251. Salmo 39
23 aprile 1980
Il peccato, la condizione del peccatore porta alla angoscia, allo sbigottimento, al dichiarato fallimento di tutto ciò che si era sperato ed atteso. Allora vi è un’unica luce che brilla e si manifesta: quella della fede.
Dio è amore infinito ed è sempre pronto ad accogliere, ad avere pietà, a “trarre dalla fossa della morte, dal fango della palude”1. Rinasce la vita nella sua misericordia; quello che era un lamento diventa una lode. Nel peccatore pentito si sviluppa l’umiltà e, con questa, l’amore vero a Dio; nasce uno stato nuovo, “un cantico nuovo”2, una gioia che non si conosceva: fresca e pura come un fiore.
Quante meraviglie lo Spirito Santo sa creare nel cuore di chi ritorna al suo Dio. Quanti prodigi. Sono ben indicative le parole della parabola3.
“Presto”4: il suo amore non tarda, ha fretta; l’amore non conosce indugi. “Portate qui il vestito più bello”5: non si accontenta di poco. “E rivestitelo”6: tutta l’anima viene rivestita di Cristo. “Mettetegli l’anello al dito”7: un’unione forte e sponsale. “E i calzari ai piedi”8: per camminare secondo il Vangelo. E cibi migliori9, e “cominciarono a far festa”10. È incredibile la gioia di chi ritrova il suo Signore e Padre. Il Padre è l’organizzatore della festa, in uno slancio d’amore mostra tutta la sua sapienza e provvidenza.
“Nessuno a te si può paragonare”11. L’umiltà del ritorno porta ai più grandi prodigi di Dio. L’esempio che ci ha proposto di adesione alla volontà del Padre è quello del Verbo Incarnato: “Sacrificio e offerta”12. Venuto a prendere su di sé tutti i peccati del mondo, i peccati che sono disobbedienza e ribellione, presenta l’olocausto più gradito, quello della volontà. Dirà Gesù di Se stesso, come sintesi di tutta la sua esistenza: “Io faccio sempre quello che piace a Lui13, il mio cibo è fare la volontà di chi mi ha mandato14”. Ritorna una pagina di Isaia, è Dio che parla (cap. 42): “Ecco il mio servo che io sostengo, il mio eletto in cui mi compiaccio. Ho posto il mio spirito su di lui, egli porterà il diritto alle nazioni. Non griderà né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce, non spezzerà una canna incrinata, non spegnerà uno stoppino dalla fiamma smorta, ecc...”15. È il canto di gioia del Padre che vede affermarsi la sua volontà per mezzo del suo Servo. Gli uomini erano scesi nel baratro di ogni infelicità, perché fin da principio avevano preferito la propria volontà capricciosa. Gesù sarà il servo obbediente fino alla morte di croce, che porterà sulla terra il regno di Dio, cioè il regno della volontà divina. Da questo regno verrà ogni bene per l’uomo. Gesù non si apparterrà, sarà tutto della gloria del Padre, sarà tutto per la salvezza e la pace degli uomini. Sarà il vero Servo di Dio. Egli non si stancherà finché non l’avrà compiuta. Darà tutto al Padre; tutta la sua umanità sarà posseduta dalla sua divinità. Vivrà con entusiasmo incredibile il suo amore per il Padre e nella sua volontà si donerà tutto per i fratelli, gli uomini peccatori. Sarà un servo mite e umile di cuore, darà il suo annuncio di salvezza ai poveri e si verificherà ciò che era stato predetto dal Profeta: “Si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori […]. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. […]. Per le sue piaghe siamo stati guariti”16.
Ben è descritta nel salmo la vita e la sofferenza di questo servo: “poiché mi circondano ecc...”17.
Gesù prega coperto dei nostri peccati, prega per noi, si sostituisce a noi. È il mediatore, è il sommo sacerdote che intercede. Durante la sua vita terrena – ora in cielo – è per noi.
