237 - Senza titolo - Quaresima 1

237. Senza titolo (1)

1) Quaresima = quaranta.

Compare il numero con il Diluvio (Gen 71). Elementi caratteristici di questa prima quarantena: il castigo e la grazia, la distruzione totale e la preservazione dei giusti. Un tempo forte dell’azione di Dio: sono un giudizio attraverso l’acqua e una salvezza per pura grazia. Misericordia divina, alleanza (Gen 92).

2) I quaranta giorni del Sinai. Anche la seconda alleanza è accompagnata dal segno dei quaranta giorni.

Es 24,18. Digiuno, alimento nella parola di Dio.

Incontro con Dio, comunicazione con Lui. Intercessione.

Es 34,28-29: seconda quarantena. Penitenza e intercessione.

Teofania (Es 33,18-23). Ha il volto luminoso3.

Davide e Golia4.

3) Elia. Quaranta giorni per raggiungere la montagna di Dio, per incontrare il Signore (1Re 19,7-8). Cammino, incontro.

4) Giona. Penitenza salvifica. Penitenza, preghiera, esaudimento, perdono, conversione, amore di Dio.

5) Cristo. Quaranta giorni nel deserto. Accostati a quelli dei grandi personaggi, e ai quaranta anni del deserto che furono tempo di castigo e di prova, di preparazione e di grazia. Cristo rivive simbolicamente questo tempo condotto dallo Spirito dopo la consacrazione messianica5. Si prepara a compiere la sua missione come il popolo di Dio e come Adamo a una nuova creazione. Per questo deve passare attraverso la tentazione, che non si conclude nel deserto ma sulla Croce.

1) La Liturgia vuole che ci assimiliamo a Gesù.

Un oremus della Quaresima dice: “Fa’, o Signore, che siamo adatti ai doni che ti offriamo”6.

Essere adatti a Gesù che si offre, che si dà; a Gesù che è sacerdote e vittima.

Essere nella Quaresima soprattutto uniti a Gesù come Salvatore e Redentore. Perché Lui ha posto la sua vita per la redenzione dei peccati.

I temi fondamentali perciò sono: il peccato, la conversione dal peccato, l’unica possibilità di conversione nostra e del mondo è in Gesù. L’uomo non può redimersi da solo. Dobbiamo cogliere allora questi aspetti su cui continuamente insiste la Liturgia. Scoprire, quanto è possibile, le dimensioni del peccato (Delicta quis intelligit?7).

Lavoro per la conversione perché sia autentica.

Quando è autentica? Lavoro per la nostra purificazione.

Perciò penitenza: bisogna avere il cuore sgombro, gli occhi puliti. Un senso profondo di umiltà: noi non possiamo fare da soli questo lavoro che è ancora negativo – tanto meno il positivo: lavorare per il regno di Dio – se non unendoci a Gesù.

Il quale ci chiama alla santità e ad associarci a Lui per la salvezza dei fratelli.

Lui si è dato a noi totalmente: ci ha dato il suo corpo (fatiche, penitenze, sofferenze, morte in Croce), ci ha donato la sua anima con le sue meravigliose ricchezze e le sue pene e le sue tenebre di abbandono. Ci ha donato la sua divinità e la pienezza dei doni che vengono dal Padre.

Tu devi accogliere, tu devi offrire tutto questo perché è stato dato a te, tu devi collaborare.

Devi accogliere: devi diventare un calice.

Devi poter accogliere, devi farti calice, capace di contenere, perciò ti devi purificare. Devi accettare il dolore perché solo lui purifica e rende adatti.

Nel piano di Dio non c’è altra strada, e l’esempio di Gesù lo ha dimostrato.

2) È necessario fare penitenza. Lo stato fondamentale di Gesù in terra e nell’altare è quello di vittima che espia. A tale stato dobbiamo unirci noi. La Quaresima ce lo ricorda e ce lo vuole far vivere in un modo tutto speciale. Un dolore che espia, un dolore che redime.

Un dolore sensibile del corpo, un dolore dello spirito.

Dice una segreta8 della Quaresima: “Questa ostia lavi le nostre colpe e renda santi i corpi e le menti per il Sacrificio”.

a) Penitenza fisica. Sull’esempio di Gesù che ha fatto del suo corpo lo strumento della nostra redenzione.

Quello che Lui ha sofferto nel corpo (lavoro, disagi, povertà, privazioni - stanco per la strada -, la sua Passione ecc…).

Rendere il nostro corpo uno strumento; sue membra vive e vere. Essere con Lui anche in questo.

Per noi vi è poi la necessità della purificazione e di arrivare al dominio totale, vincendo l’egoismo carnale. “Infelice uomo che sono! Chi mi libererà da questo corpo di morte?” (Rm 7,249); “Come portammo l’immagine dell’uomo terrestre, dobbiamo portare anche l’immagine dell’uomo celeste” (1Cor 15,49); “Svestitevi del vecchio uomo nato nella concupiscenza e rivestitevi di Cristo”10.

Visione della nostra conformazione a Cristo. Perché così saremo risuscitati con Lui. Prospettiva escatologica.

L’aeternus dies11. Il seme. Il Battesimo è un lavacro che brucia, è rinuncia e penitenza.

Il termine «macerazione»: non penitenze violente che non durano, ma il lungo, diuturno lavoro di una sobria penitenza compiuto con fedeltà e costanza. Questo ci assicura la vittoria. Negarsi mille piccole comodità per farsi una volontà educata e decisa, moderare l’uso delle cose secondo un giusto criterio, acquistare l’equilibrio.

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  • “È evidente come Don Pietro abbia vissuto il suo sacerdozio
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