09/01/1980 - 251 - Salmo 26 I parte

09/01/1980

251. Salmo 26 (I parte)

9 gennaio 1980

Questo Salmo è uno dei più belli e uno dei più confortanti. L’anima che lo fa suo respira di un grande respiro di fiducia e di gioia, di confidenza e di speranza. Il salmo è composto di due parti nettamente distinte da far supporre che rappresenti l’unione di due composizioni diverse.

Questa sera ci fermeremo nella nostra riflessione sulla prima.

“Dio è la mia luce ecc…”1. C’è una magnifica fiducia, una sicurezza totale, gioia. Quando uno ha la luce, ha la festa della luce, la possibilità e la chiarezza del cammino.

Quante volte sentiamo la insicurezza e il buio della cose che ci circondano, delle nostre amicizie, e di noi stessi. Quante illusioni, quanta amarezza, quanti fallimenti. Soprattutto in certe giornate di prova. Tutto sembra vuoto e senza senso, tutto sembra ingannevole e vano. E la tentazione preme e si fa insopportabile.

Viene allora facile il chiedersi che cosa è la vita e perché le cose debbono essere costruite così. Le tentazioni sono insidiose e si presentano nelle forme più ingannevoli.

“Quando mi assalgono i malvagi per straziarmi la carne”2 Dio è il rifugio e la sicurezza. Il nemico sembra tracotante e terribile. “Signore, fuori di te, nessuno può soccorrere nella lotta fra il potente e chi è senza forza: soccorrici, Signore nostro Dio, perché noi confidiamo in te e nel tuo nome marciamo contro questa moltitudine; Signore, tu sei nostro Dio; un uomo non prevale su di te” (2Cr 143; Asa).

Anche un esercito che si accampa4. Il cuore resta saldo e la vittoria è sicura. Se pensiamo a questa immagine abbiamo l’idea della forza che dà la fede. Neppure un dubbio è da ammettersi anche se la violenza e la moltitudine delle tentazioni, delle prove, delle angosce, si possono assomigliare a un esercito minaccioso.

“Davide disse al Filisteo: «Tu vieni a me con la spada, con la lancia e con l’asta. Io vengo a te nel nome del Signore degli eserciti, Dio delle schiere di Israele che tu hai insultato. […]. Tutta questa moltitudine saprà che il Signore non salva per mezzo della spada o della lancia, perché il Signore è arbitro della lotta e vi darà sicuramente nelle nostre mani»” (1Sam 17,45. 47).

L’unica soluzione sta in questa fiducia assoluta ed è l’unica cosa che si chiede: “Abitare nella casa del Signore”5, cioè essere in Lui, nel suo cuore, nella sua casa, nella sua familiarità; uno dei suoi.

È ciò che ci dirà Gesù: Dio è amore, Dio è Padre, un Padre così buono che fa sorgere il sole sui buoni e sui cattivi6; il Padre che aspetta il figlio prodigo e gli corre incontro, lo abbraccia e lo dona7.

Di qui una scoperta entusiasmante e progressiva. Più si è fedeli più il Signore si manifesta nel suo vero volto. Ci si incontra non con un po’ di amore; l’incontro è con l’Amore infinito che è tutto per te e si dona come si sa donare Dio. La fiducia si afferma fortissima.

Credere allora all’Amore infinito e dirigere tutte le opere all’amore di Dio. O amare o morire. Amare il Signore tuo Dio con tutta l’anima8. Dice san Francesco di Sales: “Questo comandamento è come un sole; dà dignità a tutte le leggi sacre, a tutte le leggi divine e a tutte le Sacre Scritture. Dall’albero sacro di questo comandamento pendono come suoi fiori tutti i consigli, le esortazioni, le ispirazioni e gli altri comandamenti, e come suo frutto la vita eterna; e tutto quello che non tende all’amore eterno, tende alla morte eterna. Buon Dio, se sapessimo comprendere, quanto non ci sentiremmo obbligati verso quel sommo bene, che non solo ci permette, ma ci comanda di amarlo! O mio Dio, io non so se debba amare di più la tua infinita bellezza che tanta divina bontà mi ordina di amare, o la tua divina bontà che mi ordina di amare una così infinita bellezza. O Bellezza, quanto sei amabile perché concessami da una così immensa bontà! O Bontà, quanto sei amabile nel comunicarmi una così eminente bellezza (Teotimo, libro X, cap. 1). L’amore nasce e si sviluppa dalla meditazione e dalla contemplazione.

Ci abbandoniamo a Lui perché si è svelato a noi e, nel farsi conoscere nelle sue infinite perfezioni, ci ha assicurato. “Voi siete miei amici – ha detto Gesù – perché vi ho fatto conoscere tutto ciò che ho udito dal Padre mio”9. Una fiducia illuminata.

“Queste dunque le tre cose che rimangono : la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità. Ricercate la carità” (1Cor 1310). Bisogna camminare per le vie del vero amore, perché “a chiunque ha sarà dato e sarà nell’abbondanza” (Mt 25,29).

Dobbiamo porci davanti al Verbo di Dio perché illumini i nostri cuori.

“Una sola cosa ho chiesto al Signore e quella ricerco: sedere nella casa del Signore”11. Istruirsi per la carità. Il suo Spirito “che ha la scienza della voce” (Sap 1,712) ci istruisca e ci corrobori per la perseveranza.

Non si nasce ma si diventa santi. L’amore di Dio è il segreto di ogni ascensione. Per amar Dio non si richiede che amore e chi mai ci può impedire di amare? “Gustate e vedete come è soave il Signore” (Salmo 3313).

Non c’è uno stato di vita che possa fermarci nella mediocrità. Ci basta volerlo e il nostro amore ci farà grandi. Tutto deve convergere nell’amore e nulla si deve sottrarre all’amore. “Mi occulta nella sua tenda nel giorno cattivo”14; “Chi mi separerà dall’amore di Dio?” (Rm 8,35). Il Signore ci difende e lo Spirito ci comunica il dono della fortezza. Ci fa comprendere come avendoci fatto a sua immagine siamo fatti per la verità e l’amore. Diceva santa Caterina da Siena: “Nella tua natura, Deità eterna, conoscerò la natura mia. E quale è la natura mia? Il fuoco”15.

“E ora si leva il mio capo”16.

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