PRIMA MEDITAZIONE
“E questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: “Chi sei tu?”. Egli confessò e non negò, e confessò: “Io non sono il Cristo”. Allora gli chiesero: “Che cosa dunque? Sei Elia?”. Rispose: “Non lo sono”. “Sei tu il profeta?”. Rispose: “No”. Gli dissero dunque: “Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?”. Rispose: “Io sono voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia”. Essi erano stati mandati da parte dei farisei. Lo interrogarono e gli dissero: “Perché dunque battezzi se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?”. Giovanni rispose loro: “Io battezzo con acqua, ma in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, uno che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio del sandalo”. Questo avvenne in Betania, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando. Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: “Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua, perché egli fosse fatto conoscere a Israele”. Giovanni rese testimonianza dicendo: “Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua, mi aveva detto: L'uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio”(Gv 1,19-34).
Nell'Avvento si erge grande, di un significato profondo, la figura di Giovanni Battista. È lui il nostro maestro di Avvento, è lui al quale ci dobbiamo riferire per potere andare incontro al Signore e realizzare con lui una pienezza nello Spirito Santo. Abbiamo bisogno della sua straordinaria fortezza di animo, abbiamo bisogno della sua austerità, abbiamo bisogno della sua docilità allo Spirito e del suo senso di preghiera. Noi oggi vogliamo prepararci perché l'Avvento sia un tempo veramente forte per noi e ci determini in quella salita, che abbiamo iniziato nel nome del Signore. Vorrei soprattutto che meditassimo come, per aderire allo Spirito, per lasciarci formare da Lui, per realizzare in Lui e con Lui, dobbiamo porre delle vere decisioni, quelle decisioni che ci devono prendere e ci devono occupare in tutto: occupare nella nostra mente, nella fede, occupare nel nostro cuore con la speranza, lasciarci trasformare totalmente dalla sua carità. Abbiamo bisogno di essere persone risolute, delle persone che dicono sul serio, che sentono forte la Parola di Dio e non si smentiscono, perché troppe volte noi smentiamo noi stessi e accumuliamo i nostri propositi come carte da gioco, accumuliamo i nostri propositi e poi con disinvoltura li buttiamo via.
Mi pare che entrare nell'Avvento sia entrare in uno spirito di decisione fondamentale. La prima decisione, che sta proprio in un senso di umiltà, è nel confessare: “Egli confessò e non negò, e confessò: io non sono il Cristo”. L'umiltà di Giovanni Battista ci fa riflettere sulla prima decisione, che è quella di essere umili, perché manchiamo di umiltà e perciò non confidiamo in Dio, confidiamo in noi stessi, ci affanniamo e ci tormentiamo nelle successive nostre forme di fallimento e di insuccesso e non capiamo che c'è un principio molto evidente: chi opera in noi il desiderio e il compimento dell'opera è lo Spirito Santo. L'umiltà dunque di cominciare e di proseguire, l'umiltà di fronte alle nostre situazioni, alle nostre ricadute, ai nostri pesanti insuccessi, per cui siamo continuamente all'inizio e mille volte abbiamo detto: “Ora, Signore, comincio; ora, Signore, voglio fare qualche cosa; ora, Signore, voglio davvero mettermici, e questa è la volta buona”. Come mai, come mai questo conturbante fallimento? La nostra vita spirituale troppe volte è a pezzi, e le nostre giustificazioni non ci possono lasciare in pace. Manchiamo di umiltà, cioè manchiamo del senso della proporzione, manchiamo del senso di Dio e del senso della nostra umanità.
Cosa vuol dire prepararci all'Avvento? Cos'è l'Avvento se non il constatare che Cristo è in mezzo a noi, se non trovarlo di nuovo, se non prendere forte cognizione che lo Spirito Santo, l'anima della Chiesa, è l'anima di ogni nostra anima, che è lo Spirito Santo che agisce nella Chiesa e nella storia, che agisce nella nostra storia, nella storia della nostra anima? L'Avvento è prendere cognizione della nostra carenza fondamentale: l'uomo non salva l'uomo, noi non salviamo noi stessi. Avvento vuol dire che dallo Spirito Santo dobbiamo attendere la pratica rivoluzione di bene che deve avvenire in noi e nell'umanità. Cosa vuol dire Avvento se non metterci a disposizione: “Preparate la via del Signore, ogni monte si abbassi e ogni abisso si colmi”. Vuol dire allora l'Avvento una precisa cognizione di noi stessi e del mondo, del nostro posto nel mondo, della nostra missione nel mondo, di tutto quello che possiamo operare in noi e possiamo operare vicino a noi in uno sforzo di carità e di amore. La carità è qualche cosa di divino e l'amore è qualche cosa di potentemente umano. Il nostro Avvento deve essere posto in una visione di verità, la verità che Giovanni Battista ha proclamato: “Confessò e non negò, e confessò: “Io non sono il Cristo”.
