I MEDITAZIONE
“Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio di soave odore.
Quanto alla fornicazione e a ogni specie di impurità o cupidigia, neppure se ne parli tra voi, come si addice a santi; lo stesso si dica per le volgarità, insulsaggini, trivialità: cose tutte sconvenienti. Si rendano invece azioni di grazie! Perché, sappiatelo bene, nessun fornicatore, o impuro, o avaro - che è roba da idolàtri - avrà parte al regno di Cristo e di Dio.
Nessuno vi inganni con vani ragionamenti: per queste cose infatti piomba l’ira di Dio sopra coloro che gli resistono. Non abbiate quindi niente in comune con loro. Se un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. ” (Ef 5, 1-9)
La Quaresima dev’essere intesa in una maniera forte, decisa. Chi trascura questa decisione trascura una grande grazia, una grazia che il Signore ha dato perché potessimo svestirci di tutte le nostre abitudini non rette, non fruttuose, non adatte per il Regno. La Quaresima ci è data dall’amore di Dio perché diventiamo imitatori di Dio: si è dato nell’amore perché anche noi camminiamo nella carità e più da vicino e con tanta forza sapessimo imitare Gesù. Perché Lui ci ha amati e ha dato se stesso per noi, si è dato in sacrificio, in un sacrificio di meraviglioso profumo.
Troppo spesso noi siamo tentati di accontentarci e di porre noi stessi come misura, perché se ci misuriamo col nostro metro non certamente progrediamo e diamo onore al Signore. Il nostro metro è Cristo. Dice l’apostolo che dobbiamo camminare nella carità nel modo che è anche Cristo: ecco la misura è l’amore di Cristo, il dono di Cristo, l’offerta di Cristo.
Noi dobbiamo prendere come modello Lui e disdegnare ogni altro modello, perché ci lasciamo troppo prendere da quello che ci presenta il mondo.
Noi dobbiamo essere dei santi, dice l’apostolo, noi dobbiamo fare quello che si addice a santi. Dobbiamo lasciare le altre cose, le volgarità, le insulsaggini, perché è roba da idolatri, da pagani.
Dobbiamo allora prima di tutto meditare sulla nostra necessaria austerità, dobbiamo sapere essere forti, sapere essere padroni di noi stessi, dobbiamo saper negare a noi stessi quello che non serve per camminare nella carità, per investire tutta la nostra vita d’amore, per potere così essere in un piccolo ma necessario contraccambio: Cristo ci ha amato. Ecco la Quaresima che non è semplicemente un tempo di peso e di mortificazione, ma la Quaresima è necessariamente un contraccambio d’amore, è un camminare nell’amore, è un edificarci nell’amore. E quando c’è la vera carità tutto diventa leggero, tutto diventa soave. Se stacchiamo la mortificazione dall’amore la mortificazione diventa presto insopportabile; se mettiamo la mortificazione nell’amore diventa una vera grazia di soavità.
L’amore che cosa ci fa capire? Che se col Battesimo siamo diventati le membra di Cristo, se col Battesimo formiamo un’unica cosa con Lui, dobbiamo necessariamente investirci del suo spirito, investirci del suo dono, amare come Lui ha amato, gioire delle cose di cui ha gioito Lui, rifiutare le cose che Lui ha lasciato.
Come potremmo stare bene, se abbiamo la persuasione di fede di essere un’unica cosa con Lui, ed essere così diversi nello spirito, essere così fatui, essere in un perpetuo esercizio di equilibrismo tra il mondo e il vangelo?
Bisogna che noi ci decidiamo: un’austerità è necessaria nell’amore, un’austerità è necessaria per vivere distaccati dalle cose, da ogni spirito d’impurità e di cupidigia. L’austerità è necessaria per formare in noi un carattere forte, una virtù vera.
Quanto spesso invece ci dilettiamo in cose che vanno assolutamente respinte, manchiamo di prudenza e andiamo avanti così senza un criterio giusto, parliamo senza riflettere, scendiamo senza penetrare, ci agitiamo senza motivo, ci lasciamo condurre dalla voglia del momento, una voglia che ci lascia poi tristi e sconvolti. Perché mancando di dominio non scegliamo bene e andiamo avanti così non con lo spirito della fede o della retta ragione, ma andiamo avanti con una leggerezza che si lascia sconvolti.
Dice lo stesso apostolo S. Paolo: “Come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là.”
