160 - Quaresima 1976 - Meditazione sull' Inferno

160. Quaresima 1976 – Meditazioni sull’inferno1

In questa Quaresima meditiamo sul peccato.

È logico che meditiamo anche sul termine del peccato: l’inferno. Dal peccato è venuta la morte (san Paolo2): la prima e la seconda morte.

La parola di Gesù nel Vangelo è chiarissima: è oggetto di discorsi, di parabole (quella del ricco Epulone3 è una parabola o un fatto?). Tutti portano gli stessi elementi: assenza di Dio, tormento dei sensi, solitudine suprema.

Il peccato è la creatura che si rifiuta di riconoscere Dio.

L’inferno è Dio che si rifiuta di riconoscere la creatura: “In verità vi dico: non vi conosco” (Mt 25,12). Così come l’artista si rifiuta di riconoscere una sua opera deformata.

“Non vi conosco”. Creati a sua immagine e somiglianza, con il peccato si è acquistato il marchio della bestialità; creati grandi per la capacità del pensiero e dell’amore, si è diventati un groviglio orrendo. Fatti per spiritualizzare la carne, si ritorna carnalizzati anche nello spirito. Creati liberi spiriti, tornano schiavi. Perché chi commette peccato è schiavo del peccato4.

“Mi traevano dietro di sé, di vizio in vizio, di fango in fango; legato e non avevo catene” (Sant’Agostino5).

Il peccato è l’abisso scavato dall’uomo tra lui e Dio.

L’inferno è questo stesso abisso che Dio rende eterno.

Tu hai voluto questo – dice il Signore – lo avrai e per sempre. “Tra noi e voi è stabilito un grande abisso” (Lc 16,26).

Ma l’uomo che ha creato l’abisso resta uomo, cioè creatura fatta per Iddio. L’ha scritto in sé ed è attratto infinitamente verso Dio, ma è respinto per sempre.

Il dannato fugge e fuggirà per l’eternità. La sua volontà non può più cambiare.

“Andate lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno” (Mt 25,41).

Io non ti avrei scacciato – dirà Dio – se tu per primo non mi avessi rigettato. È il tuo abisso eternizzato.

Vi sono molti scandalizzati per questa eternità.

Ma non capiscono che l’amore non è una debolezza, è una forza. Il peccato è amore tradito. L’inferno è la reazione del più grande amore tradito.

Dio è essenzialmente amore.

Dio è Padre come nessuno, Gesù è fratello come nessuno è fratello. Ma il rifiuto di questo Padre e di questo Fratello porta al rifiuto pauroso: “Andate lontano da me”.

Essere lontani da Dio è il tormento più grande. Dio è il bene supremo e unico.

Il dannato non solamente lo sa, ma lo vede, lo sente con una intensità altissima.

Come per la legge di gravità la pietra necessariamente cade, così l’anima tende con incessante impeto verso Dio.

Ed è respinta. Allora resta solo l’odio, un odio tormento rabbioso e impotente.

C’è chi non capisce questa angoscia perché dice: Io nella mia vita ho sempre fatto senza di Dio.

Ma non è vero: perché gode continuamente dei doni di Dio. Tutto ciò che uno ha è dono di Dio.

Non ha fatto senza Dio, è stato solo il parassita di Dio.

Ancora:

Il peccato è il tentativo di separare la creatura dal suo Creatore, di adoperare le creature contro chi le ha fatte.

L’inferno è la vendetta della creatura.

San Paolo nella lettera ai Romani parla del gemito delle creature che aspettano la redenzione6. Tutto il mondo tende a Dio; è un moto incessante. L’uomo ha profanato la creatura quando l’ha sottratta all’ordine di Dio facendola servire ai suoi peccati.

L’inferno è la vendetta delle creature che vogliono entrare nel loro ordine fondamentale punendo l’uomo. “Almeno una goccia d’acqua” gridava Epulone. Possibile che potesse credere al sollievo di una goccia? Denota un isolamento totale dalla creatura.

Uno sterminato peso delle cose, il peso dell’ordine che crolla.

Una colonna solidale in marcia ha una potenza terribile. Chi vi si oppone è schiacciato.

Vi sarà fuoco, fuoco non della terra, ma fuoco reale.

Il fuoco perché è la creatura più vicina all’uomo, non c’è che lui che l’adopera. Un animale non imparerà mai ad usarlo; non gli appartiene. Il fuoco è il segno del dominio dell’uomo.

Il fuoco che è la creatura che più ha aiutato l’uomo sarà quella che compirà la vendetta.

Ma Dio è infinito amore se condanna così?

All’inferno non finiranno se non coloro che lo vogliono, coloro che amano la perdizione.

Dio è la misericordia, non semplicemente uno che ama.

Se c’è un gesto di pietà viene da Cristo e dal Vangelo.

Ora è proprio Lui, Gesù, che ha subito la Croce per noi che ci avverte, che ci supplica di fuggire il peccato per le sue terribili conseguenze.

Per capire il peccato fino in fondo bisognerebbe capire che cosa vuol dire rifiutare Dio infinito.

Pensiamo all’inferno per restare sempre ancorati nell’amore di Cristo, e per superare tutte le spinte che ci vengono dalle passioni e dal mondo.

Sant’Agostino dice dei dannati: nunquam viventes, nunquam mortui, semper morientes7 (non saranno mai dei viventi, mai dei morti, saranno per sempre dei morenti).

Preghiamo per la salvezza di tutte le anime.

Chiediamo a Gesù di essere salvi per la sua misericordia.

Ricordiamo le parole di Tommaso da Celano: Quaerens me sedisti lassus, redemisti Crucem passus, tantus labor non sit cassus8.

Tu, o Signore, hai attraversato tutte le umiliazioni, ti sei assiso su tutte le strade della nostra umanità stanco e affaticato, hai pagato con la tua Passione e la tua Croce; non permettere che io venga a sciupare tanto tesoro di grazia, che la mia vita sia un fallimento.

Chiama a Te tutti gli uomini perché formino nel Cielo la grande famiglia del tuo amore, della tua gioia, della tua gloria.

Condividi su
MOVIMENTO FAMILIARIS CONSORTIO
Via Franchetti, 2
42020 Borzano
Reggio Emilia
Tel: + 39 347 3272616
Email: info@familiarisconsortio.org
Website: familiarisconsortio.org
  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

© 2022 Movimento Familiaris Consortio | Via Franchetti, 2 42020 Borzano (RE) | info@familiarisconsortio.org |Privacy Policy | COOKIE POLICY | SITEMAPCREDITS