21/02/1979 - 251 - Salmo 18 I parte

21/02/1979

251. Salmo 18 (1a parte)

21 febbraio 1979

In questo meraviglioso salmo siamo chiamati ad ascoltare la voce della creazione. È una voce perenne, una voce forte. È una visione profonda della realtà. I superficiali si fermano ad una considerazione monca. Vedono le creature solo in se stesse, nella loro bellezza e nella loro armonia. Vi è qualche cosa di mirabile nel cogliere il loro rapporto con ciò che non si vede. Vi è una manifestazione dell\'invisibile, dell\'infinitamente perfetto.

Sono una rivelazione e sono un invito. Rivelano Dio e chiamano alla ammirazione e alla lode. “In principio Dio creò il cielo e la terra”1. Sentire Dio nella creazione, in ogni cosa e in ogni vivente. Sentire con l’anima piena di stupore; dovremmo avere la capacità dell’estasi che ci ha insegnato san Francesco d\'Assisi. Avere questa capacità di meraviglia, perché tutto è meraviglia. Dalla goccia di acqua, al fiore, alla foglia, all\'insetto.

Noi vediamo la sua potenza: “Egli disse e fu fatto”2, “«Sia la luce!». E la luce fu”3. Alzando gli occhi al cielo e leggendolo con incanto. “E fece il sole e le stelle”4.

Noi vediamo la sua bellezza, perché tutte le bellezze, dalle più piccole alle immense bellezze, non sono che un\'ombra, un piccolo palpito della sua infinita bellezza.

Noi vediamo la sua Provvidenza. Perché per noi ogni cosa Egli ha fatto e ogni cosa è un dono del suo amore per noi. Perché da tutta l\'eternità ha pensato a noi e ha creato le cose che ci sarebbero state gradite. Per noi, per me. Perché noi potessimo conoscere il suo Verbo, la sua infinita sapienza e la nostra anima si riempisse, per mezzo delle cose create, di quelle increate. “Tutto è stato fatto per mezzo di Lui e niente è fatto senza di Lui”5. Conoscendo le creature veniamo a conoscere il Verbo perché le cose sanno di Lui, hanno il sapore di Lui; uscite dalle sue mani hanno il profumo di Lui, di Lui che, venuto a cercarci perché nonostante tutto eravamo cattivi e dimentichi, ci ha insegnato a muoverci in questo mondo e a costruire un rapporto vero con tutte le cose che ci circondano.

Gli uomini avevano paurosamente sbandato nei due eccessi: o adoravano le creature costituendole fine e non mezzo – l’idolatria (Sap 13,1-5) –, dimenticando di salire per mezzo loro fino a Dio; o adoperavano le creature assoggettandole alle loro brutalità, ai loro peccati.

E allora ogni creatura ha i gemiti, soffre i dolori terribili di un parto, e aspetta la liberazione, la salvezza (Rm 8,19-21). E l\'universo intero, il cosmo universale dall\'Incarnazione ha la sua gloria: “Tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e tutte le cose hanno in Lui consistenza, sussistenza, unione” (cfr Col 1,16-17), “poiché in Lui sono state create tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra, le visibili e le invisibili”, “affinché si manifestasse la multiforme sapienza di Dio, secondo il disegno eterno formato in Gesù Cristo Signore nostro” (cfr Ef 3,10-11). Tutto ciò che è non è che una manifestazione del Verbo e in Lui incarnato si realizza una nuova creazione.

Si verifica nell\'uomo: “Vi siete spogliati dell\'uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova, per una conoscenza superiore, ad immagine del suo Creatore” (Col 3,9-10)”; “Se uno è in Cristo è una creatura nuova; le vecchie cose sono passate, ecco ne sono nate di nuove” (2Cor 5,5-17); “Non è la circoncisione che conta, né l’incirconcisione, ma l\'essere nuove creature” (Gal 6,15).

Si verifica in tutta la creazione perché nel piano grande di Dio tutte le cose devono essere ricondotte a Cristo (Ef 16) e riconciliate con Lui (Col 17). La liberazione dal peccato.

“Piacque a Dio di fare abitare in Lui tutta la pienezza e, per mezzo di Lui, riconciliare a sé tutte le cose e della terra e del cielo, stabilendo la pace con il sangue della sua Croce, per mezzo di Lui sia sulla terra che nei cieli” (cfr Col 1,10-20).

È quindi nel Mistero Pasquale che comincia questa trasformazione. Ha ricevuto le primizie; c\'è da lottare ma la vittoria è sicura. La sua vittoria si prolunga nei suoi seguaci lungo il tempo fino alla Parusia, fino alla seconda venuta del Cristo risorto. Una trasfigurazione totale e finale: “E vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il primo cielo e la prima terra erano scomparsi […]. E colui che sedeva sul trono disse: Ecco io faccio nuove tutte le cose” (Ap 21,1-5).

Il cristiano dunque guarda le cose con occhi diversi. Accoglie l\'invito della creazione a innalzarsi fino a Dio in adorazione. Sente la sua grandezza e la sua potenza. E, innamorato, trema e adora. Sente una potenza che lo educa al senso creaturale, ad essere umile e nello stesso tempo fiducioso, ad adorare e nello stesso tempo ad amare, a temere più di qualsiasi cosa il peccato perché va contro a tanta grandezza. Perché se tutto l\'universo ubbidisce a Dio in una ammirevole armonia (“Chiama le stelle e rispondono: Ci siamo”8), non può lui mettersi contro Dio e, unica creatura, andare contro l’ordine. In questo universo buono (“Vide Dio tutte le cose ed erano molto buone”; Gen 1), siamo chiamati ad essere felici, a entrare in Dio in una alleanza di salvezza con il Creatore e Salvatore.

Le cose non le prenderai per te egoisticamente; non è questo il vero e il giusto possesso. Ma nella libertà di spirito, non facendole schiave della nostra cupidigia. Nella vera povertà si possiede tutto, perché tutto è scala, perché solo così se ne gode la bellezza e lo si sa trasformare in lode a Dio e al suo Verbo. Si ha allora la pura gioia, la grande gioia. Vivere così il nostro rapporto con le cose: una comunione di pace e di bellezza.

Ma per arrivare qui è necessaria l’ascesi, la purificazione, il dominio di noi stessi. Troppo siamo presi, come bambini incauti, dal luccichio delle cose; troppo siamo guidati dall’istinto. E allora l’universo non ci appare come la trasparenza di Dio, o come una tastiera immensa che Egli ha messo sotto le nostre mani affinché con ogni creatura noi possiamo fare una lode di riconoscenza.

Il distacco allora e la purificazione non sono una rinuncia che si fa per un possesso pieno immensamente diverso e infinitamente più bello.

Nello spirito del Vangelo la povertà, la castità, l’obbedienza sono per seguire più da vicino Cristo.

È per vivere meglio la sua Regalità che Lui ci ha partecipato. “Tu dominerai”9. Sì, con Cristo Risorto, per la gloria del Padre.

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