico. La domenica e la Risurrezione di Gesù.

3 Giorno

1 Meditazione. Revisione di vita e piano o programma. Come prepararsi alla Confessione. I sette punti del programma.

2 Meditazione. La liturgia dell’Ordinario, come meditare le parole nella Messa (Canone Secondo).

3 Meditazione. La comunione. Sua grazia e sua importanza. Come prepararsi nella Messa (dal Padre nostro specialmente) e come ringraziare. Il colloquio dopo la Messa.

Esercizi Spirituali ai Giovani Montechiarugolo, 21-22-23 Settembre 1973

Introduzione della sera precedente. Arrivare a una profonda comunione con Gesù. Ciò che ci proponiamo è conoscerlo di più per amarlo di più. Il Suo Cuore. Quanta Adorazione, quanta preghiera, quanto silenzio! Vi siete anche proposti l’adorazione per tutta la notte. Questo è il simbolo del vostro impegno.

1 Giorno

1 Meditazione. La conoscenza e l’amore di Gesù. La storia della salvezza. Come arrivare alla conoscenza di Gesù (meditazione) e a un vero e autentico amore a Lui.

2 Meditazione. La Liturgia. Ci introduce nella storia della salvezza. Ci unisce a Gesù e alla sua missione. La santificazione nostra e la salvezza delle anime.

3 Meditazione. Gli ostacoli alla vera Liturgia. La nostra autosufficienza (necessità dell’umiltà). La mancanza dello spirito di sacrificio. L’egoismo (la vera carità al prossimo). I rimedi.

4 Meditazione. La Messa rinnova il Calvario. I sentimenti di Gesù: obbedienza, amore filiale, amore agli uomini. Come entrare anche noi in questi sentimenti.

2 Giorno

1 Meditazione. Lo Spirito Santo anima della Chiesa, guida dei figli di Dio, ci conduce all’unione con Gesù nella Liturgia. Nella Liturgia della Lode ci insegna la preghiera (i Salmi ispirati da Lui). Nella Liturgia del Sacrificio è Lui che compie il miracolo e la santificazione. Nella Liturgia del Sacramento ci dona e ci accresce la vita. La nostra devozione allo Spirito Santo e la nostra dipendenza da Lui. L’ostacolo della nostra autosufficienza.

2 Meditazione. L’anno liturgico e la domenica. Lo Spirito Santo anima della Chiesa la guida a presentarci i misteri di Gesù. Come dobbiamo vivere la domenica e come ci dobbiamo innestare nei tempi liturgici.

3 Meditazione. I fini della Messa. Come viverli nella Messa. Come intendere l’adorazione al Santissimo Sacramento e la Comunione. Con Gesù, Agnello cui è ogni amore e gloria ma prima di tutto «con il quale» e «per mezzo del quale» sale al Padre la gloria.

4 Meditazione. La nostra partecipazione alla Messa. Per noi personalmente: comprensione, attenzione viva che unita al nostro amore si trasforma in contemplazione. Guardare amando. Per noi come comunità: unanimità, senso dell’assemblea e dei suoi compiti.

3 Giorno

1 Meditazione. La nostra revisione di vita e il nostro programma. Per la nostra revisione: sulle nostre Confessioni e sulla Messa (Liturgia nelle sue tre forme). Per il programma dieci punti.

2 Meditazione. Commento al Terzo Canone, secondo lo schema.

3 Meditazione. La Comunione. Pasto sacrificale, pasto familiare, iniziale, escatologico, comunitario. Tenendo presente questi punti prepararsi in disponibilità, in desiderio di intimità, nell’amore vivo, nella viva speranza, nella apertura verso gli altri. Così anche il ringraziamento: con Gesù nei fini della Messa, colloquio intimo, amore di unione, confidenza di speranza, impetrazione per tutti e sentire che è il vero mezzo. La Comunione per portare agli altri Gesù.

Esercizi Spirituali alle Aspiranti Montechiarugolo, 24-25-26 Settembre 1973

Introduzione. Capire. Riflettere, pregare, mediante l’impegno, il silenzio, l’aiuto, la piena generosità agli orari. Incontrarsi con una persona: Gesù. Una persona viva e vera e che compie in noi la sua azione di salvezza. La Madonna «Auxilium Christianorum» sia la nostra protettrice.