Bisogna che ci poniamo in una volontà precisa di equilibrio. Quando si parla di austerità, si parla non per negarci quello che è legittimo, quello che è giusto, un piacere che ci costruisce, ma quando si parla d’austerità si dice: devi essere prudente, devi essere forte, devi essere temperante, perché altrimenti non ti educhi, la Quaresima non ti costruisce. La Quaresima t’insegna ad essere un uomo forte, ad essere un’anima generosa, la Quaresima vuole che tu viva nella fede e nella grazia del tuo Battesimo.
Devi essere austero se vuoi entrare bene nella Quaresima, devi essere generoso e non dire mai al Signore qualche cosa che sia solo un’ipocrisia.
Il programma di Quaresima è un’ipocrisia se non metti questa austerità. Non sei abbastanza energico, non sei temperante, non sei avveduto e guardi, parli così come ti viene. Devi essere deciso a controllarti, perché il controllo è l’elemento base della tua vera educazione di realizzare la tua umanità, di realizzare la grazia che hai ricevuto nel Battesimo.
Se non sei un uomo non puoi neanche essere un cristiano. Devi lavorare per questa tua costruzione, perché il Signore è questo che ti ha insegnato.
“Voi eravate tenebra” dice l’apostolo, le tenebre, la vita del mondo “e ora siete luce.” Ecco, la luce della sua parola, ecco l’invito del suo amore.
Devi essere austero.
Devi essere pieno di speranza. Il tempo della Quaresima è un tempo di particolare meditazione. Per questo è tempo di speranza, perché la meditazione della parola di Dio ci porta la sicurezza di Dio, perché ci porta la sua promessa di essere con Lui, una promessa che Dio mantiene dando una pienezza meravigliosa.
Non siamo da soli, non siamo per noi soli: se il Signore è con noi è tutto. Il Signore vuole che la nostra attesa non sia una povera cosa, vuole che l’attesa sia una meraviglia del suo amore. La confidenza in Dio: il Signore è al lavoro con te, il Signore che ha creato il cielo e la terra e tutte le meraviglie della natura, il Signore che ha fatto grandi le cose è con te. Quale potenza è con te! Quale artista è con te! Cosa non farà Dio se lo lasci fare, se collabori con Lui? Cosa non farà Dio così teso alla tua santità, così impegnato alla tua santità? Cosa non farà Dio della tua intelligenza? Quali magnifiche cose ti farà capire, ti farà vivere! Cosa non farà Dio della tua volontà? Che gusti ti darà, che energie! Non vedi? E’ proprio un capolavoro che Dio vuol fare di te, perché Dio fa le meraviglie, le sue opere sono così squisitamente belle che forniranno la nostra contemplazione per l’eternità.
Lascialo fare, lascialo fare, confida in Lui, lasciati guidare. Il Signore ha una strada, ha un piano: non dubitare di questo piano, non dubitare che Lui non lo sappia condurre, che non lo sappia realizzare, non dubitare che non ti usi misericordia. Lui capisce le tue debolezze, Lui capisce i tuoi errori, Lui non si scosta da te.
Abituati perciò a vederlo chino su di te nell’esercizio della sua provvidenza soprannaturale. Abbandonati a Lui, di un abbandono continuo e fiducioso. Se cadi rialzati subito e accresci la tua confidenza; se hai un momento di sonno, “Cristo ti illuminerà”, dice l’apostolo.
Ecco questa confidenza grande che troppe volte ci viene a mancare perché troppe volte ci adagiamo nei nostri continuati atti di orgoglio.
L’orgoglio è sempre un grande ostacolo, l’orgoglio entra proprio per toglierci la soavità dell’abbandono. Vogliamo sapere noi, vogliamo avere le forze noi e ci arrabbiamo, ci scandalizziamo, ci inquietiamo quando questo è illusorio e sperimentiamo la nostra povertà.
Più constatiamo di essere poveri e più uniamoci a Lui. Che ricchezza meravigliosa, che bontà che non deflette mai. Abbandonati a Lui.
I vari ragionamenti, di cui parla l’apostolo, li facciamo soprattutto acconsentendo a queste tentazioni di orgoglio, a questi vani ragionamenti che ci portano a sbandare paurosamente dopo le nostre prime cadute e i nostri primi insuccessi.
La virtù della speranza s’accompagna allora a una forte generosità, a non aver paura dei necessari sacrifici. Non dobbiamo mai avere una visione diversa.