Ecco la meditazione nostra, l'applicazione di questa parola alla nostra vita è proprio questa: proclamare assolutamente a noi stessi e in tutto il nostro agire che la nostra speranza è Cristo ed è nell'opera di Cristo compiuta dallo Spirito. È confessare che noi non abbiamo speranza nelle cose nostre come se noi riuscissimo ad essere validi per noi stessi e per gli altri. Noi dobbiamo aspettare la salvezza del Signore, una salvezza che, secondo l'insegnamento costante del Vangelo, deve essere vigilante, deve essere attivismo, deve essere collaborazione; non è inerzia, non è pigrizia, è spirito di proporzione, senso di proporzione, per cui l'uomo deve dare tutto se stesso e, come strumento dello Spirito, potrà fare delle cose meravigliose, grandissime. Ma lui, per quello che è lui, in preda alle sue passioni, in preda alle sue debolezze strane e continue, è un uomo pieno di Spirito Santo.
Ecco, Giovanni si presenta così: Giovanni era mosso dallo Spirito ed è stato grande non per le sue capacità umane, ma per le sue capacità di abbandono e di forza nel Signore. Noi dobbiamo realizzare allora questa umiltà, che è pienezza di verità, la verità che l'uomo dopo Cristo non è abbandonato a se stesso, che l'uomo vero è l'uomo unito strettamente allo Spirito, che grandi cose è possibile realizzare se cerchiamo con umiltà il Suo aiuto. Ecco, ed è la prima delle opere da fare. L'umile riconosce, l'umile confida. La confidenza in Dio. Abbiamo meditato in tutto questo tempo come in noi c'è un'opera meravigliosa, l'opera dello Spirito Santo attraverso i suoi doni e le sue grazie. E l'umiltà dice: “Ecco, io posso essere grande e posso fare opere grandi se mi lascio investire dallo Spirito, mi lascio trasformare dallo Spirito, se io pongo la mia umanità nella sua divinità, se mi lascio guidare e condurre. Dice Giovanni: “Io non lo conoscevo, poi ho visto lo Spirito Santo scendere su di Lui”. Conoscere Cristo non è solo una cognizione teorica, conoscere Cristo è vivere di Cristo, è respirare di Cristo, è agire in continua sintonia con Lui. Ecco, l'umile si lascia trasformare, sa la propria avventura di peccato, sa le debolezze, sa le incertezze, le confusioni, il caos che prende molte volte l'anima, la stanchezza che sfibra, il senso di isolamento. Lasciare dunque che lo Spirito compia la mirabile sua opera di amore; l'amore infinito di Dio, che si posa su di noi, bruci tutto quello che è ostacolo, che è deviazione, che in qualche modo vuole bruciare. Per cui dobbiamo non solo avere la volontà di adesione, ma bisogna avere la volontà di trasformazione, e ognuno si interrogherà: che cos'è che non va, cos'è che ha bisogno di una trasformazione forte, immediata, energica? Allora torna la parola “decisione”: non aver paura.
Troppe volte siamo dei paurosi, troppe volte esitiamo e siamo molto molto indecisi, abbiamo timore dell'irrompere di Dio nella nostra vita, abbiamo paura, secondo l'espressione di San Paolo, di “essere afferrati da Cristo”, abbiamo paura, abbiamo paura quasi di essere diminuiti, quasi di non poter più assaporare quello che assaporavamo prima e a cui segretamente teniamo, attaccati ancora a quell'affetto ai nostri peccati; noi temiamo di bruciare dietro di noi i ponti e di avere davanti solo della terra deserta. Noi, per lasciarci trasformare, abbiamo bisogno di una completa fede, di una fiducia irrevocabile. Pensa, pensa: se ti lasci trasformare, quanto bene, a torrenti, scorrerà nella tua vita; pensa quanto potrai operare per gli altri, come diventerai un centro propulsore di vita e terrai bene il tuo posto nella Chiesa! Pensa a cosa potrà succedere se ti lasci trasformare, se lasci che il Signore vinca la tua mediocrità, il tuo pietoso ritorno ai soliti difetti, alle solite menzogne, alle solite scappatoie che il tuo orgoglio e la tua sensualità inventano sul momento. Pensa: se ti lasci trasformare in un santo, che cosa avverrà di tutta la tua vita! Pensa come diventerà ricca la tua intelligenza, pensa come diventerà irruenta la tua volontà, quanto si compirà per te il Regno di Dio! Pensa e lasciati trasformare. Prendi la decisione di rompere dove si deve rompere, di costruire dove si deve costruire. Ricordi la Sequenza dello Spirito Santo: “Lava ciò che è sporco, irriga ciò che è arido, sana ciò che è malato”? Ecco l'opera dello Spirito Santo.
