26/11/1978 - Ritiro Spirituale di Avvento Adulti

26/11/1978
Ritiro spirituale tempo di Avvento

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SECONDA MEDITAZIONE 

Proseguiamo la nostra riflessione prendendo come motivo, come testo il capitolo 3 della Lettera di San Paolo ai Filippesi:

Ma quello che poteva essere per me un guadagno, l’ho considerato una perdita a motivo di Cristo. Anzi, tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui, non con una mia giustizia derivante dalla legge, ma con quella che deriva dalla fede in Cristo, cioè con la giustizia che deriva da Dio, basata sulla fede. E questo perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti. Non però che io abbia già conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch’io sono stato conquistato da Gesù Cristo. Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto, questo soltanto so: dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la mèta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù” (Fil 3,7-14). 

Parlavamo stamattina di una dinamica della vita cristiana indirizzata proprio così, al superamento di ogni ostacolo per essere di Cristo. Ma è evidente che la nostra imitazione di Cristo non può essere una cosa esteriore, non si può limitare a una banale ripetizione dei suoi atti. Deve essere evidentemente un atteggiamento interiore, un atteggiamento di unione a Lui nei suoi misteri perché la nostra ricchezza è la partecipazione al Suo amore. Noi non produciamo cose buone. Lui stesso ci ha detto che un albero cattivo non può produrre frutti buoni. La nostra vita senza di Lui è vuota e desolata. Quando siamo in Lui, ecco, la Scrittura parla dell’innesto, che fa produrre frutti buoni anche a un albero cattivo. Lui, il nostro innesto meraviglioso!

Si tratta dunque, per arrivare a questa comunione di vita, di arrivare a una comunione di misteri, cioè noi dobbiamo intensamente meditare e riflettere sui misteri della vita di Cristo, sapendo che questi misteri li ha fatti colui che si è degnato di chiamarsi nostro capo, Colui che ha detto di averci dato la vita: “Sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in sovrabbondanza” (Gv 10,10), di lui che continuamente influisce in noi, è la causa della nostra giustificazione e di qualunque progresso in ordine alla carità.

Resta dunque: noi dobbiamo far nostri i misteri di Cristo. Noi dobbiamo essere ben persuasi che nei misteri di Cristo c’è la grazia per noi. Cristo ha guadagnato per noi, ha guadagnato per renderci partecipi di questo suo atteggiamento. Com’è possibile questo? Prima di tutto dobbiamo sempre aver presente quella che è la precisa nostra ricchezza increata, cioè lo Spirito Santo che abita in noi e che è nostro ospite. La dipendenza dallo Spirito Santo ci dà la possibilità, una possibilità piena, di attuare questa nostra santità cristiforme perché colui che ha agito in Cristo, agisce nelle membra di Cristo, perché vi sia somiglianza tra le membra e il capo. E i figli di Dio sono dunque guidati dallo spirito di Dio e, se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in noi, ecco, la meraviglia, la nuova creazione: “Manda il tuo Spirito e avverrà una creazione” dice la Liturgia. La creazione è proprio che di creature povere, impotenti, deboli, lo Spirito Santo fa dei figli di Dio conformi a Cristo. E San Paolo continua sempre nel capitolo ottavo della Lettera ai Romani: “Se siamo figli siamo anche eredi, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria” (Rm 8, 17). Allora è lo Spirito Santo in noi che non sta a guardare, che non è in noi semplicemente come un termine di adorazione o di sacralizzazione. Lo Spirito Santo è in noi per trasformarci, è all’opera, a un’opera perché questa materia così dura, così ostile, deve trasformarsi e deve diventare la creta che è forgiata dal vasaio. “Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza” dice sempre San Paolo, “perché non sappiamo neanche che cosa sia conveniente domandare” (Rm 8,26). Quindi questa disponibilità all’opera del Signore in noi è disponibilità secondo il mistero pasquale. Ecco, lo Spirito Santo ci prepara, ci fa Pasqua perché partecipiamo alle sofferenze per partecipare alla gloria. Naturalmente sentiamo tutta la nostra incapacità. Il fatto stesso che non riusciamo neanche a sapere quello di cui abbiamo bisogno, denota il nostro vuoto totale, la nostra posizione abissale. Ma è proprio nella fede, nell’acconsentimento allo spirito che noi possiamo veramente celebrare la Pasqua: “Ho ardente desiderio – diceva Gesù ai suoi apostoli – ho desiderato di fare questa Pasqua con voi”. La parola si ripete, desidera far Pasqua con noi, desidera che noi ci lasciamo condurre dallo Spirito.

Quindi quest’anno dobbiamo proporci questa sensibilità, questa docilità, questa umiltà, dobbiamo proporci, questa notte, in cui lo Spirito di Dio è sopra le acque, come nella prima creazione, perché attraverso le nostre stesse prove e le nostre… 

(SI INTERROMPE LA REGISTRAZIONE)

TERZA MEDITAZIONE

Restano poche cose, state tranquilli, restano poche cose. Resta il proporsi il primo tempo dell’anno liturgico: l’Avvento. Nelle linee che ci portano a centralizzare sul Mistero Pasquale, esaminiamo come deve essere la nostra preghiera dell’Avvento: la Liturgia della lode, la Liturgia del sacrificio, la liturgia del Sacramento.