Sicché la Quaresima come la dobbiamo impostare? La Quaresima dev’essere un’esperienza, dev’essere uno sforzo nostro, dev’essere soprattutto una grande fiducia e un grande abbandono in Dio.
Faremo il nostro esame di coscienza vedendo in questa prima parte della Quaresima quello che abbiamo fatto e realizzato, come abbiamo realizzato il nostro spirito di sacrificio e come abbiamo sostanziato la nostra preghiera. Guardare lo spirito di sacrificio perché non sia una parola, perché non sia un inganno che diamo a noi stessi facendo qualcosina e abbandonando il più alle nostre voglie. Guardiamo come nella nostra preghiera abbiamo ascoltato lo Spirito di Dio, come nella nostra preghiera ci siamo mossi, soprattutto nella grazia della speranza e nell’ardore della carità.
Che cosa abbiamo detto al Signore in questo periodo di Quaresima? Cosa abbiamo chiesto? Cosa abbiamo cercato di costruire?
Non dimentichiamo che la costruzione della preghiera è la costruzione più necessaria: costruiamo quando apriamo tutto il nostro cuore all’irrompere della carità di Cristo, quando ci mettiamo a fare quello che Gesù ha fatto, quando contemplando Lui ci apriamo a tanta soavità, la soavità della preghiera unendoci a Lui per essere anche noi un sacrificio di soave odore.
II MEDITAZIONE
“Date al Signore, figli di Dio,
date al Signore gloria e potenza.
Date al Signore la gloria del suo nome,
prostratevi al Signore in santi ornamenti.
Il Signore tuona sulle acque,
il Dio della gloria scatena il tuono,
il Signore, sull’immensità delle acque.
Il Signore tuona con forza,
tuona il Signore con potenza.
Il tuono del Signore schianta i cedri,
il Signore schianta i cedri del Libano.
Fa balzare come un vitello il Libano
e il Sirion come un giovane bufalo.
Il tuono saetta fiamme di fuoco,
il tuono scuote la steppa,
il Signore scuote il deserto di Kades.
Il tuono fa partorire le cerve
e spoglia le foreste.
Nel suo tempio tutti dicono: “Gloria! ”.
Il Signore è assiso sulla tempesta,
il Signore siede re per sempre.
Il Signore darà forza al suo popolo
benedirà il suo popolo con la pace.” (Sal 28)
C’è un grande uragano e il salmista ascolta nell’uragano la voce di Dio, sa ascoltare la voce di Dio e il tuono gli sembra un eco della sua voce.
La voce di Dio: non è forse qui il segreto della Quaresima? Non sta forse qui il segreto perenne di ogni anima?
“Se oggi ascoltate la sua voce non indurite i vostri cuori.”
La sua voce. E’ questa voce che dobbiamo cercare, è questa voce che dobbiamo venerare, è questa voce della quale dobbiamo imparare lo stile, di questa voce dobbiamo, come dice la Scrittura di Samuele, diventare pratici.
La Quaresima non è tanto un movimento nostro quanto una parola sua. Abbiamo bisogno d’imparare questa parola in molto spirito di fede e con molta umiltà, perché il Signore ci ama e chi ama dialoga, chi ama invita, invita per arricchire e per salvare. La voce di Dio è come la voce di molte acque, dice il salmo: noi ci dobbiamo abituare a saper vedere la volontà di Dio, la sua parola, e nelle cose naturali e nelle cose della fede.
“Il Signore tuona con forza,
tuona il Signore con potenza”
Certo, c’è una voce di Dio che ci ammonisce, la voce di Dio che ci grida “convertitevi”. Quando gli posero il problema dei galilei uccisi da Pilato, Gesù non si fermò a giudicare Pilato, disse solo: “Io vi dico: se non vi convertirete finirete tutti male, proprio come quei galilei”.
Abbiamo bisogno di ascoltare la sua voce che tuona e ci invita a uno spirito grande di raccoglimento. Per convertirti, sappi scegliere, sappi vedere le cose in una gerarchia ben precisa. La legge e i profeti fino a Giovanni, dice Gesù, da loro in poi viene annunziato il regno di Dio e ognuno si deve sforzare per entrarvi.
Abbiamo bisogno di sentire insistentemente questa voce di carità, questa voce di misericordia, ma la carità e la misericordia non sono qualche cosa di debole, non sono qualche cosa di passeggero, ma sono un tuono, sono una forza, una forza che bussa fortemente alla nostra vita.
