1Gv 2, 18-21; Gv 1, 1-18.
Il dovere della riconoscenza (*) dobbiamo sentirlo fortissimo. In ogni Messa la liturgia ci invita a dare tanto spazio al ringraziamento, tutta la Messa in fondo è un unico ringraziamento. E stasera, guardando all’anno trascorso, dobbiamo pulsare vivamente di questo sentimento.
Dobbiamo sentire che il grazie deve essere proprio grande e profondo per noi stessi, per le nostre famiglie, per la parrocchia, la Chiesa, il mondo intero. Dobbiamo ringraziare il nostro Creatore e Signore e far nostra l’azione di grazie di Gesù, nostro Capo e nostro Sommo Sacerdote. Dobbiamo sentire che, per ringraziare bene, dobbiamo riconoscere come ogni bene viene da Dio e tutto quello che succede è un suo dono. Spesso la tentazione è di non riconoscere, quasi che il progetto di Dio sia un fallimento, ma la volontà di Dio si adempie con grande certezza. Anche quando le cose non piacciono a noi, anche quando c’è il dolore, dobbiamo sempre capire che è un dono, che il Signore non fa le cose a caso.
Il Signore, anche se non lo capiamo, non agisce che per amore, perché è l’amore infinito e non può fare che ciò che è bene per le sue creature, anche se le creature hanno bisogno d’imparare, di purificarsi, di essere generose, perciò dobbiamo saperlo benedire sempre.
La preghiera non sia solo un chiedere, sia un lodare, un riconoscere, un glorificare, glorificare Dio per le sue meraviglie che sono tante: le meraviglie nell’ordine naturale, le grandi, superiori meraviglie nell’ordine soprannaturale. L’abbondanza dei suoi doni supera non solo ogni nostro merito, ma supera ogni nostra comprensione. Egli ci dà la grazia, Egli ci dà Se stesso nell’Eucarestia, Lui ci dà la Madonna come nostra Madre. Quanta, quanta riconoscenza!
E così allora il nostro riconoscimento e la nostra benedizione si traducono in un proposito, in un fermo proposito: quello di usare bene il tempo, perché lo abbiamo in una certa misura, che non sappiamo. Il tempo è prezioso, il tempo vale il paradiso.
Adoperiamo bene il tempo, non sciupiamo il dono di Dio, cerchiamo di essere molto, molto saggi perché buttar via il tempo è buttar via un dono così prezioso che non riusciamo a immaginarlo. Usiamo bene il tempo, adoperiamo bene le grazie, corrispondiamo alle sollecitazioni dello Spirito, diventiamo generosi, fervidi.
E se prima eravamo pigri, diventiamo solleciti; se prima eravamo faticosi, impegniamoci; se prima andavamo così con tanta noncuranza, adesso cominciamo l’anno nuovo con senso di responsabilità, in una visione chiara e forte di fede (*).
(*) da appunti
CODICE | 84NZO01320N |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza, 31/12/1984 |
OCCASIONE | Omelia, VII giorno Ottava di Natale – Chiusura dell’anno |
DESTINATARIO | Comunità parrocchiale |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Ringraziamento: riconoscere e glorificare Dio; il tempo vale il Paradiso |
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