Quaderno 31 - La vita interiore e la preghiera 1974

QUADERNO 31

La vita interiore e la preghiera

1. È conversazione intima con se stessi che tende a divenire conversazione con Dio. Invece di fare di sé il punto centrale, si pone Dio, all\'egoismo si sostituisce l\'amore di Dio.

2. Questo è superiore alla vita intellettuale, artistica, letteraria, politica. È l\'unica cosa necessaria. Tendere a Dio e vivere di Lui. Essere santi è vivere profondamente di Dio. Quando si vuol fare a meno di Dio, la serietà nella vita è compromessa.

3. La vita interiore suppone lo stato di grazia non solo, ma una lotta contro tutto ciò che tende a far cadere in peccato e un serio impegno a tendere a Dio. Una valutazione del valore della grazia. “Bonum gratiae unius majus est quam bonum naturae totius universi”1 (San Tommaso). La grazia dà la vita eterna. “Chi crede in me ha la vita eterna” (Gv 5,24; 6,40,47,552). È partecipazione della natura divina, cioè della vita intima di Dio. Rende l\'anima radicalmente capace di operazioni propriamente divine, capace di vedere Dio immediatamente come Egli vede se stesso e di amarlo come egli si ama. “Gratia est inchoatio gloriae in nobis”3.

4. La vita interiore è una vita soprannaturale che per mezzo di un vero spirito di abnegazione e di preghiera ci fa tendere all\'unione con Dio e ad essa ci conduce. È abnegazione, è superamento. L\'egoista conosce solo la parte sensitiva dell\'anima. È preghiera: “Fortificati in vista dell\'uomo interiore” (Ef 3,16). Il pensiero dell\'«io»4 lascia il posto al pensiero abituale di «Dio».

1 “Il bene di un individuo nell’ordine della grazia è superiore al bene naturale di tutto l’universo” (SAN TOMMASO D’AQUINO, Summa Theologiae, II-I, q. 113, a. 9, ad 2 m). 2 Gv 6,40; cfr Gv 5,24; 6,47. 55 . 3 “La grazia è principio della gloria in noi” (SAN TOMMASO D’AQUINO, Summa Theologiae, II-I, q. 24, a. 3). 4 Titoli, numerazioni, elenchi e sottolineature sono state operate da don Pietro. Il presente quaderno è suddiviso idealmente in due sezioni: la prima, che raccoglie la fase preparatoria di riflessione per la predicazione degli esercizi spirituali; la seconda, che contiene Conversazione con Dio mediante la mediazione di Cristo.

5. “Oportet semper orare”5. Come realizzarlo. Non si può separare la pietà dalla vita. Non è moltiplicare gli esercizi o gli atti di preghiera, è un orientamento dell\'anima a Dio, per cui si vive per Lui. Tutto si riduce al problema dell’amore.

6. È necessario pregare. a) Gesù pregava. b) Dal battesimo, Dio vive in me, perché io viva in Lui. c) La grazia è inizio di vita eterna: devo cominciare qui quello che sarà la mia occupazione eterna: contemplare Dio. d) Mi pone di fronte alla Verità, mi libera dalle mie menzogne. e) Per essere apostolo: non dare le mie opere, ma le opere di Cristo in me. f) Mi regola l’agitazione, e perciò mi abbandono interamente all’opera del Regno di Dio. g) La preghiera mi deve condurre ad una vita di preghiera; il tralcio ben fissato al ceppo, ben potato dal Maestro porta un frutto divino. “Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre senza stancarsi” (Lc 18,1). “State sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie: questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi”6 (1Ts 5,17). È la preghiera della vita. Preghiera perenne che non dipende né dal luogo in cui ci troviamo, né dall’ambiente in cui viviamo, né dalle disposizioni del momento; è l\'uomo intero che loda ed adora il Signore, grida verso Lui, prega; non già con le sue parole, ma con il suo cuore e la sua vita, con tutte le faccende e gli avvenimenti di cui è intessuta la sua vita quotidiana. Una vita santa è una azione ininterrotta. “Ogni azione del giusto è orazione, a meno che non cessi di essere giusto” (Origene). “Far ciò che a Dio piace, farlo alla sua gloria, è una preghiera, è meditare giorno e notte la legge del Signore” (Sant’Ilario di Poitiers).

7. La lode delle buone opere non esaurisce il nostro obbligo di pregare; viene supplito alla impossibilità di occuparci sempre nella preghiera e reso possibile il precetto dell’orazione perenne. Ma non esclude il dovere di dedicare alcune ore al giorno alla preghiera, e di indirizzare

lo schema tenuto per ciascun turno di esercizi predicato. La prima sezione è stata contrassegnata da don Pietro, nel margine alto di ciascuna pagina, con una serie alfabetica (indicante il tema di predicazione) a cui ne segue una numerica (che contraddistingue le pagine ad esso dedicate). Ecco il significato dell’Indice proposto alla nota 122. 5 “È necessario pregare sempre” (cfr Lc 18,1). 6 Cfr 1Ts 5,16-17. consapevolmente le nostre azioni alla gloria di Dio e di animarle del colloquio amoroso con Dio. Alcuni mezzi: a) Il segno della croce fatto frequentemente prima di iniziare le azioni. “Ad ogni andare e venire, ad ogni uscire e rientrare, al vestirci e calzarci, all’apprestarci per prendere il bagno, al metterci a tavola, all’accendere la luce, nell’andare a letto, al metterci seduti, insomma in tutte le nostre azioni qualunque sia la nostra natura, noi ci segniamo la fronte col segno della croce” (Tertulliano7). Id. Origene: “È certo che dove la morte di Cristo ci accompagna, il peccato non può regnare. Infatti la forza di Cristo è tale se collocata davanti agli occhi e conservata fedelmente nella mente sì da ricordare sempre la morte di Cristo. Mette in fuga l’intero esercito del peccato e delle tendenze carnali, non permette che né la concupiscenza, né la libidine, né la rabbia, né l’invidia trionfino nei fedeli”. b) Vita intessuta di preghiera, le giaculatorie. Pregare frequentemente con preghiere brevissime. Non tanto con la voce quanto con il cuore: “Qualunque sia il posto ove ti trovi, tu puoi costruirti un altare” (San Giovanni Crisostomo). “Se la tua mente è infiammata, non importa se non puoi piegare le ginocchia” (id). “Paolo pregava sdraiato nel carcere, Ezechia nel letto, Daniele nella fossa dei leoni, i tre fanciulli nella fornace, Giona nel ventre del pesce, Giobbe sul letamaio. Dio è ovunque presente, egli ci sente e ci ascolta” (id). Le giaculatorie si fanno senza distrazioni, cosa che non capita alle preghiere lunghe, ci fanno continuamente camminare alla presenza di Dio, ci preservano da molti peccati, ci aiutano a resistere alle tentazioni, ci riempiono di fiducia nella bontà paterna di Dio. Ci è necessaria tale preghiera come l’acqua alle piante. Nessuna ora senza preghiera, anche di notte. “Il coro delle stelle, il profondo silenzio, l’oscurità, il sonno stesso immagine della morte, tutto ci è un invito ad alzarci e rivolgere la mente e il cuore a Dio per ricevere più che in ogni altro tempo grazie senza numero” (id).

8. La preghiera perenne ci fa anticipatamente vivere la preghiera del cielo. Già quaggiù ci rende partecipi della lode degli angeli e dei santi e incominciamo a fare ciò che faremo per l’eternità: “La nostra occupazione in questa vita deve consistere nella lode di Dio, perché la nostra gioia eterna nella vita futura consisterà nella lode di Dio; nessuno però può rendersi degno della vita futura se non si è allenato quaggiù” (Sant’Agostino8). “Rigenerati e rinnovati dalla misericordia di Dio, cominciamo qui a vivere come vivremo nel cielo; là nel regno eterno avremo giorno perenne, senza alternativa di

7 TERTULLIANO, De corona, III, PL II, 80. 8 SANT’AGOSTINO, Esposizione sul salmo 118,1. notte; destinati dunque a vivere nel cielo in continua preghiera e azione di grazie, cominciamo qui a rendere incessante la preghiera e il ringraziamento” (San Cipriano).

La preghiera esercizio delle virtù teologali

Il nostro organismo soprannaturale. Grazia santificante − semen gloriae. Vita essenzialmente soprannaturale; partecipazione della vita intima di Dio, ci dispone alla visione. È innesto di vita divina, porta frutti soprannaturali, atti meritori. La vita di grazia […]9 sotto la forma delle virtù infuse e dei sette doni dello Spirito Santo. Come dall’essenza della nostra anima le nostre facoltà intellettuali e sensitive così dalla grazia, ricevuta nell’essenza dell’anima, derivano nelle nostre facoltà superiori e inferiori le virtù infuse e i doni.

Virtù Doni

Teologali Carità Fede Speranza Sapienza Intelletto Scienza

Morali Prudenza Giustizia

Religione Penitenza Obbedienza

Fortezza Pazienza

Temperanza Dolcezza Umiltà Castità Consiglio

Pietà

Fortezza

Timore

a) Ci viene infusa la Fede.

9 Parola non comprensibile. Fede: dono (Ef 2,8), ci fa aderire soprannaturalmente. Di un ordine immensamente superiore allo studio storico-critico. Audizione soprannaturale. b) È infusa la Speranza. Desideriamo possedere Dio e per raggiungerlo ci appoggiamo a Dio stesso. c) È infusa la Carità. Amiamo Dio per se stesso, più di noi medesimi. A lui ordiniamo tutto, tutti gli atti delle altre virtù. È la forza soprannaturale. d) Ci sono infuse le virtù Morali, che si distinguono da quelle acquisite. Queste le possiamo acquistare noi, quelle sole Dio può produrle in noi. Elevate al fine soprannaturale, è giusto che le virtù siano ordinate al fine. e) I doni dello Spirito Santo. (Enciclica Divinum illud munus di Leone XIII, 9- 5, 1897). Ha bisogno in modo assoluto dei sette doni. Per essi l’uomo è elevato e reso atto ad obbedire più facilmente e prontamente alle ispirazioni e agli impulsi dello Spirito Santo.

I doni dello Spirito Santo e le beatitudini (secondo Sant’Agostino e San Tommaso)

Sapienza: Beati i pacificatori perché dà la pace e permette di darla agli altri. Intelletto: Beati i puri di cuore perché vedono Dio in tutto. Scienza: Beati quelli che piangono perché mostra la gravità del peccato. Consiglio: Beati i misericordiosi perché inclina alla misericordia. Pietà: Beati i mansueti perché fa vedere negli altri dei figli di Dio. Fortezza: Beati quelli che hanno fame e sete perché non si perdono mai di coraggio. Timore di Dio: Beati i poveri perché hanno il santo timore.

La grazia attuale

Senza di essa non possiamo né disporci positivamente alla conversione, né perseverare nel bene, né produrre il minimo atto salutare. “Neanche un buon pensiero” (2Cor 3,5)10. “È Dio che opera in noi il volere e l’agire” (Fil 2,13)11. La necessità della preghiera è fondata sulla necessità della grazia attuale. È verità certissima che la preghiera è il mezzo normale, efficace e universale per il quale Dio vuole che otteniamo tutte le grazie attuali di cui abbiamo bisogno. “Pregate e riceverete ecc…” Mt 7,7-812. Grazia di illuminazione o di ispirazione, di attuazione, di forza. Impulsi interiori. Necessità di essere fedeli alla grazia: “Vi esortiamo a non ricevere la grazia di Dio invano” (2Cor 6,1).

10 In realtà: cfr 2Cor 3,5. 11 In realtà: cfr Fil 2,13. 12 In realtà: cfr Mt 7,7-8.

La preghiera ci fa crescere

Si deve crescere. “Crescete nella carità” (Ef 4,15)13; “Prego perché la vostra carità aumenti ognor più” (Fil 1,9)14; “Faccia il Signore che in voi cresca e sovrabbondi la carità” (1Tes 3,12); “Chi è giusto si giustifichi ancora e chi è santo diventi ancor più santo” (Ap 22,11)15; “Il sentiero dei giusti è come la luce splendente, il cui fulgore cresce, finché è giorno fatto” (Pr 4,18)16. Siamo viaggiatori. Dobbiamo andare verso il Signore gressibus amoris17 (San Gregorio). Fame e sete. La carità cresce non per addizione, ma per intensità. Come il calore. Cresce col merito, la preghiera, i sacramenti. Cresce con la preghiera perché chiediamo. (Padre nostro). La contemplazione infusa è necessaria per raggiungere la perfezione.

13 In realtà: cfr Ef 4,15. 14 In realtà: cfr Fil 1,9. 15 In realtà: cfr Ap 22,11. 16 In realtà: cfr Pr 4,18. 17 Dobbiamo andare verso il Signore “con i passi dell’amore”.

La Preghiera e il progresso spirituale

1. Per progredire conoscersi. Conoscersi per imparare a vincersi. Conoscere Dio. Movimento rettilineo cioè delle cose sensibili. Movimento spiraliforme cioè dei misteri della salvezza. Movimento circolare: la contemplazione.

2. La linea comune: timore di Dio, vittoria sul peccato mortale e sul veniale deliberato. Consolazioni sensibili. Per purificazioni. Dunque si richiede per l’anima molta generosità appoggiata sulla confidenza in Dio: “Colui che ha incominciato l’opera la compirà” (Fil 1,6)18.

3. Necessità della penitenza e della mortificazione. Insegnamento di Gesù. Esempio dei santi. Necessità di mortificazione: a) per le conseguenze del peccato originale, b) per quelle dei peccati personali, c) per l’elevatezza infinita del fine soprannaturale, d) per imitare Gesù.

4. Evitare i peccati passando dall’amore inordinato di noi stessi all’amore ordinato. Le radici dei peccati: i vizi capitali. L’esame di coscienza. Peccati di ignoranza, di fragilità e di malizia. Il difetto predominante. Passioni da regolare.

5. Mortificazione attiva dei sensi. Purificazione attiva. Mortificazione della sensualità “castigo il mio corpo” (1Cor 9,27)19, anche i moti indirettamente volontari. Le grandi penitenze dei santi. Immolazione personale che nella loro vita era come l’accompagnamento del sacrificio della Messa nel quale viene continuata in modo sacramentale l’immolazione del Salvatore. Poi dopo quella del corpo e dei sensi la mortificazione del cuore. Non cercare consolazioni sensibili neanche nella preghiera. Le gioie spirituali non vanno mai cercate per se stesse. La mortificazione della nostra irascibilità verso il prossimo (collera, zelo amaro ecc…).

18 In realtà: cfr Fil 1,6. 19 In realtà: cfr 1Cor 9,27. 6. Purificazione attiva dell’immaginazione e della memoria. Immaginazioni vane e pericolose. Ricordi.

7. Purificazione dell’intelligenza: curiosità, dissipazioni in una moltitudine di cognizioni. Orgoglio dello spirito, eccessiva fiducia nella nostra ragione e nel nostro giudizio. Accecamento spirituale: guide cieche20. Non si vede più Dio e la sua azione (hebetudo mentis21). Giudicare alla stregua di ciò che è basso. Il rimedio: crescere nella fede, vedere nella fede, giudicare nella fede. Spirito di fede. La fede è oscura e ci illumina, come la notte che ci permette di vedere le stelle.

