30/11/80 - Ritiro di Avvento Giovani

30/11/80
Ritiro spirituale tempo di Avvento

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PRIMA MEDITAZIONE La nostra riflessione sarà sul salmo 42 [Sal 41-42]. Preghiamo lo Spirito Santo, che ce ne spieghi il significato e ci dia la grazia di seguire l’invito a essere in Cristo. "Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela a te, o Dio. L'anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio? Le lacrime sono mio pane giorno e notte mentre mi dicono sempre: Dov’è il tuo Dio? Questo io ricordo, e il mio cuore si strugge attraverso la folla avanzavo tra i primi fino alla casa di Dio, in mezzo ai canti di gioia di una moltitudine in festa. Perché ti rattristi, anima mia, perché su di me gemi? Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio. In me si abbatte l'anima mia; perciò di te mi ricordo dal paese del Giordano e dell'Ermon, dal monte Mizar. Un abisso chiama l'abisso, al fragore delle tue cascate; tutti i tuoi flutti e le tue onde sopra di me sono passati. Di giorno il Signore mi dona la sua grazia, di notte per lui innalzo il mio canto: La mia preghiera al Dio vivente. Dirò a Dio, mia difesa: Perché mi hai dimenticato? Perché triste me ne vado, oppresso dal nemico? Per l'insulto dei miei avversari Sono infrante le mie ossa; essi dicono a me tutto il giorno: Dov'è il tuo Dio?  Perché ti rattristi, anima mia, Perché su di me gemi? Spera in Dio: ancora potrò lodarlo, lui, salvezza del mio volto e mio Dio”.  C'è un lamento, c'è un desiderio vivo, c’è un tendere perenne. Avvento vuol dire questo: anelare a Dio, anelare ad incontrare il volto di Dio. L'anima deve bruciare di questo, come brucia il cervo nella steppa, come ogni fibra del suo organismo assetato anela all'acqua. Tendere a Dio.  Ma come possiamo incontrare Dio, il Dio vivente? Voi ricordate: noi conosciamo Dio conoscendo Cristo. È in Gesù che abbiamo incontrato il volto del Signore, che abbiamo potuto avere la vera visione dell'infinito. Non è forse Lui la manifestazione vera di Dio? È Lui… manifestazione meravigliosa! Diceva san Paolo nella lettera a Tito: "Si sono manifestati la bontà di Dio Salvatore nostro e il suo amore per gli uomini, Egli ci ha salvati non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia mediante il lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo, effuso da Lui su di noi abbondantemente per mezzo di Gesù Cristo Salvatore nostro, perché giustificati dalla sua grazia divenissimo eredi secondo la speranza della vita eterna" (Tt 3,4-7).  Il Salmo è il gemito di una vita esiliata e anela al tempio di Dio, anela alla lode di Dio, alla festa nella casa di Dio. È là, lontano, e soffre. Il tempo di Avvento provoca in noi questa sofferenza-gioia, questa sofferenza-speranza: incontrarsi con Gesù! Incontrarsi a livello più grande e più profondo. Incontrarsi con Lui! Le cose e il mondo, tutto un complesso di difficoltà: dove è il tuo Dio? Perché la nostra vita non lo manifesta, perché la nostra vita è fiacca, indecisa, sempre perduta nelle cose secondarie, sempre stanca, sempre inquieta. L'anima nostra che si vuol dividere e perciò non è capace di camminare, risente di tutto il peso del proprio egoismo, tutta la monotonia dei propri peccati, la movenza sbagliata del compromesso. L'orgoglio ci esalta stupidamente, la sensualità ci condiziona, la nostra impazienza ci fa perdere tempo e non arriviamo. L'anima ha sete, ha sete di Lui, vuol vedere, vuol vedere quel volto. Come ci dobbiamo preoccupare, perché il tempo passa e siamo sempre troppo chiusi in vuote aspirazioni, un anelito che non produce, una sete che