103b. Vigilanza e amore
6 aprile 1981
L’amore è geloso, e grande soprattutto è l’amore dei genitori.
Li hanno ricevuti da Dio, devono collaborare con lo Spirito; sono un pegno sacro. Quale attenzione e quale vigilanza. Li devono studiare nelle parole e nella condotta, negli istinti e nello svolgersi del loro temperamento, nelle lotte e nelle molteplici espressioni dell’attività.
Questa attenzione rispettosa e amorosa si afferma naturale e logica come il respiro.
È compito e gloria del genitore; scrupolosamente alacri. Attenti con calma, dignità, discrezione e dolcezza. Quando fanno così sempre è segno di una virtù straordinaria, è un vero olocausto che si innalza a Dio.
La vigilanza è richiesta dalla debolezza del ragazzo. Non sono cattivi, non partono maliziosi, ma certamente sono deboli. Bisogna difenderli da quelli che sono più forti di lui. Bisogna custodirli. Bisogna prevenire per quanto è possibile. Nel ragazzo non vi possono essere forti idee, non vi può essere una forte volontà: la deve acquistare; è tutto sotto il dominio dei sensi e della fantasia. Va da un’impressione all’altra. E noi sappiamo quali impressioni e di che genere può ricevere. Un genitore deve poter dire di aver fatto tutto il possibile; se li avesse lasciati perdere, andare a fondo.
Saper che sono deboli non è pensare male . Il mostrarsi sospettosi e sempre dubbiosi è ottenere il contrario. La vigilanza non deve essere arcigna e poliziesca. Astuzia per astuzia: un disastro.
Farsi amare e portare gioia. Deve essere intelligente e discreta: azioni, parole, atteggiamenti, momenti particolari, ozio. Penetrare i pensieri. Studiare i temperamenti, le indoli.
Deve essere costante e attiva. Crea, dispone e provvede un soffio animatore. Dopo aver trepidato e pianto, lavorato e pregato, la gioia.
Questa vigilanza bisogna che non escluda una fiducia vera, equilibrata, serena, giusta. Prima di esigere la fiducia nei genitori, bisogna dargliela. Dimostrargliela nelle svariate occasioni. Mai ritirarla ma riaffermarla ogni volta che il ragazzo teme di averla perduta.
Rigettare gli atteggiamenti negativi e pessimistici, i giudizi e i paragoni severi. Non fare e non dire ciò che potrebbe far credere che dubitiamo di lui. Coltivare la lealtà e la disponibilità. Deve trovare nei genitori un rifugio, un sostegno, una luce nei momenti più duri. Accogliere le sue domande, le confidenze con rispetto, tatto, delicatezza.
Guardarsi bene dal farne pubblicità. Sviluppare i suoi lati buoni, fortificarlo. Dimostrare che conosciamo e comprendiamo le loro necessità, i loro desideri, pur non approvandoli necessariamente. Agire con persuasione ferma e delicata. Rassicurare, incoraggiare, sostenere, dare la piccola spinta o uno sguardo al momento opportuno, agire con lui, condividere con lui i risultati. È conveniente, quando è arrivato il momento di lasciargli l’impegno, il rischio di fare le sue esperienze.
Una presenza incoraggiante, una calma contagiosa sono gli aiuti più efficaci. Mantenere fino in fondo le nostre promesse e riconoscere le nostre debolezze, i nostri limiti.
Possiamo ottenere fiducia solo se ci dimostriamo fedeli agli impegni assunti, se riconosciamo che dopo una sconfitta si può ripartire con coraggio.
Cerchiamo di dargli fiducia in se stesso. Allontanare la paura di ciò che potrebbe rappresentare una minaccia.
Non ingannarlo, aiutarlo a superare le sue difficoltà (timidità, complesso di inferiorità). Insegnargli ad amare i talenti ricevuti e la vocazione a cui è chiamato; scoprirla con lui, fare in modo che ne prenda coscienza. Aiutarlo a riconoscere i propri limiti, ad assumerli e a fare i conti con essi. E altrettanto per i limiti e gli ostacoli esteriori.
Il non avere la fiducia di almeno una persona, il mancare di fiducia in se stesso e negli altri paralizza; non si può essere veramente un responsabile. Fargli sentire che anche lui ha una presenza e può assumere una responsabilità.
Ci vogliono degli amici, e degli amici dei genitori.
Bisogna che possa volere e voglia realizzare ciò che ha deciso. È indispensabile che possa scegliere i mezzi. Quando ha cominciato una cosa, dobbiamo fare di tutto perché possa andare fino in fondo se essa si rivela valida e costruttiva.
Bisogni che impari ad accettare il successo e l’insuccesso e a stimarsi nel giusto valore per potersi impegnare volontariamente e scoprirsi responsabile.
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