C’è la voce del Signore che vuole che nella Pasqua possiamo presentare a Dio un animo diverso, un animo più generoso, un animo purificato, un animo che si impegna coerentemente e generosamente.
La voce del Signore l’hai ascoltata finora? Come stai con la tua conversione?
Ricordati le parole di Gesù:
“Disse anche questa parabola: “Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo.” (Lc 13, 6-7)
Quanti anni sono che il Signore viene a cercare, quanti anni sono che il Signore ti dà l’esortazione, quanti anni sono che il Signore ti versa come un torrente le sue grazie nella tua anima? Perché ti metti in una posizione così equivoca? “Il tuono del Signore schianta i cedri, schianta i cedri del Libano”: questa voce di Dio, voce del Signore che spezza.
Il problema della conversione è un problema d’intelligenza prima di tutto: tu devi capire le cose perché spesso (…)
La considerazione forte passa superficialmente, la parola sua non penetra. La voce del Signore prima di tutto ti istruisce: come hai accolto questa istruzione? “Il regno di Dio è vicino” diceva Gesù, “convertitevi”: ma perché mi devo convertire? Ti devi convertire perché nella tua conversione sta la tua grandezza, nella tua conversione sta la tua sicurezza, perché nella tua conversione sta la tua gioia.
Il tempo della Quaresima è un tempo allora di intenso ascolto, un ascolto molto forte, molto deciso, molto impegnato. Se non ti sforzi, resterai sempre un’anima superficiale, resterai sempre un’anima che ha delle idee sbiadite, scolorite, che ha dei frammenti d’idee e non ha delle idee forti.
Ecco, il discorso ritorna: la tua meditazione dev’essere una meditazione da definirsi gagliarda, forte, perché la voce del Signore domina, ma devi aprire il tuo cuore. Il Signore è totalmente potente, potrebbe costringerti e non vuole: sei tu che devi fare violenza a te stesso e la prima violenza è proprio qui, violenza di salvezza nell’apprendere bene al sua parola.
Oggi, cioè questa Quaresima, ascolta, impara quell’atteggiamento di onestà e di umiltà. Il Signore ti apre la mente, tu devi lasciare le piccole idee, i frammenti d’idee e accogliere totalmente il Signore.
“Gesù gli domandò: “Qual è il tuo nome? ”. Rispose: “Legione”, perché molti demòni erano entrati in lui. E lo supplicavano che non ordinasse loro di andarsene nell’abisso.” (Lc 8, 30-31)
I demoni tentano di occupare l’anima, tentano di chiuderla. La nostra accortezza, la sincerità nostra è spalancare totalmente, completamente tutte le profondità della nostra anima, lasciare che il Signore faccia, lasciare che il Signore trionfi in noi.
La voce del Signore è una voce che scuote: se ci sono delle cose che ti legano, rompile. Il Signore vuole la tua anima libera, il Signore vuole il tuo cuore ben spalancato e ben gioioso, il Signore vuole che tu lo accolga come si accoglie il tesoro più grande. Abituati e poniti in una decisione molto forte: sgombrare l’anima, unirti a quello che dice il salmo “date al Signore figli di Dio (noi siamo veri figli di Dio col Battesimo), date al Signore gloria e potenza.”
L’ascolto della parola dev’essere un ascolto che dà al Signore la gloria, cioè riconosce quale grande grazia sia poterlo ascoltare. Perché il Signore fa l’invito al cammino, al progresso, il Signore, che ha una voce così potente da “far balzare come un vitello i monti del Libano”, è davanti alla tua anima e ti chiama, ti chiama e tutte le cose che ti sono venute non sono cose a caso; il rimprovero che hai ricevuto, la malattia che hai avuto, le difficoltà che hai provato: hai saputo riconoscere questa voce e dire “gloria”?
Il Signore c’è, presente e forte, anche in mezzo alle tentazioni: “ Il Signore è assiso sulla tempesta, il Signore siede re per sempre”. Le tue tempeste, le tue ricorrenti tempeste, i tuoi smarrimenti, le tue incertezze, le tue forme di fallimento: il Signore non è lontano da te, il Signore è sulla tempesta.