non viene mai colmata. Cristo è la manifestazione di Dio, ecco perché lo cerchiamo. Cristo è la salvezza di Dio, ecco perché ne abbiamo bisogno. È la sua manifestazione, perché vediamo l'amore del Padre, perché vediamo la sua bellezza, perché vediamo la sua sapienza, perché sentiamo la sua misericordia. Incontrando Gesù di Nazareth, io incontro Dio, la vera fisionomia di Dio e non posso conoscere bene Dio in un'altra maniera. Quando gli uomini hanno voluto arrivare a Dio senza Cristo, si sono fatti un Dio secondo le loro idee e i loro pregiudizi. Il vero Dio è il Dio di Gesù. Ecco perché noi possiamo contemplare l'infinito nella verità, ecco perché possiamo lasciarci condurre dal suo amore eterno se finalmente ci incontriamo con Gesù. Lo ricordate, è Gesù stesso che lo ha detto: "Chi ha sete venga a me e beva" (Gv 7,37). Chi ha sete, una sete vera! Come si fa a sapere se hai una sete vera, se non giudicando noi stessi e sottraendoci alla tirannia dei nostri istinti e alla confusione del mondo? La sete è vera quando è tensione, è tensione di tutta l'esistenza, è tensione nelle opere; è la vita che si mette nelle sue mani che vuole dipendere totalmente da Lui. "Chi crede in me - ha sempre detto Lui - chi crede in me fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti" (ib. 38-39). Sete vera, non illusione di pietà. Alcuni credono di avere una sete vera per pochi sentimenti che sbocciano nel cuore, per momenti di fervore di sentimenti. La sete vera coinvolge tutti noi stessi in tutto, in tutto! Hai la sete vera o la tua fede è debole, incerta, la tua fede non risponde ad una vera crescita spirituale? Hai sete? Hai sete di Lui veramente, o hai sete di mondo, o hai sete di peccato? Non sai che la sete di peccato genera sempre più sete; che se ti metti così, veramente la tua vita diventa un deserto in cui tu corri, in cui tutti affanni, in cui tu ti inquieti sempre più? E sei come i viaggiatori nel deserto che hanno un miraggio falso: ti sembra di vedere l'oasi! Ti sembra di vedere fontane d'acqua e corri e corri! La tua sete diventa bruciante, tu non hai più forze e corri… ed è tutto un’illusione. Solo Cristo ti può saziare, solo la sua parola di vita, solo il suo amore ti può dare ristoro. Tu devi andare verso di Lui, ti devi appoggiare a Lui. È in questa la gara per essere con Lui la tua festa.  È proprio vero, si parte di qui: “Le lacrime sono il mio pane giorno e notte”. Si parte da una critica di noi stessi, si parte da un pianto sui nostri tradimenti, sulle nostre sciocchezze, sulle nostre contraddizioni. Si parte di lì! Quando tu ti decidi a piangere davvero sui tuoi peccati, ecco, cominci a saziare la tua sete, perché piangendo i tuoi peccati dai spazio a Dio, ti incontri con Gesù misericordia e Lui ti accoglie, ti accoglie, ti vuole. È Lui che ti ha ispirato il dolore, ed è Lui che ti sollecita: “Vieni!”. Attraversa la folla, va avanti, avanza tra i primi, fino alla casa di Dio! E la casa di Dio è Lui, il vero tempio di Dio. Non l'ha detto Lui stesso? "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo riedificherò" (cfr. Gv 2,19). Il tempio di Dio è Cristo; il santuario verso il quale dobbiamo andare, il santuario che è la nostra gloria, che è la nostra vera gioia, che è il nostro tutto, è Lui, è Cristo. E proprio perché è un uomo ci capisce, e proprio perché è Dio ci accoglie.  