257. Sant’Omobono
Sant’Omobono è connesso nel nostro dialetto a due curiose locuzioni.
«L’uccia der diavolo» si collega alla sfida che questi gli avrebbe fatta a chi avesse più presto cucito un abito; per non perdere tempo infilando l’ago, il Maligno fece lunghissima la gugliata, che perciò impicciava; corta al contrario il santo, così che vinse1.
Dei sarti si diceva pure che avessero per insegna un ovo da bbeve nell’ovarolo e tredici sartori attorno, i quali vi intingevano ciascuno un crostino, per significare che l’arte del sartore è poverissima. Anche questo però si riferisce al prodigio che Sant’Omobono avrebbe operato allorché, non potendo a causa di un temporale i suoi lavoranti andare a pranzo, li saziò tutti a quel modo con un ovo solo; di qui, a indicare una cosa inesauribile, il detto «ovo de Sant’Omobono».
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