8. Purificazione della volontà: egoismo; volontà propria quella che non è conforme alla volontà di Dio; utilitarismo. Renderla docile, educarla con il progresso delle virtù, di giustizia, di religione, di penitenza, di obbedienza, di veridicità, di lealtà, di verità. Abnegazione della volontà propria, spirito di sacrificio. Agire secondo le convinzioni profonde della fede. La forza è nella preghiera che ci ottiene la grazia. Qui sta la vera educazione soprannaturale della volontà: “Tutto posso in Colui che mi conforta” (Fil 4,13)22. La volontà allora partecipa all’onnipotenza di Dio e si libera dell’amor proprio. L’abnegazione e lo spirito di sacrificio sono l’unica via per l’unione con Dio. Via diretta, via stretta. Straniarci dai beni esteriori, “usare di questo mondo come se non se ne usasse” (1Cor 7,31)23. Dai beni del corpo (bellezza, sanità ecc...). Da ogni compiacenza nelle virtù. Dalle consolazioni nella preghiera (Salita al monte Carmelo, l. III c 29).

9. Guarire dalla prima malattia che è l ’o rgo gl i o : 1) Peccato dello spirito meno degradante ma più grave di quelli della carne. “Orgoglio è principio di ogni peccato” (Ec 10,1524). Non è solo peccato capitale, ma è la sorgente di tutti i peccati capitali (San Tommaso). Si oppone e alla magnanimità e all’umiltà. È un velo agli occhi, impedisce di vedere la grandezza di Dio e i doni degli altri. Impedisce di chiedere la luce a Dio che quindi si nasconde, impedisce la verità e la contemplazione. In teoria si riconosce Dio ma in pratica si

20 Cfr Mt 23,16. 21 “Ottusità della mente”. 22 In realtà: cfr Fil 4,13. 23 In realtà: cfr 1Cor 7,31. 24 Oggi: Sir 10,13. stima smisuratamente se stessi come fossimo noi gli autori, ce ne compiacciamo. Esageriamo le nostre qualità personali. Ci preferiamo agli altri, li abbassiamo. Orgoglio intellettuale che porta a interpretazioni delle verità di fede che sono strane o sbagliate. Aria di sufficienza. Pieni di se stessi. Come possono ricevere i doni superiori di Dio? Ci si occupa di più nel dar lezione che nel riceverne. Al direttore spirituale badano dove credono loro o dove fa comodo. a) Nasce la presunzione che è desiderio e speranza disordinata di far cose al di là delle proprie forze. Si sentenzia, ci si crede capaci per le questioni più difficili. Invece di costruire la propria vita interiore sull’umiltà, sul rinnegamento di sé, sulla fedeltà al dovere del momento presente anche nelle piccole cose, si parla soprattutto di grandezza d’animo, di zelo ecc…, mentre si è solo pieni di se stessi e non si può dare Dio. b) Ambizione: dominare gli altri, imporre le proprie idee, cercare i posti, cercarli per sé. c) Vanagloria: voler essere stimati per se stessi, per cose sciocche e vane. Fare sfoggio della scienza, mettersi sempre nei discorsi. d) Iattanza, ipocrisia, pertinacia, disobbedienza. 2) Come guarire. Riconoscere la grandezza di Dio: “Che cos’hai che tu non abbia ricevuto?” (1Cor 4,7)25. Creati dal nulla. Disordine del peccato. Disprezzo. La purificazione profonda verrà dal nostro lavoro (purificazione attiva) ma del tutto quando lo Spirito Santo con i suoi doni ci illuminerà (purificazione passiva).

10. Guarigione dalla pigrizia o accidia spirituale. È ripugnanza al lavoro, allo sforzo. Comincia con la trascuratezza e l’allontanamento progressivo dalle attività serie, dà una cattiva tristezza opposta alla gioia spirituale che è frutto di generosità. Disgusto per le cose spirituali. Aggrava l’anima e fa rendere insopportabile il giogo del Signore: “Oculis aegris odiosa lux quae puris amabilis”26 (Sant’Agostino). Tiepidezza. Ben diversa dall’aridità. Anemia. Si guarisce resistendo, vero amore di Dio, vera devozione di volontà, con coraggio imporci ogni giorno qualche sacrificio su quei punti che più lasciano a desiderare. È solo il primo passo che costa poi è più facile. Franchezza con se stessi e con il proprio confessore. Pratica assidua dei propri doveri. Orari della giornata. Dividere la settimana secondo i misteri della fede.

25 In realtà: cfr 1Cor 4,7. 26 SANT’AGOSTINO, Confessioni, Libro VII, 16. 22: “Agli occhi offesi è odiosa la luce, che ai vividi è amabile”. Domenica: consacrata a Dio con l’offerta e il rendimento di grazie alla Santissima Trinità. Lunedì: al Mistero dell’Incarnazione (Ecce venio27; ecce ancilla28). Martedì: vita nascosta di Gesù. Mercoledì: alla sua vita apostolica. Giovedì: all’istituzione dell’Eucarestia e del Sacerdozio. Venerdì: Passione. Sabato: Vergine. (Da Garrigou29)

27 Sal 40 [39], 8. 28 Lc 1,38. 29 Reginald Garrigou-Lagrange (1877-1964); religioso domenicano francese, considerato uno dei più grandi teologi neotomisti cattolici del XX secolo.

La Preghiera di domanda

1. La sua efficacia. Perché si indirizza alla divina misericordia, non si basa sui propri meriti. Non ha la sua forza in noi, ma in Dio. Non noi la forziamo o cambiamo. Lui è immutabile. La preghiera è infallibilmente efficace perché Dio ha decretato dall’eternità che lo sia. È necessaria per tutti i doni di Dio. Si basa sui meriti di Gesù. Non induciamo Dio a cambiare. Solleviamo la nostra volontà all’altezza della Sua per volere con Lui nel tempo quello che da tutta l’eternità ha decretato di accordarci. Non si oppone al volere divino, vi collabora.

2. Che cosa chiedere? I beni spirituali: grazia, doni dello Spirito Santo, ecc… (vedi Pater noster). I beni temporali che ci possono aiutare.

Orazione mentale

1. È la preghiera più intima; profondo raccoglimento; contatto con la Trinità che abita in noi. Dà quella luce che fa penetrare profondamente e gustare i misteri di salvezza. “L’orazione mentale non è altro che un’amicizia divina, un trattenimento frequente da solo a solo con Colui dal quale ci sappiamo amati” (Santa Teresa, Vita, cap 3). “Sicut cervus”30.

2. Atti essenziali. Non solo atti dell’intelletto, deve procedere dall’amor di Dio e terminare in Lui. Per amore si cerca di contemplarlo e la contemplazione aumenta l’amore. a) Si comincia con un atto di umiltà. Uno di contrizione e di adorazione. b) Un atto di fede profondo e prolungato su quella verità che si vuole meditare. c) Un atto di speranza. Dopo aver detto «credo», desidero, ho sete, spero. Supplica ispirata dalla speranza sull’aiuto divino. d) Un atto di carità: carità affettiva; un affetto calmo, ma profondo. “Diligo te, Domine, ex toto corde”31. Poi diventa effettiva: voglio la tua volontà. Prendo la risoluzione di essere fedele «oggi». e) Tutti questi atti tendono sotto l’influsso dello Spirito Santo a fondersi in uno sguardo di amore fedele e generoso che è il principio della contemplazione. Questo sguardo (orazione di semplicità) tende a divenire una comunione spirituale prolungata. L’anima di orazione dice molto in poche parole, che ridice spesso senza mai ripetersi. È come la respirazione dell’anima ossia il suo riposo in Dio: essa aspira la verità e la bontà di Dio per mezzo della fede e della speranza e respira l’amore. Ciò che riceve da Dio sotto forma di grazia rende sotto forma di adorazione e di amore. Chiedere la contemplazione è chiedere che, caduto l’orgoglio, possiamo veramente penetrare e gustare i grandi misteri della salvezza (Croce, Messa, Eucarestia). “La meditazione è molto buona a suo tempo e molto utile in principio, ma non dobbiamo fermarvici, poiché l’anima per la sua fedeltà a mortificarsi e a raccogliersi, riceve ordinariamente un’orazione

30 Nella NOVA VULGATA: “Quemadmodum desiderat cervus – Come la cerva anela” (Sal 42 [41], 2). 31 Nella NOVA VULGATA: “Diliges Dominum Deum tuum in toto corde – Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore” (Mt 22,37). più pura e più intima che può chiamarsi di semplicità in un semplice sguardo su Dio, su Gesù Cristo o qualcuno dei Suoi Misteri. L’anima lascia il ragionamento e si serve di una dolce contemplazione che la tiene pacifica, attenta e suscettibile delle impressioni dello Spirito Santo. Fa poco e riceve molto perché si avvicina sempre più alla sorgente di ogni lume. Si ottiene con una grande purezza di cuore, con la vera mortificazione e disprezzo di sé” (Bossuet32).

3. Come giungervi. Umiltà, mortificazione, liberazione dai peccati veniali, Raccoglimento, atti d’amore di Dio lungo il giorno. Far silenzio. Vincere ciò che è troppo naturale. Cercare solo la sua volontà. Perseverare. Si può tornare indietro (Santa Caterina da Genova: cinque anni di orazione; altri cinque di dissipazione. Dopo quattordici anni di penitenza finalmente perdonata). Per perseverare: coraggio, fiducia in Lui, lasciarsi condurre da Lui. Fons vivus è lo Spirito Santo.

4. Vi sono anime ritardatarie, come certi bambini, e sono numerose. Due sono generalmente le cause: la negligenza nelle piccole cose e il rifiuto dei sacrifici che il Signore ci domanda. Non ci sono cose piccole nel Regno di Dio. “Si vocem eius audieritis”33. Cercare se stessi. Leggerezza di spirito; pigrizia spirituale.

5. L’intima natura della orazione è la riflessione e l’affetto. Con la prima si propone34 all’anima le verità della fede, si approfondiscono, si illuminano, se ne traggono delle conseguenze. La riflessione deve essere ripetuta: bisogna che penetri, che venga assimilata mediante un lungo e paziente lavoro, se si vuole che sostenga. Deve essere calma: bisogno di silenzio e di pace; un ambiente calmo, raccolto. Deve essere concreta: non esercizio di pura speculazione (l’anima resterebbe gelida); sono misteri di vita e ci devono condurre alla nostra vita. Per fare ciò, generosità, vincere la pigrizia. Tale costante riflessione presenterà alla volontà l’ideale che deve amare e che deve trasfigurare la vita. Lo scopo della meditazione è di ricavare un po’ di conoscenza amorosa di Dio (San Giovanni della Croce35). L’amore è elemento essenziale di ogni

32 JEAN-BAPTISTE BOUSSET, Opere complete, Tomo LIV, Modo breve e facile per fare l’orazione in fede e di semplice presenza di Dio. 33 Nella NOVA VULGATA: “Utinam hodie vocem eius audiatis – Se ascoltaste oggi la sua voce!” (Sal 95 [94], 7). 34 Propongono. forma di preghiera che deve essere scambio di comunione. “La preghiera consiste non nel molto pensare, ma nel molto amare” (Santa Teresa36). La riflessione è dunque subordinata all’amore, è in funzione dell’amore. Theologia mentis et cordis. Aprire il cuore al Signore, esprimergli tutta la riconoscenza per il suo infinito amore con la decisione di ricambiarlo mediante una vita di fedeltà e di immolazione (Santa Teresa).

6. Coloro che per una certa mobilità dell’immaginazione e del pensiero non possono «fermare l’intelletto» su una determinata verità per approfondirla mediante un’ordinata riflessione, la Santa consiglia di ripetere piuttosto lentamente una preghiera vocale sostanziosa, ad esempio il Pater, fermandosi a considerare con attenzione il senso delle parole e formare riflessioni e affetti. Se c’è pazienza e fedeltà il Signore non tarderà a farsi sentire mandando “le sue grazie di luce e di amore con cui l’anima intende meglio le vie di Dio e si sente maggiormente accesa ad entrarvi con generosità”37. Con la risposta di Dio comincia il colloquio d’amore in cui è tutta l’essenza della preghiera. Assecondare l’azione divina. I misteri della fede diventati amore trasformano la vita nella luce di Dio.

35 Cfr SAN GIOVANNI DELLA CROCE, La notte oscura, Libro II, cap. 12. 36 SANTA TERESA D’AVILA, Fondazioni, cap. 5, 2, in Opere, Postulazione Generale O.C.D., Roma 1963, p. 1104. 37 SANTA TERESA D’AVILA, Cammino di perfezione, cap. 26, 2.

La Preghiera – risposta alla parola di Dio

1. La parola di Dio è un incontro tra Dio e l’uomo. Un dialogo. La preghiera è la risposta dell’uomo: un’attività però non tanto dell’uomo, quanto piuttosto di Cristo nell’uomo (1 cap. Dei Verbum). Esodo 33,11: incontro di Dio con Mosè. Dio parla come un amico al suo amico (È la rivelazione). Gv 15,14-15: “Voi siete miei amici”, tutti gli uomini sono suoi amici. Baruc 3,9; 3,37-38: la sapienza di Dio è Gesù che è venuto.

2. La Sacra Scrittura è incontro di Dio con l’uomo (Dei Verbum, cap. VI). “Il Padre viene con molta amorevolezza incontro ai figli”.

3. Risposta dell’uomo. L’iniziativa è di Dio, ma l’uomo deve accogliere; abbandonarsi a Dio principalmente nella preghiera espressione di fede. È adorazione, sottomissione, presa di coscienza che Dio fa tutto e che l’uomo non fa che rispondere (Salmi e preghiere dell’Antico Testamento).

4. In San Paolo la preghiera ha una parte straordinaria, sia nella preghiera che lui fa, sia in quella che chiede agli altri. Il rendimento di grazie e la domanda sono i due principali modi di riconoscere che da Dio riceviamo tutto e da lui dipendiamo in tutto. Il peccato inescusabile dei pagani è l’autosufficienza (Rm 1,20-21), cioè pensare e credere che tutto quello che l’uomo ha non sia una cosa che ha ricevuto, perché l’averlo ricevuto dà l’impressione che non sia cosa propria. Adamo ha voluto essere come Dio senza Dio. Il peccato di Israele, idem. Le lettere di Paolo offrono una successione di ringraziamento e di domanda. 1Ts 1,2-3: “Rendiamo grazie a Dio ecc…”38. 1Ts 2,13: “Non cessiamo di rendere grazie ecc…”39. 1Ts 3,9-10: “Come potremo rendere grazie … notte e giorno gli domandiamo”40. 1Ts 5,17: “Pregate senza posa. In ogni caso state nell’azione di grazie”41. Lezione attuale. Siamo ora nell’ateismo pratico. L’uomo crede di essere l’artefice e il demiurgo della propria storia (Gaudium et spes42).

38 In realtà: cfr 1 Ts 1,2-3. 39 In realtà: cfr 1Ts 2,13. 40 In realtà: cfr 1Ts 3,9-10 41 In realtà: cfr 1 Ts 5,17-18. Un gran numero di uomini oggi non sentono più alcun bisogno vitale di Dio e di conseguenza pensano di essere dispensati da tutto ciò che li mette in contatto reale con Dio, la preghiera e i sacramenti. “Per me c’è un solo problema importante, vale a dire se l’uomo può essere santo senza Dio” (Camus43). Ma, Rm 7,18, l’uomo non può essere onesto senza Dio perché per natura, senza la grazia, è incapace di realizzare ciò a cui aspira. Troppi, anche sacerdoti, non sentono più il bisogno di pregare. “Lottate con me nella preghiera” (Rm 15,30). La preghiera è lotta che l’uomo compie con Dio: “Una grande lotta” (Col 2,1)44. E in Col 4,12 “non cessa di lottare per voi nelle sue preghiere perché siate fermi, perfetti e decisi”45. La preghiera fa parte dell’apostolato. Parabola dell’amico importuno (Lc 1146) è il commento al Pater, è lotta, domandare, chiedere, insistere. Come Abramo per Sodoma (Gen 1847). Come Mosè sul Sinai che non mangia e beve, cioè è tutto occupato a pregare (Dt 9,18. 25-2948). Gesù nel deserto.