Cominci così e prosegui. Prosegui volendo avanzare nel santuario, cioè fuori metafora, volendo sempre di più essere in Lui, essere in comunione con Lui, essere in sintonia con i suoi sentimenti, essere nelle stesse scelte che Lui sollecita. Ed ecco che allora viene l'interrogativo della tua preghiera. Già negli esercizi abbiamo sottolineato come la nostra preghiera deve essere veramente una cosa nuova, abbiamo sottolineato come dobbiamo abbandonare una preghiera di tipo esteriore e di tipo folcloristico, come dobbiamo andare nel senso vero e profondo. Preghiera è disponibilità all'azione dello Spirito Santo e lo Spirito ci è stato dato, proprio perché noi diventiamo come Cristo.  Leggevamo stamattina nella liturgia il nostro dover rivestirci di Cristo, essere uniti a Lui. È necessario questo lavoro di trasformazione, che è compiuto dalla Parola di Dio, questo lavoro di trasformazione per cui noi accogliamo il Signore, lo accogliamo in pienezza, lo accogliamo nella sua verità, lo accogliamo nel suo amore e vogliamo partecipare di Lui. Preghiera-ascolto, dicevamo; preghiera-accoglienza, non ragionamento su di te, non divagazioni: il Signore accolto da te con tanta festa in mezzo ai canti di gioia, dice il Salmo. Tutto deve cantare a Lui, tutto deve essere festa quando Lui viene. Se la tua preghiera è solo dovere, se la tua preghiera sa di tristezza e di monotonia, se tu fuggi il tempo della preghiera, se tu ti esoneri con facilità dalla preghiera, se tu trovi delle scuse miserevoli per non fare una preghiera impegnata, tu sei ancora lontano. Anima fatta per ospitare Dio, anima fatta per vivere in comunione con Cristo sei invece un’anima che si riempie di tante sciocchezze, di tante cose inutili, di tante fantasticherie, di forme di declassamento di se stessi. Spesso la nostra anima è di tutte le cose meno che di Dio, si interessa di tutto, si riempie di chiacchiere inutili, o peggio, di chiacchiere di peccato; la nostra anima si riempie di tutto un mondo di cose che si presentano, così, alla rinfusa, dalla televisione agli altri mezzi di comunicazione, e non si riempie mai di Dio. Il problema della preghiera è un problema posto urgentemente in quest'Avvento, che sostanzialmente è un tempo di silenzio, il silenzio che aspetta, il silenzio che aspetta una creazione, il silenzio che aspetta una redenzione, il silenzio che aspetta un movimento forte che migliori, il silenzio che aspetta l'azione dello Spirito Santo per l'entusiasmo delle cose sante e belle.  "Perché ti rattristi anima mia, perché su di me gemi?". La risposta è evidente: gemo, perché l'anima mia è piena di cose che, invece di rendermi migliore, tendono a rendermi peggiore. Anima divisa, anima che viene ad essere sottratta alle cose migliori, alle cose più belle e si riempie così di orgoglio, di invidia, di permalosità, di ricerca sciocca di se stessa. Non spera. “Spera in Dio!”. Non spera in Dio, spera nelle cose, spera nella considerazione degli altri, spera di avere dei frammenti di felicità, dove è solo da compiangere, dove c’e solo materia per restare confusi e oppressi.  Devi allora vedere la tua preghiera, la devi vedere come la sorgente del tuo incontro con Cristo, la devi vedere come la grande, meravigliosa strada che ti porta alle cose sostanziose e vere, sante e feconde di bene, perché se ti riempi di sciocchezze darai agli altri delle sciocchezze, se ti riempi di cose brutte non puoi certo dare delle cose belle. Ma se ti riempi di Cristo, se l'anima tua è in comunione profonda con Lui, tu sarai un vaso che trabocca. Fare del bene non è dare del nostro, è traboccare di Cristo. Aprirsi agli altri è giusto, è doveroso, ma aprirsi è comunicare. E cosa dai, se non sei piena di Lui? Ecco l'anima è in questa posizione: è posta da Dio perché sia grande, è posta da Dio perché doni molto. Ecco perché deve riempirsi di Cristo. La preghiera allora è al centro del proposito di Avvento. Rivedi tutte le tue forme di preghiera e abbi il coraggio di migliorarle tutte: preghiere dette in fretta, preghiere sonnacchiose, preghiere buttate là… Riforma le tue forme di preghiera.  