04/04/1989 - Corso Lettori 5

Sant'Ilario, 4.4.89
Corso (quinto incontro)

Il secondo libro è il libro dell'Esodo; Esodo, in greco "Exodos", vuol dire "uscita": prende il nome dall'uscita dall'Egitto; gli ebrei lo intitolavano invece "Semot": questi sono i nomi con il quale comincia il libro. (Es. 1, 1 ss.) Questa è la prima pagina: il libro ha un contenuto storico - legislativo, cioè racconta una storia che porta dei precisi dati di legislazione, perché nell'Esodo, quella "accozzaglia" che si chiamava popolo di Israele, era una cosa molto confusionaria, non era un popolo ordinato, un popolo con una precisa forza di coesione. Durante la traversata del deserto, soprattutto sul Sinai, Mosè rese questa "accozzaglia" un popolo e diede una forma di legislazione che vincolava e univa. Per questo ha molta importanza l'Esodo: le parole dell'Esodo sono parole che rappresentano la grande epopea del popolo ebreo, una grande epopea di entusiasmo. Il fatto centrale è la traversata del Mar Rosso, questa traversata mirabile è alla base di tutto quello che si racconta dopo, che si richiama dopo, cui ci si riferisce dopo: Dio ci ha salvato dalla schiavitù, Dio ci ha fatto passare nel Mar Rosso. L'Esodo è molto importante perché resta proprio alla base: come il Vangelo resta alla base di tutti i libri del Nuovo Testamento, così l'Esodo resta alla base di tutti i libri dell'Antico Testamento. E' proprio una grande forza che si afferma; c'è un protagonista grande, fortissimo, mirabile: è Mosè, Mosè riempie tutto l'Esodo, è lui che è a contatto con Dio, è lui che si mette in mezzo tra Dio e il popolo. A un certo momento - si racconta sempre - Dio vuole distruggere e castigare il popolo: Mosè prega Dio e salva. E' Mosè che salva anche dai nemici che attaccano in guerra gli ebrei, è lui che va sul monte, che alza le braccia, che prega e così fa vincere il popolo. L'Esodo lo si può dividere in tre parti: 1. Nella prima parte ci sono i preparativi per l'uscita; si narrano delle cose molto, molto forti, anche teologicamente. Il Nome di Dio, che Mosè riceve sul monte Oreb: "Io sono colui che è", monoteismo, grandezza di Dio, predilezione di Dio per il popolo ebraico. E' Dio che definisce se stesso, è Dio che proclama la sua misericordia per Israele e si pone come Colui che comanda, che governa, che conduce il popolo. E' descritta l'oppressione che il popolo ebreo subisce dagli egiziani, le dieci piaghe che Dio manda agli egiziani perché liberino Israele e, infine, l'istituzione della Pasqua, il rito dell'immolazione dell'agnello (cap. 3 - 13, 16). 2. La seconda parte è l'uscita degli ebrei dall'Egitto e la loro peregrinazione nel deserto, la lunga peregrinazione: ne usciranno dopo quarant'anni. Il punto più grande è la traversata del "mare dei giunchi", come è chiamato quello che noi chiamiamo Mar Rosso. E' una serie di miracoli: il miracolo della manna, il miracolo dell'acqua che scaturisce dalla roccia... . E' tutta una continuazione di miracolo: il libro è quello che narra di continuo il miracolo, di continuo si afferma l'opera prodigiosa di Dio che non si stanca, che nonostante le ingratitudini e la rivolta del popolo non cessa di beneficare. E' molto importante e molto bello il cantico di trionfo di Mosè, l'inno della vittoria: è uno squarcio poetico molto bello (Es 15, 1-19). Voi ricordate come tutta la letteratura si ispira a questo fatto, ricordate anche i Salmi, quante volte ricordano il Mar Rosso, quante volte ricordano questo prodigio di potenza e di amore che fa Dio;: quello che conosciamo meglio è il Salmo 113 (Sal 113, 1-8). Il popolo ebreo si avanza, in testa c'è Dio, i miracoli si susseguono ai miracoli; tanta è la potenza e la maestà di Dio che tutta la terra sussulta, trema; avete sentito: "I monti sussultano come arieti, le colline come agnelli, il Giordano si volta indietro"; nella potenza di Dio Creatore, nella potenza infinita, proprio per la difesa del suo popolo: è una magnifica immaginazione, forte, sono delle pagine stupende (cap. 13, 17 - 18, 27). 3. La terza parte dell'Esodo è l'arrivo al Sinai, sull'altipiano del Sinai, dove la temperatura è mite, dove c'è vegetazione che permette il pascolo al gregge. Qui c'è una pausa, dal capitolo 19 al capitolo 40: avviene la cosiddetta teofania, cioè la manifestazione di Dio, e questa manifestazione di Dio è per contrarre un'alleanza: Dio vuole fare alleanza con il popolo ebreo, l'alleanza come la intendevano allora, un patto sacro, un patto che fa di due non solo degli amici, ma parenti, di una parentela di sangue. E qua Mosè riceve la legge, e qui Mosè agisce con forza contro il tentativo di idolatria che sopravviene; questa gente non è che volessero un altro Dio, volevano una raffigurazione del loro Dio, perché senza una raffigurazione non c'è gusto a pregare e a