5. La preghiera è una attività di Gesù in noi. Gesù ci inizia a chiamare Dio come Padre e questo è possibile solo perché siamo «uno» con Gesù. Entrare in uniformità di sentimenti (Lyonnet). “Donna perché piangi? Chi cerchi? Habes quem quaeris; ignoras?” Hai in te colui che cerchi fuori di te. Io sono in te. “Mens tua monumentum meum est… Mens tua hortus meus est”49. Non longe a te sum50 (Sant’Agostino).

42 Cfr Gaudium et spes, 20. 43 Cfr ALBERT CAMUS, La peste, 1947. 44 In realtà: cfr Col 2,1. 45 In realtà: cfr Col 4,12. 46 Cfr Lc 11,5-8. 47 Cfr Gen 18,17-33. 48 In realtà: cfr Dt 9,18. 25-29. 49 SAN BERNARDO, Meditatio in Passionem et Resurrectionem Domini, cap. XV. 50 Cfr SANT’AGOSTINO, Confessioni, Libro X, 16. 25: “Non ita mirum, si a me longe est quidquid ego non sum; quid autem propinquius me ipso mihi? − Non è così strano che sia lungi da me tutto ciò che non sono io; ma c\'è nulla più vicino a me di me stesso?”.

La preghiera del cristiano

1. Un’anima possiede un’autentica vita spirituale nella misura in cui vive una relazione con Dio. L’uomo non può realizzare pienamente se stesso che uscendo da sé. A somiglianza di Dio, anche l’essere dell’uomo è amore. Ma un rapporto vero e reale si può attuare solo con Dio, non con una creatura. Con questa resta sempre esteriore e superficiale se non è vissuto in Dio (cioè nell’unità stessa del Cristo). Un rapporto che è dato anche dal fine. Dio è il fine dell’uomo, è la sua aspirazione suprema. Non può rinunciare a Dio senza rinunciare a se stesso. Il rapporto è preghiera. Il cammino verso la perfezione è la sua preghiera. Vivere è essenzialmente pregare. Ogni creatura ci invita a pregare. Viviamo in una economia sacramentale: ogni creatura deve fare posto a Dio; diviene segno di una Presenza.

2. La novità della preghiera cristiana è nel fatto dell’Incarnazione. Unità dell’uomo e di Dio. Non solo uno di noi, ma uno con noi. In Cristo possiamo vivere un vero rapporto con il Padre, e prima ancora un rapporto con Cristo. Siamo inseriti nel mistero di Cristo, cioè nel rapporto del Figlio Unigenito al Padre. Abba, Padre. Lo Spirito Santo ci fa partecipi di quella relazione di amore51. La preghiera stessa di Cristo è comunicata a noi. Cristo ci fa sue membra, vive in noi nel suo Spirito, fa nostra la sua preghiera e così ci introduce nel mistero della sua relazione personale con il Padre suo. La relazione del Figlio ha come suo fondamento la conoscenza unica che Egli ha del Padre; è in questa conoscenza che introduce i piccoli. La glorificazione del Figlio non ha altro fine che la comunicazione agli uomini di ciò che il Padre gli ha dato (Gv 17,1-5); (cfr Mt 11,25-27; Lc 10,21-22).

3. La preghiera cristiana è essenzialmente domanda (San Tommaso). La glorificazione che Cristo chiede trabocca sugli uomini. La nostra preghiera deve consumare tutta la vita (“non tam orans, quam oratio factus”52) proprio a una certa imitazione della Persona del Verbo pura, eterna, infinita relazione di amore al Padre. La pura lode è per l’uomo

51 Cfr Gal 4,6. 52 TOMMASO DA CELANO, Seconda Vita di San Francesco, 95: “Non pregava più, era ormai diventato una preghiera”. soltanto la vita del cielo. Il nostro inserimento in Cristo non solo non rende inutile la preghiera di domanda, ma la rende necessaria. Come potrebbe escluderla se non l’esclude per Cristo l’unione ipostatica (Cristo chiede la glorificazione della sua umanità). In Cristo diventa divinamente efficace. Il tempo presente è il tempo della speranza (desiderio di Dio) e perciò è anche il tempo della preghiera. È lo Spirito stesso di Dio che in Lui prega e non può chiedere che Dio. È l’intelligenza e lo vuol vedere; è la volontà e lo vuol possedere; è tutto l’essere creato e vuol essere trasformato in Lui.

4. La preghiera è ringraziamento. Prima ancora che domanda perché questa suppone già il dono (pregare nel nome di Cristo è possibile se si ha lo Spirito). È confessione dei benefici, dei magnalia Dei, della gratuità assoluta del dono divino, dell’amore -agape- divino. «Hai tanto amato ecc… », tutto deriva dall’amore. Quello che l’uomo dona a Dio è quello che riceve da Lui. Conoscenza, amore. Conoscenza che il Figlio solo rivela (Mt 11,27) e nella quale siamo introdotti progressivamente dallo Spirito Santo (Gv 16,13), è il possesso di Dio. Dio si unisce all’essenza dell’anima, che l’anima non conosce più se stessa che attraverso Dio. La visione beatifica cui la preghiera ci ordina è il possesso di Dio, che è anche una trasformazione in Lui. Elevazione: è infatti partecipazione all’ascensione del Cristo che vive in questo mistero il suo stesso rapporto filiale con il Padre. Cesserà l’ascensione quando tutto l’uomo sarà accolto nel seno di Dio. Eterna sarà l’Eucarestia del cielo. (Da Barsotti)

La preghiera nella vita del cristiano

1. La preghiera è vita: è una realtà viva e vivificante che ha bisogno delle sue forme, ma non vi si deve cristallizzare. La vita è una realtà permanente, dinamica in movimento progressivo. È un itinerario, un cammino. Nell’Antico Testamento aveva soprattutto il significato e la dimensione di un esodo. Nel Nuovo Testamento diventa un’ascensione, un uscire salendo. Si impara a pregare ascoltando Dio. Non devo vivere e pregare, ma il mio vivere è pregare e viceversa. Non evasione di ciò che è la vita, ma realizzazione di ciò che è la vita. Per essere se stessi è necessario un movimento di esodo e di ascensione, che è sovranità interiore perché uscire dalle cose è portarle con sé dominandole.

2. La grande pedagogia della preghiera è nella fede e nella carità considerate come valori inseparabili. La fede dà il momento intellettuale: non si può parlare ed essere in comunione con il Signore se non lo si conosce. La carità dà il momento unitivo: non si può essere in comunione con il Signore se non lo si ama. E nell’immanenza della carità vi è la carità verso i fratelli. La pedagogia deve anche assumere l’umanità nelle sue strutture. Ne deriva l’importanza delle forme (vocale, mentale, personale, comunitaria, liturgica). Armonizzare tali forme, perché tutte devono avere un posto nella vita del cristiano. L’armonizzazione è legata al dono di Dio e quindi alla vocazione personale di ciascuno. La preghiera è un valore che va assolutamente personalizzato anche quando si tratta della preghiera comunitaria. Le forme hanno un valore strumentale, sono un «segno». Sono mediazione, sono incarnazione, sono valorizzazione.

3. La preghiera ha un valore dinamico, vitale e diventa vita vissuta, cioè storia dell’uomo. La storia della salvezza è storia della preghiera. Nella misura in cui prego, sono salvato. Quindi nella misura in cui prego, la salvezza diventa un avvenimento, diventa storia. La storia della salvezza è la storia del colloquio dell’uomo con Dio, un colloquio che non rimane parola ma diventa vita. Dio parla inserendoci nelle nostre condizioni storiche. Dio si fa presente nella storia di ciascuno e ciascuno diventa presente nella storia di Dio.

4. Il realismo della preghiera: quando Dio entra nella nostra vita con la sua parola facendosi conoscere e offrendosi personalmente in possesso e in dono, non possiamo ricevere questo dono fuori di noi. Perché la preghiera non ci separa dalle cose terrene, dai fratelli, perché Dio risiede dove si trova ciascuno di noi. Non è un momento alternativo alla carità paolina, ma è un momento animatore di tale comunione. E non si storicizza la preghiera se non vi si dedica del tempo. La realtà storica è una realtà temporale. Il vivere diventa pregare, e il pregare diventa vivere. Rendere la contemplazione vita terrena e la vita terrena contemplazione. L’azione pesa: a poco a poco dobbiamo lasciarci penetrare dalla trasparenza che Dio ci offre, una specie di atmosfera che ci avvolge di luce e di calore, che permea il nostro essere. Allora saremo costretti a gridare alle stelle, ai fiori, a tutte le creature di tacere. Ma con delle esperienze puramente sociologiche si perde solo del tempo perché la sociologia è serva della preghiera, ma non si identifica con la preghiera. La preghiera nasce dalla fede e dalla carità che sono un dono.

5. È Dio che ci fa capaci di pregare, perché in Cristo l’uomo ha ricevuto il dono della sua pienezza. La trascendenza della preghiera affonda le sue radici proprio nel mistero trinitario. La comunione della Trinità è la prima preghiera. Il colloquio del Padre con il Figlio nello Spirito Santo è l’abisso dove tutta la verità è detta, tutto l’amore è dato in una reciprocità infinita, inesauribile e infinitamente beata. L’uomo è creato ad immagine e somiglianza di questa comunione, in Cristo; di tale comunione riceve il dono personale, e per questo noi preghiamo con Cristo. Lui solo ci fa capaci di pregare così. Assume nella sua incarnazione la nostra vocazione di oranti: noi preghiamo con lui, in lui. Per questo non c’è nessun momento della preghiera che non sia una comunione con i fratelli: se sono con Cristo, sono con tutti, perché egli non si separa da nessuno per venire da me, ma trascina me nella sua comunione. E più si fa la preghiera profonda constatiamo non solo la comunione ma l’esperienza e troviamo che non c’è un veicolo così valido per comunicare come la preghiera in Cristo.

Introduzione agli Esercizi

1. “Ductus est Iesus in desertum a Spiritu”53 (Mt 4,1). Sono sospensione. Penetrare nel silenzio, nella pace della conversazione con Dio.

2. Chi siamo? Quale lo stato della nostra anima? Dissipazione, confusione, tentazione, tentativi.

3. Esempi: Mosè, Maria Santissima, Apostoli, i Santi. “Si scires donum Dei”54.

4. Frutti: chiarezza, forza, serenità, vera conversione.

5. Non deve essere tempo di elucubrazioni dotte, di discussioni, di novità. È tempo di silenzio e di ascolto. Con umiltà.

6. Ci vuole coraggio: una grande generosità. Dio è buono e misericordioso in ogni tempo, in ogni luogo. Che cosa non sarà quando la sua grazia ci ha chiamati qui? Confidenza.

7. Necessità che ogni esercitante svolga un lavoro più intenso e più personale. Un tempo di esperienza forte. Un’esperienza vitale presa nella sua totalità pienamente personale che investe tutto l’uomo nel suo ambito universale. Esperienza personale dal punto di vista oggettivo, da parte di Dio. Incontrare non l’idea di Dio, ma Dio Uno e Trino. Non semplicemente sapere chi è Dio. Il Dio della salvezza, che crea e perdona, che salva, che ha un piano per ciascuno di noi, e tutto questo per amore, per starci vicino.

8. Ascolto della parola di Dio. Direttamente. La riflessione deve seguire, non precedere. Metterci in contatto vitale con la storia della salvezza.

9. Non limitarsi a pie considerazioni, andare alle realtà di fondo. Scoprire il passo di Dio verso l’anima e dell’anima verso Dio. Contemplare Dio che si rivela vivente, il suo stile di condotta, ◦ da come ha fatto nell’Antico Testamento, ◦ da come fa Gesù,

53 Nella NOVA VULGATA: “Iesus ductus est in desertum a Spiritu – Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto” (Mt 4,1). 54 “Se conoscessi il dono di Dio” (Gv 4,10). ◦ gli Apostoli. Sentirsi più profondamente associati alla missione di Cristo. Dare una risposta concreta.

10. Vedere tutto attraverso Cristo. Adesione a Lui. Conoscenza approfondita e intima. Cercare di seguirlo. Il Cristo che si contempla è il Cristo che vive oggi e che continua a vivificare, a chiamare “sempre dalla moltitudine dei suoi discepoli quelli che Egli vuole” (Ad Gentes 23) e che ricapitola tutto in sé, come “capo dell’umanità nuova” (id. 3). Il senso della vita viene illuminato dalle esigenze e dalle necessità del mondo, viste attraverso il piano della Salvezza.

11. Lasciarsi guidare dallo Spirito in clima di ascolto, più che in base a un piano prestabilito. Il vero direttore è lo Spirito Santo, che conduce dove vuole.

12. Non centrare gli argomenti (problemi) solo in sé. Contesto più oggettivo e più largo. Vedersi come parte di un insieme. Non vedere soltanto l’azione di Dio su di sé, ma Dio che agisce nel mondo ed in lui esercitante in quanto parte del mondo. Considerare i propri peccati e la propria vita in funzione dell’umanità. La propria missione e santità inserita in un contesto d’insieme e in funzione della Chiesa.

13. L’integrazione liturgica. La liturgia come partecipazione al mistero della Chiesa. È vivere il mistero pasquale mediante la morte di tutto quello che non è Cristo per risuscitare con Lui ad una nuova vita.

14. Il piano: punto di partenza. 1) Dio che si rivela vivente che agisce nell’umanità, che comunica il suo messaggio. Qui si racchiude il senso teologico del Genesi (LG 3; DV 255). L’uomo è oltre che figlio, erede cioè continuatore che completa l’azione divina ( LG 33. 34. 35; GS 12-1756). 2) Sviluppo della storia della salvezza. La liberazione di Dio. Come liberò dall’Egitto. L’uomo deve elevarsi lottando (GS 3757). Osservare la realtà alla luce escatologica (LG 48; GS 4558). 3) Cristo ci associa alla sua opera. Come ognuno deve corrispondere. Le diverse maniere. La missione propria. Conoscere sempre meglio il proprio carisma. Ma si deve morire e risuscitare con Lui. E perciò partecipare alla vita sacramentale e vivere la Liturgia (LG 40; GS 3859).

