21/03/1979 - 251 - Salmo 21 III parte

21/03/1979

251. Salmo 21 (III parte)

21 marzo 1979

Dal v. 23. Il ringraziamento, la volontà di lode nell’assemblea. È la Liturgia. Non è la lode dell’uomo sul piano naturale. La Liturgia è l’esercizio del sacerdozio di Cristo. La Liturgia è la fonte e il centro e il culmine della vita e di tutta l’azione del Corpo di Cristo1, cioè della Chiesa. Per mezzo dei segni sensibili viene significata e in modo ad essi proprio realizzata la santificazione dell’uomo e viene esercitato dal Corpo Mistico di Cristo, cioè dal Capo e dalle sue membra, il culto pubblico integrale (Sacrosanctum Concilium, 7).

Quindi la definizione. La Liturgia è un’azione sacra attraverso la quale, con un rito nella Chiesa e mediante la Chiesa, è continuamente esercitata e continuata l’opera sacerdotale di Cristo, la quale è la santificazione degli uomini e la glorificazione di Dio2.

Per il Battesimo siamo stati uniti a Cristo e partecipiamo al suo sacerdozio. Uniti organicamente con Lui possiamo per Lui, con Lui e in Lui esercitare il suo sacerdozio eterno per santificare continuamente gli uomini e dare gloria al Padre. Così la celebrazione liturgica è un’azione divina nella quale Cristo è sempre presente ed operante. È continuata la sua opera. Gesù è il Mediatore.

Nel mistero pasquale ha liberato l’uomo e ha fatto degli uomini una nazione santa, un popolo d’acquisto, una stirpe eletta, un sacerdozio regale. È la Chiesa il nuovo popolo di Dio che si raduna, chiamata dalla sua Parola. La Chiesa è il mistero e il sacramento di Cristo, rivela la presenza di Cristo attraverso la sua stessa presenza ed opera l’azione di Cristo attraverso la sua azione sacramentale.

Vede le opere di Dio meravigliose nella storia della salvezza specialmente del mistero pasquale e sente il bisogno di lodare e di invitare tutto il mondo alla lode. Sente la sua gioia di essere unita a Gesù Risorto nella sua ininterrotta lode sacerdotale al Padre. “Il Sommo Sacerdote Gesù Cristo, prendendo la natura umana, ha introdotto in questo esilio terreno quell’inno che viene eternamente cantato nelle sedi celesti. Egli unisce a sé tutta l’umanità e se l’associa nell’elevare questo divino canto di lode” (Sacrosanctum Concilium, 83).

“Nell’unica lode della Trinità corrispondiamo all’intima vocazione della Chiesa e pregustando partecipiamo alla liturgia celeste” (Lumen Gentium, 51).

Dobbiamo perciò educarci alla lode. Così veniamo a partecipare al dialogo ineffabile che vi è tra il Padre e il Figlio mossi e guidati dallo Spirito Santo. La divinizzazione che opera in noi lo Spirito Santo comincia con il Battesimo e consiste proprio nel metterci in modo sempre più personale in quella corrente di vita-amore che è il dialogo tra le Tre Persone.

Lo Spirito Santo è sempre presente e sommamente attivo perché è l’amore che si diffonde e dona e crea; anima di tutta la Chiesa e di ogni cristiano. Di qui la grande stima della Liturgia delle Ore. Santificare le ore con la lode al Padre.

La Liturgia delle Ore è una preghiera organizzata in relazione al tempo e ai vari momenti dell’anno e del giorno. Questo del tempo è un elemento costitutivo della spiritualità di tale preghiera ecclesiale.

Gesù pregava prima del giorno3 e di sera4, di notte5. Gesù insegna il Padre nostro6. Il suo esempio è seguito. Le comunità cristiane ne seguiranno l’esempio. Avranno le loro vigilie. Il desiderio di pregare sempre (Lc 18,2), cioè che ogni tempo abbia la sua preghiera.

Le varie ore vengono viste nel contesto della notte-giorno, luce-oscurità, pensando all’ora del buio – la Passione e la Morte di Gesù –, e all’ora della luce – Risurrezione. E tutta la Chiesa è soggetto orante. Una comunità non deve sentire soltanto la sua dimensione missionaria e caritativa ma anche la sua dimensione orante.

La Chiesa prega unita al Cristo. Celebra il sacrificio della lode, prolunga il sacrificio eucaristico. Nelle varie ore attingiamo per noi e per gli altri le ricchezze di Cristo, partecipiamo alla sua salvezza e uniti al suo mistero maturiamo nel tempo la nostra vocazione eterna.

Non sarà solo una recita ma ancora ascolto: silenzio di adorazione e di contemplazione. Non solo il nostro omaggio, ma il suo messaggio, la sua parola ricevuta, amata, e che porta frutto. La presenza dello Spirito Santo trasforma colui che prega in profeta. Vede il piano di Dio, prende fuoco l’amore nel suo cuore e vi aderisce totalmente e può annunciare ai fratelli il Regno di Dio. È vivere la chiamata del nostro Battesimo.

Si vince così una facile tentazione, quella del ripiegamento su se stessi, di trasformare la voce della Chiesa in un atto di culto individualistico e gretto. Dobbiamo non tanto vivere nella Chiesa, quanto vivere la Chiesa in tutte le sue componenti e dimensioni di dedizione al Padre, prolungamento di Cristo nel tempo, nella docilità allo Spirito e nella sensibilità alle situazioni in cui vive oggi il Corpo di Cristo.

Si tratta di vivere il mistero globale della Chiesa e di viverlo nella globalità della propria esperienza personale. “Guarda che ciò che canti con la bocca tu lo creda con il cuore, e ciò che credi con il cuore tu lo traduca nelle opere” (Statuta antiqua7). Allora vi sarà una preghiera di vita, una vita che sia il libro aperto del cuore da cui tutti i fratelli possano attingere quella parola e quel gesto di amore che essi attendono.

Bisogna arrivare a questa maturità. Prima sentendo profondamente questa nostra essenziale vocazione di membra del Corpo Mistico. Profonda e viva meditazione. Volontà che la nostra vita sia vissuta tutta in questo senso. Gioia grande di partecipare a questo grande inno che la Sposa canta al suo Sposo Gesù e che con Lui innalza al Padre. Magnifico giorno, grande dignità.

La grande efficacia per questa opera di santificazione e di salvezza. La lode perenne che si contrappone all’urlo del peccato e della bestemmia. Tutto il giorno e in tutti i giorni. Sentire la preziosità del nostro tempo. Bisogna trovare il tempo. Bisogna trovare il silenzio nel nostro tempo e nella nostra epoca che è quella del rumore.

Bisogna mettere tutto l’impegno.

Degne, attente, devote.

La Liturgia delle Ore non è solo dei monaci o dei sacerdoti, è di tutto il popolo di Dio. Certo, spetta alle autorità della Chiesa deputare alcuni che in modo particolare siano incaricati della lode. Tutta la Chiesa è il vero soggetto orante. È una preghiera di tutti. Tutti convocati per manifestare la Chiesa che celebra il mistero di Dio e esserne l’epifania.

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