Particolarmente senti la tua gioia nella comunione con Cristo nell'Eucaristia. La celebrazione eucaristica è veramente la celebrazione della gioia universale di tutta la Chiesa. Va’ all’Eucaristia. Nell'Eucaristia troverai il tuo Dio, lo troverai nella verità e sentirai che il tuo Dio ti chiama, è Gesù che ti dice: “Vieni con me, sii lode con me al Padre, sii con me inno di amore al Padre, sii con me, perché io sono per l'umanità e nella celebrazione eucaristica troverai la tua vera fisionomia: sei salvato e devi salvare”.  Ecco, è questa revisione che dobbiamo porre con molta umiltà, restando sempre nella stessa linea degli esercizi, molta umiltà, insistendo. Guarda allora, i punti che abbiamo accennato. Primo punto: com'è progredita la tua purificazione? Vera, autentica, per ogni giorno. Se hai abbandonato di più il peccato, ogni sorta di peccato, se hai capito che la gioia comincia qui. Quali tuoi peccati resistono di più. Quali mezzi allora, devi adottare; quali mezzi devi mettere in azione, quali distacchi dalle cose. Chi ha composto il salmo aveva l'anima di un povero; ecco, entrare in quest'anima: il distacco da tutte le cose. Secondo punto: rivedi la tua preghiera come festa, come gioia, come ascolto.  Infine, guarda di non essere mai inadeguato: la celebrazione eucaristica esige sempre un'anima in tensione, un'anima che accresce la sua fede e la rinnova e la rende più splendida, perché abituarsi all'Eucaristia vuol dire costruire in sé una corazza impenetrabile. Chi abusa dell'Eucaristia, trova molta difficoltà a convertirsi. L'Eucaristia, proprio perché è la meraviglia di Dio, esige un'anima che sappia ogni volta stupirsi. L'Avvento ci propone alcune figure e in queste figure noi ci dobbiamo specchiare. Prima di tutto la Madonna, perché Maria, Madre di Gesù, è vissuta tanti anni con Gesù: trent'anni senza alcuna interruzione e non si è mai abituata alla presenza di Gesù e non si è mai abituata alle grazie di Gesù. La sua ascensione è stata perenne: ha saputo vivere con Gesù per trent'anni, come un giorno solo. È stata col suo Dio, che era suo figlio, in una freschezza, in una capacità di ricezione eroica. Altra figura è Giovanni Battista, che si presenta a noi proprio come colui che indica nella purificazione la vera liberazione: "Fate penitenza perché il regno di Dio è vicino". (cfr. Mt 3,2). Abbiamo ancora la figura di Giuseppe, lo sposo di Maria, che ricordiamo in quest'Avvento, anche lui in un'attesa così abbandonata e così fiduciosa. Aspettava. E a Betlemme ha avuto la grazia di essere il primo testimone della misericordia di Dio, che ci è venuta per mezzo di Maria. Sia questo il motivo, allora, del nostro confronto, per vedere se abbiamo la vera sete e se questa sete diventa la vera forza che ci conduce al santuario di Dio, a Gesù! "Dal suo cuore uscì sangue ed acqua" (cfr. Gv 19,34): è la sorgente per la Chiesa. SECONDA MEDITAZIONE (MANCA) TERZA MEDITAZIONE  Concludendo il ritiro, dobbiamo proporci delle cose estremamente concrete. "Spera in Dio - è il ritornello del Salmo - Spera in Dio, ancora potrò lodarlo, lui salvezza del mio volto e mio Dio" (Sal 42). Questo "potrò lodarlo", come capacità di un progresso. Quest'anno deve essere un anno di grazia, un anno nel quale la comunicazione col mio Redentore deve essere profonda, viva, operante. Ognuno deve dire a se stesso: "Non voglio più compromessi", perché ciò che veramente rattrista è la teoria e la pratica del compromesso: si fa volentieri un misto, si fa volentieri una sorta di contentino da dare a tutti, ma Dio non può restare così, come uno dei nostri centri.  