55 Il rimando è a Lumen Gentium, 3; Dei Verbum, 2. 56 Il rimando è a Lumen Gentium, 33. 34. 35; Gaudium et spes, 12-17. 57 Gaudium et spes, 37. 58 Il rimando è a Lumen Gentium, 48; Gaudium et spes, 45. 4) Integrazione nella Chiesa. Concretizzare l’amore nella relazione con tutti i rappresentanti e i membri della Chiesa, rivedere tutta l’attività in funzione della Chiesa. Ecco il ciclo vitale: a) Creazione di una presenza b) Lavoro personale c) Maturazione della personalità d) Integrazione liturgica e) Processo graduale, organico, vitale

1 Meditazione: Essere lode

Ef 1,9-12 “Non a noi Signore non a noi ma al Nome tuo da’ gloria per la tua grazia e la tua verità” (Sal 115,1)60. È non solo il nostro programma ma deve essere l’aspirazione profonda della nostra vita, nostra e di tutta la Chiesa che non deve volere nessuna lode umana ma deve porsi unicamente per il suo Signore e per i fratelli di tutto il mondo. L’uomo è stato creato per essere lode al Creatore e per raccogliere da tutto l’universo la lode e presentarla come sacerdote. Ammirazione per le sue opere nel mondo, ammirazione per i suoi “magnalia Dei”, le sue manifestazioni, per la sua Parola e per l’intervento del suo Spirito nella storia del popolo di Dio che è storia di salvezza. Particolarmente nei fatti dell’Esodo. La gloria di Dio è gloria pasquale (Es 19,16-25; 24,1-18; 12,8). È un fatto connesso con il culto e con la santificazione nel tempio, vera dimora della gloria di Dio (Is 6,7; Ez 43). Deve riconoscerla convertendosi, rendendo la gloria dovuta. Anche nel Nuovo Testamento è un fatto pasquale. Gesù incarnato (Lc 2,13), morto e risorto è la dossofania del Padre nello Spirito. Gv 13,32; 11,40; 12,16- 28; 17,5. Come già nel popolo di Dio ora si concentra tutto in Lui, è un unico fatto pasquale così è il fine supremo della Chiesa.

59 Il rimando è a Lumen Gentium, 40; Gaudium et spes, 38. 60 Cfr Sal 115 [113b], 1.

La vita religiosa

Ciò che dà senso alla vita dell’uomo è il suo andare verso Dio in Cristo: con un movimento perenne di conversione che tende finalmente all’intimità della comunione divina. L’uomo è destinato ad appartenere a Dio, ad essere di Dio. Questo nostro diventare di Dio andando a lui nel Cristo è il contenuto di ogni vocazione cristiana. Egli è il mezzo di comunione con il Padre. La varietà delle vocazioni non tocca né la meta né la via, tocca i nostri modi e le nostre condizioni. La Lumen Gentium 44: la vita religiosa è una grazia speciale, un movimento dello Spirito Santo che ci fa vivere in modo particolare la consacrazione battesimale. È una particolare condizione esistenziale della consacrazione battesimale. Non ci si mette se non chi è aiutato da Dio a capire, a volere la realtà del battesimo «in un certo modo». Nasce da un dono divino (fede e carità cioè dinamismo della grazia). • Capire il mistero della salvezza: Elegit nos ut essemus sancti, • nella carità, avendoci predestinati ad essere figli in Gesù (cfr Ef 1,4), • una particolare penetrazione del mistero della santità in Cristo, • e una particolare scelta di questa santità. Tale grazia di luce e di amore consiste nel mettere Dio al centro della vita, in modo tale che ne diventi l’unico perché e l’unico fine. Solo Dio è Dio e solo lui basta e che la vita non ha senso se non l’ha da Dio. Io sono consacrato a Dio: è il battesimo. Però chi non ha la vocazione religiosa vuol colmare la vita di tante altre cose. Invece qui: la vita o di Dio o niente. Tale penetrazione del primato di Dio è così determinante da togliere significato a tutto il resto ossia un significato così definitivamente subordinato e accessorio che Dio diventa la prima occupazione di vita. È una intelligenza di grazia data da Dio: è la vocazione. Ecco la ricerca di Cristo, la sintonia perché lui è stato l’uomo di Dio. Nessuno come lui ha fatto della gloria e del servizio di Dio il perché assoluto della sua esistenza, il suo cibo era fare la volontà del Padre61. La sua sequela diventa il contenuto quotidiano dell’esistenza. È una vocazione all’interno della battesimale, e diventa una condizione tutta particolare. Una «consacrazione» (LG 44. 45. 46; PC 1. 5. 11. 1762). È un dono prezioso, un dono che esplicita, rivela, mette in condizione di pienezza una

61 Cfr Gv 4,34. 62 Il rimando è a Lumen Gentium, 44. 45. 46; Perfectae caritatis, 1. 5. 11. 17. esigenza fondamentale, radicale nella Chiesa. E la Chiesa l’ha voluta introdurre nella Messa: associa (LG63) all’oblazione eucaristica l’oblazione della professione. E solo Dio consacra. È da Dio.

Omelia del 1 Giorno su Mt 19,13-1564

1. Realizzare lo spirito d’infanzia è comprendere che non possiamo realizzare la nostra vocazione noi. Viene da Lui. Solo Lui può fare. Si tratta di renderci disponibili, di capire la radicale nostra debolezza. “Pone me juxta te”65 (Gb 17). Capire di essere bambini perciò incapaci, di lasciarci condurre con semplicità e umiltà. Un bambino non vede i pericoli, si fa male con facilità (coltelli). Un bambino è inesperto. Un bambino è curioso e vuole sapere troppo. Il bambino ha bisogno di imparare come si usano le cose (tribolazioni). (Vi sono due tipi di bambini, il Signore ci insegna quale dobbiamo imitare). • Come si usa il fuoco (imparare a soffrire senza farsi male). • Come bisogna diffidare da tutto quanto luccica. • Come bisogna distaccarsi dai capricci. • Come bisogna frenare gli impulsi improvvisi. Noi troppo spesso andiamo ad umore. Basta che il cielo si rannuvoli per dimenticare i nostri propositi. Appena lasciato l’altare ci abbandoniamo ad impazienze ridicole.

2. Stare vicino a Lui, con la confidenza, con la docilità (strumento docile). Sapersi accontentare di quanto Lui dispone. Facendo sempre festa alla sua volontà. Pregando che ci tenga vicini come un amico a cui si dice tutto. Accogliere la sua parola è venire a raccogliere le sue confidenze, è partecipare ai suoi piani. Privi di tutto, sentirci gettati verso di Lui da tutta la forza della nostra miseria, dal peso delle nostre infermità. Sentire che Lui è l’indispensabile e che tutto può condurci a Lui e che Lui non cessa di venirci in aiuto.

63 Lumen Gentium, 45. 64 “Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano. Gesù però disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli». E dopo avere imposto loro le mani, se ne partì” (Mt 19,13-15). 65 Nella NOVA VULGATA: “Pone pignus pro me iuxta te – Poni, ti prego, la mia cauzione presso di te” (Gb 17,3). Sentire che nulla ci può essere di danno, se rimaniamo vicino a Lui, neppure la morte. Amorem tuum mihi dones et dives sum satis66.

Il giudizio di Dio sulla nostra vita Omelia del 2 Giorno

Il suo sguardo su di noi è sguardo di verità, è sguardo di misericordia.

La Santità

1. “La santità consiste propriamente solo nella conformità al volere divino espressa in un continuo e esatto compimento dei doveri del proprio stato” (Benedetto XV67). La santità è Dio stesso. Tu solus sanctus. L’uomo deve entrare e rimanere in contatto vitale con Dio. Partecipazione alla vita divina, comunione con Lui. “Ma come si innalzerà a Te l’uomo generoso e cresciuto nella miseria, se tu non lo sollevi con la mano con cui lo creasti?” (San Giovanni della Croce68). Ecco la presenza di Gesù, per la salvezza. ◦ Lui il dono di Dio ◦ Lui il “Santo di Dio”(At 3,14) ◦ “è venuto ad accendere il fuoco sulla terra”(Lc 12,49), ◦ che è diffuso dal suo Spirito per mezzo della Chiesa “caritas Dei diffusa est in cordibus”69 (Rm 5,5). Dobbiamo vivere e realizzare la nostra santità come Chiesa, nella Chiesa. Gli uomini entrano in comunione con Dio Trinità Santissima perché sono divenuti mediante lo Spirito un solo corpo, il mistero di Cristo, la Chiesa comunità di santi. È santa perché corpo di Cristo in cui risiede la pienezza della divinità (Col 1,18-19). Credo nella Chiesa santa, solo in lei è operante la santità. I seguaci di Cristo sono realmente santi (LG 4070), per il battesimo. La santità cristiana ha una sua dimensione ecclesiale. “Dio ha voluto santificare gli uomini non individualmente… ma volle costituire un popolo che lo riconoscesse nella verità e fedelmente lo servisse” (Ibid. 9).

66 “Dammi il tuo amore e la tua grazia, queste sole mi bastano” (SANT’IGNAZIO DI LOYOLA, Esercizi spirituali, 234). 67 BENEDETTO XV, in A.A.S., 1920, p. 173. 68 SAN GIOVANNI DELLA CROCE, Orazione dell’anima innamorata. 69 “L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori” (Rm 5,5). 70 Lumen Gentium, 40.

2. La vita di Cristo bisogna farla passare in noi. Rivestirci di Lui “a somiglianza del Santo che vi ha chiamati, anche voi siate santi in ogni vostra azione poiché sta scritto: Siate santi perché io sono santo” (1Pt 1,15-16). Appartenere alla Chiesa non significa essere automaticamente santi, significa però essere chiamati alla santità in forza di un’esigenza intrinseca e strutturale. “La Chiesa è santa nelle sue strutture, ma può essere peccatrice nelle membra umane in cui si realizza; è santa in cerca santità” (Paolo VI, 22 ottobre 196571).

3. Tutti i fedeli sono chiamati alla santità (LG 40), ognuno secondo i propri doni e uffici (id. 41). E si realizza mediante l’amore. Solo l’amore purifica e redime, è dono di sé. “Ascolta Israele, il Signore Dio nostro è unico, Tu amerai ecc…” (Dt 6,4-9). La santità è carità in atto: adorazione di Dio, servizio del prossimo per amore di Dio. È questa l’unica santità per tutti.

4. La santità consiste nell’imitare Gesù Cristo, in cui si trova la pienezza della perfezione divina. Ma non nel senso esclusivo del ripetere materialmente le sue azioni esteriori. Non come lo specchio, ma come i fiori, il sole. Restare docili al suo Spirito, “qui natus est ex Spiritu”72 (Gv 3,8). Come Egli farebbe ora.

5. La santità è il dono primo e fondamentale che costituisce quel capitale di grazia per cui l’uomo è in un certo grado unito e consacrato a Dio: siamo nell’ordine dell’essere. La perfezione invece si colloca nell’ordine dell’agire e della operazione designando piuttosto lo sviluppo di tale essere ed includendo quindi una certa perfezione di vita. Nell’accezione comune oggi sono equivalenti. La santità è Dio stesso ed ogni santità ha origine dal Dio Trino per la mediazione di Gesù Cristo maestro ed esemplare di ogni perfezione (LG 40). Dio salva e santifica in Gesù Cristo, il quale ha voluto associarsi una Chiesa visibile e per mezzo di essa continuare visibilmente la sua opera di santificazione. La Chiesa è santa perché è il corpo mistico di Gesù Cristo (LG 7) irrorato dallo Spirito Santo (LG 40). Il fedele entra a far parte della Chiesa attraverso la fede e il battesimo che lo uniscono a Cristo, il battezzato diventa così oggettivamente un santo.

71 In realtà: PAOLO VI, Udienza generale, 20 ottobre 1965. 72 “Chiunque è nato dallo Spirito” (Gv 3,8). L’uso delle cose 2 Meditazione del 1 giorno

Col 2,16 sg. 1. La nostra vocazione non si deve attuare fuori dalle cose. Siamo posti nel suo creato. Come dobbiamo muoverci. Nel nostro servizio che uso ne dobbiamo fare? Lo spirito di povertà ci porta ad una autentica regalità, a un vero dominio.

2. Prima di tutto dobbiamo ammirare le cose e le opere di Dio. Non è una buona ascetica chiudere gli occhi a quello che ha fatto Lui nella sua infinita sapienza e bontà. Bisogna sentire e ammirare la meravigliosa bellezza che Lui ha sparso dappertutto. Nell’estensione dell’universo, nella varietà delle creature, nella loro bellezza, nell’ordine ammirabile che è ovunque.

3. Dalla ammirazione delle cose salire alla ammirazione della grandezza e maestà di Dio (“quam admirabile”73), avere un grande senso creaturale, una profonda riconoscenza per noi e per gli altri, una invocazione e una spinta pratica perché tutti anche i più poveri possano attingere e gioire di queste cose belle. Una esclusione ingiusta come è avvenuto e avviene ha le note conseguenze negative, quando non solo le belle cose, ma le minime cose necessarie a vivere sono negate.

4. L’indifferenza non è virtù se non si capisce che le cose le dobbiamo usare così per Iddio, non per il nostro egoismo o collaborando all’egoismo degli altri. Noi dobbiamo servire Dio nella Chiesa. È accettare da Dio ciò che ci dona, senza lamentarci di ciò che ci manca. Ci dà una vera serenità e una vera pace. Ci conduce alla vera perfezione cristiana. Troppe volte sono facili gli attacchi esagerati a un ufficio, a un luogo, a una cosa, al nostro tempo, ai nostri modi. Quante volte manchiamo per questo di carità e disponibilità verso chi ci è vicino, quante volte ci rendiamo meno adatti al servizio. Un servo deve essere molto staccato, quante volte ostacoliamo il piano di Dio verso tante anime.

5. Poniamo il nostro esame di coscienza. Siamo pronti a prendere e a rinunciare. Doni naturali e soprannaturali, consolazioni o no, posizioni, impieghi, occupazioni, ubbidienze, persone con cui trattare, stima o no, difficoltà esterne o interne, di anima e di famiglia.

73 “Quanto è mirabile il tuo nome” (Sal 8,2). 6. L’unico ostacolo è nella nostra volontà altrimenti la via è libera. Tutto è per noi. Tutto è grazia. Bisogna essere pronti a servirsi di ogni cosa. Propter nos signum, come con un sigillo di fratellanza tutto quanto esiste quaggiù a cominciare dal nostro corpo e dall’anima fino al microbo misterioso delle malattie contagiose, fino alla morte, alla calunnia, all’oblio e all’impotenza assoluta (Charles). Reliqua omnia. Tutto è mezzo anche quello che pare si opponga direttamente al nostro bene. Anche il nostro passato. Resistenze che ci servono a farci camminare più sicuri come gli argini di un fiume. Tutto mi porta ricchezza, se voglio. Tutto è miniera da sfruttare, un segreto da scoprire, una sorgente da far zampillare “in deserto aquae”74 (Is 35,6; e vedere tutto il capitolo). “Omnia vestra sunt”75 (1Cor 3,22).

74 “… acque nel deserto…” (Is 35,6). 75 “… tutto è vostro…” (1Cor 3,22).

La Preghiera e la gioia dei figli di Dio

1. Gioia e dolore si inseguono nella vita in alternativa costante. Dominano. Quando viene il dolore c’è l’angoscia: basta anche solo la prospettiva. La gioia costituisce l’ansia. Vorremmo sempre più gioia, in tutto. E spesso siamo disillusi. Del dolore ci chiediamo il perché. Della gioia no, sentiamo però di non poter far senza; vita senza gioia è possibile? Allora la vita è gioia o è dolore? Quale è il valore risolutivo e unitario della vita? Quale deve essere la visione vera di un cristiano? È giustificato il pessimismo?

2. Dolore e gioia non ce li diamo noi superano le nostre capacità realizzatrici. Il senso e il valore della vita vengono da Dio. E Dio ci ha creato per la gioia, e Cristo ci ha salvato per la gioia. La croce non è termine, è passaggio. Bisogna però vivere la vita in comunione con Dio.