fare festa. E questa raffigurazione di Dio la faranno alla maniera egiziana: gli egiziani adoravano il bue Ali come un'incarnazione del Dio del cielo, loro fanno un vitello e vogliono adorarlo, ma giustamente Mosè che sa che non si fermerebbero al simbolo ma sarebbe un'occasione per attaccarsi alla scultura: castiga e distrugge (cap. 19, 1... ). Quindi questa storia meravigliosa è la storia alla quale anche noi ci riferiamo: il contenuto teologico dà molto significato ed è una vera forma di profezia. La Pasqua ebraica è un'anticipazione della Pasqua cristiana: l'agnello pasquale del cui sangue vennero segnati gli stipiti delle case degli ebrei, l'agnello immacolato; la manna è simbolo dell'Eucaristia, come ricorda Gesù nel discorso di Cafarnao al capitolo 6 di S.Giovanni. La stipulazione dell'alleanza nel sangue prefigura la nuova Pasqua, la nuova alleanza nel sangue di Gesù. Ricorderemo sempre l'Esodo: Dio rimane costantemente Colui che ha fatto uscire gli ebrei dall'Egitto. Dio è salvezza, è salvezza per tutti, perché Dio ama il Suo popolo, Dio si dona al suo popolo. Noi vedremo come in realtà Dio ci vuole condurre nel deserto di questo mondo, nel cammino duro di questo mondo, perché tutte le quaresime ricordiamo questo cammino e vogliamo farlo anche noi, vogliamo farlo con tutta l'umiltà e con tutta la fiducia, perché è proprio così che possiamo dar lode al Signore: facendo il nostro cammino, percorrendo il nostro sentiero anche noi avremo l'acqua prodigiosa, avremo l'acqua del Battesimo, avremo la manna che scende dal cielo, la manna della quale Gesù ha detto: "I vostri padri nel deserto hanno mangiato la manna e sono morti, ma chi mangia del pane che gli darò non morirà in eterno" (cfr. Gv 6, 48-51). Ed è proprio qui dove dobbiamo prendere l'insegnamento: il cammino nostro è un cammino che è prova come è stato prova per gli ebrei l'Esodo, ma anche per noi è un cammino duro e sembra anche che in certi momenti ci sia solo la desolazione e l'oppressione del deserto, ma Dio ci assicura, e non per una "terra promessa", dove scorre latte e miele, come per gli ebrei, ma per la terra della nostra Patria Celeste, per il nostro cammino, dove dobbiamo arrivare, dove saremo sempre vittoriosi con Gesù Risorto in Paradiso. Con fortezza dobbiamo camminare e con tanta speranza! Il libro dell'Esodo allora è un libro che ci insegna molte cose, ci insegna quanto è potente Dio, quanto interviene Dio, quanto si richiede da noi l'abbandono fiducioso. Pensiamo a certi episodi, quando il popolo è tutto assetato e c'è una landa deserta, un sole implacabile: dalla roccia Dio fa sgorgare l'acqua, ma li mette alla prova, li fa pazientare, perché imparino che la misericordia di Dio arriva per chi confida, su chi ha un vero abbandono di fiducia, un abbandono di fiducia completo, sereno, grande. Impariamo anche noi che non siamo mai soli, ma che Dio è sempre con noi, sempre e nei momenti più difficili ricordiamo che è vicino il minuto del miracolo. Dio non abbandona nessuno e, se c'è da fare un grande miracolo, compie anche per te un grande miracolo, un grande dono, una grande meravigliosa assistenza: quindi devi diventare pieno di fiducia e questa fiducia si deve sempre di più estendere nella tua vita e crescere contro tutte le apparenze. Dio salva, Dio ama, Dio provvede. Allora cantiamo il cantico di Mosè, cantiamo al Signore perché ha agito magnificamente. Sembrava per gli ebrei vicina la strage e la morte, erano inermi, dietro c'era tutto l'esercito egiziano inferocito: pochi passi ed era la morte, ma Dio salva, Dio agisce, Dio è misericordia, Dio è amore e proprio perché è amore con l'amore vince e la sua potenza è infinita. Quindi un abbandono pieno di fiducia; quando leggiamo l'Esodo ricordiamo: anche noi ci siamo, anche noi non dobbiamo lamentarci o ribellarci, noi dobbiamo poter vincere con Dio e con la sua meravigliosa donazione, perché se ci ha donato il Figlio ci donerà ancor più le altre cose; non ha risparmiato suo Figlio per noi, non risparmia i miracoli, gli altri miracoli per noi, per portarci tutti nella terra promessa. La notte di Pasqua tutti gli anni ricordiamo l'Esodo e ci ispiriamo all'Esodo per la liturgia battesimale, perché le acque del Mar Rosso rappresentano per noi il Battesimo: passiamo per quelle acque e ci salviamo, passiamo per quelle acque e il nemico, il demonio, non può più far niente con noi. "Tu ci hai fatto passare il Mar Rosso a piedi asciutti", proprio perché il cristiano è difeso, come uno che cammina in mezzo al mare senza neanche bagnarsi. La notte di Pasqua è ripetere l'Esodo.

CODICE 89D3C075
LUOGO E DATA Sant'Ilario, 4.4.89
OCCASIONE Corso (quinto incontro)
DESTINATARIO Candidati lettorato
ORIGINE Registrazione
ARGOMENTI Bibbia; Esodo
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