Per cui la sua voce è voce sempre di amore anche quando rimprovera, anche quando insiste in una maniera forte e rude. Il Signore ti ama e perciò non ti può lasciare così al tuo capriccio, non ti vuol lasciare in quella che definisci una tua idea ed è solo un tuo capriccio, il Signore non ti lascia quando tu ti chiudi le tue orecchie, tamponi le tue orecchie per non sentire. “Il Signore tuona con forza, tuona il Signore con potenza.”
Ecco allora, la Quaresima è data per l’ascolto. L’ascolto è possibile se siamo attenti e sgombriamo l’anima. Qual è quel punto nel quale tu ascolti male, tu ascolti poco o addirittura non ascolti? E’ la Quaresima che è tempo del silenzio interiore, è il tempo del raccoglimento, è il tempo della riflessione che ti deve aiutare, ti deve portare a una conclusione decisiva e ben umile da dare a Dio tutto quello che hai in te stesso.
“Signore, ti consegno tutta la mia anima e voglio benedirti, come dice il Salmo, con la pace, perché sei tu che dai forza.”
Allora valorizzare tanto la preghiera ascolto, quella parola che il Signore fa risuonare e la tua, quella parola, in mezzo a tante altre parole, è la parola della grazia, è la parola che dona e che vuole.
La tua crisi, la tua stanchezza è tempo che termini.
Reciterai il Salmo 28 con molta umiltà, reciterai il Salmo 28 sapendo riconoscere che l’amore di Dio ha la potenza dell’uragano, che l’amore di Dio grida a te che è ora di finirla con la tua mediocrità. Troppa mediocrità nella tua vita, troppe cose buttate là in qualche maniera, troppe preghiere senza senso, troppe preghiere non impegnate, troppe assenze dove era necessaria la presenza, troppe forme di evasione dove il Signore voleva invece una perfetta adesione.
Quanto allora possiamo fare di esame di coscienza!
La Quaresima silenzio vuol dire non ascoltare le voci sciocche o non perderti in quello che ti è solo dannoso: apriti solo a Lui. Il segreto dell’intimità della tua anima lo deve possedere solo Lui. Tu devi dirgli con tanta fiducia: “Signore fammi capire, fami capire fino in fondo. Io sono a tua disposizione. Signore, che con la voce fai meraviglie, quella voce che ha creato il mondo, quella voce che ha ridato a noi la vita, perché il tuo Verbo si è fatto carne, Signore, nella tua voce è la mia felicità. Tu mi insegni: io mi metto a tua disposizione.”
III MEDITAZIONE
“Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Cristo Gesù Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitori per amore di Gesù. E Dio che disse: Rifulga la luce dalle tenebre, rifulse nei nostri cuori, per far risplendere la conoscenza della gloria divina che rifulge sul volto di Cristo.
Però noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo. Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti alla morte a causa di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne mortale. Di modo che in noi opera la morte, ma in voi la vita.” (2 Cor 4, 5-)
L’ultimo pensiero sul quale dobbiamo riflettere, il pensiero di essere strumenti del Signore per la sua gloria.
Una Quaresima giusta non è una Quaresima chiusa, non è una Quaresima che dimentichi gli altri.
Noi dobbiamo pensare come il Signore ci vuole completamente suoi. Cosa vuol dire completamente suoi? Perché col Battesimo siamo diventati le membra del suo corpo e sappiamo bene che Gesù è venuto per noi, che tutto quello che ha fatto l’ha fatto per noi, tutto; i suoi misteri li ha dati a noi, ha dato a noi la potenza della sua divinità, ha dato a noi l’Eucarestia che è il sacrificio del suo corpo. Tutto ha fatto il Signore per gli uomini: il cuore di Gesù è il cuore pieno di carità, pieno di compassione per noi. Il Signore che è morto per noi vuole che anche noi sappiamo unire le nostre piccole forze per la redenzione.
La Quaresima è perciò il tempo nel quale siamo chiamati a fare del bene, a dare qualche cosa si più agli altri, a vivere con più intensità la nostra chiamata a manifestare Gesù, a portare la sua grazia, a comunicare la sua vita. Insomma è quello che diciamo quando diciamo che dev’essere una quaresima missionaria.
Il primo dono che dobbiamo fare a Gesù è il nostro cuore, perché Gesù vuole da ognuno di noi la consegna totale del proprio animo. Poi dopo questo dono c’è il dono per gli altri.