3. In principio era la gioia: Dio è l’essere infinito, infinita conoscenza e infinito amore. Padre, Figlio, Spirito Santo, Beata Trinitas! Padre: pienezza dell’Essere, semplicissimo, immenso. Figlio: immagine della sostanza del Padre, sua contemplazione e piena espressione in splendore di gloria. Spirito Santo: Amore del Padre, amore del Figlio, vincolo consustanziale che stringe Padre e Figlio in un eterno abbraccio di amore vibrazione di gioia infinita. E Dio come chiama le cose all’essere, le chiama alla gioia, a darla e a riceverla. Le cose devono essere riflessi dell’Essere immenso, dell’amore perfetto, della gioia infinita. E dopo le cose, la creazione dell’uomo che conosce l’universo lo possiede e lo domina. La creazione della donna cresce la gioia perché compagna di vita, ricca comunione d’amore; famiglia fonte di amore, di completamento, trasmissione di vita. E la gioia più grande quella di conoscere Dio e di amarlo, e di godere la Sua amicizia. 4. Poi il peccato: la parola di Satana che prende il posto del Verbo di Dio. La tristezza, la solitudine, l’angoscia, la lotta. “Perisca il giorno in cui nacqui ecc...” (Gb 3,2).

5. Ma le promesse di gioia cioè di redenzione liberatrice si infittiscono sempre più. “Populus, qui ambulabat in tenebris ecc...”76. Lui sarà la pace. Visione del regno messianico come festa e gioia. “Laetare Ierusalem”77. “Come una Madre consola il figlio, io vi consolerò” (Is 66,13). “Voi lo vedrete e gioirà il vostro cuore” (id. 14).

6. Viene Gesù: “Nunzio vobis gaudium magnum”78 Est pax et reconciliatio nostra79. È gioia il suo messaggio: “Vi ho rivelato perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,1180). È gioia il perdono che ci ottiene da Dio. “Il Padre vi ama” (Gv 16,27). È gioia perché il Padre ascolta le nostre preghiere: “Qualunque cosa domanderete al Padre mio ve la concederà… Chiedete ed otterrete perché la vostra gioia sia piena” (Gv 16,23-24). È gioia la vita eterna frutto pasquale. È gioia il possesso del suo amore. “Manete in dilectione mea”81 (Gv 15,9). “Gaudete in Domino semper. Iterum dico: Gaudete!”82. “Gaudium vestrum nemo tollet a vobis”83 (Gv 16,22). È gioia l’incontro perenne con Lui Risorto. È gioia la comunicazione dello Spirito Santo. Egli abita in noi: è l’Amore. “Mira cordis jucunditas”84. “Sorgente di acqua viva zampillante in vita eterna” (Gv 4,14). È gioia l’Eucarestia: “…dedit socium”85. “Iesu dulcis memoria… sed super mel et omnia eius dulcis praesentia”86. “O Iesu mi dulcissime spes suspirantis animae”87.

76 “Il popolo che camminava nelle tenebre” (Is 9,1). 77 Cfr Is 66,10. 78 Nella NOVA VULGATA: “Evangelizo vobis gaudium magnum – Vi annuncio una grande gioia” (Lc 2,10). 79 Cfr LITANIE DEL SACRO CUORE, Cor Jesus, pax et reconciliatio nostra. 80 In realtà: cfr Gv 13,11. 81 “Rimanete nel mio amore” (Gv 15,9). 82 “Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: Siate lieti!” (Fil 4,4). 83 “Nessuno potrà togliervi la vostra gioia” (Gv 16,22). 84 “… straordinaria giocondità del cuore” (Cfr Jubilus, 25. Inno attribuito a San Bernardo).. 85 “… si è fatto compagno” (SAN TOMMASO D’AQUINO, Inno, Verbum supernum). 86 Cfr SAN BERNARDO, Inno, Iesu dulcis memoria: “O Gesù, ricordo di dolcezza, ma più del miele e ogni altra cosa è dolce la tua presenza”.

7. Il cammino della gioia: più si ha di conoscenza e di amore di Dio. Però attenti: non confonderla con il piacere del senso e dello spirito che non guidato può distogliere da Dio e dalla sua gioia. Bisogna dominare il piacere: essere liberi. Liberi anche dal desiderio.

8. E la perfezione dell’amore è la perfezione della gioia. Tutta l’anima con tutte le sue facoltà per l’amore. Tutta la forza: fortitudineum meam ad te custodiam88 (Sal 58,10). Non riporre gioia che nel servizio di Dio. Rinunciare ad ogni altra cosa che sia fuori. “Per venire ad assaporare il tutto Non desiderare di aver gusto in nulla. Per venire a possedere il tutto Non desiderare di possedere nulla di nulla. Per venire ad essere tutto Non desiderare di essere nulla. Per venire a conoscere tutto Non desiderare di conoscere nulla”. (Salita89) Para venir. No quieras90.

9. È necessaria una purificazione, la prova che siamo liberi. “Per venire a gustare ciò che non godi devi andare per dove non ti aggrada. Per venire a quel che non sai devi passare per dove non sai. Per venire a ciò che non possiedi devi passare per dove non possiedi. Per arrivare a ciò che non sei devi passare per dove non sei”. (Salita91) Mortificazione allora, abnegazione di sé, croce. Realizzata tale libertà anche il piacere servirà, le piccole gioie diventeranno frammenti dell’unica gioia. Perché non è più attaccato con il senso. Poiché lui le gusta secondo la loro verità, l’altro secondo la loro menzogna.

87 Cfr SAN BERNARDO, Inno, Iesu dulcis memoria: “O Gesù mio dolcissimo, speranza dell’anima che sospira”. 88 Nella NOVA VULGATA: “Fortitudo mea, tibi attendam, quia, Deus, praesidium meum es – Io veglio per te, mia forza, perché Dio è la mia difesa” (Sal 59 [58], 10). 89 SAN GIOVANNI DELLA CROCE, Salita al monte Carmelo, Libro I, cap. 13. 90 “Per giungere a... non desiderare…”. 91 SAN GIOVANNI DELLA CROCE, Salita al monte Carmelo, Libro I, cap. 13. Come se le possedesse tutte il primo perché non è attaccato ad alcuna, mentre il secondo che le riguarda con particolare affetto di proprietà perde il gusto di tutte. È un ritornare alla libertà: “… e vide Dio che erano buone”92. Cantico di San Francesco.

10. Il Dolore. Non solo non è contrario, ma ne è condizione indispensabile. Attraverso di lui. La via Crucis è via della gioia. “Non doveva forse il Cristo patire tali cose e così entrare nella sua gloria?” (Lc 24,26). La nostra strada deve ripetere quella di Gesù. Sottrarsi alla passione di Cristo è rifiutare l’unica via aperta alla gioia. “O bona Crux!”93. La soave speranza.

11. La gioia dell’incontro continuo con Gesù Signore e sposo dell’anima. Amico. In lui conosciamo e amiamo il Padre. La vita diventa un pellegrinare in cerca di Lui, mentre tutto parla di Lui. “Dove ti sei nascosto, o mio Diletto?” (Cantico94). Cristo svela la sua presenza, illumina l’anima e le svela i suoi misteri, l’introduce in sinum Trinitatis. Perché l’anima sia essa stessa riflesso della magnifica gloria del Padre ad immagine dell’Unigenito e sia amore del Figlio e del Padre immersa nello Spirito Santo. Pienezza di vita creata che attinge alla vita increata e ne partecipa qui in terra con la fede e con l’amore sotto la particolare azione dello Spirito Santo che rende abile95 l’anima perché in Dio partecipi alla comunicazione del Padre nel Figlio e del Figlio nel Padre, comunicazione (spirazione) che è lo stesso Spirito Santo. È una altezza che dà le vertigini. È l’Infinito che investe il Finito fino a farlo quasi scomparire. “Che essi siano tutti una sola cosa ecc... E la gloria che tu mi desti l’ho data a loro ecc...” (Gv 17,21-2296). Il mistero di Cristo si compie, è la sua redenzione: nuova vita e gioia in Dio. Gioia inesprimibile, eppure vissuta, bagliori di luce ineffabile al «tocco» della Parola divina, fiamma d’amore nel vortice dello Spirito d’amore: esultanza dello spirito in Dio.

92 Cfr Gen 1. 93 “O bona crux, diu desiderata, et iam concupiscenti animo praeparata: securus et gaudens venio ad te, ita et tu exsultans suscipias me discipulum eius, qui pependit in te – O croce di bontà, a lungo desiderata, ora sei preparata e il mio spirito è attratto a te: con sicurezza e gioia vengo a te, e tu, allo stesso modo, accogli con esultanza me, discepolo di colui che già su di te fu appeso” (Cfr Antifone gregoriane per l\'ufficiatura vespertina della festa di Sant’Andrea apostolo, tratte dagli ATTI DI SANT\'ANDREA, un testo che si colloca tra il 150 e il 200 d.C.). 94 Cfr SAN GIOVANNI DELLA CROCE, Cantico spirituale, Manoscritto B, 1. I. 95 Sopra a questo aggettivo don Pietro aggiunge «capace». 96 In realtà: cfr Gv 17,21-22. Perché la grazia ha pervaso tutto, ha trasformato tutta intera la vita dell’uomo in vita divina. L’intelletto che prima intendeva naturalmente ora è informato da un principio più alto. La volontà è cambiata in vita d’amore divino mossa dalla forza dello Spirito Santo; sono una stessa volontà. Dio si muove nell’anima come un signore indiscusso e assoluto e ogni suo gesto provoca nuove esperienze, apre più vasti orizzonti all’anima. Semplicità, immobilità, onnipresenza divina per cui tutto sussiste ed ha valore nel mondo. “Vede in una sola vista ciò che Dio è in sé e nelle Sue creature”97. Si ricompone la sintesi e l’ordine dell’universo nella gloria di Dio. Cadono i veli che nascondono la divina presenza e allora trasparisce e si discerne quel volto divino pieno di grazia, il Volto di Colui che muove tutto (Fiamma98). Ma Dio è il Padre, l’amico, lo sposo. E allora prorompe il canto della gioia suprema: possesso di Dio e del mondo.

12. La vita del cristiano è dunque essenzialmente orientata alla gioia perché non si circoscrive nella vita naturale, ma è proiettata in Dio e nell’eternità mediante la grazia che rende l’uomo partecipe della vita divina. Anche la morte è vinta e il dolore acquista riflessi di gioia. Essere, Vita, Gioia.

97 Cfr GIOVANNI DELLA CROCE, Fiamma viva d’Amor – B, IV strofa, 7. 98 Ibidem.

La carità della serenità significato e valore del sorriso (Da Vita spirituale, 1957, n. 2)

1. Episodio del bambino. Se tu potessi giocare con il Signore sarebbe la cosa più grande che mai sia stata fatta. Tutti lo prendono talmente sul serio che lo rendono mortalmente noioso.

2. Santa Teresa del Bambin Gesù. I suoi rapporti con il Signore in termini di gioco: la palla, la letterina di Gesù.

3. Sorriso clima abituale del cristiano. Forma squisita di carità. Monaco ortodosso: non risparmiarti mai e quando ti accorgi che questo è tutto gioco, allora dici sul serio.

4. Un sorriso semplice, spontaneo, cordiale. “L’uomo che non sa sorridere non dovrebbe mai aprire un negozio” (proverbio cinese).

5. Il “La gioia” di Bernanos99. Due persone che rappresentano il male e il bene, la luce e le tenebre. L’ex ufficiale russo, vizioso, bruto e poeta. È logico come il diavolo: nei momenti più gravi compare sempre e ragiona interminabilmente. “Il segreto di questa cosa non è il male è la grazia… Le nostre anime maledette la bevono come l’acqua, senza gusto, senza sapore, ma essa è il fuoco che ci consumerà in eterno”. Chantal: la piccola santa, inconsapevole della sua grazia. Ogni ora della sua vita è piena e perfetta, il suo cuore colmo e traboccante di Dio. Ha come l’istinto dell’abnegazione e del sacrificio e per fare il bene la divina temerità dei cuori puri. Sotto il suo sguardo innocente si voltolano come bisce nell’animo dei peccatori le loro vecchie menzogne, le loro tristezze, le loro miserie. Nessuno resiste al suo invito alla grazia.

6. Apostolato del sorriso. Sorriso che crea amici. Uno ti urta, devi fare un rimprovero, non sai come esprimerlo: sempre sorridi.

99 GEORGES BERNANOS, La gioia, 1929. Cristo, quando la tua croce mi spossa, mi strazia dammi almeno la forza di fare la carità del sorriso (Giacomo d’Arnoux). Il sorriso è un riflesso di gioia. Signore, sono contento, compio la tua volontà. (Pierre Lyonnet100 – 9 anni di sacerdozio e sofferenza).

100 Sacerdote gesuita francese (1906-1949).

La Croce del Signore

1. Non è possibile vincere, non è possibile progredire se non con la Croce del Signore. “Tota vita Christi crux fuit”101. Non è nella sua vita un episodio sporadico accidentale. Conosciamo le tappe della sua immolazione da Betlemme al Calvario. “Propterea veni in hanc horam”102 (Gv 12,27). Le sue sofferenze spirituali, le sue tribolazioni, i suoi tormenti. È dal suo Sangue che germoglia la salvezza e la santità delle anime. “Nonne haec oportuit pati Christum et ita intrare in gloriam suam?”103 (Lc 24,26).

2. Gesù perpetua la sua vita e la sua missione nella Chiesa. Vi è il Sacrificio Mistico che è il Calvario proiettato nella Messa. Gesù è sempre presente tra noi sotto il segno sacramentale della immolazione. Poi vi è il Sacrificio storico quello che Gesù continua nelle sue membra doloranti. Tutti sono chiamati ad immolarsi con Lui e per Lui.

101 “Tutta la vita di Cristo fu croce e martirio” (Imitazione di Cristo, Libro II, cap. XII, 7. 102 “… proprio per questo sono giunto a quest’ora” (Gv 12,27). 103 “Non bisognava che il Cristo patisse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?” (Lc 24,26).

Ascesi e preghiera

1. Per ascesi si intende l’insieme di sforzi e resistenze fatti per arginare in noi la tendenza al disordine e conquistare così l’equilibrio delle virtù. Elementi fondamentali. Positivi: sforzo, lotta, slancio, energia. Negativi: la mortificazione. Si arriva all’ordine e alla disciplina per la totale sottomissione del proprio essere a Dio per fare la sua volontà e arrivare all’unione con Lui.

2. La vita cristiana è «lotta e milizia» (Gb 7,1; 1Cor 9,24 s.). Le virtù vengono infuse con la grazia, ma per il loro sviluppo e attuazione richiedono l’ascesi. Senza il nostro dinamismo le virtù anche infuse rimarrebbero in stato di pura potenzialità e virtualità.