1 Meditazione. La conoscenza e l’amore di Gesù. Come lo conosciamo: superare una conoscenza infantile o nebulosa o approssimativa. Egli ci ha salvato nelle parole, negli esempi, nel suo mistero pasquale. Conoscere Lui è dunque sapere le sue parole, seguire i suoi esempi, partecipare al suo mistero. E sapere che la causa di tutto è stato il suo amore. Approfondire l’amore suo, sentire quello che ha fatto per «noi», quello che ha fatto «per me». Il Cuore di Gesù.

2 Meditazione. La Liturgia come incontro con Gesù che ci unisce a sé, ci santifica, ci salva. La nostra unione con Lui nella lode al Padre. La nostra unione fonte della nostra vita. La nostra unione missione per la salvezza di tutti gli uomini. Liturgia della lode, del sacrificio, dei sacramenti. Come abbiamo capito la Liturgia e come è stata la nostra devozione. Difetti di impostazione nella nostra religiosità.

3 Meditazione. L’Eucarestia come sacrificio. Perché la Messa è un sacrificio. Perché noi abbiamo parte nella Messa. La nostra unione a Gesù Sacerdote e Vittima. La lotta contro il peccato. La nostra purificazione.

2 Giorno 1 Meditazione. L’Eucarestia come presenza. Come dobbiamo intendere la presenza di Gesù nel Tabernacolo: come continuazione della Messa. Come fare l’adorazione. Come il Corpo di Gesù è per la salvezza, così il corpo nostro. Il problema della purezza: come affrontarlo e risolverlo. I pericoli e i mezzi. 2 Meditazione. I fini della Messa. Come partecipare ai sentimenti di Gesù.

3 Meditazione. Come partecipare alla Messa. Partecipazione comunitaria, esterna, interna.

4 Meditazione. Messa sacrificio per la Redenzione e la Liturgia della Penitenza. Revisione sulla Confessione e la Direzione Spirituale.

3 Giorno

1 Meditazione. Il nostro programma in sette punti.

2 Meditazione. Come valorizzare la liturgia dell’Ordinario.

3 Meditazione. La Messa nella vita attraverso soprattutto la Comunione. Come farla.

Riassunto

Partecipanti Di Sant’Ilario 1) Donne 50 34 2) IV e V F. 21 18 3) I M.F. 28 15 4) Uomini 46 31 5) Gli Aspiranti 25 15 6) Giò 12 10 7) Pre-giò 28 11 8) Ragazze 38 23 9) Ju 18 6 10) Giovani 35 23 11) Le Aspiranti 23 21 324 207 + tre corsi di don Gianni 80 287 QUADERNO 30 - La Liturgia (1973) – SOMMARIO253 La Liturgia 2 Anno Liturgico 5 La «Domenica» 10 Eucarestia come presenza 14 La Messa e la Croce 17 Il Sacrificio della Chiesa 20 La liturgia della Messa 22 Eucarestia come sacrificio 26 Liturgia della Parola 28 La liturgia della Parola 29 I fini della Messa 31 Il Prefazio 34 Il Canone 37 Il Primo Canone 37 Il Secondo Canone 50 Il Terzo Canone 55 Il Quarto Canone 61 La Comunione 68 L\'Adorazione al Santissimo Sacramento 71 Esercizi Spirituali alle Donne (25-27 Agosto) 72 Esercizi Spirituali alle bambine di IV e V elementare (28-29 Agosto) 74 Esercizi Spirituali alle bambine di I media (30-31 Agosto) 75 Esercizi Spirituali agli Uomini (1-3 Settembre) 76 Esercizi Spirituali agli Aspiranti (5-7 Settembre) 78 Esercizi Spirituali alle Giò (8-10 Settembre) 80 Esercizi Spirituali alle pre-Giò (11-13 Settembre) 82 Esercizi Spirituali alle Ragazze (15-17 Settembre) 84 Esercizi Spirituali agli Ju (18-20 Settembre) 86 Esercizi Spirituali ai Giovani (21-23 Settembre) 88 Esercizi Spirituali alle Aspiranti (24-26 Settembre) 90 Riassunto 92

253 Inserito in fase di redazione.

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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

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