14/02/1979 - 251 - Salmo 17 II parte

14/02/1979

251. Salmo 17 (2a parte)

14 febbraio 1979

Dopo l’inno dell’amore, il salmo diventa lode e ringraziamento. Il cuore è gonfio. La riconoscenza prorompe come un fiume.

“Lodate il Signore perché è buono, perché eterna è la sua misericordia”1. Tutta la preghiera è sostanziata di ringraziamento; Sal 117, 150. E sull’esempio del salmista dobbiamo imparare a ringraziare.

È la logica, doverosa, necessaria risposta a quanto Dio ha fatto nella sua azione di salvezza per il popolo suo e per noi in particolare. In tutto l’Antico Testamento abbondano gli esempi di ringraziamento. È lo stupore di fronte alle opere mirabili di Dio (Sal 104,1). “Benedite Dio e proclamate al cospetto di tutti i viventi il bene che vi ha fatto, perché sia benedetto e celebrato il suo nome. Fate conoscere a tutti gli uomini le opere di Dio, come è giusto, e non trascurate di ringraziarlo” (Tb 12,6); Davide (2Sam 7,19-22): “Signore Dio! Che potrebbe dirti di più Davide? Tu conosci il tuo servo, Signore Dio! Per amore della tua parola e secondo il tuo cuore hai compiuto tutte queste grandi cose, manifestandole al tuo servo. Tu sei davvero grande Signore Dio! Nessuno è come te e non vi è altro Dio fuori di te, proprio come abbiamo udito con i nostri orecchi”.

È dunque gioia festosa, è glorificazione, è stupore, è celebrazione. Il mirabile inno del capitolo 42 di Isaia. Dallo stupore alla canzone, alla danza.

È Mosé che ha passato il Mar Rosso (Es 152). I tre fanciulli, l’inno di lode (Dan 3,52 ecc...). Lodare Dio vuol dire pubblicare le sue grandezze, proclamare la sua bontà, dare testimonianza a quello che lui ha compiuto. Gesù ci ha dato un continuo esempio di ringraziamento. Sempre il suo cuore si volgeva riconoscente verso il Padre: “Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato” (Gv 113). “Ti ringrazio, o Padre, Signore del cielo e della terra” (Lc 104). Tutta la sua vita è permeata di questi sentimenti. L’azione di grazie. Quel ringraziamento che era fiorito sotto l’influsso dello Spirito Santo sulle labbra della Madonna5, che è sbocciato sulle labbra di Zaccaria: “Benedetto il Signore Dio ecc...”6. Questo ringraziamento lo esige nell’episodio dei dieci lebbrosi (Lc 17,18). Lo aveva atteso, lo aspettava.

Riconoscere ciò che si è ricevuto è l’atto più elementare. Ma non deve essere un atto esteriore. Fariseo.

Ma particolarmente nell’istituzione dell’Eucarestia. Era nel rituale della Cena pasquale ricordare le meraviglie operate da Dio per il suo popolo, ringraziarlo. Gesù inserisce in questo contesto la sua grande novità. “Rese grazie”7. Si compiva la più grande di tutte le opere, il dono completo di Sé per la gloria del Padre e la salvezza del mondo. Era la nuova alleanza nel suo sangue. Gesù si associa a Sé i discepoli. La Chiesa in un solo cuore con Lui nella partecipazione al suo mistero. Il sacrificio che compie Gesù per santificare diventa la nostra Eucarestia. Celebrare l’Eucarestia significherà per sempre celebrare un ringraziamento: Gratias agamus8. Nell’Eucarestia vedremo sempre la sintesi di tutta l’opera di salvezza.

In quella sera Gesù disse e fece un ringraziamento. Il Pane vivo disceso dal Cielo: il suo Corpo diventerà per noi Eucarestia, ringraziamento. Ringraziare è fare risalire il bene donde è disceso. Il bene grande della creazione e più della redenzione è un bene immenso. Incorporati a Cristo possiamo far risalire. “Che cosa restituirò al Signore per quello che mi ha dato? Calicem salutaris accipiam”9; Qui manducat me, vivet propter me10. Il cristiano allora vivrà con Gesù sempre in rendimento di grazie, conscio di quello che il Padre gli ha dato, conscio delle enormi ricchezze che ha ricevuto in Cristo. Sarà una grandissima gioia, un bisogno del cuore e dell’amore. Sarà uno scoprire giorno per giorno, circostanze su circostanze, quanto il Signore ci ama e come, anche nelle cose che per gli altri sono angoscia e terrore, per noi sono motivo di confidenza e di speranza.

Omnia cooperantur in bonum11. Nessuna cosa ci può separare dalla carità di Cristo12. Grande maestro dello spirito di ringraziamento è san Paolo che nelle sue lettere ci istruisce quale deve essere il nostro sentimento. Il cristiano è colui che ringrazia mediante Cristo, perché Lui è il nostro mediatore. “Rendo grazie al mio Dio mediante Gesù Cristo” (Rm 1,8); “Siano rese grazie a Dio mediante Gesù Cristo nostro Signore” (Rm 7,25).

Vi è la necessità, vi è urgenza di ringraziamento: “Siate riconoscenti” (Col 3,15). Sempre, ovunque e per ogni cosa: “Ringraziamo Dio incessantemente” (1Ts 2,13); “Siate ricolmi dello Spirito, intrattenendovi a vicenda con salmi, inni, cantici spirituali, cantando e inneggiando al Signore nei vostri cuori, rendendo grazie sempre per ogni cosa a Dio nostro Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo” (Ef 5,18-20); “Perseverate nella preghiera e vegliate in essa rendendo grazie ” (Col 4,2).

Il ringraziamento è frutto della nostra consapevolezza della grande opera di salvezza. “Ringrazio Dio continuamente per voi, per la grazia di Dio che vi è stata data in Gesù Cristo, perché siete stati arricchiti in Lui di ogni cosa, di ogni dottrina e scienza “ (1Cor 1,4); “Ringraziando con gioia il Padre che vi ha elevati a partecipare alla sorte dei santi nella luce. Egli vi ha liberati dalla potestà delle tenebre e vi ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto nel quale abbiamo la redenzione” (Col 1,12-14).

Rendere grazie è un dovere perché il ringraziare in ogni cosa è volontà di Dio manifestata a noi in Gesù Cristo (1Ts 5,19). È fondamentale. I motivi del ringraziamento saranno le opere della salvezza, il saper vedere quanto Dio ha fatto per ognuno di noi. Il ringraziamento allora ci educa, ci fa vedere i veri beni, i grandi beni. Noi che abbiamo con facilità il lamento sulle labbra, noi che attaccati ai beni materiali (la nevrosi) non abbiamo che desideri terreni, dobbiamo dare alla nostra preghiera il vero respiro e la vera fisionomia. Renderci conto di quanto siamo stati privilegiati. L’azione di grazie deve essere parte integrante della nostra vita. Vivremo l’ Eucarestia.

Fine dell’Eucarestia è vivere la vita di Cristo, è passare negli stati di Lui, è diventare come Lui sacerdoti, vittime e altare del suo Sacrificio. Imitamini quod tractatis13, imitare ciò che tocchiamo; dobbiamo vivere nel ricordo del suo Mistero Pasquale. Tutta la celebrazione eucaristica deve essere sentita così, in unione stretta a Gesù, in rendimento di grazie. La meditazione dopo la Messa sarà per questo.

La liturgia celeste sarà il compimento di quello che qui avviene nell’esilio. Immersione in un’azione di grazie perenne e di tutta l’umanità e creazione. La Sposa diventata ringraziamento nell’esultanza delle nozze (Ap 1914).

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