3. Succede così anche per la preghiera? Sì: per pregare bene è necessaria l’ascesi. Una metodizzazione ascetica influisce nella configurazione e sull’intensità della vita di preghiera. Certo la preghiera non risulta da esercizi corporali ed elevazioni ginniche come per gli indù (yoga). Ma voler fare vita di preghiera senza sottomettersi a un regime di sforzo e di rinuncia è una vana pretesa. Digiuna e pregherai meglio. “Quando caro tabescit ieiuniis; anima puritate pinguescit. Quantum enim illi ciborum succus subtrahitur, tantum huic iustitiae virtus augetur… Tunc enim magis de Deo cogitat”104; “Pinguescit igitur anima tua virtutesque eius, spiritali adipe ieiunii, et fructus tui [moltiplicantur]”105; “Volare facit orationem vita bona, et dat alas precibus spiritales, quibus sanctorum ad Deum evehatur oratio”106 (Sant’Ambrogio). Anche nella preghiera la croce di Cristo è misura della vita cristiana. Perché è un atto di tutto l’uomo e l’uomo è disordinato ed è necessaria l’ascesi. Così la domanda viene appesantita dallo stato d’animo; l’adorazione, la lode, il ringraziamento risentono del momento, se non c’è dominio. Bisogna

104 “Quando la carne si consuma per i digiuni, l’anima cresce nella purezza. Quanto infatti a quella è tolto il nutrimento dei cibi, tanto a questa (anima) viene accresciuta la virtù della giustizia. Allora infatti pensa di più a Dio” (SANT’AMBROGIO, Homilia XI; Quadragesima IV). 105 “Di conseguenza la tua anima e le sue virtù crescono grazie al “grasso” spirituale di quel digiuno, e i tuoi frutti [si moltiplicano]” (SANT’AMBROGIO, Epistola LXXXII, Ad ecclesiam Vercellensem). 106 “La vita buona fa volare la preghiera e dà ali spirituali alle invocazioni, con le quali la preghiera dei santi sia elevata a Dio” (SANT’AMBROGIO, In Psalmum CXVIII, Sermo XXII, 5). portarsi al di sopra delle passioni, bisogna crearsi nell’alto dello spirito una zona appartata dove poter pregare con calma. Dominare il disordine di fronte a noi stessi (inversione e sovversione dei valori, disarmonia e distonia di funzioni, ribellione del senso contro lo spirito) e il disordine di fronte alle cose nel rapporto con esse (traviamento, attaccamento, estroversione e dispersione). Altrimenti non è possibile l’elevazione e il raccoglimento. Bisogno di ascesi. Sulle cose: rinuncia, dominio e liberazione, farle tacere, servire. Rendere autonomo lo spirito. Ascesi del senso: per sottometterlo, per emettere atti spirituali puri. Ascesi dello spirito: per sottometterlo a Dio, per asservirlo alla grazia ed avere così la possibilità di una preghiera soprannaturale, per toglierla dall’egoismo e renderla pura lode.

4. Arrivare a una vita di preghiera cioè impostare la vita spirituale per raggiungere l’unione con Dio attraverso particolari rapporti di mente e di cuore. Tutti in qualsiasi condizione possono arrivarvi. Ognuno però con il suo metodo. Santa Teresa nel suo Cammino di perfezione fissa il suo programma in solo tre virtù: amore fraterno, umiltà, distacco. Di qui la necessità dell’ascesi.

5. Ma esiste anche un’ascesi interna alla preghiera, ascesi dell’atto di pregare? Esistono due tipi di preghiera profondamente diversi: mistica e ascetica. La prima è passiva, si realizza vitalmente senza il contributo dinamico dello spirito. La seconda procede per via opposta, è frutto del dinamismo, è sforzo, energia, slancio, attività, tensione. Indubbiamente vi sono momenti in cui spontaneamente lo spirito si eleva. Ma non sempre. Siamo condizionati dal corpo, dal peccato, dal tempo, dalle cose. Allora dobbiamo spingere noi stessi, e arrivare alla lode e all’adorazione totale. La preghiera sarà una funzione non tanto naturale quanto personale, sforzo preparato e deliberato, voluto e imposto da me a me stesso. E il ritmo sarà a due tempi: momento dell’impulso (mi prostro in adorazione) e l’atto terminale (l’atto adorante che mi mette in rapporto con Dio). Lo sforzo è nel primo: se riesce a mantenerlo, al di là dello sforzo, vi è l’orazione di quiete. Ma siamo radicalmente instabili: ogni atto di pura preghiera è normalmente passeggero, come un lampo fulmineo. Sicché siamo costretti a ripetere lo sforzo: ogni preghiera non mistica è una specie di litania interiore a Dio. Questo ritmo alternato di sforzo, di raggiungimento fugace e di tenace ripetizione, è legge fondamentale dell’ascesi interna di ogni preghiera, anche di quella apparentemente istintiva, o calma o quieta. La variante consiste nel diverso grado di intensità messa nello sforzo iniziale (1 momento), nella maggiore o minore fugacità del tocco raggiunto (2 momento), nella tenacia della perseveranza (iterazione del ritmo).

6. Gli atti di preghiera non sono sciolti e avulsi dal resto del nostro essere. Secondo che arricchiamo la nostra anima così sarà la preghiera. Un puro atto di adorazione può e deve portare in sé una carica di emotività, sentimento, volitività, affettività, presenzialità di se stesso davanti a Dio adorato ecc… La macchina interiore, semplicissima e complicatissima, ha tante risorse segrete, tante vie di sfogo sconosciute, ha tanti meandri sconosciuti, che usarla senza accortezza è andare incontro ad ogni rischio. Iniziamo un atto di pura adorazione, e in un attimo esso si converte contro di noi in puro egoismo. Un atto di detestazione dei peccati e ci si invischia nell’affetto peccaminoso. Pregare è una funzione delicata: esige uno spirito accorto, desto ed energico, proteso verso Dio e padrone di se stesso. Ecco perché l’ascesi: sforzo e vigilanza, repressione, mortificazione e rinuncia, ordine, disciplina, equilibrio, elevazione, lode, domanda, ringraziamento. È allora difficile? No. È necessaria la grazia per pregare bene. Senza di essa è impossibile arrivare a tale equilibrio. Sforzo sotto la grazia. E c’è: bisogna accoglierla. Ogni sforzo per elevarci in qualsiasi atto orante deve essere pervaso da una profonda sottomissione all’azione della grazia che lo precede, lo sostiene e lo corona.

7. E la preghiera che influsso ha sull’insieme della vita spirituale? I santi sono stati portati dalla preghiera alla penitenza ed è evidente l’influsso sulla vita e le virtù. La preghiera ha una speciale efficace impetratoria. Poi perché può approfondire le convinzioni, radicare le determinazioni. La meditazione quanto serve a questo scopo. Più mi determino volitivamente, più divento libero nella pratica e nell’uso. “Rifletti, convinciti, sottomettiti a Dio e riuscirai ad imporre un nuovo orientamento alla tua vita” (Esercizi, Sant’Ignazio). Doppio fondamento teologico di questo. Il primo è il valore degli atti interiori di intelletto e volontà, la loro efficacia sul complesso degli atti esteriori. Il secondo che questi atti interiori possono venire assunti e comandati dalla fede «che sia viva». Nella preghiera i santi hanno trovato la sorgente di ogni rinnovazione. La crescita di una virtù soprannaturale (es. la fortezza infusa) è la risultante di una armonica convergenza della grazia di Dio operante su di noi, della carità teologale e della intensità dell’atto concreto in cui prorompe la virtù in questione sotto la pressione della grazia, della carità, e della volontà del soggetto. Il fervore e l’attuazione della carità sono la chiave di volta dell’aumento delle virtù infuse. La carità è l’anima e la vita. Ora ogni preghiera è un atto di elevazione e adesione a Dio: da ciò deriva alla preghiera il suo carattere latreutico e la sua tendenza unitiva. E siccome l’unione è la funzione propria della carità, l’atto è un punto di confluenza della preghiera e della carità. Possiamo fare atti espliciti di carità in molti modi, ma nessuno è tanto esplicito ed eccelso come l’atto unitivo della preghiera. Questo atteggiamento unitivo è possibile anche nelle più umili forme di preghiera, e può diventare intensissimo ed efficacissimo.

La preghiera e l’ascesi della mente

1. La preghiera è una sintesi ricchissima in cui gli elementi naturali e soprannaturali si accolgono in unità profonda. È la più affascinante esperienza della vita. Il cristiano prega con il corpo e con l’anima, con la carne e con lo spirito. Prega con le mani, gli occhi, con tutti i sensi e con tutte le membra. Prega con la fantasia e l’immaginazione, con l’intelletto e la volontà. Prega con la fede e la ragione, con la carità e l’affetto, con la speranza e con il desiderio. Prega con il passato e con il futuro, con il mondo visibile e invisibile. Prega con la voce e con il silenzio, con la gioia e con il dolore. Non c’è monotonia. È luce, fiamma, gioia, allegrezza e felicità. È ricerca e possesso: è passione ed amore; è tenebra e luce; è azione umana e passione divina; è vita e morte; è un incedere nel cammino e un quiescere al termine. È un atto della totalità viva dell’uomo e del cristiano. Questo non impedisce di collocarla essenzialmente al di sopra del senso, nella sfera dello spirito, in quanto attività che si alimenta di luce di verità e con fiamma di carità. Intelletto e volontà. È inserita nel fondamentale orientamento ontologico e psicologico dello spirito verso la verità. Trae perciò la sua potenza e la sua fecondità nella vocazione e tendenza dello spirito alla verità.

2. La Rivelazione ci manifesta Dio in se stesso, pienezza di luce, pienezza di verità. Un nuovo gratuito incontro di Dio e dell’uomo nella verità. È la stessa Verità di Dio che si manifesta. È una verità totale perché attinge a Dio come è in sé. Una verità che è l’essenza di ogni verità. La preghiera deve essere l’elevazione verso la verità totale e personale. Troppe preghiere non sono elevazioni: sono poche le anime che intuiscono quale immenso tesoro sia la verità. Adoperare la potenza della nostra intelligenza, l’esercizio della fede, l’attività dei doni dello Spirito Santo.

3. La verità è la bellezza e l’armonia della mente; la verità è la vita dello spirito. La verità è la purezza della mente e questa è legata al progressivo attuarsi dell’intelletto. Ab exterioribus ad interiora, ab interioribus ad superiora107.

107 “Dalle cose materiali a quelle interiori (dello spirito); quindi dalle interiori alle superiori (a Dio)”. Cfr SAN BONAVENTURA, Soliloquium, Caput I: Anima. 4. La preghiera cristiana è soprattutto preghiera di fede. Cerca il Dio della sua fede che è veramente un Dio nascosto ˗ “Deus absconditus”108 (Is 45,15). Cerca il Cristo Salvatore il cui volto è nascosto (Is 53,3). Dio nella sua essenza e nella sua vita intima, è il Grande Mistero e la grande Tenebra per il nostri intelletto. E Cristo, splendore del Padre e Luce del mondo, è Egli stesso «il grande Mistero» manifestato nella carne (1Tm 3,16), il Mistero nascosto ai secoli, ed ora manifestato ai santi (Col 1,26). È perciò preghiera del mistero. Questa è la nostra morte, questa è la nostra vita. “Mortui estis et vita vestra ecc…”109 (Col 3,3). “Noi predichiamo Cristo Crocifisso ecc…”110 (1Cor 1,20-23). La fede è notte dello spirito.

108 “Dio nascosto” (Is 45,15). 109 “Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio”. 110 Cfr 1Cor 1,23.

Le distrazioni nella preghiera

1. Sono pensieri o immaginazioni estranee che ci impediscono di attendere a quello che stiamo per fare. Possono essere volontarie o involontarie, direttamente o in causa. Le cause involontarie: il temperamento, la poca salute, la fatica mentale, la mancata o fatta male direzione, il diavolo. Le volontarie: mancanza di preparazione prossima o remota.

2. Le involontarie quando cerchiamo di respingerle o di diminuirne il numero non sono ostacolo alla preghiera perché con questi sforzi restiamo orientati a Dio. Le volontarie che accettiamo o respingiamo fiaccamente sono mancanza di rispetto e tardano.

3. Bisogna seriamente sforzarci. Prontezza e energia. Le involontarie: aver pazienza, ricorrere a varie industrie (sguardo al Crocefisso, al tabernacolo, cose più concrete). Raccogliersi con calma, vedere le possibili cause, umiliarsi di fronte a Dio, chiedere il suo aiuto. Combattere l’abituale dissipazione, vivere alla presenza di Dio. Particolarmente le volontarie: toglierle con estrema energia. Pensare a quante grazie perdiamo.

4. Insistere per migliorare la preghiera perché diventa il vero contenuto interiore della vita e dona una fecondità soprannaturale. Dio si manifesta, l’anima sale. È scambio di amore: ci rendiamo partecipi della forza e della ricchezza di Dio.

5. Essendo la preghiera un unirci a Dio con il pensiero e l’affetto le difficoltà sono le distrazioni per il pensiero e le aridità per la volontà. Prima di tutto ci vuole molto coraggio. È una conquista di un ideale che richiede una lotta quotidiana. Perseverare, non avvilirsi. Il Bene che dobbiamo raggiungere è tanto grande che merita ogni sforzo e ogni tormento.

6. Per le distrazioni volontarie: è un profanare, è una infedeltà, è un mancare di riguardo al Signore. Eliminarle assolutamente. 7. Le involontarie. Hanno la causa nella impressionabilità dei nostri sensi e nella instabilità delle nostre facoltà. Non disanimarsi, ma renderle fonte di meriti. Ricondurre l’attenzione facendo atti di fede e di amore. Mortificazione intelligente, paziente e perseverante per rendere docili le nostre facoltà ai comandi della volontà e agli impulsi della grazia. Poi la presenza di Dio conservata durante il giorno e soprattutto la crescita del nostro amore espresso in una fedeltà continua alla divina volontà. Quando due persone si amano davvero, il rimanere insieme è cosa tanto dolce che assorbe e incatena ogni facoltà rendendola sorda ad ogni rumore estraneo. Umiltà nel confidare nella forza di Dio: è il primo e l’ultimo atteggiamento dell’anima.

111La preghiera di Gesù

Ambientazione

1. La sua preghiera avviene nella solitudine. Vive la vita del Padre. Mc 1,35; Lc 5,16.

2. Prega sulla montagna dove tradizionalmente è il luogo dell’apparizione e della presenza dell’Altissimo. La sua preghiera non è un processo psicologico, ma un incontro e presenza di Dio. Lc 6,12; 9,28; Mt 14,23; Gv 6,15.

3. Non gli occhi rivolti al Tempio, ma verso il cielo tempio della vita trinitaria. Mc 6,41; 7,34.

4. Preghiera nelle tappe importanti: Battesimo: Lc 3,21; Scelta dei dodici: Lc 6,12; Trasfigurazione: Lc 9,18-28; Passione: Lc 22,41.

Oggetto

1. Gesù chiama Dio Padre: ne riconosce la sovranità, l’attività, la propria filiazione (Gv 17).

Intenzioni

1. Ringraziamento per la rivelazione ai poveri; contempla il piano del Padre. Mt 11,26. 2. Preghiera nelle tentazioni. Contempla e accetta il piano. Mt 26,39; Eb 5,7- 8. 3. Preghiera parallela al Getzemani, è per la gloria del Padre. Gv 12,27-28. 4. La sua preghiera è quella del povero: il Salmo 21; Mt 27,46. 5. Preghiera obbedienza totale. Lc 23,46; cfr Sal 30,6. 6. Certezza che la preghiera è esaudita. Gv 11,41-42. 7. Sue intenzioni: Cristo, i discepoli, l’unità. Gv 17,1-26.

111 Sul margine sinistro viene riportata la seguente dicitura: “Da schede bibliche”.

La preghiera e il corpo

1. Siamo «animali» ragionevoli. Non c’è da offendersi e da sorridere se il nostro comportamento è fatto di tanti gesti materiali. Alziamo le braccia e le abbassiamo, diamo un determinato tono alla voce, accendiamo bastoncini di cera e riduciamo in fumo delle resine. La liturgia è fatta anche di gesti e di movimenti. Abbiamo diritto di mostrarci uomini dato che lo siamo e non possiamo non operare da uomini.

