09/05/1979 - 251 - Salmo 24 I parte

09/05/1979

251. Salmo 24 (I parte)

9 maggio 1979

È una fiducia grande, è un abbandono sereno nelle mani di Dio. L’anima si innalza con slancio e sicurezza1.

Dio ci ama, Dio non mancherà mai. Nessuna delusione è possibile, nessuna definitiva sconfitta. I nemici ci sono ma non trionferanno2. I tradimenti, così odiosi e terribili, non raggiungeranno il loro scopo.

C’è una indicazione preziosa. Il futuro con le sue incognite neppure lui può incutere angoscia. È sicura la via del Signore. Lui ci indica le strade, svela i sentieri3.

La sua Provvidenza non agisce nel computo dei nostri meriti, ma è assiduità basata sul suo amore infinito. È con me, non perché me lo meriti ma perché lui è buono e la sua fedeltà è da sempre magnifica.

Anche i peccati del passato non possono fermare; forse sono stati molto gravi, sono stati effetti di una grande insipienza, di una folle spregiudicatezza, di una leggerezza inconcepibile, ma Dio nella sua misericordia supera ogni abisso4. La speranza non può venire meno. Ecco, per noi è tutto; è la nostra pace, per il tempo e per la prospettiva dell’eternità. Dobbiamo con pienezza accettare il dono di Dio che si chiama «speranza» perché Iddio, per i meriti di Gesù, l’ha posta in noi come virtù soprannaturale. Per essa noi desideriamo Lui, il nostro sommo bene, e aspettiamo e confidiamo di possederlo per l’eternità. Sappiamo quali ostacoli terribili si frappongono; e per tante tentazioni e pericoli del mondo in cui viviamo, e per le insidie degli spiriti maligni, e più ancora per la nostra estrema fragilità siamo del tutto miseri ma, nonostante tutto, fondati sulla sua promessa, sulla sua onnipotenza, sulla sua bontà, noi confidiamo di superare tutto e di raggiungere la meta meravigliosa.

San Pietro, nella sua lettera, ci dice: “Siate sempre pronti a render ragione della speranza che è dentro di voi”5. In realtà noi non abbiamo sempre una coscienza viva delle cose grandi in cui speriamo. La nostra vita presente, vissuta nella grazia e nell’amore, diverrà eterna, l’amore e la comunione che viviamo fraternamente tra di noi sarà reso eterno. Per gli altri, il buio e il freddo eterno. Per dirla con il poeta latino Catullo6: Soles occidĕre et redire possunt. Nobis cum semel occĭdit brevis lux, nox est perpetua una dormienda; cioè, i giorni cadono e rinascono: per noi, tramontata questa breve luce, non c’è che la notte eterna.

È la tragedia dell’uomo che è restato solo e desolato perché senza la parola di Dio e senza il suo amore, la sua vita è priva di un senso definitivo e vero. La nostra casa eterna dà invece il perché della nostra casa del tempo.

San Paolo ce lo dice: “Per questo noi non ci scoraggiamo, e se anche l’uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno. Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria” (2Cor 47). “Dove sono io voglio che siate pure voi”8.

Breve momento, la vita presente è un episodio. Nulla di tragico, tutto confluisce in bene per chi ama Dio. La vita è un’occasione da non sciupare.

San Pietro: “Io credo giusto, finché sono in questa tenda del corpo, di tenervi desti con le mie esortazioni, sapendo che presto dovrò lasciare questa mia tenda” (2Pt 1,13). La stessa serenità in Paolo: “Quanto a me, ecc…” (2Tm 4,6).

Noi siamo in cammino verso la grande festa, verso il banchetto di nozze. “Il regno di Dio è simile a un uomo che fece le nozze per suo figlio”9. Passa rapidamente la scena di questo mondo10. “Il tempo si è fatto breve” (1Cor 7,29). Apparteniamo al popolo della speranza per appartenere al popolo della gloria.

Tutta la Chiesa vive nella speranza: “La Chiesa, alla quale tutti siamo stati chiamati in Cristo Gesù e nella quale per mezzo della grazia di Dio acquistiamo la santità, non avrà il suo compimento se non nella gloria del cielo, quando verrà il tempo della restaurazione di tutte le cose, e con il genere umano anche tutto il mondo, il quale è intimamente congiunto con l’uomo e per mezzo di lui arriva al suo fine, sarà perfettamente restaurato in Cristo” (Lumen Gentium, 48).

La salvezza dei singoli è un parziale compimento della salvezza di tutto il Corpo Mistico; così la salvezza dei singoli è una derivazione ed una espressione della salvezza di tutta la Chiesa. La Chiesa ci unisce al suo trionfo come ci ha associato al suo mistero di sofferenza nell’unione a Cristo Crocifisso che redime il mondo non con l’oro e con l’argento ma con il suo preziosissimo sangue11. Dio ha avuto misericordia di noi e ci ha uniti alla comunità dei salvati. Noi siamo i figli della promessa12; apparteniamo al popolo che ha fatto alleanza.

Dobbiamo sempre riempire l’animo di coraggio, perché Dio “è buono; perché eterna è la sua misericordia”13. Tutto quello che ha fatto lo ha fatto per noi. Le sue meraviglie di ieri (Antico Testamento) e di oggi sono per noi. La nostra sicurezza è nel nome del Signore.

Abbiamo troppo sperato in noi e alla base di tutti nostri errori sta l’eccessiva fiducia nelle nostre forze. Non abbiamo abbastanza capito che appartenere alla Chiesa è far parte dei poveri di Dio, cioè di coloro che non hanno altra ricchezza che Lui, altro bene che la sua grazia. Abbiamo ripetuto troppi sbagli. “Non potete servire a Dio e a mammona”14. Per entrare bene nella virtù della speranza bisogna diventare poveri. Ecco perché dobbiamo guardare a Cristo, perché il tempo della speranza è cominciato con Lui e Lui ci ha insegnato come si fa a sperare.

Lui, che si è privato della sua gloria di Figlio di Dio e si è fatto servo obbediente fino alla morte e alla morte di croce15, pur essendo ricco, “si fece povero per noi, per arricchirci della sua povertà” (2Cor 8,9). È venuto così per renderci liberi e forti.

Liberi da tutta la tirannia delle cose di questo mondo che impongono una dura schiavitù a coloro che le hanno, forti perché nulla ci può strappare al grande dono perché Dio lo ha promesso.

Gesù, il Signore risorto, è la nostra assicurazione alla nostra speranza.

Il Mistero Pasquale che si rinnova nell’Eucarestia pone in noi la sicurezza totale. Noi andiamo incontro al Cristo che viene, e non rimaniamo passivi e inoperosi, ma ci affrettiamo invece a compiere molte opere. Perché l’amore di Cristo ci spinge16 e non possiamo perdere tempo a ripiegarci su di noi e a lasciare le grandi occasioni che la sue pazienza ci dà ogni giorno.

Condividi su
MOVIMENTO FAMILIARIS CONSORTIO
Via Franchetti, 2
42020 Borzano
Reggio Emilia
Tel: + 39 347 3272616
Email: info@familiarisconsortio.org
Website: familiarisconsortio.org
  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
    In fondo, forse, è il segreto più prezioso che ci ha svelato.”
    Umberto Roversi

© 2022 Movimento Familiaris Consortio | Via Franchetti, 2 42020 Borzano (RE) | info@familiarisconsortio.org |Privacy Policy | COOKIE POLICY | SITEMAPCREDITS