È insistente il richiamo ad una preghiera d’invocazione. L’Avvento è un grande coro d’invocazione, l’invocazione al Cristo salvezza, al Cristo che porta la luce, al Cristo che è rugiada, al Cristo che deve rappresentare il fiore che dà la certezza della presenza mirabile di Dio.

La liturgia della lode particolarmente sottolinea questa totale miseria dell’umanità. I nostri peccati, si adoperano le parole dei profeti: “Ci hanno portato via come un vento” (Is 64,5). Gli uomini hanno fallito nei loro propositi, nei loro piani, nelle loro intese, nelle loro alleanze. Bisogna ritornare all’alleanza con Dio, cioè è necessario uno che unisca l’umanità con Dio giustamente adirato per i numerosi delitti degli uomini. Bisogna dunque, per entrare bene in questa liturgia, sentire il proprio peccato, il peccato che non merita scuse, il peccato che è soprattutto un peccato d’egoismo e d’orgoglio: abbiamo creduto, abbiamo pensato...

 Bisogna entrare in questa vera cognizione del peccato che è stoltezza, è pazzia, il nostro peccato individuale che si assomma al peccato universale. L’umanità dimostra sempre di più di aver bisogno di Dio. Noi dobbiamo ottenere il Cristo. Che cosa vuol dire ottenere il Cristo all’umanità? Vuol dire metterci a disposizione perché Cristo sia presente nella nostra povera vita mortale, cioè perché Cristo ci possa adoperare, perché Cristo sia presente e la nostra vita, nel suo niente, possa essere veramente una vita che lascia trasparire il Cristo.

Quindi insistere sulle invocazioni come esercizio di umiltà, esercizio di confidenza, esercizio di responsabilità. Ed è per questo che nella Liturgia Eucaristica insisteremo perché, attraverso la Messa, che rinnova il mistero pasquale del Cristo, noi possiamo essere potenziati nelle nostre azioni e nelle nostre parole, perché insomma la nostra vita sia vero anelito al Cristo e il Cristo, intervenendo in noi, possa renderci capaci di fare secondo il dono che ci è stato dato, di fare secondo l’ambiente in cui viviamo, secondo la misura del nostro dono, per dirlo con San Paolo. La Messa allora va vissuta soprattutto nella sua parte iniziale. La parte iniziale della Messa è un metterci così nella nostra miseria, è metterci a disposizione di Dio. Vivere la prima parte della Messa con il Confesso, con il “Signore, pietà”, con l’ascolto più attento e più vigoroso della Parola, perché è la Parola che purifica, è la Parola che ci rafforza, è la Parola che incide in noi come incide la spada, è la Parola che poi noi dobbiamo portare agli altri.

Questo tempo d’Avvento è un tempo forte, è il tempo della meditazione, il tempo di una meditazione d’ascolto: mentre invochiamo poniamoci in ascolto, mentre invochiamo diciamo la nostra adesione al Signore, la nostra radicale obbedienza, perché abbiamo bisogno di fare e di vivere la nostra vocazione ecclesiale, abbiamo bisogno di sentire che nella Chiesa la nostra parte è una parte responsabile, è una parte doverosa, è una parte che eseguiremo solo attraverso questo esercizio d’umiltà e d’accoglienza.

Coltivate molto perciò in quest’Avvento il senso dell’umiltà e dell’obbedienza, un’obbedienza e un’umiltà gioiose perché è aprire la via al Signore, è rendere dritti i nostri sentieri, è l’attuare le parole del Salmo: “Porre la luce ai nostri passi” (Sal 119,105).

Nella Liturgia sacramentale noi dobbiamo sottolineare il vivere il sacramento dell’iniziazione, il Sacramento del Battesimo, cioè il nostro compito è il compito di coloro che sono stati donati dello Spirito Santo. Il Battesimo ci fa templi dello Spirito Santo, ci fa strumenti di salvezza, ci fa partecipare a Cristo Profeta e a Cristo Re, ci rende adatti a quella che è la nostra missione verso i fratelli. Di Cristo era stato predetto: “Tu sarai la luce dei popoli”(cfr. Lc 2,32). Ecco, in senso partecipato, è così per ogni cristiano: deve essere luce e quindi la rimeditazione del battesimo sotto questo punto di vista. Il Battesimo ci fa dei tabernacoli dello Spirito Santo, ma non dei tabernacoli passivi. Lo Spirito Santo ci rende attivi nel Mistero Pasquale, ci rende pronti, ci rende veramente sensibili a tutti i problemi che sono nella Chiesa.

Noi lo vogliamo quindi rivivere e rimeditare in noi come sacramento permanente: siamo dei battezzati. Non possiamo dire che siamo stati dei battezzati. Siamo dei battezzati e vivere il nostro battesimo in questo tempo d’Avvento è sentire che anche da noi, dalla nostra preghiera, dalla nostra invocazione, dalla nostra partecipazione alla Messa può venire nel mondo maggiore grazia, maggiore forza, maggiore ricchezza.

È in Lui, è con Lui, è nel Suo amore.

Quindi prima di domenica, ognuno di noi fissi il proprio itinerario d’Avvento: come recitare i salmi, come partecipare alla Messa, come insistere nella riflessione e nella consapevolezza del nostro Battesimo.

CODICE 74DTR093
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 26/11/1978
OCCASIONE Ritiro Spirituale di Avvento
DESTINATARIO Adulti
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Avvento: Unione a Cristo nei suoi misteri/ La nostra preghiera dell'Avvento

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