Noi non sappiamo adorare, non sappiamo riconoscere la grandezza di Dio, i suoi infiniti diritti: “Padre Santo, il mondo non ti ha conosciuto”18. L’adorazione di Gesù prende proprio la sua potenza dalla conoscenza che Lui ha del Padre. “Nessuno conosce il Padre se non il Figlio”19. Lo glorifica nella sua umanità, riconoscendo come niente è tutto ciò che è creato e come tutto dipende da Lui e sussiste per Lui.
Noi non sappiamo amare perché permeati di egoismo. L’anima di Gesù, fin dal primo istante, amò perfettamente il Padre suo e amò anche per noi. In questo amore tutto e per sempre. Il suo amore quando era in terra, il suo amore nel paradiso, il suo amore nell’Eucarestia. Amore forte, amore sacrificato, amore riparatore. La lotta contro il peccato, perché è negazione di amore, perché è rifiuto, perché è odio.
Noi non sappiamo ringraziare. “Ti ringrazio o Padre”20, gratias agens21. “Tutte le cose mie sono tue” (Gv 17,10).
“Siano presi da tremore”22. Gesù è grande, e abbondante è la sua redenzione: “Sono venuto perché abbiano la vita”23. Gesù è il Capo del Corpo Mistico. Ci rende partecipi di tutte le sue ricchezze.
“Esultino e gioiscano in te”24. Di Gesù il Padre ha detto: “Questo è il mio Figlio diletto nel quale mi sono compiaciuto”25. Essere in Gesù è essere amati dal Padre. Gesù lo dirà in un momento terribile in cui stava per iniziare la Passione: “Il Padre mi ama”26; “Chi crede in me non crede in me, ma in colui che mi ha mandato” (Gv 1227); “Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a Lui”(Gv 1428); “Se chiedete qualcosa al Padre nel mio nome egli ve la darà” (Gv 1629). Tutta la vita spirituale sarà, allora, in una grande confidenza in Gesù. Poiché “non vi è altro nome in cui si possa essere salvi”30: “Nel nome di Gesù alzati e cammina”31.
Noi non possiamo camminare se non lasciandoci prendere per mano da Lui. L’errore sta sempre nel crederci autosufficienti e nell’immaginare in noi una forza e una capacità di perseveranza che non c’è. Noi siamo talvolta molto tristi perché ci sentiamo soli in mezzo alle nostre difficoltà e alle nostre afflizioni. Invece abbiamo Gesù che ci tiene molto vicini a Lui e che ha una tenerezza meravigliosa per ognuno di noi. Vuole che noi rinnoviamo la sua vita e i suoi sentimenti: “Siate imitatori di Dio” (Ef 5,1) e ce ne dà la capacità perché questa è la sorgente della felicità sulla terra e nell’eternità.
Imitare Lui; non c’è gloria più grande, non c’è risultato migliore, non c’è altra opera che sia più assicurata, perché Lui ci dà il suo Spirito santificatore, nella fatica riposo, nella calura riparo, nel pianto conforto32.
Nel Cuore di Gesù, fornace ardente di amore33, vi è una capacità e una comprensione senza limiti. Capisce ogni miseria, ogni peccato, ogni tristezza. Ogni anima si può trovare in Lui e gioire in Lui come fosse sola. Gesù ci ama e ci è vicino con un amore umano e con un amore divino infinito e inesauribile. Noi dobbiamo allora offrirgli tutti noi stessi perché possa fare di noi tutto quanto vuole. Offrirgli tutto quello che facciamo perché Lui sia il principio e il fine di ogni nostra opera. Questo vuol dire il credere in Lui, il sentirlo nostro Redentore e nostra salvezza. Sono le parole di Tommaso: “Mio Signore e mio Dio”34.
“Tu mio aiuto e mia liberazione”35. Sì, non tardare, perché si fa sera36. Comprendiamo bene il mistero eucaristico. Essere con Lui a gloria; essere con lui per la salvezza. Uniti con una unione strettissima, perché il suo amore si riversi su tutti gli uomini, perché diventino il regno del Padre. Lode e benedizione.
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