2. Il rispetto del nostro corpo. Il rispetto della Chiesa c’è sempre stato per tutto quello che appartiene al corpo dell’uomo. Anche il corpo è cosa santa. a) Il corpo appartiene a Dio, lo ha fatto Lui. Non è fatto dunque per la fornicazione (1Cor 6,12-20). La trasmissione della vita. b) Il Verbo di Dio si è fatto carne112; la dignità che è venuta a noi dalla Incarnazione. c) È tempio dello Spirito Santo (1Cor 6,19-20). d) È mezzo con cui manifestiamo la nostra fede e l’esercizio delle virtù. Il corpo dei Santi e dei martiri. Le reliquie dei santi. e) Risorgerà: noi aspettiamo la risurrezione anche dei corpi (Rm 8,23). “Se c’è un corpo animale, c’è anche uno spirituale”113. Il corpo presente, il corpo futuro totalmente penetrato dallo Spirito di Dio. A somiglianza di Adamo, e di Cristo. Egli “trasfigurerà il corpo della nostra bassezza per renderlo conforme al corpo della sua gloria” (Fil 3,21).

3. Perciò la stima e l’amore che un cristiano deve avere per il suo corpo devono essere nella consapevolezza che il corpo entra nel «piano» della salvezza, che anche il corpo è stato redento. “Sia la vita che la morte di Cristo si devono manifestare nel nostro corpo mortale” (2Cor 4,10114). 4. L’amore deve necessariamente esprimersi in un realismo di preservazione e di difesa.

112 Cfr Gv 1,14. 113 1Cor 15,44. 114 In realtà: cfr 2Cor 4,10. Bisogna impedire che il nostro corpo vada giù di strada, che in lui si scatenino delle istintività incontrollate. Che diventi strumento di morte e finisca in perdizione. Il corpo domanda all’anima questa opera di controllo, di dominio, di indirizzo. Un cristiano consapevole di una grande verità di fede: il peccato originale tiene un atteggiamento prudente e forte. Rispetta il corpo come una parte essenziale di se stesso, lo rispetta per tutto quello che rappresenta, per quello che fa e per quello che soffre. Sapendo però che è «infermo» lo tratta in proporzione. Lo governa con vera energia. Mortifica “le opere del corpo” (Rm 8,13). Offre il corpo quale sacrificio vivente, santo, bene accetto a Dio (Rm 12,1). Autoeducazione, autocontrollo, disciplina. I sensi devono essere strumenti di sviluppo, di crescita. Attraverso di essi entriamo a contatto con l’universo e ci arricchiamo. Un uso sapiente di essi realizza una magnifica varietà di cognizioni e di gioie. Un uso sbagliato invece porta disordine, sconvolgimento, anche distruzione. Bisogna dunque imparare ad usare i sensi. Non bisogna indiscriminatamente vedere tutto, ascoltare tutto. Un’esperienza per essere utile deve essere guidata e finalizzata. L’esperienza scapigliata provoca solo confusione: è un mucchio di roba buttata là a caso. Ogni scienza deve avere un metodo. Una regola del vedere, una regola dell’ascoltare, del parlare ecc… Una regola per la tua età, per la tua sensibilità, per il tuo momento, per l’ambiente dove vivi e dove operi.

5. Poi l’amore vero è fatto anche di riserbo pudico, che è stima, è dignità. Riserbo non è mania, riserbo non è complesso, non è paura, non è falsa concezione dell’opera creativa. Il nostro corpo non è cattivo, non è opera di Satana, ma di Dio. Ma va tenuto bene: tutte le cose che si apprezzano si tengono bene. Strumentalizzare il proprio corpo è avvilirlo, è ridurlo al ruolo di «cosa» mentre è parte di una «persona». Rispettarlo è rispettare le leggi naturali che lo governano, è rispettare il suo sviluppo e la sua sensibilità. È non ridursi con sé stessi (la nostra grande dignità di creature e di figli di Dio!) volgari, grossolani, superficiali, materiali, animali. Vergognosa animalità. Materializzare lo spirito, invece di portare al corpo il soffio e lo slancio dello spirito.

6. Il corpo motivo di gloria a Dio per gli altri. Non evitare solo lo scandalo, metterlo in lode a Dio. Vedano perché lodino115.

115 Cfr Mt 5,16.

La Santissima Vergine e la preghiera

Fatima

1. La realtà di Fatima non è semplicemente il fatto straordinario, ma il richiamo evangelico della Madonna alla preghiera e alla penitenza. La Madonna è collaboratrice di Dio nell’opera della salvezza, vuole innestare nella nostra la vita di Gesù. Per questo ci ricorda la validità della preghiera, il dovere di non trascurarla, gli effetti che può compiere in ogni anima e nel mondo intero. A Lourdes aveva insegnato una preghiera segreta a Bernadette (assisteva con la corona al braccio al Rosario di Bernadette e del popolo); ogni anima deve avere la sua propria espressione di preghiera, come una fisionomia inconfondibile. E invita a dimenticare noi stessi e a pregare per tutti i peccatori.

2. A Fatima prosegue l’invito, la sua volontà che si preghi. Vuole il Rosario quotidiano. Manifesta il suo dolore «perché nostro Signore è già troppo offeso»116. Insiste: «Pregate, pregate molto e fate sacrifici per i peccatori»117. Con la preghiera si otterrà la pace del mondo, il benessere delle famiglie, la conversione e il ritorno dei peccatori.

3. Il richiamo della Madonna ci indica dunque che la preghiera è elemento fondamentale della vita. È una sciagura non pregare. Tutta la forza ci viene dalla preghiera: “Chiedete e otterrete ecc…” Mt 7,7. Da lei ci viene la purificazione e avvicinamento a Dio. Nessuna scusa può giustificare. “Chiedete e vi sarà dato ecc...” (Lc 11,9). Parola dell’amico che cerca i pani. La nostra vera vocazione si approfondisce solo nella preghiera: vocazione di figli, di santi, di conformi al Figlio suo, di destinati alla gloria (cfr Ef 1).

4. La preghiera che la Madonna ha insegnato a Fatima: “O Gesù, perdonate ecc…” è una sintesi magnifica di tutta l’opera della salvezza, l’ansia del Cuore di Gesù, i doni ricevuti, la responsabilità nostra verso Dio e tutti i fratelli. Esaminiamola:

116 Cfr Sesta apparizione, 13 ottobre 1917. 117 Cfr Quarta apparizione, 19 agosto 1917. 5. “O Gesù”. Gesù il nome che sintetizza tutto l’infinito amore di Dio, la partecipazione a tale amore che abbiamo avuta noi cioè tutta la storia della salvezza, l’intervento della misericordia divina. “Concepirai, darai alla luce un figlio, lo chiamerai Gesù, sarà grande… Figlio dell’Altissimo” (Lc 1,31). «Gesù» il ponte sull’abisso del peccato, costruito da Dio e dal consenso della Vergine. «Gesù» unisce l’umano al divino e riapre la via della pace. Ognuno in lui trova il Cuore del Padre. «Gesù» che ci unisce in un unico corpo (Rm 12,5), che ci dona incommensurabili ricchezze (Ef 3,8), che ci ama infinitamente (le dimensioni del suo amore Ef 3,18-19).

6. “Perdonate le nostre colpe”. Egli è divenuto “Primogenito di molti fratelli” (Rm 8,21). In lui formiamo una sola famiglia. La preghiera dell’uno per l’altro è quindi molto logica. “Vi scongiuro a lottare insieme con me nella preghiera a Dio” (Rm 15,30). “Intrattenetevi tra voi con salmi, inni ecc…” (Ef 5,18). La Madonna sottolinea questa nostra fraternità, questa necessaria solidarietà. Ci ricorda che insieme meglio vinciamo la giustizia di Dio. “Perciò attendiamo fiduciosi la salvezza che viene da lui” (Gdt 8,17).

7. “Preservateci dal fuoco dell’inferno”. L’inferno è il peccato nel suo stato di termine. “Fuoco eterno preparato per diavolo e i suoi angeli” (Mt 25,41). Perché comprendiamo la gravità del peccato, perché vinciamo la pigrizia, perché sappiamo dire di no alle tentazioni, perché impariamo quanto vale amare e come sia terribile rifiutarlo. È di fede.

8. “Portate in Cielo tutte le anime”. È la speranza. Tutto l’intervento di Dio è per noi; la sua promessa è fedelmente mantenuta. “Affinché giustificati dalla sua grazia diventassimo fin da ora eredi della vita eterna in speranza” (Tt 3,5-7). “Perché dove sono io siano anch’essi” (Gv 17,24). Pregate perché “si compia il suo regno”118. 9. “Specialmente le più bisognose della sua misericordia”. Non solo per noi, ma per tutti. Ci ricorda che essendo Chiesa siamo per gli altri. Trasformati interiormente, rivestiti di Cristo (Gal 3,21), avendo in noi “la parola di Cristo con tutti i suoi tesori (abbondantemente)” (Col 3,16), “avendo gli stessi sentimenti che erano in Cristo Gesù” (Fil 2,5) diventiamo “irreprensibili e semplici, figli di Dio immacolati in mezzo a una generazione

118 Cfr Mt 6,10. perversa e degenere, nella quale dovrete splendere come astri nel mondo tenendo alta la parola di vita” (id. 15-16). Missione nostra a tutti, per tutti. «Specialmente» cioè i più disgraziati, i più peccatori. Imitare Gesù che con preghiera continua (passò la notte in orazione ˗ Lc 6,12), con richiami instancabili (Gerusalemme, Gerusalemme ecc... ˗ Mt 23,37), con il pianto (alla vista della città pianse su di essa ˗ Lc 19,41), con l’offerta di tutta la sua sofferenza, del suo perdono (Lc 23,34) dimostra il suo amore per noi (Rm 5,8). “Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi e camminate nell\'amore, come anche Cristo vi ha amato e ha offerto se stesso per noi come oblazione e sacrificio a Dio in odore di soavità” (Ef 5,1119).

119 In realtà: Ef 5,1-2.

Il Peccato

1. “Duo mala fecit ecc…”120 (Ger 2,13). Acqua immagine di benedizione (Is 8,6) e della stessa salvezza messianica (Is 12,3): “Attingete acqua con gioia dalle sorgenti della salvezza”. «Il mio popolo»: il peccato è visto come peccato della umanità. Cristo è il «Salvatore» perché resosi solidale espia in sé le colpe e unisce l’umanità, compie il ritorno a Dio. Libera dal peccato, e porta nella comunione trinitaria. Lo compie attraverso il «suo passaggio» attraverso la morte per la vita trionfale della risurrezione. È l’avvenimento pasquale. Anche gli uomini devono compiere questo esodo, questo passaggio, questa trasformazione. Con l’ubbidienza a Dio e il rinnegamento di sé (Lc 9,23; Gv 12,23-26 ˗ grano di frumento) esperimenta una specie di morte per passare a una nuova vita (Col 2,12 ˗ sepolti con lui nel battesimo), (Cfr Rm 8,1-18; 1Cor 15,12-18; 35- 37; 2Cor 4,13; 5,8; Ef 2,1-10; Fil 2,1-11; Col 2,4-15; 3,1-17). Vita di risorti a cui si arriva attraverso lo spogliamento. Vita che avviene nell’uomo con la sua libera e cosciente scelta. Ma è frutto della grazia e opera di Cristo che agisce nella Chiesa per i sacramenti. È partecipare alla vita della Chiesa che ci fa partecipare alla vita di Dio. È partecipare il Battesimo che ci fa partecipare a questo «movimentare pasquale» (Rm 6,3-13).

2. La vera natura del peccato ci è svelata solo dalla fede. Così pure quella del perdono di Dio. Il peccato infatti è perdita di doni soprannaturali e il perdono è la restituzione di vita divina. La parola di Dio ci svela il mysterium iniquitatis e il mysterium salutis. Ci invita a penitenza.

3. Dimensioni sociali del peccato e della penitenza. Dottrina del Corpo Mistico. I peccati sociali. Sentirci responsabili. Il peccato è una realtà profondamente sociale. Portata eccezionale della penitenza cristiana. “Un’anima che eleva sé, eleva il mondo” (Elisabetta Leseur121). 122

120 “Due sono le colpe che ha commesso il mio popolo” (Ger 2,13). 121 Elisabetta Leseur (1866-1914), serva di Dio. 122 A questo punto don Pietro stila il seguente Indice:

Prospettive: Esercizi sulla preghiera

1 Giorno

1 Meditazione. Che cos’è pregare. 2 Meditazione. Le forme della preghiera. 3 Meditazione. L’efficacia della preghiera. 4 Meditazione. La preghiera liturgica.

2 Giorno

1 Meditazione. La preghiera adorazione. 2 Meditazione. La preghiera lode. 3 Meditazione. La preghiera ringraziamento. 4 Meditazione. La preghiera pentimento.

3 Giorno

1 Meditazione. La preghiera domanda. 2 Meditazione. La preghiera e lo Spirito Santo. 3 Meditazione. La preghiera con Maria. 4 Meditazione. La preghiera e le nostre virtù.

La preghiera e il nostro organismo soprannaturale, cioè esercizio della fede, della speranza, della carità. La preghiera di silenzio. La preghiera e i salmi. La preghiera e la Messa.

1. La vita interiore e la preghiera - A; 2. La preghiera esercizio delle virtù teologali - B; 3. La preghiera e il progresso spirituale - C; 4. La preghiera di domanda - D; 5. Orazione mentale - E; 6. La preghiera risposta alla parola di Dio - F; 7. La preghiera del cristiano - G; 8. La preghiera nella vita del cristiano - H; 9. Introduzione agli Esercizi - I; 10. Essere lode - L; 11. Spirito d’infanzia - M; Il giudizio di Dio - N; La santità - O; L’uso delle cose - P; La preghiera e la gioia - Q; La Croce - R; Ascesi e preghiera - S; La preghiera e l’ascesi della mente - T; Le distrazioni - U; La preghiera di Gesù - V; La preghiera e il corpo - Z; La Vergine Santissima e la preghiera - AB; Il peccato - AC. La preghiera e l’apostolato. La preghiera e la sofferenza. Condizioni per la preghiera. Le purificazioni.

Esercizi ai Servi della Chiesa 16-21 Agosto 1974, Marola

16 sera Introduzione.

17 1 Meditazione. La nostra vocazione ad essere lode e gloria a Dio. Omelia su Mt 19,13-15, sullo spirito di infanzia. 2 Meditazione. Gli ostacoli alla nostra santità.

18 1 Meditazione. I nostri peccati. Omelia sulla liturgia della domenica XX di Pentecoste, modo di avere il dolore dei nostri peccati. 2 Meditazione. La Croce di Gesù, motivo di amore e di conversione, la nostra grande salvezza.

19 1 Meditazione. La nostra fede. Omelia su Mt 19,16-22, la riconoscenza: (riconoscere i suoi doni motivo forte per praticare le opere della fede). 2 Meditazione. La nostra speranza (la fiducia e la serenità, virtù della Chiesa).

20 1 Meditazione. La nostra carità verso il Padre e verso i fratelli. Omelia su Mt 19,23-30, i voti totalità del nostro dono; “fracto alabastro”. 2 Meditazione. Le virtù teologali in Maria.

21 1 Meditazione. La virtù dell’umiltà e della castità. Omelia su Mt 20,1-16, la voce del Signore che ci chiama, nella Chiesa l’ubbidienza. 2 Meditazione. La preghiera, segreto della riuscita e della perseveranza.

Esercizi agli Aspiranti Diaconi Montechiarugolo, 23-25 Agosto 1974

23 Agosto 1 Meditazione: Introduzione. La finalità di questi esercizi (cfr I, 1 sg.) 123. 2 Meditazione. Essere lode e gloria a Dio. Come creature (Opera della creazione). Come membri della Chiesa (Opera della salvezza). 3 Meditazione. Essere lode a Dio come diaconi (il diacono nella Messa, nella evangelizzazione, nella carità). Indifferenza verso le cose. 4 Meditazione. La preghiera come sviluppo delle virtù teologali. Il nostro organismo soprannaturale.