Tu lo sai di sicuro: se ti apri e dici un vero sì, la potenza dello Spirito Santo ti renderà un'altra creatura, ti renderà diverso, ti renderà sereno e forte, non ti riconoscerai più perché, secondo le parole della Scrittura, ti sei fatto “creatura nuova”.
Ecco l'Avvento: la venuta definitiva dello Spirito nella tua anima, in tutta la manifestazione della tua anima, in tutta la tua vita che dovrà “sapere”, il verbo latino «săpĕre» è molto molto vasto, «săpĕre» cioè “avere il sapore”, avere la qualità sostanziale diversa. “Da' a noi, o Signore, nello Spirito tuo di sapere gustare, di vivere tutte le cose buone in un'altra maniera, con un altro senso”. Umiltà nel riconoscere, fortezza nell'acconsentire. Lascia che il Signore faccia di te quello che vuole. Glielo devi dire: “Signore, fa' di me quello che vuoi, Tu, quello che vuoi, Tu. Io so che, se mi chiedi dei sacrifici, sono sacrifici benedetti, contengono già una magnifica gioia in germe; se Tu mi chiederai delle rinunce, saranno perché Tu mi vuoi colmare. Tu vuoi prendere via un po' di aceto per mettere la soavità della tua consacrazione. Se Tu, Signore, vuoi da me un impegno, è per una pienezza di dono ai fratelli meravigliosa. Per me: Tu agirai attraverso di me come un vetro lascia passare la luce quando è terso, così, Signore, Tu farai con me, perché si verifichi la parola: “Risplenda la vostra luce davanti agli uomini e vedano le vostre opere buone e glorifichino il Padre vostro che è nei cieli”.La riflessione su questo brano del Vangelo di Giovanni si deve allora ancora approfondire, si deve ancora porre in un'indicazione molto molto forte. Sì, noi siamo stati battezzati nello Spirito Santo, lo Spirito Santo ha preso dimora in noi: noi siamo la profezia realizzata di quello che dice Giovanni: “Egli battezza in Spirito Santo”. E noi dobbiamo allora realizzarci in questa pienezza di unione con Cristo. Noi siamo membra del Corpo di Cristo, noi siamo il suo prolungamento e l'impostazione allora che non è solo una velleità, un'aspirazione, è una straordinaria realizzazione di Cristo che opera in noi attraverso lo Spirito. Lui ci vuole santi, Lui ci vuole umili, Lui ci vuole decisi. Ecco, questo Ritiro è perché ognuno di noi dica un sì, un sì così forte come mai, un sì così pieno come non è stato in passato, un sì che sia un rompere una diga per cui veramente si verifichino quelle parole della Scrittura, che dice: “Essi avranno un fiume dentro di loro”, il fiume delle acque, cioè delle acque di salvezza, cioè delle acque di vita, cioè delle acque di gioia. Attingete le vostre acque dalle fontane del Salvatore: è l'irrompere del fiume che si chiama lo Spirito Santo, di quel fiume di cui bene ha profetizzato nel Salmo: “Il fiume letifica la città di Dio”. È proprio qui che la grandezza della Chiesa è la nostra beatitudine. La Chiesa è la Città di Dio, dove il fiume dello Spirito Santo irrompe magnifico. Ecco, rompiamo le dighe con coraggio, con umiltà e avverranno in noi molti prodigi.
CODICE | 79MHR0835 |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 18/11/1979 |
OCCASIONE | Ritiro Spirituale di Avvento – solo 1 meditazione |
DESTINATARIO | Gruppo giovani |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Propositi di Avvento: l'umiltà |
© 2022 Movimento Familiaris Consortio | Via Franchetti, 2 42020 Borzano (RE) | info@familiarisconsortio.org |Privacy Policy | COOKIE POLICY | SITEMAP | CREDITS