253 - Santità - da Perfice munus

253. Santità

1. La santità nella Sacra Scrittura è attribuita essenzialmente a Dio.

Dio comunica tuttavia la sua santità al popolo, ai sacerdoti o agli oggetti del culto: o perché interviene Egli stesso come causa efficiente e prende possesso, o perché con un rito sono riferite a Lui causa finale.

E non è solo una denominazione estrinseca, ma partecipazione. L’incarnazione è sublime partecipazione alla natura umana di Gesù; e tutti noi possiamo, di partecipazione intrinseca mediante la grazia, unirci a tale santità. Nel Corpo Mistico abbiamo la santità sacrale o ontologica nel carattere sacramentale quanto al piano dell’essere, e sul piano dell’agire nei poteri cultuali.

La santità morale invece sul piano dell’essere dal grado di grazia suscettibile di aumento, e sul piano dell’agire dalle virtù soprannaturali, teologali e cardinali, e dai doni dello Spirito Santo che mediante l’esercizio portano ad atti soprannaturali sempre più perfetti. A questi tesori della grazia e della santità creata corrisponde anche il dono della grazia increata.

Il Concilio definisce la santità come pienezza di vita cristiana e perfezione di carità.

(Perfice1, p. 417 sq., 1969)

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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
    tra la vita delle persone, condividendo tutto. 
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    Umberto Roversi

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