Dobbiamo educarci alla carità, alla carità con quelli che abbiamo vicini, la carità con quelli che abbiamo lontani. La vita del cristiano dev’essere posta in questa carità, in questo movimento di carità, in questo dinamismo di carità, per cui non deve passare nemmeno una giornata senza un esercizio e un dono di bontà. Dobbiamo essere buoni, a tutti i costi buoni, molto buoni. Dobbiamo esercitarci nella pazienza e nella comprensione, nella intuizione del bisogno degli altri, nella intuizione di ciò che possiamo fare per gli altri.
S. Paolo avete sentito come si metteva disponibile e come lo era. Il concetto giusto di apostolato è proprio in questo senso: comunicare la grazia, comunicare la bontà, comunicare ciò che il Signore ha dato a noi per gli altri.
Direi che allora la nostra quaresima deve avere queste modalità:
1. Dev’essere missionaria nella preghiera. La preghiera deve avere le proporzioni giuste dell’universalità. Una preghiera forte: pregare per gli altri non è perdere tempo, è santificare anche noi stessi, è adempiere un preciso dovere. Preghiera di proporzioni grandi pregando per tutti: prima di tutto per la conversione dei peccatori, perché il tesoro più grande che un uomo può avere è la grazia di Dio, per la santa Chiesa, perché possa essere veicolo di verità e di amore, poi per quelli che sono nella necessità, necessità spirituali e materiali, per quelli che sono angariati, che sono privati della libertà, che sono privati della loro esigenza di dignità, per quelli che soffrono, per quelli che hanno fame, per quelli che abbiamo vicini quando li vediamo in particolare difficoltà, quando li vediamo in crisi o in turbamento o in tentazione. Una preghiera che pulsa col cuore stesso di Cristo.
2. Questo pulsare col Cristo dev’essere particolarmente nella Messa: dobbiamo imparare le proporzioni universali della Messa. La Messa è la rinnovazione del sacrificio del Cristo posta così per tutte le creature, la Messa è la grande nostra comunicazione. Vivere la Messa, sentire come le preghiere della liturgia ci educano: non riduciamole a qualcosa di privato, a qualcosa di asfittico, ma viviamo queste preghiere della liturgia con molta intelligenza e molta comprensione. Le nostre Messe devono avere un respiro grande. Questo è il corpo che è sacrificato per tutti, questo è il sangue che è sparso per tutti: dobbiamo raccogliere questo sangue e portarlo a tante anime e capire come il sacrificio della Messa è un sacrificio propiziatorio. E’ un aspetto che non dobbiamo mai dimenticare. Propiziare vuol dire intercedere perché il Signore perdoni i peccati del mondo, perché il Signore perdoni i delitti del mondo, perché il Signore ci accetti come sacerdoti e come oblazione insieme a Gesù, perché tutto venga preso e trasformato dalla grazia di Dio.
3. Dobbiamo essere missionari con le nostre parole, con le nostre azioni. Non siamo chiamati a essere persone esclusive nei desideri, occupati solo di desideri: i desideri devono essere incentivi, è la voce di Dio che dobbiamo ascoltare, ma sono le opere sulle quali verremo interrogati. “Avevo fame e mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato da bere”: andare alle opere di carità, alleviare una solitudine, aiutare un malato, comprendere una necessità che può sembrare anche una stranezza ma che è un vero bisogno dell’altro. Non dimenticare che Dio si serve di quelli che si mettono a sua disposizione. Mettersi a disposizione del Signore vuol dire non contare sulle nostre forze, non contare sulla nostra intelligenza, sulle nostre capacità, ma lasciare che il Signore ci adoperi guardando sempre all’azione mirabile che lo Spirito Santo compie nel mondo. Lo Spirito è venuto sulla Chiesa il giorno di Pentecoste e continua a scendere sulla Chiesa. Lasciamo che la nostra vita sia nella guida dello Spirito, la sciamo che il Signore si serva di noi e non lasciamo cadere le occasioni.
Quindi pensiamo a quali opere di carità vogliamo fare con l’anima generosa, aperta e guardiamo sempre in alto. Come dice l’apostolo: “Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria.” (2 Cor 4, 17)
CODICE | 86BOR093 |
LUOGO E DATA | Sant’Ilario d’Enza 23/02/1986 |
OCCASIONE | Ritiro spirituale quaresima |
DESTINATARIO | Gruppo giovani |
ORIGINE | Registrazione |
ARGOMENTI | Austerità e speranza Ascoltare la voce di Dio: valorizzare la preghiera ascolto Una quaresima missionaria |
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