Gesù è venuto parlarci - e lo mediteremo nel progresso dell'anno liturgico - è venuto parlarci delle assolute esigenze di Dio. Entrare nell'Avvento è entrare e capire come non si può, in nessuna maniera, trattare su queste esigenze.  Se uno che ha posto mano all'aratro si volta indietro, non è degno del regno di Dio” (Lc 9,62). Non è degno! Perché si è voltato indietro! I nostri propositi concreti allora sono nell'ordine stesso del nostro programma spirituale. Soprattutto vorrei sottolineare tre cose:  La prima: l'esigenza di una meditazione veramente quotidiana e generosa. La meditazione è il momento in cui noi sospendiamo tutto e vogliamo solo il colloquio col Signore. Vogliamo solo che la Parola di Dio penetri in noi e la trasformi. Meditazione quotidiana! Perché della Parola di Dio abbiamo bisogno tutti giorni e la tentazione, la tentazione della nostra pigrizia, della nostra viltà, della nostra autosufficienza, della nostra incredibile insipienza è proprio qui: nel credere di poter fare senza, almeno per un po'. (Continua da appunti)  Meditazione quotidiana. Questo Avvento domanda una comunicazione profonda che si attua attraverso la meditazione. Insistere sulla meditazione, a costo di far saltare altre cose meno importanti. Ascoltare la voce del nostro Dio. Una meditazione generosa, fatta bene, impegnata, non furtiva, fatta per sollevarsi da un peso, ma come attesa, desiderio di Lui, desiderio di mettere tutto nel suo cuore. Mettere come punto fermo il versetto 3 del salmo che abbiamo meditato: “Vedrò il volto di Dio”. Secondo proposito: una particolare attività nell’ordine della nostra carità. Per cercare bene il Signore, dobbiamo cercarlo nel nostro prossimo, in quelli che ci stanno più vicino. Troppe volte ci lamentiamo e teniamo distanti i vicini e crediamo di trovare il Signore in una preghiera solitaria; dobbiamo invece vederlo intorno a noi. La carità. Amabilità, pazienza, serenità, servizio, umiltà: tutti aspetti della carità. La carità dei vicini per quella dei lontani. Vedere il volto del Signore. Sapere che il Signore si manifesta così, in quelli che noi trattiamo, troppe volte, male. Peccati di cattiveria, sfacciataggine sono proprio queste le forze che ci tengono lontani dal Signore. Egli non si comunica a noi perché lo respingiamo negli altri. Un Avvento di carità. Ultimo proposito: il nostro lavoro ecclesiale. La nostra azione consapevole di Chiesa, perché siamo chiamati a realizzare questo regno di Dio, un regno che richiede degli operai. Un invito ad un lavoro serrato di gruppo affinchè venga il Regno di Dio. Vorrei che la nostra intensificazione fosse viva e continua. La parrocchia è l’ultima propagazione della Chiesa; lavorare per la parrocchia è lavorare per il Regno del Signore. Ogni gruppo parrocchiale ha i suoi impegni di coesione e di espansione. Vorrei che da parte di tutti ci fosse un proposito di autentica spiritualità. Mettersi decisi. Un impegno apostolico, perché quest’anno ci sia la necessaria espansione di bene. Mettersi con profonda umiltà, ma anche con grande decisione, pronti a quanto il Signore ci saprà suggerire man mano nella sua misericordia.
CODICE 80MVR093
LUOGO E DATA Sant’Ilario d’Enza, 30/11/80
OCCASIONE Ritiro di Avvento
DESTINATARIO Gruppo giovani
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Commento al Salmo 41; Cristo manifestazione di Dio: preghiera, attesa, desiderio
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