24 Agosto 1 Meditazione. Le virtù teologali in Maria Santissima. 2 Meditazione. 3 Meditazione. 4 Meditazione.

25 Agosto 1 Meditazione. L’orazione mentale. 2 Meditazione. 3 Meditazione. La preghiera eucaristica. 4 Meditazione. Noi e la Chiesa.

123 Il riferimento è al capitolo “Introduzione agli Esercizi”, qui proposto a pag. 24.

Esercizi Donne ˗ Corso A 27-28-29 Agosto 1974, Montechiarugolo

Introduzione (26 sera). Molta insistenza sulla preghiera. Le finalità di meditazioni sulla preghiera di questi esercizi.

27 Agosto. 1 Meditazione. La preghiera del cristiano (con Gesù alla Trinità). 2 Meditazione. Da tutte le cose salire a Dio. 3 Meditazione. La preghiera e la fede. 4 Meditazione. La preghiera e la speranza.

28 Agosto. 1 Meditazione. La preghiera e la carità. Il peccato. 2 Meditazione. La Meditazione. 3 Meditazione. Le devozioni; idea dominante. 4 Meditazione. Pregare con lo sposo, la castità.

29 Agosto. 1 Meditazione. Le distrazioni nella preghiera. 2 Meditazione. Linee del programma. Due parti:La preghiera come colloquio. La preghiera vita. 3 Meditazione. La devozione agli Angeli.

Esercizi Spirituali alle bambine che hanno fatto la 5 e la 4 elementare 30-31 Agosto 1974

1 Giorno. 1 Meditazione. La preghiera come risposta a Dio che ci parla con il creato. 2 Meditazione. Dio ci parla nella nostra coscienza. La legge di Dio è per la nostra gioia. 3 Meditazione. Dio ci parla nella Bibbia. 4 Meditazione. La qualità della preghiera (attenta, devota, fervorosa).

2 Giorno. 1 Meditazione. La preghiera del perdono. I nostri peccati. 2 Meditazione. Il nostro programma. 3 Meditazione. La nostra purezza.

Esercizi spirituali alle Donne (B)

1-2-3 Settembre 1974

Introduzione. Vultum tuum, Domine, requiram124. Ricerca, preghiera, silenzio.

1 Giorno. 1 Meditazione. La preghiera come scelta di tutta la vita. Essere gloria e lode a Dio. 2 Meditazione. La preghiera come risposta alla parola, intervento di Dio. Da Dio all’uomo. Sì, al suo possesso. Eb 4,12. 3 Meditazione. La preghiera biblica nell’Antico Testamento. 1 Sam 1-10; 2. Il dittico. I facili difetti della nostra preghiera. 4 Meditazione. La purificazione dal peccato per la nostra preghiera. Il dolore e le tre virtù teologali.

2 Giorno. 1 Meditazione. 2 Meditazione. La Meditazione. 3 Meditazione. La preghiera eucaristica. 4 Meditazione. La preghiera a due. La castità.

3 Giorno. 1 Meditazione. La preghiera e la povertà. 2 Meditazione. Il programma. 3 Meditazione. L’apostolato.

124 Il tuo volto, o Signore, io cerco” (Sal 27 [26], 8).

Esercizi Spirituali alle Ragazze Bosco, 4-6 Settembre 1974

Introduzione. Molto silenzio, molta preghiera. Docili allo Spirito Santo.

1 Giorno. 1 Meditazione. La preghiera lode a Dio di tutta la vita. 2 Meditazione. L’uso delle cose per la lode. 3 Meditazione. La preghiera del cristiano. L’organismo soprannaturale e le virtù teologali. 4 Meditazione. La preghiera di penitenza.

2 Giorno. 1 Meditazione. L’ascesi nella preghiera. 2 Meditazione. La meditazione. 3 Meditazione. La preghiera e la purezza. Il nostro corpo. 4 Meditazione. La preghiera a due (i fidanzati che pregano).

3 Giorno. 1 Meditazione. Il mio programma. 2 Meditazione. La preghiera di adorazione e di lode. 3 Meditazione. La fede, la speranza, la carità in Maria nostro modello.

Esercizi spirituali agli Uomini 7-9 Settembre 1974, Bosco Chiesa Nuova

Introduzione. Tempo forte di incontro. Disponibilità allo Spirito. Distacco. Silenzio.

1 Giorno. 1 Meditazione. La preghiera orientamento a Dio. La gloria a Dio. 2 Meditazione. La preghiera cristiana comunione con Gesù. 3 Meditazione. La preghiera di ringraziamento e di domanda. 4 Meditazione. La preghiera di pentimento. I nostri peccati.

2 Giorno 1 Meditazione. La preghiera di vera penitenza. Ascesi di vita. 2 Meditazione. Le purificazioni per la preghiera. Ascesi nella stessa preghiera. La lotta contro le distrazioni. 3 Meditazione. La preghiera biblica di confidenza e di abbandono (1Re 17,16). 4 Meditazione. L’orazione mentale.

3 Giorno. 1 Meditazione. La preghiera a due e la castità. 2 Meditazione. Il programma. Tra mille scegliti un’icona. 3 Meditazione. La nostra preghiera nella Chiesa e per la Chiesa. Il nostro amore alla Chiesa. Pregare perché la Chiesa cresca nell’unità, nella santità, nel seguire la dottrina e l’esempio degli Apostoli, perché si dilati in tutto il mondo e l’ecumenismo si intensifichi. Discorso del Papa.

Esercizi alle Aspiranti che hanno fatto la 1 Media Bosco, 10-12 Settembre

Introduzione (9 sera). Preghiera, silenzio, riflessione, farsi aiutare.

1 Giorno. 1 Meditazione. Il fine della vita: conoscere, amare, servire Dio. Trasformare così la vita in preghiera. Dio è mio creatore. Dio è mio Signore. Io appartengo al Signore. Tutte le cose appartengono al Signore. 2 Meditazione. La salvezza dell’anima. Dipende da me ed è la cosa più necessaria. Che cosa ho fatto e che cosa mi resta da fare. L’uso delle cose. Le prove di una mia vera volontà. I tre malati. L’uso dei colori. 3 Meditazione. La preghiera del dolore. La considerazione dei miei peccati. Ribellione, cattiveria, ingratitudine verso Dio creatore e verso Gesù. 4 Meditazione. La preghiera di penitenza nel Sacramento della Confessione. Come bisogna impegnarsi perché la Confessione riesca bene. Come prepararsi, come fare l’esame. Come avere il dolore. 2 Giorno. 1 Meditazione. Purezza come condizione alla preghiera. Perché essere puri (10 motivi). Come acquistare il dominio della propria anima e dei propri sensi. Revisione di vita. Come conquistare e difendere. 2 Meditazione. Che cosa è pregare. Colloquio con Dio. Risposta a Dio. Che cosa dire. Adorazione, lode, amore, ringraziamento, ecc… 3 Meditazione. La preghiera attenta. Come stare attenti e vincere le distrazioni. 4 Meditazione: La Direzione Spirituale. Lo Spirito Santo ci guida direttamente perché abita in noi, ci parla attraverso la Chiesa. I diversi carismi che vi sono nella Chiesa. Come fare la Direzione Spirituale. 3 Giorno. 1 Meditazione. Il programma. La preghiera della domenica e di tutti i giorni. La virtù e l’apostolato. 2 Meditazione. La preghiera eucaristica. Rivedere la Messa, la Comunione, la Visita al Santissimo.

Esercizi alle Giò 13-16 Settembre 1974, Bosco Chiesanuova

Introduzione (nella sera). Un Falò sugli Esercizi e esortazione.

1 Giorno. 1 Meditazione. La vita lode a Dio Creatore: a) sentirmi di Dio, sentire le cose come doni di Dio; b) dominarmi per educarmi, l’uso della libertà; c) la costruzione della mia personalità fa della mia vita una lode a Dio. 2 Meditazione. La lode in Cristo e con Cristo. Il mio organismo soprannaturale. La mia incorporazione a Lui. Le virtù teologali. 3 Meditazione. La preghiera e il peccato. Aprire la strada al Signore, togliere ogni ostacolo. Realizzare la vita amore, cioè vita preghiera. 4 Meditazione. L’inferno, la negazione eterna della lode. Come dobbiamo meditarlo. Per noi, per evitarlo ed entrare nella lode eterna, per gli altri per persuaderci quanto sia necessaria la preghiera di riparazione.

2 Giorno. 1 Meditazione. Il corpo nella lode a Dio. 2 Meditazione. In due per la lode. 3 Meditazione. L’ascesi nella preghiera. 4 Meditazione. L’orazione mentale.

3 Giorno. 1 Meditazione. Il programma con particolare insistenza sul centro di devozione (icona). Proposti 8 centri. 2 Meditazione. Il nostro amore a Gesù. 3 Meditazione. Amicizia come lode.

Esercizi ai Pre˗Ju Montechiarugolo, 17-19 Settembre 1974

Introduzione (al mattino). La necessità per fare gli Esercizi risulta dalla domanda: come sei? Come sei, come uomo e come cristiano. Che frutto nella tua formazione? La tua intelligenza, la tua volontà, la tua libertà. La tua formazione cristiana: il vivere in grazia, il crescere in grazia. Hai bisogno di questi giorni. Quali promesse sulla riflessione, sul silenzio, sulla preghiera, sulla penitenza? 1 Meditazione. Noi siamo per la lode e la gloria di Dio. Veniamo da Dio. Siamo di Dio, andiamo verso Dio. Gli sbagli nei superficiali, negli egoisti (schiavitù del piacere), nei ciechi che non vedono e non sentono. 2 Meditazione. Noi figli di Dio per la lode. La nostra adozione. Il Battesimo. La grazia, la vita di grazia. La preghiera in Gesù e con Gesù. Il suo valore, la sua gioia. 3 Meditazione. I nostri peccati anti˗lode.

2 Giorno. 1 Meditazione. L’Inferno. 2 Meditazione. La preghiera di penitenza. La confessione. 3 Meditazione. 4 Meditazione.

3 Giorno. 1 Meditazione. Il programma. 2 Meditazione. La preghiera attenta e la meditazione. 3 Meditazione. La purezza.

Esercizi alle Ragazze - Corso B Montechiarugolo, 20-21-22 Settembre 1974

Introduzione. Essere condotti dallo Spirito nel Deserto. Condotti: docilità; dallo Spirito: fede; nel deserto: silenzio, ascolto.

1 Giorno. 1 Meditazione. La vita lode e gloria a Dio. 2 Meditazione. Lode con Cristo. 3 Meditazione. Crescita nella vita spirituale in fede, speranza, carità. 4 Meditazione. I peccati ostacoli. Le purificazioni.

2 Giorno. 1 Meditazione. L’ascetica nella vita: austerità, mortificazioni. 2 Meditazione. L’ascetica all’interno della preghiera. Le distrazioni. 3 Meditazione. Le virtù nella fede. 4 Meditazione. La meditazione.

3 Giorno. 1 Meditazione. Il programma. 2 Meditazione. L’amore a Cristo. 3 Meditazione. L’amore alla Chiesa.

Giornata di Ritiro alle bambine che hanno fatto la 3a elementare. Montechiarugolo, 23 Settembre 1974

1 Meditazione. Che cosa è la preghiera.

2 Meditazione. Come pregare.

3 Meditazione. La preghiera nella tua vita.

Esercizi alle Pre-Gio’ Montechiarugolo, 24-25-26 Settembre 1974

1 Giorno. 1 Meditazione: introduzione sulla necessità di cambiare e rendere matura la propria fede. Il sasso nell’acqua. 2 Meditazione. La nostra vita è per la gloria di Dio. 3 Meditazione. La nostra unione a Gesù. 4 Meditazione. Il peccato anti˗lode.

2 Giorno. 1 Meditazione. La preghiera di penitenza. La Confessione. 2 Meditazione. Lo sforzo nella vita di preghiera. 3 Meditazione. La purezza fa vedere Dio. 4 Meditazione. La necessità della meditazione.

3 Giorno. 1 Meditazione. Il programma della preghiera˗colloquio. 2 Meditazione. Il programma della preghiera˗vita. 3 Meditazione. La Comunione Eucaristica.

Esercizi ai Giovani Montechiarugolo, 27-28-29 Settembre 1974

Introduzione. Ascolto, nella fede, nella umiltà, nel silenzio, collaborando, facendo penitenza.

1Giorno. 1 Meditazione. Il piano e la chiamata di Dio per la santità nostra. 2 Meditazione. La vita di fede vita di preghiera. 3 Meditazione. La nostra preghiera nella fede (il contenuto). 4 Meditazione. Il peccato fonte di ogni male, l’anti˗lode.

2 Giorno. 1 Meditazione. La lode della Penitenza. 2 Meditazione. La necessità della ascesi e della mortificazione. 3 Meditazione. L’ascesi nella preghiera. 4 Meditazione. La lode a due.

3 Giorno. 1 Meditazione. Le condizioni della preghiera: la purezza e l’umiltà. 2 Meditazione. Il programma: insistendo su l’unione «con» un mistero e sulla Meditazione. 3 Meditazione. Maria modello di preghiera: a) dal Vangelo: la vita della Madonna; b) dalle apparizioni della Salette, di Lourdes, di Fatima. Commentata la preghiera: O Gesù, perdonate le nostre colpe ecc… QUADERNO 31 - La vita interiore e la preghiera (1974) – SOMMARIO125 La vita interiore e la preghiera 2 La preghiera esercizio delle virtù teologali 6 I doni dello Spirito Santo e le beatitudini 8 La grazia attuale. 9 La preghiera ci fa crescere 10 La Preghiera e il progresso spirituale 11 La Preghiera di domanda 15 Orazione mentale 16 La Preghiera – risposta alla parola di Dio 19 La preghiera del cristiano 21 La preghiera nella vita del cristiano 23 Introduzione agli Esercizi 25 1 Meditazione: Essere lode. 27 La vita religiosa ………………………………………………………………………... 28 Omelia del 1 Giorno 29 Omelia del 2 Giorno 30 La Santità 30 L’uso delle cose. 2 Meditazione del 1 giorno 32 La Preghiera e la gioia dei figli di Dio 34 La carità della serenità – significato e valore del sorriso 39 La Croce del Signore 41 125 Inserito in fase di redazione. Si segnala che il titolo in corsivo è stato adottato discrezionalmente. Ascesi e preghiera 42 La preghiera e l’ascesi della mente 46 Le distrazioni nella preghiera 48 La preghiera di Gesù 50 La preghiera e il corpo 51 La Santissima Vergine e la preghiera 53 Il Peccato 56 Prospettive: Esercizi sulla preghiera 57 Schema di predicazione per: Esercizi ai Servi della Chiesa 59 Esercizi agli Aspiranti Diaconi 60 Esercizi Donne ˗ Corso A 60 Esercizi Spirituali alle bambine che hanno fatto la 5 e la 4 elementare 61 Esercizi spirituali alle Donne - Corso B 62 Esercizi Spirituali alle Ragazze 63 Esercizi spirituali agli Uomini 64 Esercizi alle Aspiranti che hanno fatto la 1 Media 65 Esercizi alle Giò 67 Esercizi ai Pre˗Ju 68 Esercizi alle Ragazze - Corso B 69 Giornata di Ritiro alle bambine che hanno fatto la 3 elementare70 Esercizi alle Pre-Gio’ 70 Esercizi ai Giovani 71

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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

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